In tempi in cui tutti scrivono lettere al ministro con molte firme illustri, riceviamo con richiesta di pubblicazione l’appello di un solo dottorando. Un appello accorato. Chi si sente di sottoscriverlo lo faccia pure.
Alla Cortese Attenzione del
Gent.mo Ministro dell’Università e della Ricerca
Onorevole MUSSI FABIO
Sono un dottorando di ricerca. Uno delle tante strane figure della Ricerca in Italia. Non so ancora cosa farò dopo!..vorrei tentare un concorso da ricercatore (se solo ne mettessero qualcuno in più e se fossero meno pilotati)…forse andrò a lavorare in fabbrica…farò l’informatore scientifico?…o sarò costretto ad andare all’estero???.
Mi piace fare ricerca però. Ho 30 anni. Tra laurea e dottorato ho speso 10 anni per realizzare il sogno di fare ricerca. Lo Stato d’altro canto ha speso circa 500000 Euro/i per formarmi. La domanda allora nasce spontanea: cosa gli costa, allo Stato, fare felice un giovane ricercatore in erba e allo stesso tempo evitare di sprecare 500000 Euro/i???
La grande contraddizione italiana??? Non lo so. Non capisco a questo punto che senso ha educare una persona alla ricerca ed allo stesso tempo non dargli la possibilità di farla. Non è forse più conveniente eliminare il problema alla radice eliminando illusioni ed impicci burocratici. Eliminiamo i corsi di dottorato. Se a tutti i costi davvero volessimo fare ricerca, andremo allora all’estero a fare il phd risparmiando almeno i soldi per l’istituzione ed il mantenimento dei dottorati e delle persone che hanno sogni da sprecare e ricerche da realizzare.
Questo sfogo così triste, amaro ed insensato nasce dal meritevole elogio che, allo stesso tempo ed in egual maniera ma diversamente bilanciata, contraddistingue i ricercatori italiani. Dottorandi e dottori di ricerca, assegnisti e senza assegno, borsisti e senza borsa, collaboratori, ricercatori e professori a contratto, ogni giorno in Italia si svegliano e vanno in università, ospedali, centri eccellenti, laboratori a fare ricerca spinti, motivati soltanto dall’attrazione e dalla voglia di fare ricerca. Dall’ambizione di fare ricerca. Dall’orgoglio di fare ricerca. Dalla dignità di fare ricerca. Andiamo contro tutti i diritti che ci spetterebbero e tutte le tutele che meriteremmo. Andiamo contro tutti i Governi che si assecondano. Andiamo contro tutte le promesse che non si mantengono. Andiamo contro tutte le aspettative che desideriamo ma che non possiamo permetterci.
Un dottorando/dottore di ricerca in Italia guadagna mediamente 800/900 Euro/i mensili (quando fruisce di borsa di studio), che raramente sono liquidati con cadenza mensile posticipata;
Un dottorando/dottore di ricerca in Italia non è rappresentato sindacalmente in quanto ancora non è chiara la sua figura lavorativa. Di conseguenza non gli spettano diritti lavorativi che anche il più mero lavoratore possiede, ma allo stesso tempo è colmo di doveri;
Un dottorando/dottore di ricerca in Italia non ha molto futuro a fronte dello scarso riconoscimento della sua figura portatrice di innovazione e di sviluppo. Nelle amministrazioni pubbliche, nell’impresa non ci sono ancora purtroppo i presupposti per adottare tale figura.
Un dottorando/dottore di ricerca in Italia per diventare tale ha vinto un concorso, che credo debba essere equiparato almeno ad un normale concorso per assunzioni nel pubblico impiego. Di conseguenza da quando si vince tale concorso, l’attività di ricerca svolta da quel momento in poi, a patto che si lavori meritevolmente, dovrebbe diventare anzianità di servizio spendibile successivamente, anche in altri ambiti lavorativi.
