Governo Battuto su Dottorato di Ricerca

L’emendamento Valditara (AN) che incrementa le borse di dottorato con l’appoggio dei dissidenti della estrema sinistra e l’astenzione dei socialisti è passato.

40 milioni in più, pensare che il fondo per la stabilizzazione dei precari delle amministrazioni pubbliche è di 20 milioni (serve forse un altro emendamento)!

per inciso Valditara ha pure un emendamento che toglie qualsiasi vincolo al fiorire del precariato universitario (dà una botta al cerchio e l’altra alla botte).

52.4

VALDITARA
Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

«2-bis. Al fine di incrementare l’assegno di dottorato di ricerca il Fondo di finanziamento ordinario è aumentato di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010».

Conseguentemente, alla tabella A, ridurre le dotazioni di parte corrente In maniera corrispondente al maggior onere di cui alla presente disposizione.

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35 Responses to Governo Battuto su Dottorato di Ricerca

  1. Bleah! ha detto:

    Che schifo, ormai sull’università imperversano opportunisti di ogni risma: post-fascisti academicizzati (Valditara), vetero-troskisti e paleo-comunisti sfigati (la mitica coppia Turigliatto-Rossi), liberisti venduti al miglior offerente (Lamberto Dini e compari).

    Una risata vi seppellirà!

  2. sonia ha detto:

    ogni anno ci sono circa 9000 nuovi dottori di ricerca, quando va bene 2000 concorsi da ricercatore… ogni anno ci sono 7000 nuovi dottori di ricerca che non hanno possibilità di entrare nell’università: diciamo pure 7000 potenziali disoccupati.

    Va bene dare soldi in più per le borse di dottorato, ma senza una seria riforma del dottorato in italia questi soldi sono una manovra ipocrita che non costruisce niente.

    Un modo come un altro per fare uno sgambetto politico ad un governo debole ed un piccolo regalo ai dottorandi – in attesa di un ancora più amaro precariato….

    Grazie valditara, grazie agli opportunisti di ogni risma.

  3. Dottorando ha detto:

    Meglio di uno schiaffo sulle gengiva, no?

  4. Paola ha detto:

    Perfettamente d’accordo con Sonia. Serve solo a fare “abituare troppo bene” per tre anni delle persone che sono destinate alla fame. Se dopo il dottorato avranno per esempio la ventura di dover campare con un contratto Prin conoscerebbero quasi sicuramente un calo piuttosto drammatico del loro tenore di sopravvivenza. Della serie… scatti di anzianità alla rovescia: più si invecchia e meno si guadagna.

  5. ecchecemetto ha detto:

    Non credo ci sia bisogno di criticare una scelta che potrebbe far avverare un trattamento economico umano per i dottori di ricerca. Ormai noi dottorandi siamo dei topini da laboratorio, cavie di ogni sopruso governativo. Finora ci hanno dato solo schifezze e se ogni tanto arriva un pò di formaggio non lamentiamoci.
    Tutt’altra questione è capire se è meglio vivere in gabbia oppure rosicchiare le sbarre e andare noi a prenderci il formaggio!
    Per quanto riguarda i contratti PRIN che qualcuno ha nominato: riusciresti ad essere più chiaro in merito, in riferimento al discorso dell’invecchiamento e cosa si intende per mesi/uomo, etc…per fare un quadro migliore…grazie

  6. ertansin@hotmail.it ha detto:

    Anche io d’accordissimo con ‘Sonia’. Non ho mai conosciuto un dottorando che si lamentava del suo assegno di 830 euro al mese (ma chi te li da oggi, appena laureato??, con pagamenti regolari come quelli dell’università e con contributi per la pensione?). Sarebbe stato più giusto attribuire quei soldi al post-dottorato o allo scalino successivo (ricercatore) dove c’è il vero collo di bottiglia.
    Se 7000 dottori di ricerca su 9000 non hanno la possibilità di continuare a far valere ciò che hanno imparato durante il dottorato quelli sono solo soldi buttati o regalati a qualche paese estero che ospiterà i nostri soliti cervelli in fuga!!!

