Cari Ricercatori precari,
eccomi qua, sono io l’autore dell’articolo che suscita tanta indignazione in alcuni di voi e un po’ di autocritica (come categoria) in altri. Ho letto un po’ delle vostre reazioni e provo ad intervenire di nuovo nel dibattito.
Trovo sempre sgradevole impostare i problemi sociali e politici sul personale. Per questo, il mio pezzo si apre con la premessa di voler criticare una categoria e non i suoi singoli membri, con le loro vicissitudini personali, che non conosco e che non mi permetto di giudicare. Per lo stesso motivo trovo sgradevole il tentativo di alcuni di replicare alla mia critica politica andando a toccare la mia storia personale. È come se, nell’incapacità di rimettersi in discussione, costoro sperassero di trovare anche in me una macchia, per poter rigettare la critica che muovo senza considerarla veramente.
Credo che sia un atteggiamento che non porta a niente. Il dibattito può avanzare anche tra persone con macchie. E il fatto che io mi rivolga a voi, come categoria, dimostra che io questa apertura ce l’ho. Però siccome la tentazione di alcuni di liquidarmi senza esaminare le mie argomentazioni è troppo forte, sento il dovere di rispondere anche sul piano personale.
Ebbene, cari ricercatori precari, se io scrivo queste cose, col veleno nel sangue (e coi codici in mano per difendermi dal mobbing) è perchè le carte ce le ho fottutamente in regola! Troppo in regola: perchè alla fine mi sono trovato da solo a combattere. Perché tutti quelli che la pensavano veramente come me sui mali della cooptazione e sullo schifo di un’università al servizio del capitale, tramite la mediazione del barone, hanno finito per rinunciare all’università. E tutti quelli che mi ritrovo oggi come colleghi (o, meglio, come superiori) sono solo quaquaraquà che si sono trovati il loro barone di turno. E questo lo sanno bene anche i 3-400 commissari di concorso che ho incontrato nella mia fallimentare carriera universitaria. Perché io di concorsi ne ho fatti 50 (cinquanta) e non mi sono mai ritirato per questioni di bon ton accademico, semplicemente perché nessuno è mai stato in posizione di potermi chiedere queste cose. Ho preso il mio culo, per cinquanta maledette volte, perdendo tempo e soldi e l’ho portato lì, sul campo di battaglia, a giocarmi le mie carte, sapendo di non avere chance. Ma non per questo ho rinunciato, né ho cercato l’imbroglio.
Se volete farmi un discorso classista per cui solo i figli di papà vanno avanti nella vita, è chiaro che io, come estrazione sociale, sono un Pierino, nel senso della scuola di Barbiana. Ma allora andiamo al nocciolo del problema e critichiamo questo sistema di istruzione classista, di cui le baronie universitarie sono un importante tassello. Li vi seguo volentieri e sono pronto a battermi contro questo sistema di classe di produzione di idee di classe.
Ma le reazioni scomposte di è stato colpito nel segno dalla mia critica antibaronale e di chi ha lottato solo nella ricerca di qualche vantaggio corporativo personale non mi toccano nemmeno. Io ho corso sempre da solo e in salita e, con buona pace di chi pensa di rigirare su di me il proprio servilismo, macchie non ne ho. E se i miei critici provassero a documentarsi, invece di supporre o dedurre (con logica non proprio cartesiana), scoprirebbero anche che il corpo baronale mi riserva da tempo attenzioni tutte speciali, così come, dopo il mio primo ricorso al Tar, il legislatore stesso si è scomodato ha modificare la normativa del reclutamento per blindare meglio i concorsi: non più voti (grazie ai quali ho vinto il mio ricorso), ma giudizi (ben più difficili da impugnare); e poi l’introduzione di un il limite massimo al numero di concorsi che si possono fare in un anno. Tutto questo solo per impedire che altri seguissero la mia stessa strada, quella del conflitto, invece che della cooperazione-cooptazione. Ma evidentemente sbagliava perché molti di quelli che oggi sbraitano contro di me e cercano di dipingermi come un membro della corporazione baronale non costituiscono nessuna minaccia seria per il sistema di cooptazione e non si sono mai neanche accorti delle norme anti-cane-sciolto, perché loro i concorsi li fanno solo su segnalazione.
Ma mi fermo qui per quanto riguarda le questioni personali, rimanendo ovviamente a disposizione di chiunque voglia proseguire su questo tono, per ricambiare gli insulti. Il discorso che mi interessa è invece politico.
Il mio scopo è di aprire una riflessione sulla cooptazione universitaria, sui rapporti di potere che essa genera, sui problemi di autonomia scientifica, sulla mercificazione dell’università. Ed è a chi è interessato a partecipare a questo confronto che mi rivolgo. Se la mia critica dell’università parte da uno dei soggetti più deboli (dopo gli studenti) è perché credo sia importante dare un impulso dal basso, visto che dall’alto gli interessi materiali vanno tutti in direzione opposta.
Ma per costruire un fronte di lotta che critichi veramente il modello di università esistente, si deve innanzi tutto avere un’ideale, una concezione condivisa, un progetto, non semplicemente interessi corporativi. Per questo trovo sbagliato arroccarsi sulla difesa di se stessi e avrei gradito di più un contrattacco alle categorie dei già cooptati, alla quale appartengo. Perché, per fortuna, in alcuni (sempre più rari) casi, la posizione materiale non determina automaticamente gli obiettivi e i comportamenti, almeno negli esseri pensanti. Una critica ai baroni di ogni ordine e grado sarebbe stata una risposta più efficace se veramente il rapporto col potere baronale è un rapporto di sfruttamento e oppressione. Ma appunto tutto sta a capire qual è veramente il rapporto tra ricercatore precario e barone-protettore.