Con la presente vorrei porre dei quesiti di fondamentale importanza a chi di competenza:
All’Onorevole Ministro Fabio Mussi che stimo/avo tanto come persona portatrice di innovazione e di sviluppo:
“Caro Ministro non crede sia giunto il momento di alzare la voce e fare rispettare quello che lei dice e promette a noi giovani ricercatori in erba? Non ce la facciamo più! Soltanto la forza della disperazione ancora non ci è stata tolta. Si appresti a prendere in mano la situazione e con polso fermo attui le riforme necessarie a togliere noi ed il Paese da questa insostenibile situazione, non solo di ricerca ma di condizioni di vita. Ci renda liberi, ci dia la possibilità di costruirci un futuro come a VOI è stata data. Vogliamo la dignità del nostro lavoro. Vogliamo una famiglia, una moglie, dei figli, una casa. Vogliamo fare ricerca e innovazione per questo paese. Vogliamo dare il nostro contributo a questo BelPaese. Inizi a darci speranza.”
La nascita dell’ANVUR va bene. Sono/ero felice della prossima istituzione di nuovi concorsi da ricercatore. Sono ottimista sulla possibilità di introduzione della figura del dottorando/ dottore di ricerca nella pubblica amministrazione, e nell’impresa.
Creerei se fossi in Lei, un’Agenzia di Spionaggio Universitaria che accerti e verifichi la corretta regolarità dello svolgimento dei concorsi universitari (supportata da videofilmati magari!) ed allo stesso tempo proporrei o inasprirei le sanzioni penali derivanti da tali illeciti.
I “baroni” o “lobbies di potere” che truccano ed hanno truccato i concorsi universitari sono le stesse persone che in tutti questi anni hanno rovinato la ricerca in Italia ed offeso la dignità di chi la fa. Sono pertanto non solo responsabili dei reati minimamente riconducibili a quel o quei dati concorsi di cui sono stati rei, bensì responsabili di tutto il lavoraccio che oggi Lei, Onorevole Ministro, si trova ad affrontare e combattere per ridare speranza alla Ricerca. In breve Signor Ministro, se queste persone fossero state più oneste e meno egoiste (ma sono Baroni, per nascita!) allo stato attuale non ci troveremmo in questa situazione.
Il riconoscimento del merito dovrebbe essere l’unica soluzione ovvia al problema, l’unica via d’uscita da parentopoli, concorsopoli, esamopoli. Ma chi lo riconosce questo merito? Forse una piramide rovesciata di anziani burattinai ordinaria o associata che sia? Può andarci anche bene, ma a discapito della maggiore età europea dei prof ordinari bisognerebbe che queste persone fossero anche e soprattutto equilibrate nei giudizi. Non si può disconoscere il merito di un dottorando/dottore di ricerca solo dopo averlo sfruttato per bene. Allora la meritocrazia andrebbe valutata anche quando le persone vengono sottopagate e sfruttate e non solo di fronte ad un concorso maledetto e impossibile.
Mi scusi Signor Ministro ma stavo dimenticando una domanda:
“Possiamo essere considerati anche noi dei precari o non siamo neanche all’altezza di esserlo (viste le recenti stabilizzazioni universitarie riguardanti solo i tempi determinati)?”
Le dice qualcosa la campagna “PERCHE’ NOI NO?”
Inoltre, lei cita testualmente:
“In Italia migliaia di ricercatori sono pagati 500-1200 Euro. E’ il più clamoroso oltraggio sociale al principio del merito!” Questa è la persona che tutti noi sogniamo di avere come Ministro. Non ci deluda!
Dopo aver conseguito una Laurea e durante ed al termine di un Dottorato (circa 10 anni fra studio e ricerca!!!) veniamo economicamente sotto-equiparati, ad esempio, al personale ausiliario ospedaliero (nulla togliere) con il quale ogni giorno lavoriamo fianco a fianco. Non abbiamo buoni mensa, non abbiamo tredicesime, non maturiamo niente e soprattutto non abbiamo futuro ed in più le tasse d’iscrizione ai corsi di dottorato dal 2003 sono raddoppiate..
Grazie Italia.
Che tristezza questa lettera… Molto bella ma anche estremamente amara.
Sono una studentessa al 3 anno di università e sebbene il dottorato sia una realtà a me lontana condivido quanto denunciato in questa lettera.