    La verità è questa: i dottorandi fanno troppo comodo ai professori – stanno zitti e lavorano – e sono troppo distanti professionalmente da loro per dargli fastidio. Meglio mantenerseli buoni e fargli vedere ogni tanto qualche pezzo di formaggio (proprio così, ‘ecchecemetto’ – è un tipico trattamento da “cavia”!). Esattamente come fanno i paesi industrializzati con quelli poveri ma ricchi di materie prime…

  7. machimelofafare ha detto:

    E allora blocchiamo per una decina di anni (se bastano..) la possibilità di entrare al Dottorato e così risolviamo il problema di “smaltire” i precari post-dottorato..Mi sembra una soluzione più sensata di quella di lasciare la borsa ad 830 euro..no?

  8. sonia ha detto:

    altra questione, questi soldi vanno tutti ai dottorandi con borsa. Potevano pure pensare anche a tutti i disgraziati che il dottorato lo fanno senza borsa.

    Sacrosanto aumentare la borsa ai dottorandi (con borsa), ma se poi il dottorato resta quello che è – un buon parcheggio – e ai dottori di ricerca non è garantito nulla per il futuro mi spiegate che razza di politica è?

    Mica che dovremmo pure ringraziare valditare per le briciole che ci regala solo per fare uno sgambetto a prodi. Soldi che poi voglio vedere da dove li devono prendere (scommetto non certo dagli stipendi degli strutturati…

    Una cosa, impensabile e ingiusto bloccare i dottorati. Ma almeno cancellare i dottorati senza borsa almeno fino a quando il titolo di dottore di ricerca non abbia un qualche riconoscimento serio nel mondo del lavoro

  9. machimelofafare ha detto:

    ..ovviamente..bloccare l’ingresso al Dottorato era ironico.. 🙂 Sinceramente, non ci trovo nulla di sbagliato che ogni categoria (dottorandi compresi) tenti di ottenere dei benefici propri..come fanno tutti del resto.. Per favore, trovatemi qualcuno che non tiri l’acqua al suo mulino..e sinceramente, non ci trovo nulla di male…e già che ci siamo, trovatemi un’opposizione che non abbia mai fatto uno sgambetto al governo in corso..ma se ne possiamo approfittare..che male c’è..? 🙂

  10. sonia ha detto:

    certo certo, mica che ora ci mettiamo a dire “NO i soldi non li vogliamo”, ci mancherebbe pure. Però neppure possiamo essere troppo contenti

    scusa se non avevo capito il tono ironico, è che di questi temi se ne dicono talmente tante che anche le cose più assurde diventano proposte politiche 🙂

  11. machimelofafare ha detto:

    ..non ti preoccupare.. 🙂 Ciò che mi premeva dire è che se i politici se le danno di santa ragione…tra i due litiganti il terzo (che dovremmo essere noi) gode…e più che possiamo..aggiungo io.. 🙂 Perlomeno, cerchiamo furbamente di sfruttare la situazione…alla fine, è così tanto importante se il politico che ci procaccia i soldi è di destra o di sinistra..? Tanto poi, alla fine, lo sappiamo benissimo che i politici sono fatti tutti della stessa pasta…ma quale destra e quale sinistra…ma via..crediamo ancora a queste cose…? 🙂

  12. Luca Banfi ha detto:

    Sono il Direttore di una Scuola di Dottorato.

    Non sono d’accordo con i commenti di chi dice che sarebbe stato meglio aumentare il numero di borse post-dottorato, proprio perche’ non ha senso creare un precariato nella ricerca. Il dottorato di ricerca deve essere un periodo formativo, non una prima forma di precariato. Pertanto i corsi di dottorato devono essere strutturati in modo da creare professionalità spendibili nel mondo del lavoro esterno, non per preparare futuri docenti. Questa è la mia “missione” come direttore di una Scuola. L’aumento di stipendio è doveroso (sono anni che la cifra era ferma) ed adegua la situazione italiana a quella di paesi vicini (Francia, Germania, Spagna, Portogallo etc.). Nella situazione attuale, a fronte di circa 10-15 laureati del mio Dipartimento che sono andati a fare il dottorato in quei paesi, nessuno da quei paesi è venuto da noi. Ciò è dovuto (credo) alla differenza nell’assegno ed è una cosa grave. L’internazionalizzazione deve funzionare nei due sensi. Inoltre un assegno più alto renderà più appetibile il dottorato, permettendo di selezionare i migliori laureati e non discriminando chi, per motivi economici familiari, rinunciava al dottorato per impieghi più remunerativi.
    Il problema del precariato nella ricerca accademica si risolve non offrendo a tutti i dottorati un assegno post-doc, ma, al contrario, selezionando solo il numero effettivamente necessario per la futura docenza ed offrendo loro, 2-3 anni dopo il conseguimento del titolo, un posto di ruolo (al limite anche a termine) come docente universitario. I 7000 su 9000 che non entreranno in università dovrebbero invece cercarsi da subito un impiego fuori dall’università, per il loro bene.