Per questo, come categoria vi critico, ma come individui pensanti vi cerco, per costruire un percorso di lotta assieme. Ma appunto io cerco individui pensanti, non persone che dicono quello che la loro categoria d’appartenenza prevede che dicano. Perché all’interno della vostra categoria (e all’interno della mia ancora di più) c’è bisogno di una bella scrematura se vogliamo intraprendere una lotta contro questa concezione baronale e mercato-centrica di università. Altrimenti, tutto si riduce alla difesa di interessi corporativi. E là, non vi seguo più, così come non seguo la difesa degli interessi della mia di corporazione.
Il mio articolo intende spronare i soggetti più deboli del contesto universitario a compiere un passo decisivo di allontanamento dal soggetto che vedono come referente per avvicinarsi agli altri soggetti con i quali qualche affinità sovversiva in più potrebbe ancora esserci, anche se va perdendosi tristemente, per via degli impegni a monte, che sono quelli da cui dipende poi la carriera. Io credo che oggi una lotta antibaronale è possibile. E mi piacerebbe se, messi da parte i nervosismi e le accuse (infondate e) di basso livello, provassimo ad interagire da alleati, invece che da nemici. E allora il discorso diventerebbe finalmente politico e non solo infantilmente personale. Ma, appunto, un chiarimento politico all’interno della vostra categoria mi sembra necessario, vista anche la troppo pacifica convivenza al vostro interno di posizioni di sinistra, di destra e di semplice qualunquismo-opportunismo.
Comunque ora che il dibattito è aperto, sarà certamente più facile per voi pubblicare una replica al mio pezzo di quanto non lo sia stato per me pubblicare la mia critica.
Saluti antibaronali
Giulio Palermo
Risposta dei ric prec di Roma inviata dopo vari tagli per rispettare le 4000 battute al Manifesto (non sappiamo se pubblicata):
A proposito dell’attacco di G. Palermo ai ricercatori precari, osserviamo che l’apertura di un fronte a sinistra non giunge inattesa: la battaglia per l’abolizione del precariato nelle università è difficile proprio per le “ottime relazioni” fra l’accademia ed alcuni settori della sinistra. L’autore contesta perfino il nostro nome, sostenendo che non siamo ricercatori, perché non legalmente inquadrati come tali, e nemmeno precari. L’obiezione sul nome ricercatori è questione irrilevante e comunque forzata: con la stessa logica un lavoratore in nero non potrebbe definirsi lavoratore, non esistendo un contratto che lo definisca come tale. Riguardo lo status di precari, credevamo che lavorare con contratti che, se si è fortunati, durano 2 anni, ma spesso scadono dopo 3 o 6 mesi, non avere diritto alla maternità, alle ferie pagate, alla tredicesima, alla speranza di una pensione, rischiare da un mese all’altro di restare senza lavoro perché sono finiti i soldi o perché qualcuno ha deciso così, ci qualificasse come precari. Per fortuna il dott. Palermo ci viene in soccorso spiegandoci che apparteniamo ad una categoria che non riusciamo bene ad inquadrare, ma sembrerebbe piuttosto privilegiata. Attaccando il nostro agire unitario, l’autore rivisita la storia della sinistra introducendo la critica all’unità e alla coscienza di classe. Noi invece riteniamo che la diversità di forme di precariato universitario vada superata, lasciando solo contratti a tempo determinato, rispettosi dei più banali diritti del lavoro. Colpisce infine che l’autore, dall’interno del sistema accademico, si scagli contro i precari attivi della ricerca, facendo di tutta l’erba un fascio, definendo baroni in pectore una categoria di studiosi che non hanno diritto di cittadinanza nell’accademia italiana, non votano, non sono rappresentati, non dispongono di alcun potere corporativo.
Il dott. Palermo glissa invece sullo scontro in corso fra i precari e la conferenza dei rettori (CRUI). Gli art. 145 e 146 della Finanziaria uscita dal Senato recepiscono l’impegno al superamento del precariato nelle P.A. assunto dalla maggioranza di centrosinistra (pag. 41 del programma dell’Unione). L’art. 145 limita il ricorso a contratti precari e l’art. 146 prevede la stabilizzazione del personale precario con almeno 3 anni di servizio. La CRUI, impegnata nella difesa dei propri privilegi di casta, chiede di escludere le università, pretendendo di arruolare lavoratori con contratti ai limiti del lavoro nero. Si assiste in queste ore ad un girotondo di emendamenti chiesti da una parte della maggioranza che, per l’applicazione dell’art. 145 alle altre P.A. e della legge Biagi alle aziende private, renderebbero le università gli unici soggetti liberi di arruolare precari senza le tutele previste dallo Statuto dei Lavoratori e prive dell’obbligo di assunzione dopo un certo numero di anni. Purtroppo, stretto tra i diritti di 65000 lavoratori precari e le pretestuose richieste di 80 rettori, il ministro ha scelto questi ultimi, smentendo gli impegni presi con i sindacati. Pur negando la volontà di emendare l’art. 146, il ministero afferma che esso non si applica alle università e sbandiera un reclutamento che è “straordinario” solo per l’esiguità dei numeri, respingendo così le legittime richieste di un’unica forma contrattuale rispettosa dei più elementari diritti del lavoro e di una stabilizzazione (che prevedrebbe una prova selettiva e non sarebbe una ope legis). Anche se la CRUI nega l’esistenza dei precari ed afferma che ci sono solo un po’ di giovani assunti “per esigenze che si esauriscono nell’ambito del singolo progetto di ricerca”, la realtà dice che 65000 lavoratori dell’università (il 52%) sono precari, un numero in costante aumento. Secondo le stime del “Libro Verde” in Italia mancano 30000 ricercatori stabili per rientrare nelle medie OCSE, mentre il reclutamento straordinario prevede appena 1700 concorsi l’anno, meno di quanti ne sono stati sempre “ordinariamente” banditi.