Credo che tutto cio debba essere posto all’attenzione anche di noi giovani studenti e di chi magari un giorno sarà un futuro ricercatore.
Fra i banchi dell’uni c’è infatti molta disinformazione, se non completa ingnoranza, per quanto riguarda dottorato, ricerca ecc..
l’inizio di questa lettera fa venire la voglia di abbandonare subito la lettura “sono un dottorando di ricerca. Una delle tante strane figure della Ricerca in Italia.”. Che cosa significa? Esiste in tutti i paesi del mondo il dottorato di ricerca, il fatto che in Italia sia stato introdotto solo da vent’anni e poco più testimonia solo del nostro ritardo scientifico e intellettuale. Compagni un pò di attenzione prima di pubblicare queste lettere! Così ci screditiamo..
Guarda che l’incipit è perfetto!!!
Il paradosso è che in Italia i dottorandi non sono né carne e né pesce. Sono degli studenti che ottengono un titolo alla fine del tutto svalutato, misconosciuto quasi del tutto inutile.
Nel resto del mondo si chiamano “dottori” solo coloro che hanno il PhD
in Italia i “Dottò!” sono tutti i laureati triennalisti!!!!!
Quindi l’inizio della lettera a ben guardare è proprio perfetto. Solo chi non è consapevole delle differenze fra il dottorato in Italia e il dottorato all’estero può pensare che ci scredita…
Capito Dott. Serpicanaro!
Vorrei rivolgermi in particolare a Serpicanaro.
Non capisco come io possa voler avere intenzione di screditare un percorso che sto facendo. In questo caso un dottorato di ricerca. Mi spiace d’altro canto che le uniche cose che hanno attirato la tua attenzione siano state le prime righe interpretate da te in maniera diversa rispetto a quello che volevo far intendere. Per quanto mi concerne è molto più importante leggere fra le righe questo appello in quanto credo fotografi una situazione reale.
Anzi, ho omesso dei particolari che potevano ancor di più indurre il lettore ad immaginare una realtà peggiore di quella che ho descritto. Non voglio fare un discorso politico ma solo analizzare i fatti e da questi trarre le mie considerazioni, condivisibili o meno.
ciò che è strano sono le astruse figure post-dottorato di ricercatore a progetto, di collaboratore di ricerca cococo, di docente a contratto e amenità simili etc. non il dottorando di ricerca. oppure, ancora, sono strane le neo-morattiane figure ‘tenure-track’ (sic!) imprudentemente pensate e pubblicamente proposte dalla flc-cgil, che fanno rabbrividire al sol pensiero… non il dottorando di ricerca!
una cosa è rivendicare una sua valorizzazione e un suo riconoscimento nell’università e nella società, un’altra è screditare questo ruolo! piuttosto denunciamo la mostruosità delle figure precarie post-dottorato e l’intento di ‘superare’ il ruolo del ricercatore con l’introduzione di terza fascia, tenure-track e aberrazioni simili…
fratelli opponiamoci a questi disegni e difendiamo il ruolo di ricercatore!
ATTENZIONE!
questa lettera è un’invenzione, è Kary Mullis che si traveste da dottorando! lo fa perché è un “precario storico” che vuole creare il vuoto intorno a sé con una linea disfattista che demotiva oltremodo i dottorandi di ricerca.
Ricercatori precari, precari in formazione, sveliamo l’inganno!
Non penso proprio di avere il tempo né la voglia di mettermi nei panni di un dottorando!
La lettera non è mia è penso sia autentica…comunque anche non lo fosse poco importa.
ma come penso sia autentica? non l’hai pubblicata tu??? please non ci prendere in giro..
Vorrei esimere Kary Mullis dal difendersi.
Vorrei che Serpicanaro si rendesse conto che questa lettera è autentica.
Vorrei che Serpicanaro pensasse per un attimo alla reale situazione dei dottorandi.