    Dico ai dottorandi: pretendete che i vostri docenti usino i 3 anni per formarvi e prepararvi ad affrontare il mondo del lavoro, anche mandandovi all’estero o a fare stages in aziende. Non sentitevi “in parcheggio”. Non trimbrate il cartellino. Usate il vostro tempo libero per studiare, aggiornarvi e per raggiungere il top del vostro campo. Auguri

  13. Santiago ha detto:

    Ma io non capisco!
    Alcuni sembrano lamentarsi di questa proposta, si è detto addirittura che non si conoscono dottorandi che si lamentano del loro misero stipendio. Vorrei presentarvi che come me non è “figlio di papà” e non può non lamentarsi.
    Si consideri poi che, si, forse non per tutti, ma per molti quello è uno stipendio, non una borsa di studio. Personalmente ho dovuto dar prova di conoscere la meteria e la metodologia della ricerca della stessa in sede di esame di ammissione al dottorato, ci si presenta come collaboratori non come studenti, sebbene la dicitura sia quella della “borsa di studio”.
    Ora infatti faccio ricerca, non imparo a farla! L’aggiornamento continuo è costitutivo di un’attività produttiva (sebbene misconosciuta) e pende dunque dal lato del lavoro più che della formazione!
    Che poi sia necessaria una riforma all’intero percorso del dottorato non ci piove, ma se penso al precariato del domani, mi piacerebbe farlo almeno a “pancia piena” e non aspettare a progettare dopo la fine di un dottorato, dopo un eventuale assegno o borsa post-hoc, dopo un eventuale posto da ricercatore… così il futuro si ferma! Se quei soldi arrivano ora, la mia vita può partire da ora, se poi il resto non arriva sarà colpa mia, sarà colpa del fatto che non sono raccomandato o che non ho leccato fondischiena a sufficienza, ad ogni modo potrò assumermi il rischio di una scelta fatta ed eventualmente correggere in itinere… Nel frattempo però ci permettano questi anni di dare il massimo, scevri da altri pensieri di base…

  14. ario ha detto:

    Caro luca,

    tocchi questioni importanti, ma cerchiamo di parlare del dottorato per quello che è i Italia e non per quello che vorremmo fosse, e che sicuramente è nel tuo caso.

    Il primo elemento, siamo tutti daccordo che la borsa dei dottorandi è inadeguata e che è necessario aumentarla, ma:

    SE, la metà dei dottorandi non ha alcun, a borsa (e deve finanche pagare la tassa d’iscrizione;
    SE, i dati Almalaurea – tra molti altri – mostrano che la collocazione nel mondo del lavoro dei dottori di ricerca non è assolutamente legata al percorso di studio (tranne forse in alcuni limitiati settori scientifici), anzi i tre anni di dottorato rappresentano un fattore di ritardo nell’accesso nel mondo del lavoro;
    SE, finanche la strada accademica è sbarrata da fattori legati alla scarsezza degli investimenti e dall’assenza di una vera valutazione e di un sistema effettivamente meritocratico per il reclutamento

    allora siamo costretti a valutare con estrema rabbia la condizione effettiva del dottore di ricerca. E poi non dimentichiamo che troppo spesso il dottorato di ricerca – in Italia – costituisce solamente una fase contrattuale come un altra e NON una formazione post-laurea come dovrebbe effettivamente essere.

    E poi perché aumentare la borsa permetterebbe di valutare i migliori?! Semmai renderebbe ancora più appetitoso il triennio dottorale per chi vuole dare qualcosa di soldi a qualcuno. Ma veramente crediamo alla favoletta che i dottorati (come i concorsi) li vincono i più bravi?! Certo, questo accade. Magari molte volte. Ma avendo una certa esperienza di università, diciamo della sua parte peggiore, mi viene da dire che in genere i più bravi (non sponsorizzati) finiscono per avere un dottorato senza borsa.