Assegnisti e ricercatori precari de La Sapienza
Fai clic per accedere a AINTERO.pdf
2006, n. 296. E`
comunque escluso dalle
procedure di stabilizzazione di cui alla
presente lettera il personale di diretta
collaborazione degli organi politici presso
le amministrazioni pubbliche di cui all’articolo
1, comma 2, del decreto legislativo
30 marzo 2001, n. 165 nonche´ il personale
a contratto che svolge compiti di insegnamento
e di ricerca nelle universita` e negli
enti di ricerca.
dotto’ questa lettera mielosa e buonista potevi risparmiartela! Mica t’avremmo mandato al rogo. Siamo per le libere opinioni!
Caro Palermo,
se il tuo articolo sul Manifesto ha suscitato in me una vioglia di riflessione, che ho esternato nel commento fatto al post relativo di due giorni fa, questo tuo intervento invece mi fa ricredere…
Sinceramente non credo che la tua posizione, e nondimeno il linguaggio con cui la esprimi, possano essere di qualsivoglia utilità costruttiva nel dibattito sul precariato universitario.
Cordiali saluti.
Caro collega Palermo,
come avrai visto leggendo i vari post, sono stato uno dei più aperti, fin dall’inizio, a recepire e analizzare con serenità le osservazioni da Te formulate, talvolta in modo brusco, ma leale, nell’articolo sul Manifesto. E sono stato il primo a sottolineare come le Tue argomentazioni siano la reazione – proveniente, scopro ora (perchè io il curriculum non ero andato a guardarlo, io rispondo agli argomenti) , da un ricercatore che ha dovuto provare su di sè il pugnale affilato dell’accademia – alla forte ambiguità di un movimento che da un lato ha toni estremamente, quasi caricatutalmente, sindacalizzati e collettivisti, dall’altro risulta composto anche di non pochi soggetti che cedono all’individualismo più sciatto nel momento in cui – come ho detto 1000 volte – ritengono accettabile che in ruolo entrino, senza controllo, uomini, animali, piante, cose, maschi, femmine, cantanti purchè con esse entrino pure LORO, senza mostrare, così, un’idea che và oltre il misero orizzonte di sè stesso.
E Tu rafforzi questo mio convincimento, nel momento in cui sottolinei che anche il precario di alto livello (quello, per intenderci, che ha lo stesso stipendio del ricercatore non confermato ed ha una durata dell’assegno stabilita ab origine come lunga mezza vita, ad es. otto anni) è una persona che è arribvata a quel posto come passaggio intermedio di un progetto di cooptazione ben definito nelle linee portanti (“aspiranti ricercatori in via di cooptazione”: l’espressione è francamente geniale). Con una volontà del dominus, cioè, che può portare avanti effettivamente il migliore, ma può anche prestarsi ad un abuso di questo diritto alla coopotazione a favore di patetici incapaci. Ecco, io non voglio, per la dignità mia e per il bene del sistema, che questi ultimi possano sfruttare la loro posizione mal conseguita per stabilizzarsi in ruolo. Gli altri non avranno difficoltà a mostrare la loro laboriosità ed impegno (i geni sono pochi…) e superare il vaglio obbiettivo che dovrà essere necessario per passare in ruolo, cioè percheè sia formulato un giudizio non da premio Nobel, ma, molto più modestamente, quantomeno di questo genere: “è interesse pubblico che tu rimanga qui a fare ricerca”.
Ti ringrazio, perciò, per il nuovo intervento, a nonme di chi come me vuole ragionare sulle regole e non fare il barricadero fuori contesto.
E, in ultimo, apprezzo il Tuo opportuno ravvedimento di forma (del resto corrispondente al comune sentire della comunità scientifica) nel chiamarci Ricercatori, cui ho contraccambiato iniziando questa mia risposta, come avrai di certo notato, con “caro collega”.
Colombo da Priverno
I ricercatori precari non hanno bisogno di paternalismi e tutele da parte dei ricercatori o degli strutturati.
Eventualmente potrebbero cercare alleanze di comodo, specialmente con gli ordinari. Difatti, egregio Dr. Palermo, Lei come tutti i ricercatori e gli associati siete solo e vivamente interessati a mantenere lo status quo per poter avere luminose carriere basate sull’anzianità che vi faranno morire ordinari, ben pagati e nullafacenti.
Io mi sono ammazzato di lavoro dal momento in cui mi sono laureato ad oggi, andando all’estero e collezionando 10 contratti atipici in 8 anni (8 negli ultimi 4), lavorando in 3 diverse nazioni alle dipendenze di 5 amministrazioni diverse e sottoposto all’autorità di almeno 4 diversi baroni universitari italiani.
Può darsi che il mio curriculum sia particolare ma nelle facoltà tecnico-scientifiche la persistenza di posizioni precarie per moltissimi anni alle dipendenze di diversi baroni è cosa molto frequente.
La prego la prossima volta che spara le sue sentenze contro qualcuno di farlo sulle persone che sono causa dello sfascio del sistema universitrio e di ricerca italiano, che non sono di certo quei molti pecari pagati quattro soldi che si sobbarcano la quasi totalità del lavoro.