Vorrei che “il vuoto intorno a se” non c’e’ neanche bisogno di crearlo perchè già esiste. Pensiamo alla fuga di cervelli, al riconoscimento del lavoro dei dottorandi nelle pubblicazioni. Mai un primo nome. Pensiamo alle borse dei dottorandi (a volte inesistenti). Pensiamo al futuro dei dottorandi.
Pensiamo che prima di fare un dottorato bisogna laurearsi e che quindi si arriva al traguardo già con un bilancio economico pesante per le povere famiglie italiane che mandano i propri figli a studiare. Certo si può anche lavorare mentre si studia ma chi lo ha già fatto (compreso me) non può non negare che si allungano i tempi e che alla fine quello che guadagni lo spendi per spese fisse da fuori sede.
Serpicanaro vogliamo mettere un pò di obiettività nelle critiche dimostrando di non avere pregiudizi?
te ne sarei grato
ma questi dottorandi vuoi farli fuggire tutti e così godere tu e pochi altri “storici” delle agognate stabilizzazioni oppure vuoi coinvolgerli nelle lotte? Io vorrei coinvolgerli nelle lotte, non spingerli verso la fuga all’estero o la depressione interiore.
Eccheccemetto è un vero dottorando!!!
Convinciti è così! Ha inviato la lettera come un commento in un altro blog, mi pare quello su bologna.
Che ragione avevo di inventare una lettera di risposta su bologna e poi pubblicarla?!
Se fosse inventato sarebbe stato fatto tutto senza questo passaggio.
Comunque mi pare che non riesci a capire il livello di disperazione dei dottorandi attuali che si trovano una massa di precari storici avanti a loro e non sanno cosa fare!
guarda mi son rotto, è inutile fare il gioco delle tre carte, sono di napoli.. ca nisciun è fesso!
tu sei il primo ad aver usato sfacciatamente categorie particolaristiche e escludenti quali “precari storici” spaccando il fronte della lotta. Gravissimo.
Ormai credo che bisognerebbe aprire un blog a parte solo per questo appello… scherzo.
Ovviamente non era nelle mie intenzioni creare dibattito, però allo stesso tempo mi fa piacere condividere diversi punti di vista ed allo stesso tempo avere delle risposte. L’importante è non sentirsi isolati. Se un sogno viene condiviso da tutti può diventare realtà.
Credo che grazie alla moderna multimedialità creata certamente da giovani e fresche menti abbiamo l’opportunità di renderci conto delle realtà che viviamo. Io ho testimoniato la mia. Ed in rete ho trovato molti altri appelli e messaggi di realtà simili. Ora se vogliamo fare delle lotte ma allo stesso tempo bendandoci gli occhi e turandoci le orecchie non credo avremmo molte possibilità di rappresentare molti senza il necessario contributi dei singoli. Un atteggiamento disfattista è sbagliato. Non credo di essermi fermato solo alla protesta ma credo di aver stimolato proposte ed anche voglia di cambiare l’insostenibile situazione attuale.
A proposito del titolo di dottore di ricerca.
Ma qualcuno si è mai fatto domande sui “concorsi” per accedervi? Sulle commissioni taroccate (come tutto ormai nell’università italiana)? Sui pochissimi posti a disposizione per certe materie, sempre spartiti fra i commissari, soprattutto i posti con borsa? Sul fatto che in Italia anche quella del dottorato è diventata una mafia e una truffa, come i concorsi per ogni ordine e grado di docenza universitaria? Ben venga la sentenza del Consiglio di Stato che lo considera un titolo come un altro e ne ha cancellato l’obbligatorietà per l’accesso ai concorsi. Con tutto il rispetto per i PHD, ci mancava solo questa.
Una lettera che sottoscrivo pienamente, in quando phd, e post-doc ancora per un mese, poi a spasso per mancanza di fondi per il rinnovo. Ma perchè questo stato di cose? Non prendiamocela sempre con i baroni, poichè anche loro soffrono per i problemi che soffocano la ricerca italiana. la verità è che questo stato di cose è dovuto alla cattiva gestione dell’università come ente pubblico.