    Insomma, gira gira finiamo sempre a parlare del carattere cooptativo (in genere squallidamente familistico) dell’accademia italiana…

    E poi il punto non è che i 7000 si devono trovare una collocazione fuori dall’università, questo lo sappiamo. Ma si dia il caso che con tutta la buona volontà e la migliore qualificazione possibile in Italia posti non se ne trovano molti (specie al Sud). E per andarsene all’estero ci vogliono risorse che non sempre si hanno (soprattutto se ti sei fatto 3 anni di dottorato senza borsa…. PERCHE’ NESSUNO DICE MAI CHE LA META’ DEI DOTTORANDI ITALIANI NON PERCEPISCE UNA LIRA…. OOPS UN EURO).

    Il punto è che se si vuole veramente riformare il dottorato si deve stabilire un rapporto(1 su 2, su 3 , su 4) tra il numero di borse di dottorate e il numero di ingressi nell’università. E dotarsi di strumenti legislativi e fiscali per favorire la collocazione sul mercato del lavoro dei dottori di ricerca. E ovviamente per qualificare in maniera chiara il dottorato sia come un momento di alta formazione alla ricerca scientifica, sia eventualmente come un luogo dove acquisire competenze spendibili sul mercato (anche se sei un filologo, uno storico, un latinista….). Senza tutto questo, il dottorato è aria fritta e rimane inevitabilmente legato alla sola possibilità della carriera accademica (o al punteggio per andare a insegnare a scuola).

    Infine, quando scrivi “non timbrate il cartellino, utilizzate il tempo libero….”. Io tra i fortunati ad avere una borsa (ho finito il dottorato 4 anni fà ormai, meditate gente, meditate) ho dovuto lavorare fuori dall’università per pagarmi l’affitto, le bollette e i libri (perché le nostre biblioteche sono mediamente pessime) e mettere soldi da parte per andare a fare le mie ricerca all’estero perchè nella mia università i soldi per la maggiorazione della borsa, chissà perché, non c’erano… (e dovevano esserci per legge, e non mi si dica che dovevo denunciare perché poi sapete bene come finisce)

    Infine, quanto al fatto che i dottorandi pretendano con i docenti di essere formati… giusto. Ma di quale università parliamo. Se i dottorandi (e i precari in genere) potesse pretendere avremmo fatto la rivoluzione…

    mi spiace il tono forse troppo astioso, ma la rabbia è tanta e cresce. Sono sicurissimo che tu rappresenti una delle persone (e delle istituzioni) che ancora permettono di dire che anche in Italia ci sono spazi di intelligenza, competenza e serietà. Ma a me sembra che siano sempre più delle riserve, delle enclaves.

  15. Dottorando ha detto:

    Assurdo…
    Non ho mai visto che i chimici si lamentino perchè i metalmeccanici ottengono un aumento contrattuale…
    Ricercatori Precari, state diventando anche voi una corporazione?

  16. ario ha detto:

    mica ci si lamenta per l’aumento contrattuale, ci si lamenta per il fatto che questioni serie sono trattate dalla politica come se si giocasse (malamente) a tressette. Avranno anche calato l’asso a bastone, ma intanto perdono la mano…

    qui non è precari contro dottorandi (che tanto sono la stessa cosa) o sinistra contro valditara, qui è che non c’è uno straccio di intervento strutturale sull’università e dobbiamo pure ringraziare se il valditara di turno per fare lo sgambetto a prodi ci fa come regalo quello che dovrebbe essere nostro di diritto.

    E per inciso, valditara stesso in una sua intervista parlava del suo emendamento come di un emendamento a favore dei ricercatori precari (vedi la sua intervista sul secolo d’italia stile come sono stato bravo a far cadere la maggioranza) che evidentemente anche per lui sono la stessa cosa che i ricercatori precari.

    Ripeto, nessuno è contrario all’aumento. Sacrosanto e dovuto. Ma non facciamoci prendere per i fondelli. E pensiamo un attimo anche al fatto che oggi ci sono 4500 persone che per fare una cosa guadagneranno 1000 euri al mese, e altre 4500 che per fare la stessa cosa continueranno a non beccare una lira. Se Valditara avesse almeno messo nell’emendamento che non si possono più stipulare dottorati senza borsa i toni sarebbero stati molto diversi.