Caro Giulio, scusa l’espressione che segue ma sinceramente ho le palle piene di questi discorsi filosofici chilometrici. I temini li lasciamo agli studenti. Meno parole e più lavoro.
Caro Giulio
Sono qui che scannerizzo un gel (elettroforesi di amplificati per PCR per stabilire il genotipo di alcuni riceventi di cellule staminali ematopoietiche), il che mi tiene al computer in attesa per una decina di minuti, prima che vada ad irradiare alotri 100 riceventi per un trapianto. Stamani mentre correva la mia PCR mi sono letto il post e le risposte e ora che ho un po’ di tempo voglio dirti la mia.
Tutti ladri nessun ladro e’ un sillogismo che non tollero piu’. I ricercatori precari non sono marci come chi li riduce in schiavitu’ cosi’ come un ladro di mele non e’ uguale a, per direne uno, Poggiolini, anche se il reato e il sistema di leggi in cui si inseriscono e’ lo stesso. La ricerca e’, per tanti, me incluso, non solo il lavoro, ma lo scopo della vita. E in Italia NON C’E’ altro modo, da 15 anni a questa parte, che vendere via il proprio culo (come dici tu) e smerdacchiarsi con il dottorato senza bors, l’assegnino da 4 mesi con concorso farlocco etc.. Senno’ nada! Ma, cosa vuoi farci, siamo drogati, ossessionati, masochisti, e ci contaminiamo stando attaccati alle gonnelle del barone, baronetto, associato, ricercatore che ci schiavizza. Altra via non e’ data, Giulio, credimi. Allora siamo marci irrimediabilmente, vero? Dobbiamo bruciare tutte queste 65000 mele marce e fare finalmente il Supremo Concorso Pulito per i nuovi, per quelli che verranno dopo, per i giovani che sono la Speranza. OK. Da domani alla Speranza gli vanno a fare lezione gli stutturati, il lab lo tengono in piedi gli strutturati, il cesso lo puliscono gli stutturati, l’impact factor 20 lo beccano gli strutturati con le loro manine.
Noi drogati andiamo in comunita’ in qualche paese estero, intanto.
Caro Dr Palermo,
sono una “comediavolopreferiscelei” dell’Università di Roma “Sapienza” e perfettamente in linea con quanto dice France: Non mi sento marcia neanche un pò, fessa magari un pochino per avere inseguito un ideale che è la ricerca nel campo della trombosi e dell’emostasi (Infarti, trombosi, emorragie….cosette così…) che mi ha portato a seguire il solito iter: specializzazione, dottorato, post-dottorato, contratti di ateneo, assegni di ricerca, insegnamenti (con tanto di titolarità) presso l’Università e, last but not least, un buon impact factor. Non perdo la speranza di vedere finalmente riconosciuta questa mia attività che supera di molto quella di tanti ricercatori confermati (marci, questi si) che non pubblicano una cispa, non sono in grado di tenere in piedi un servizio e non sanno mettere due parole in croce quando è il momento di fare lezione (ma come bocciano agli esami!!!) con una selezione per titoli (tutti, 1 punto a titolo e non come quella proposta farsa fatta da Mussi) e capacità. In attesa che ciò accada, invio molto poco cordiali saluti.
Caro dr. Palermo,
ho letto con attenzione l’articolo censurato nel quale fa una classifica dei professori+ricercatori del Suo dipartimento, dimostrando che, collocandosi all’ottavo posto, Lei meriterebbe di essere Ordinario.
Perche’ pero’ non prosegue il ragionamento?
Il suo dipartimento, collocandosi addirittura peggio delle medie nazionali ha:
8 ordinari
5 associati
6 ricercatori
se ci fosse un’organizzazione non corporativa le vostre 14,5 unità di conto dovrebbero produrre
3 ordinari
5 associati
16 ricercatori
Con il che Lei sarebbe comunque associato.
Non guardi solo le storture che Le fanno comodo.
Saluti.