Perchè stipendi uguali a tutti? perchè aumenti dovuti solo all’anzianità? perchè stipendi buttati a vuoto per gente che non lavora? NOn mi associo assolutamente a questa stabilizzazione dei precari, in quando non risolve il problema. Ok, assumiamo 100.000 precari. e poi? fra 5 anni ce ne saranno altri 100.000 che rivendicano l’assunzione. COme verranno fatte queste assunzioni? non credo prendendo il curriculum di ognuno……
Il problema dell’università italiana sarà risolto quando verrà fatta una riforma radicale di essa, nei quali i responsabili dei gruppi di ricerca possano vedersi dimezzato lo stipendio o annullato il loro posto di lavoro se la produttività è nulla, e lo stipendio raddoppiato (e con il suo quello dei suoi collaboratori) se la produttività scientifica è eccellente. il tutto monitorato da un organismo di controllo indipendente dall’Università e dal ministero.
Purtroppo è un’utopia….nell’attesa invito tutti i precari a darsi da fare non manifestando o scioperando o lamentandosi, ma a emigrare e cercare di realizzarsi dove la nostra attività è un pochino più apprezzata….tanto qui sono solo promesse e decisioni legate alla raccolta di voti…..
Ciao a tutti,
vi riporto l’esperienza di mio padre. Egli era un ricercatore univeritario in fisica.
Uno dei giorni più amari della sua vita è stato quando, nel tragitto di ritorno a casa in auto, viene fermato dalla polizia per un normale controllo.
Alla fine del controllo l’agente, chiede a mio padre quale lavoro svolge, e mio padre risponde :<>.
Il poliziotto, un po’ ignorante, ma purtroppo non per colpa sua, replica: <>.
L’agente credeva che mio padre lo stesse prendendo in giro.
Questo a testimonianza che nel nostro “bel paese” la figura del ricercatore (come anche quella del dottorando) vive in un limbo in equilibrio precario, mentre nella maggior parte dei paesi stranieri (confermo per esperienza personale) anche il più umile dei lavoratori è a conoscenza dell’esistenza di queste figure.
Il problema in Italia, a mio parere, è che non si fa nulla per alimentare la conoscenza e l’istruzione, e l’aspetto più inquietante e che forse ciò non sia un caso. Probabilmente tra qualche decennio anche il dizionario della lingua italiana non menzionerà più questa figura.
Io credo che sia un problema di cultura di base. Credo che la maggior parte di coloro che abitano le stanze del potere non abbiano la minima idea di che cosa sia la ricerca e di quali potenzialità essa sia capace.
E’ dimostrato che una buona parte dei nostri rappresentanti alla camera e al senato abbiano grosse carenze culturali. E dato che sono stati eletti dal popolo, loro sono lo specchio dei problemi che assillano il nostro paese.
Quindi non ci meravigliamo se il Ministro Mussi non riesce, o non vuole, effettuare quei cambiamenti che noi tutti auspichiamo.
Quindi, come pretendiamo che si dia spazio al termine “ricercatore” o “dottorando” in Italia?
La parola ricercatore nel nostro paese può trovare fondamento solo in libri di avventura.
Io come molti di voi vivo il mio dottorato con la consapevolezza che se voglio farmi una famiglia, se voglio permettermi il “lusso” di avere dei figli, dovrò necessariamente rinunciare al sogno di fare ricerca per tutta la mia vita, a meno che non decida di andare all’estero.
Spero almeno che i nostri figli vivranno un presente in cui il RICERCATORE non è solo colui che è diretto su un’isola perduta alla conquista di un tesoro…
PARDON, RIPORTO DI NUOVO IL TESTO PERCHè ALCUNE FRASI NON SONO COMPARSE.
Ciao a tutti,
vi riporto l’esperienza di mio padre. Egli era un ricercatore univeritario in fisica.
Uno dei giorni più amari della sua vita è stato quando, nel tragitto di ritorno a casa in auto, viene fermato dalla polizia per un normale controllo.
Alla fine del controllo l’agente, chiede a mio padre quale lavoro svolge, e mio padre risponde :faccio il ricercatore.
Il poliziotto, un po’ ignorante, ma purtroppo non per colpa sua, replica: e mi dica, ricercatore di che?.