    Anzi, a leggere l’intervista (e anche quella di Mussi a dire il vero) sorge il dubbio che neppure lo sappiano che la metà dei dottorandi non becca un quattrino. Mica sarà che ci sono dottorandi di serie A e quelli di serie B?

  17. mena ha detto:

    visto che (non) si parla di noi.

    Da “figlia di nessuno” ho vinto un dottorato senza borsa.

    Mi avevano promesso che i soldi per almeno una borsa sarebbero stati trovati grazie ad un contratto con un ente. Sto ancora aspettando. Nel frattempo entro nel computo per l’attribuzione degli FFOO e magari anche pure per i fondi per il reclutamento straordinario.

    Grazie Valditara!!!

  18. Santiago ha detto:

    Dottorandi senza borsa? Praticamente non ne conosco… si vedono qualche volta a convegni o congressi, per quanto attiene al mio corso di dottorato lavorano autonomamente e quindi non hanno nè scadenze da rispettare per lavori da consegnare (se non quello della tesi) e possono lavorare fuori… Per chi è davvero interessato a sudare da cani prima si fa un anno senza borsa e poi riprova il concorso l’anno dopo, e dopo un anno di esperienza, seppur più blanda, ha alte possibilità di prendere la borsa… D’altronde non è colpa dei borsisti essere arrivati primi… ovviamente se ciò accade al di là di favoritismi… ma spiegatemi è favoritismo lavorare un anno gratis, acquisire conoscenze specifiche nella materia e nella metodologia della ricerca attienente a quella materia e passare con borsa l’anno dopo?

  19. mena ha detto:

    Praticamente non ne conosci?! Ma scherziamo? E chi sarebbero allora i corporativi?!
    Io allora non esisto. E gli altri 4500?! Sei ipocrita, ipocrita

    Io ho la fortuna di fare il dottorato nella mia città, ma se sei di palermo e vinci un dottorato senza borsa a Milano e non sei figlio/a di papà mi spieghi come ti paghi ogni volta il viaggio e l’alloggio?! Ci mancherebbe pure

    Tutti a guardare il proprio particolare interesse, ecco perché al di là delle chiacchiere i precari continuano a farsi i fatti loro

  20. Filippo ha detto:

    Io direi che è giusto dare 1000 euro ai dottorandi. Il dottorato è un periodo di specializzazione e di formazione dove però i dottorandi sono sfruttati per tappare 1000 falle.
    Io credo che se per 7000 precari non c’è posto nell’università questo è NORMALE!
    Non tutti possono rimanere a fare INUTILE ricerca Umanistica (ma molto spesso anche Scientifica) stipendiati dalla Società. Non c’è bisogno di cosi tanta gente…!
    Cercate invece di far valere il vostro titolo di dottorato in altri settori o anche all’estero. Non è obbligatorio rimanere nell’università a lamentarsi. Se siete validi e preparati e utili qualcuno vi pagherà bene, se non servite a niente no. Domanda-Offerta il mercato è questo!

  21. Santiago ha detto:

    Mena ma hai capito cosa ho scritto?
    Puoi dare la colpa a chi vuoi ma se non hai vinto la borsa per fare un dottorato ci sono 2 cose che puoi fare: 1) abbandoni 2) riprovi l’anno dopo avendo comunque fatto esperienza nell’anno precedente.
    Se tu continui a farlo senza beccare una lira ci sono altre 2 possibilità: 1) sei figlia di papà 2) riesci a lavorare nel frattempo, cosa che un borsista non può nemmeno sognarsi di fare…

    Aziona il cervello prima di dire ipocrita alle persone…

  22. ario ha detto:

    scusa santiago, ma non mi sembra un bel modo di argomentare il tuo. C’è ben altra gente che dovrebbe azionare il cervello prima di scrivere. Quello che scrivi significa letteralmente questo: se non sei “capace” di vincere un dottorato con borsa e non sei figlia di papà meglio che ti togli dalle palle…. veramente degna come argomentazione.