PROFESSOR PALERMO,
certo la tua verve è straordinaria. Ad avercene di ricercatori così. Solo che la tua simpatica incazzatura spara nel mucchio e il tuo attacco alla categoria dei non-ricercatori-precari è in fondo funzionale all’operato dei tuoi storici aguzzini: la casta dei Baroni. Anche se tu sei un caso più unico che raro, rifletti un po’: I Baroni provengono quasi al 99% da una cultura politica marxista risultato delle aspettative dell’Egemonia gramsciana. Nel Dopoguerra, a Babbo morto (finiti i decani accademici fascisti), il PCI sguinzaglia le sue forze politiche nelle istituzioni privilegiando il mondo culturale a quello affaristico-commerciale. Il ’68 genera mostri, che tra una canna e l’altra fanno la rivoluzione coi soldi di papà, senza studiare una mazza, e consentono la continuità culturale con i precedenti padrini politici (anche se poi li contestano in facoltà tanto per fare i fighetti). Imparano bene a fare politica e presto acquisiscono potere negli atenei. I sessantottini sono la rovina del mondo accademico: sono loro oggi ad annullare il valore della cultura cercando solo di premiare i loro leccapiedi incapaci il più delle volte, e soprattutto i loro figli e nipoti. A loro (i sessantottini) interessa la conservazione del potere. Molti di questi sono diventati ricercatori ope legis grazie a qualche anno di borsa di studio e non hanno pubblicato uno straccio li libello in vent’anni di carriera; qualche loro rampollo dopo è diventato ricercatore tramite concorsi blindati. Fare la guerra a loro significherebbe ritirarsi dalla vita accademica, come tu stesso hai confermato, poichè è capitato ai tuoi amici meno scaltri di te. Certo, potremmo fare altro nella vita ma perchè voi sì e noi no?Parliamoci chiaro, la nostra stabilizzazione era un atto dovuto. Qui c’è gente con un mare di titoli che sta invecchiando senza una prospettiva. Dimmi le alternative alla stabilizzazione: continuare a fare concorsi truccati svenandosi inutilmente (l’hai detto tu che non c’è storia) di studio e denaro in giro per l’Italia? La Moratti aveva fatto una cosa seria: aveva fermato la creazione della terza fascia di docenti dove collocare i ricercatori attuali confermati. Sì, perchè voi non siete Professori, e per giunta vincitori spesso di concorso ope-legis, siete appunto ricercatori. Questo vi ha fatto infervorare e Mussi vi è venuto in soccorso bloccando noi e trasformando voi in docenti (anche se a costo zero, ma la cosa è vergognosa lo stesso). Infatti chi sono i nostri detrattori? I ricercatori in primis (alcuni parlamentari come quella tizia del PD che ha presentato un emendamento). Non nascondetevi dietro il mignolo: voi avete il timore di competere nei futuri concorsi con una parte di precari con le carte in regola, gente solida, e trovate la scusa della Meritocrazia che in Italia non l’avete mai fatta decollare e guarda caso la invocate proprio ora, tutti quanti i compagniucci: dal PD alla Cosa Rossa. La conferma viene dalla tempestività con cui qualche giorno fa il ministro Mussi ha pubblicato il Regolamento nuovo per i concorsi di ricercatore che il Consiglio di Stato ha tenuto fermo per tanto tempo e, guarda caso, si è svegliato solo quando si è cominciato a ventilare una prospettiva per i non-ricercatori-precari. I nostri voti d’ora in poi ve li sognerete. Io sono più di sinistra di voi ma per un po’ voterò anche il diavolo purchè andiate via. Il Manifesto è un ferro vecchio, pubblicando il tuo articolo l’ha dimostrato.
Se ho detto qualche inesattezza correggimi pure. Saluti
BLOCCO TOTALE.
ANNO NUOVO VITA NUOVA.
E’ FINITO IL TEMPO DELLE DISCUSSIONI.
BLOCCO TOTALE.
ANNO NUOVO VITA NUOVA.
NON ABBIAMO NIENTE DA PERDERE.
BLOCCO TOTALE.
ANNO NUOVO VITA NUOVA.
Cara Miriam,
in questa lista non sei certo la sola a non saper cogliere il significato politico del mio intervento. Ma ognuno sceglie il livello dei propri contributi. Come avevo detto a te e a quelli che intervengono in questa lista, pur andando contro i miei interessi che sono -te lo ripeto- politici, non ho problemi a replicare con lo stesso tono insolente di chi non ha argomenti.
D’altra parte questo conferma quello che già sapevamo e cioè che all’interno della vostra categoria c’è bisogno di una bella scrematura prima di poter avviare un discorso coerente e conseguente (della mia categoria non parlo, perché la scrematura significherebbe un unico grande rogo, ma anche questo lo sapevamo già). Ma, io per la verità, avevo in mente una scrematura soprattutto politica. Tu invece mi fai capire che, almeno in certi casi, la scrematura deve fondarsi anche su criteri come il rigore logico e l’onestà intellettuale.
Intanto alla tua attenta lettura del mio paper è sfuggito che io sostengo che la posizione che mi spetterebbe, secondo IF e Econlit, è quella di associato, e non di ordinario come tu sostieni. Ma come tu mi insegni, ognuno guarda a quello che gli fa comodo e tu hai preferito soffermarti solo sull’esercizio comparativo. Senza però capirne il senso: si tratta infatti di confronti diretti tra coppie di docenti volti non più a determinare la posizione assoluta “meritata” (operazione già compiuta, anche se da te saltata), ma a mostrare che alcuni baroni, che se la suonano e se la cantano, sono scientificamente inferiori ai devianti che mobbizzano.
Ma fin qui niente di grave. Leggere distrattamente -per di più un working paper- non è certo un delitto. Un po’ più serio è invece il problema del tuo rigore logico. Tu sostieni che, secondo i parametri adottati, io dovrei essere associato, invece che ricercatore. E da questo deduci che il risultato ottenuto non mi fa comodo. Io deduco invece che non adoperiamo evidentemente gli stessi sistemi logici.
Veniamo ora all’onestà intellettuale. Vedi Miriam, tu ti sei presa la briga di vedere chi sono e ti sei addirittura letta le mie puttanate, prima di scrivermi. Ma non l’hai fatto con l’occhio dello scienziato che cerca la verità, bensì con quello del poliziotto che cera le molotov e, se non le trova, ce le mette lui. Di quel working paper tu non hai semplicemente saltato le parti che non corroboravano il tuo obiettivo (denigrare il tuo interlocutore). Tu hai omesso di commentare il solo vero dato significativo, quello che rende l’articolo unico, invece che raro: il fatto che esso sia sottoposto a CENSURA!
Si tratta di un fatto un tantino anomalo, per il quale chi rivendica la libertà della scienza dovrebbe provare a indignarsi. Né ti sei soffermata sulla storia di quel paper, che pure racconto nella versione che tu hai letto – una storia fatta di baroni, Uffici legali di ateneo e Avvocature dello stato, tutti uniti per cercare di mandarmi in galera, con stupide quanto pesanti accuse penali.