L’agente credeva che mio padre lo stesse prendendo in giro.
Questo a testimonianza che nel nostro “bel paese” la figura del ricercatore (come anche quella del dottorando) vive in un limbo in equilibrio precario, mentre nella maggior parte dei paesi stranieri (confermo per esperienza personale) anche il più umile dei lavoratori è a conoscenza dell’esistenza di queste figure.
Il problema in Italia, a mio parere, è che non si fa nulla per alimentare la conoscenza e l’istruzione, e l’aspetto più inquietante e che forse ciò non sia un caso. Probabilmente tra qualche decennio anche il dizionario della lingua italiana non menzionerà più questa figura.
Io credo che sia un problema di cultura di base. Credo che la maggior parte di coloro che abitano le stanze del potere non abbiano la minima idea di che cosa sia la ricerca e di quali potenzialità essa sia capace.
E’ dimostrato che una buona parte dei nostri rappresentanti alla camera e al senato abbiano grosse carenze culturali. E dato che sono stati eletti dal popolo, loro sono lo specchio dei problemi che assillano il nostro paese.
Quindi non ci meravigliamo se il Ministro Mussi non riesce, o non vuole, effettuare quei cambiamenti che noi tutti auspichiamo.
Quindi, come pretendiamo che si dia spazio al termine “ricercatore” o “dottorando” in Italia?
La parola ricercatore nel nostro paese può trovare fondamento solo in libri di avventura.
Io come molti di voi vivo il mio dottorato con la consapevolezza che se voglio farmi una famiglia, se voglio permettermi il “lusso” di avere dei figli, dovrò necessariamente rinunciare al sogno di fare ricerca per tutta la mia vita, a meno che non decida di andare all’estero.
Spero almeno che i nostri figli vivranno un presente in cui il RICERCATORE non è solo colui che è diretto su un’isola perduta alla conquista di un tesoro…
ciao a tutti!!! mi chiamo antonio ed ho iniziato da luglio del 2006 dottorato di ricerca. per mia fortuna sono risultato vincitore con borsa. indispendsabile per me la borsa altrimenti non avrei potuto innanzitutto iscrivermi al corsoi di dottorato e in secondo luogo no n avrei quindi potuto partecipare. ero molto contento ora invece sopraggiunge la dipserazione. non vorrei apparire come quello interessato solo allal borsa ma se non si era capito per me è importante. e ch emale c’è poi nel pretendere una cosa di cui si ha diritto? nel bando c’era scritto che il pagamento aveva cadenza mensile ma sono passati ben 6 mesi!!! vorrei telefonare alla scuola di dottorato ma non nego che mi trovo a disagio; in fondo chiedo solo quello ch emi spetta!!! non ho deciso di fare il dottorato perchè non avevo nient’altro da fare ma perchè mi paice davvero tittavia come faciio ad andare avanti se non mi danno i soldi? i miei genitori non possono più continuare ad aiutarmi e questo all’università interessa poco…non voglio pentirmi di aver fatto questa scelta nella vita…tuttavia se solo fossero più puntuali in queste piccole cose…quantomeno domostrerebberop di rispettarci prima come persone e poi come categoria. qualcuno di voi sa dirmi se è normale questo ritardo e quanto ancora dovrò aspettar eprima di vedere quakche centesimo?
Il mondo dell’università è una giungla in cui bisogna avere conoscenze e sapersi muovere. Senza almeno una delle due non si “sopravvive”. Il titolo conta poco di per sè, e bisogna essere molto determinati a volerlo. Ed essere disposti ad essere sfruttati fino alla fine, per qualsiasi esigenza dei professori.
Come possibilità e sbocchi potenzialmente ce ne sono tantissime (italie ed estero), concretamente ce ne sono meno della metà alla portata dei “comuni mortali”. Diventare professore ormai è utopia, ricercatore peggio che peggio. Questo fin quando la casta baronale, presente in ogni università, comanderà a proprio piacimento.
Auguri a tutti, e teniamo sempre la testa alta…
è uno scandalo!
anzi, è uno dei tanti!
http://concorsibanditi.wordpress.com