    Punto 1. Mettiamo che in italia se non hai uno sponsor (o il tuo sponsor non è abbastanza potente) puoi provare e riprovare ma per quanto possa essere bravo la borsa non la vinci. La storia dell’esperienza mi pare veramente ridicola per chi conosca un minimo l’università oggi, come a dire che i dottorati si vincono perché si è bravi. Proprio come i concorsi o gli assegni di ricerca…

    Quindi diciamo che se la tua passione (o la follia) è tanta (e se magari proprio non ci stai a farti fare fuori a priori) il dottorato lo prendi anche senza borsa.

    Punto 2. Se vuoi fare veramente ricerca non si capisce perché un tuo collega può prendere un minimo di borsa mentre tu devi barcamenarti tra lavoretti vari per pagarti da campare (se non sei figlio di papà). Se il dottorato deve essere veramente un esperienza formativa uno dovrebbe essere messo nelle condizioni di fare quello e basta. Non è che chi prende la borsa deve lamentarsi perché non pùò avere altri contratti, semmai è giusto che si lamenti chi è costretto a lavorare perché non gli è garantita la possibilità di fare un dottorato seriamente.

    Non capisco perché una discussione seria sul dottorato deve diventare borsisi contro non borsisti, assegnisti contro dottorandi o chissà chi contro chissà cosa….

    Quanto a Filippo, ma quale mercato del lavoro?!. Domanda-offerta?! Ridicolo. E la battuta sull’ “inutile ricerca umanistica” potevi pure risparmiartela. Qui nessuno chiede di salire sul carrozzone dello stipendio pubblico indiscriminatamente, qui mi pare che si cerchi di far capire che o si affronta la questione accesso e reclutamento universitario nel suo complesso o non si va da nessuna parte.

    Per inciso, se l’università assume quando va bene 2000 persone l’anno, resto almeno altri 2500 dottori di ricerca l’anno che potrebbero essere formati per trovare una collocazione nel mondo del lavoro. Visto che il mercato non ne assorbe neppure un migliaio si potrebbe evitare di mettere nel calderone altri 4500 disgraziati senza borsa solo perché al sistema universitario fà comodo avere manovalanza gratuita…

    A mio parere meglio oggi solo dottorati con borsa, 4500 facciamo pure 6000. Tutti con borsa, e basta!!! un terzo (quello migliore) in funzione della programmazione del reclutamento, gli altri due terzi messi nella condizione (sul serio) di giocarsi la loro qualificazione sul mercato del lavoro pubblico e privato.

  23. Santiago ha detto:

    Forse la gente ha bisogno di una botta di pragmatismo e dovrebbe smettarla di cullarsi in fasulli idealismi come mostri di fare ario.
    Il punto è che se non passo con borsa dovrò farmi due conti o no? Come vivrò i prossimi tre anni? D’altra parte il mondo accademico è saturo, facciamo i conti con la realtà. Se c’è qualcuno che ha speranza di entrarci è certamente chi vi dedica tutto il suo tempo, ma dedicando tutto il suo tempo non può lavorare. Ed è forse per questo che tra assegnisti futuri ci sono dottori che avevano ricevuto la borsa? Sveglia!!!
    Il discorso sarebbe diverso se un dottorato di ricerca, in Italia, fosse spendibile fuori dall’Università. Ma così non è ed è infantile fare i conti senza l’oste.
    Il dato attualmente è questo e su questo si deve ragionare.
    Personalmente, ma la politica è diffusa nel dipartimento a cui afferisco, i dottorandi senza borsa, molto sanamente rinunciano ( a meno che sono figli di papà) : solo i più motivati, dopo aver lavorato con noi un anno a ritmi tali che possano far conciliare un lavoro, ci riprovano l’anno successivo… e 9 su 10 entrano con borsa….

  24. ario ha detto:

    ma allora vedi che sul punto concordiamo. Che se veramente si vuole fare in modo che il dottorato serva e funzioni allora deve essere con la borsa, e una borsa decente.

    Poi magari io e te non avremmo mai accettato un dottorato senza la borsa come ha fatto mena ma altri – in altre condizioni – sono costretti o preferiscono fare scelte differenti. Non sta a me giudicarle. (i 9 su 10 del tuo dipartimento sono veramente un eccezione….

    Certo è che se mi muovo su un piano che è politico, nel senso di una riforma dell’università e non solo del “cosa mi conviene fare domattina dato il contesto” allora le questioni devono essere affrontate in termini più ampi. E non vale più dire “rinuncia”.