E qui, vedi, attenzione della lettura e rigore dell’argomentazione passano maledettamente in secondo piano. Perché quello che non ti perdono è la tua totale disonestà intellettuale, volta a dimostrare una tesi predefinita (che io sono brutto e cattivo), anche a costo di cadere in palese contraddizione e di ignorare l’evidenza. Un comportamento che non si discosta molto da quello dei portaborse al servizio dei loro baroni, sempre pronti a sparare sulla croce rossa pur di distinguersi agli occhi di chi in quel momento è il più forte.
Perciò non ti preoccupare, la tua scrematura dalla categoria cui attualmente appartieni si farà da sola, perchè hai tutte le carte in regola per fare carriera in questa università baronale.
Giulio Palermo
PS (rivolto a tutti): E’ difficile cambiare idea in corso di dibattito, ma è questo che contraddistingue gli esseri pensanti dai pugilatori a pagamento.
Si, pero’ non mi hai risposto.
Che ne pensi della piramide rovesciata?
RIPOSTO IL MIO POST….
Caro Palermo ora che sei famoso fra i precari (oltre che fra gli strutturati)…
rispondi plz… 🙂
Io condivido tutto quello che dici… però fondamentalemnte non è che riporti
nulla di nuovo… sono i sintomi che tutti conosciamo…
tu dici “la lotta antibaronale è possibile” […]
“Ma per costruire un fronte di lotta che critichi veramente il modello di università esistente, si deve innanzi tutto avere un’ideale, una concezione condivisa, un progetto, non semplicemente interessi corporativi”
mah!!!… capisco la suggestione ti tali discorsi… ma concretizzando, quale
sarebbe questa concezione condivisa?
non credo ci si possa inventare un nuovo modo di fare università…
vi sono dei modelli chiari… non se ne possono inventare di nuovi…
vanno al massimo adottati… magari anche in parte.
L’unica cosa che si può fare è quella di accelerare la formazione
di una volontà comune che scelga l’uno o l’altro modello…
quali sono questi modelli? bhè uno lo sappiamo e ci fa tanto paura…. huhuh…
l’altro consiste nel martirio alla Giulio Palermo… 50 concorsi un numero
imprecisato di ricorsi al Tar… e un fegato di amianto (eternit) 😮
Come direbbe Sandro Bondi:”La vostra è proprio la cultura dell’odio”…
Quindi, caro Giulio, la soluzione qual’è, ce lo dici? La dittatura del precariato, assaltiamo i rettorati , li fuciliamo tutti nella steppa e ci vendichiamo delle angherie subite? Che dobbiamo fà, noi poveri stronzi che non siamo buoni a vincere un concorso senza calcio nel culo, noi masochisti ricercatori in attesa di cooptazione?
Concretamente, politicamente, cosa suggerisci?
Caro dr. Palermo,
Lei mi sembra uno che ama gettarla in caciara.
Mentre si combatte per l’art. 146, tempestivamente scrive sul manifesto attaccando e parlando d’altro.
Si sottolinea la piramide rovesciata del Suo dipartimento (sulla quale non ha speso una parola) e parla d’altro.
Scriva un bel post parlando di:
1) blitz notturno sull’art. 146
2) piramide rovesciata
Senza girarci intorno.
Ossequi
Miriam
Che pena!
sarò anche io incapace di cogliere il significato politico del suo intervento, ma colgo solo un significato umano: lo scontro programmatico col sistema che ha pianificato con rigore partecipando a 50 concorsi da ricercatore, di cui le riconosco il merito, l’ha troppo pesantemente segnata.
Troverà dissacranti le mie parole, ma credo proprio che di politica non ci sia bisogno nell’università…quello che di politica ho dovuto seguire in questi giorni mi ha disgustato a sufficienza. E non mi venga a parlare di politica di palazzo e di politica con la P maiuscola!
Da entrambe le politiche abbiamo avuto solo chiacchiere. Io penso che invece ciò che poteva esser davvero rivoluzionario con un impatto concretamente reale era proprio un ingresso massiccio di persone dal basso che avrebbe spazzato via di forza tutte le logiche baronali per il semplice fatto che i baroni non avrebbero più tecnicamente avuto i mezzi per esercitare i loro poteri regalando posti da ricercatore, associato e ordinario!
E poi, mi permetta di dire che penso non ci sia bisogno di una università a 100 km da una grande città che ha 2 ottimi atenei! Quanti soldi costano questi mini-atenei che troppo spesso non hanno alcun senso se non raddoppiare corsi di laurea già presenti sul territorio? Non sono forse feudi ad uso baronale?
Se serve una bella scrematura, cominciamo pure da qui!
Per piacere, e qui mi rivolgo a tutti, smettiamola di perdere tempo in questo dibattito assolutamente sterile. Se avete voglia di scrivere, scrivete ai Senatori e patrociniamo la nostra causa.
Valentina
La Casta degli ordinari la pensa tutta come quello che ha scritto la lettera alla mailing list unilex (vedi post sul 146).
Io però me la prendo con quelli fra noi che si sentono sicuri di sé troppo sicuri per cui ….evviva hanno fatto bene e la pensano come gli ordinari….
Ieri ho parlato a lungo con un ordinario di una certa età mi ha raccontato la sua storia e mi ha detto che lui era stato sbattuto in provincia per 20 anni dal suo boss per divergenze e solo dopo la di lui dipartita, la comunità scientifica gli ha riconosciuto i meriti.
Il punto in discussione è quindi la cooptazione!!!!
Quella criticata dal “Palermo” e rimproverata a noi….
La stabilizzazione non è una cooptazione diretta e per questo non è stata fatta passare….