    Io oggi dico a tutti i miei studenti che non ci pensassero proprio a entrare nell’università e che fare il dottorato è inutile. Ma qui ragioniamo su cosa i ministri dovrebbero fare (meglio, cosa i precari dovrebbero chiedere) per migliorare l’università. Del resto stiamo parlando di un emendamento alla finanziaria dello stato non certo di come sopravvivere nel quotidiano.

    Ed allora torno sui punti più generali: a mio parere se si vuole riformare il dottorato di ricerca:

    a.il numero dei dottorati deve essere legato alle programmazioni triennali di reclutamento secondo un rapporto congruo (1 su 2 o 1 su 3)
    b. no a dottorati senza borse
    c. il dottorato come pre-requisito per il reclutamento
    d. l’effettiva trasformazione del dottorato nel primo momento di formazione alla ricerca (questo renderebbe più semplice anche rendere il dottorato effettivamente formativo per la collocazione nel mondo del lavoro).
    e. il dottorato deve allora durare almeno 4 anni (tre anni, anche meno quando non è retroattivo è troppo poco per essere un percorso di specializzazione serio
    f. misure per il riconoscimento del dottorato di ricerca nel mondo del lavoro (non dimentichiamo che un dottore di ricerca entra nel mercato del lavoro con un ritardo significativo

    Questo ci porta poi alla questione: cosa c’è dopo il dottorato e prima del reclutamento eventuale? quale deve essere il percorso (o i percorsi) che rendono possibile l’accesso nell’università? Quali le forme di valutazione che possono effettivamente garantire il merito?

  25. Kari ha detto:

    Per prima cosa sono contento che abbiamo aumentato le borse ai dottorandi.
    Seconda cosa, mi dispiace vedere che ci sia una lotta tra precari e non precari.
    Ora ho finito un dottorato un po’ di tempo fa e concordo perfettamente con quanto ha scritto Ario.
    Crede veramente Luca Banfi che un dottorando possa pretendere qualcosa in una universita’ italiana. Ha mai provato a chiedere a una industria italiana se sa che cosa e’ un dottorato ? Crede che un paese per adeguarsi dovrebbe “sfruttare” dottorandi esteri. Una politica di tenure track, controlli seri nei confronti dei docenti che prendono dottorandi al loro servizio e una vera (come c’e’ scritto nella carta internazionale dei ricercatori) mobilita’ (non il prof che ti manda dall’amico a vedere cosa fanno dalle altri parti per ritornartene a casetta…) e si incomincerebbe a ragionare…

  26. ario ha detto:

    guardate guardate…

    lo schema di regolamento per il dottorato di ricerca presentato da Mussi al CUN!!! dal sito della FLC lo si può scaricare.

    http://www.flcgil.it/notizie/news/2007/novembre/universita_l_intervento_del_ministro_mussi_ai_lavori_del_cun

  27. ario ha detto:

    niente più borse senza retribuzione!!!! nooooo, non ci credo?! sarà un altra delle sue?

  28. Kari ha detto:

    io una proposta ce l’ho.. anche perche’ parlare di merito nell’universita’ italiana non so che senso abbia… guardiamo le pubblicazioni ok.. ma scusate se uno e’ stato in un bel covo per 5 anni dove ha fatto da segretario e il suo nome e’ finito su 10 articoli ha piu’ titoli di entrare di uno che se ne e’ scritto 5 da solo ? concorsi.. certo ce ne vogliono e senza nomi da quando sono banditi.. sapete che si puo’ fare ? una bella commissione esterna fatta da agenzie di selezione del personale.. che valutano la capacita’ di lavorare in un gruppo .. la tendenza a starsene seduti a non fare niente e che vi assumono o no con gli stessi criteri che farebbero in un’industria e vi posso assicurare che anche se puo’ sembrare antipatico funzionano eccome.

  29. Kari ha detto:

    sorry tread errato

  30. […] finanziaria, proposto da Valditara, di AN (incredibile, AN!! ma Mussi che ci sta a fare??) che prevede lo stanziamento di 40 milioni di euro all’anno per aumentare le borse dei dottorati. Ma e’ meraviglioso! Chissa’ se ne beneficiero’ anche io?? Mmmm.. sicuramente no, […]

  31. Filippo ha detto:

    Io credo che l’Università vada copletamente riformata. Non funziona. Quindi secondo me quello che dovrebero impegnarsi a fare i dottorandi ed i precari dovrebbe essere chiedere questi cambiamenti e non nuovi posti in un sistema marcio che usa MALE, MALISSIMO fondi dei contribuenti.
    La riforma secondo me dovrebbe partire dai progetti di ricerca finanziati dal ministero(PRIN e roba varia). Questi sono fondi mal spesi e servono a tanere a galla il sistema e non a portare miglioramenti nella ricerca finalizzata al progresso. Perchè è quello che l’Università dovrebbe aiutare a fare: aiutare il progresso tecnologico!
    I progetti di ricerca dovrebbero avere un fereo sistema di revisioni senza le quali i fondi sono dato al raccomandato di turno.

  32. freaK ha detto:

    concordo pienamente con filippo sulla situazione vergognosa dell’università. Solo che dottorandi e precari dovrebbero chiedere riforme serie E concorsi (nuovi)…. mica possiamo continuare a fare la fame in attesa dell’università dei nostri sogni

  33. Luca Banfi ha detto:

    Grazie per le risposte.

    Secondo me i dottorandi senza borsa dovrebbero fare il dottorato solo se ottengono un’altra forma di finanziamento, magari su base annuale. Da noi è così: nessuno fa il dottorato gratis e io, da coordinatore, non accetterei una situazione del genere.
    Spesso uno ha finanziamenti pubblici e privati di anno in anno e quindi non puo’ finanziare una borsa triennale, ma magari puo’ finanziare tre borse di un anno.
    Non credo nessuno sia obbligato a lavorare gratis e chi lo fa, seconde me fa male.
    Ragazzi, io ho 50 anni, ma cerco ancora di cambiare il mondo. Se voi a 25-30 anni dite che tanto tutto fa schifo e non si puo’ cambiare nulla, comincio a preoccuparmi.

    Quanto alla disoccupazione al sud, allora spiegatemi perche’ io sono dovuto andare a prendere dottorandi all’estero perche’ non ho trovato nessun italiano disponibile a venire a fare il dottorato con borsa a Genova? Non è che il problema è che ci sono troppi laureati in lauree che non offrono sbocchi e troppo pochi in discipline tecnico-scientifiche? La colpa di ciò non è del dottorato, ma di chi sceglie di acquisire una professionalità in un campo dove gli sbocchi sono pochi e ci sono troppi laureati o dottorati.

  34. Marco ha detto:

    Vi segnalo che è nata una associazione sulla ricerca (associazione italiana per la ricerca http://www.associazionericerca.it) con dei forum dove si puo’ parlare di temi scottanti tipo energia nucleare, investimenti etc Questi pensano che il mondo si puo’ cambiare, si sono gia’ messi all’opera…

    Ciao

    Marco

  35. alessandra ha detto:

    Mi fa piacere notare come tanto per cambiare ognuno per portare acqua al suo mulino adotti il famoso motto: MORS TUA, VITA MEA!
    I famosissimi 830 euro al mese in realtà sono 810,50…sono una bella presa in giro, anche perchè non sono informata su che tipo di lavoro svolgano gli altri, ma posso assicurare ai lettori di questo blog che io (dottoranda al 3° anno) e tanti altri miei colleghi “schiumiamo” letteralmente da mattina a sera, con orari che vanno ben al di là delle 8 ore giornaliere e non per svolgere solo l’argomento di dottorato, ma anche e soprattutto altri progetti di ricerca, il lavoro da tecnici di laboratorio e pure quello delle segretarie! Mi complimento con chi ha scritto che la nostra borsa di studio è più che sufficiente…evidentemente non ha mai pagato affitto, bollette o fatto la spesa per mangiare…ma si sa, il dottorando non deve mangiare, deve solo lavorare, vero??
    Beh, per una volta che qualcuno (seppure in modo molto incerto e probabilmente solo a parole) sembra essersi accorto che vertiamo in condizioni PIETOSE, il primo pensiero di tutti quelli che sono stati nelle nostre condizioni o altri è stato: NON E’ AFFATTO GIUSTO, QUEI POCHI SOLDI VANNO A NOI!
    …BUON NATALE A TUTTI!!

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