Agli amici che credono nel nuovo concorso dico….
cari cugini se il nuovo concorso è coptazione passa, se no si blocca e con esso le nostre speranze di riforma democratica dell’Italia e della ricerca.
Agli ordinari più giovani e anche agli associati che hanno pubblicazioni ma che sono comunque il frutto della cooptazione dico attenti perché rimarrete soli fra qualche anno, e sarette anche dei bravi scrittori di articoli ma dal punto di vista politico siete delle seghe non certo all’altezza dei baroni attuali ….ormai quasi fuori ruolo..
Ai precari dico occupatevi di politica!!!!
Perché l’età e la statistica è comunque dalla vostra parte….
entrerete ma poi riformate l’università, democratizzatela non prevaricate sulle idee dei vostri allievi, siate generosi….
A Palermo dico solo che il suo articolo è stato un bell’appoggio ai baroni…quelli veri.
Ricordate i carbonari morti nel 1821-1828 ma poi c’è stato il 48!
Abbasso i baroni! Abbassso i calderai! Abbasso i borboni!
ti prego palermo “scremaci”…
dicci subito quale modello seguire (politicamente intendo)?
a) Modello anglosassone
b) Modello all’italiana (attuale)
c) Ci pensiamo un’altra legislatura discettanto sulla lotta di classe antibaronale… questa volta magari con Rossi o Turigliatto come ministro dell’università e ricerca.
Palermo,
lei chiede di evitare il piano personale, pur essendoil segno evidente del disastro dell’università italiana. Che l’accademia abbia nelle sua fila uno come lei solo “per merito di un ricorso” è la prova di un sistema marcio fino al midollo.
Lei pontifica sui mali dell’università e si gode il posto fisso grazie alla peggiore stortura di questo sistema: che si possa entrare nel corpo accademico per sentenza di tribunale (logica conseguenza del sistema concorsuale).
Ho molta più stima di tanti docenti – definiti “baroni” – che hanno fatto, nel bene o nel male, la (poca) cultura e la (poca) scienza di questo paese.
Se il suo contributo al rinnovamento della società e dell’università italiana sono le cretinate che scrive, le consiglio di tacere ed elucubrare sul senso della lotta di classe in privato e al caldo del suo stipendiuccio da “ricercatore” (titolo che le spetta di diritto grazie al TAR).
Uno incazzato
Che livello politico alto!
Uno che stima più i baroni di chi invece li combatte.
un’altra che sostiene chè è più importante scrivere ai senatori invece di lottare concretamente x creare un fronte comune.
Un’altra ancora che legge un paper, da ricercatrice, e non capisce nemmno il senso.
Il padroncino del sito che, per prendere per il culo Palermo, affibiandogli la foto di Lenin (lo sappiamo che voi preferite Negri o i più moderati, da personcine ragionevoli).
Adesso sono sempre più convinto che gli studenti avranno un nuovo soggetto da combattere, ossia i ricercatori in corso di cooptazione!!!!Futuri aspiranti baroni.
Basta osservarvi quando passeggiate per le università: mai una protesta, mai una voce fuori dal coro, mai un minimo di dignità di andare contro il vostro protettore. Sperando nel comma della finanziaria. Mentre l’università e la società vanno a puttane.
Il discorso di Palermo era molto semplice, ma nella vostra immane ignoranza politica non lo avete colto: il sistema universitario è così segmentato e baronale perchè è lo specchio della società in cui viviamo in cui la classe borghese domina grazie all’antico detto dividi et impera.
Ma voi siete solamente borghesi, esattamente identici a chi ha fatto il ’68 ed adesso è barone.
Anzi, voi siete ancora peggio: loro almeno hanno avuto il coraggio di combattere per prendersi quel quel posto. Mentre voi aspettate come cagnolini senza dignità che vi venga concesso o dal politco o da un governo farabutto, guerrafondaio e padronale.
Voi forza conflittuale? Siete miserabili.
Da uno studente che non passerà mai un concorso perche i baroni preferiscono farlo passare a pallemosce innocui come voi. Sicuri che una volta concesso il posto, voi riprodurrete esattamente lo status quo.
guarda che lenin è un dipinto di warhol e stalin di Damien Hirst
per cui prima di parlare rifletti.
Pasoliniano dell’ultim’ora
No, pasolini lo lascio a voi. Che ci sta meglio
uno spettro si aggira per l’europa…..Giulio Palermo!
frazzaboy è uno pseudonimo del nostro mitico Palermo…questo lo abbiamo capito tutti!
Che furbone, eh? Forse ha bisogno di consensi…e inventa uno pseudo-studente che prima di finire di imparare vuole già diventare ricercatore e accoglie tutte le sue definizioni tipo “ricercatori in corso di cooptazione”.
Purtroppo la logica traballante lo tradisce …e non posso che ripetermi: che pena!
Mi sa che anche lui legge senza capire, da ricercatore o studente. Perchè io ho sollecitato tutti a scrivere ai senatori PER LOTTARE E FARE FRONTE COMUNE invece di perder tempo a discutere con lui…
università specchio della realtà frammentata in cui viviamo da borghesi??? originale!
Però non risponde in merito al fatto che, per come la vedo io, ed evidentemente anche la CRUI, un ingresso di ricercatori per procedura di stabilizzazione avrebbe risolto de facto il problema della baronia universitaria, eh?
una iniziativa simile avrebbe creato una fascia di persone non ricattabili perchè entrate senza investitura dal feudatario ed inoltre impegnando le risorse dei prossimi anni avrebbe reso impotenti i baroni: fino al loro pensionamento: non avrebbero più avuto modo di dispensare scatti di carriera ai loro sottoposti!
Beh, ma forse è uno studente che non conosce molto bene quello di cui parla.
Sai, agli studenti che ogni giorno seguo e assisto per i loro tirocini non verrebbe mai in mente di individuare in me (o nei miei colleghi) i nemici da combattere, perchè se imparano qualcosa non è che merito nostro.
Sante Parole
Valentino 😉
Vedi Valentina super furbona, gli studenti lo stimano perchè è uno di noi, quando c’è da sbattersi c’è. Quando c’è da fare una iniziativa è il primo a dare la disponibilità. Quando c’è da rompere le palle ad un barone all’università viene e ci da una mano.
Continuate a parlare di commi, crui, mussi e senatori, che (forse) raccoglierete qualche briciolina che cadrà dal loro tavolo.
Francesco dell’Assemblea di Scienze Politiche di Milano
AHAHAAHAH: “perchè se impariamo qualcosa è merito vostro” ?? O, torna sulla terra che ti stai staccando.
Oltre ad essere miserabili, siete anche esaltati.
Hai detto un prospero!
Braccia rubate alla agricoltura!
Sono orgoglioso di essere (anche) agricoltore. Sicuramente non fighetto e qualunquista come te, idiota.
Basta con questo thread. Non perdiamo tempo con Giulio Palermo (che peraltro non si capisce se sta a Brescia o Milano) e pensiamo a cose piu’ serie.
Passate al thread sull’emendamento notturno del ministro Mussi.
Avete ragione, mi sono lasciato prendere la mano a dimostrare che anch’io posso essere velenoso se scendiamo sul personale, e non ho risposto alla questione politica che giustamente sollevava Miriam. Lo faccio ora, ritornando almeno per un po’ nel silenzio stampa sulle questioni personali, perché, se vogliamo veramente operare una scrematura, inizierei con l’eliminare proprio le sfarfallate puzzone di chi è incapace di elevarsi al di sopra dei suoi immediati interessi di bottega.
La piramide rovesciata è una porcata. Lo dico a voi che mi chiedete di esprimermi al riguardo e l’ho detto ai miei “colleghi” in ogni occasione in cui si discute del reclutamento. Lo sanno tutti quelli che a Brescia da sette anni a questa parte non vedono più approvati i loro verbali all’unanimità, ma all’unanimità meno uno. Lo sa il direttore del mio dipartimento, lo sa la preside della mia facoltà, lo sa il rettore della mia università. Ma lo sanno anche gli studenti che sanno di poter trovare in me una spalla (inutile) per supportare le loro battaglie. Battaglie che ovviamente perdono (anche grazie al mio fallimentare contributo), ma che servono a prendere coscienza del proprio stato e dei rapporti esistenti.
A un certo punto però mi aspetto anche che, superato lo scetticismo sull’origine della critica che vi ho indirizzato, cominciate a prenderla un po’ più seriamente, replicando ai miei argomenti, invece che chiedendomi continue prove di castità. So che il processo prende tempo, ma dalle vostre reazioni emerge chiaramente il bisogno, forse ancora minoritario, di rimettere in discussione l’intero sistema, prendendo le distanze dalle posizioni più marcatamente difensive e corporative.
Chi ha un minimo di sensibilità politica sa che l’ope legis (che non condivido) non l’avete avuta per colpa dei baroni che vi proteggono in privato e vi fregano in parlamento. Perché ha ragione Valentina, l’ope legis avrebbe fatto saltare il potere di ricatto su cui si regge il sistema baronale. E per questo semplice motivo non è passata. Io non c’entro niente e dietro il mio intervento non c’è nessuna manovra di palazzo come alcuni insinuano: PD, P2 e P38 non c’entrano niente in tutto questo. Né c’entra il manifesto, che ha sempre dato attenzione al vostro movimento e col quale io non ho certo un rapporto privilegiato. Semmai la domanda da porsi, a questo livello di bassa politica, è un’altra. Perché, vedete, il potere di ricatto dei baroni salta anche se invece che voi, si buttano dentro altre categorie più penalizzate della vostra. E allora, fuori da ogni corporativismo, la domanda resta, perché “stabilizzare” proprio voi?
Portare il discorso ad un livello politico più alto, invece che corporativo, significa ricercare le cause del disagio di ciascuno di noi nella società, invece che nella sfera privata, e significa combattere queste cause collettivamente, invece che accettarle individualmente, nella speranza di riuscire a trarne un vantaggio personale. Per questo, mi interessa di più la lotta di movimento che non la ricerca di appoggi in parlamento e per questo trovo pericolosa la concezione dominante della politica al vostro interno, secondo cui la politica si fa cercando appoggi in parlamento. Anche perché forse dimenticate che 12 parlamentari su 100 sono prof universitari, pronti a fare blocco per difendere la casta, senza alcuna attenzione per il colore politico. E, tristemente, leggendo le mailing list dei vostri colleghi, ritrovo questo atteggiamento corporativo in molti di voi, troppo pronti a salire sul carro di chi può promettergli la stabilizzazione più grande.
Io sono uno studente della Pantera e la mercificazione dell’università che voi soffrite (e che soffro anch’io e che soffrono soprattutto gli studenti) l’ho vista arrivare, l’ho combattuta e ho contribuito nel mio piccolo alla nostra/vostra sconfitta. Ora io mi rivolgo a voi, ma non solo (visto che ho certamente legami più forti col movimento studentesco), per riprendere in mano una lotta radicale contro questo sistema che sfrutta i migliori di voi per favorire i peggiori.
La mia proposta è semplice: costruire un fronte di lotta alla cooptazione che a partire dal basso, contesti l’intero sistema di cui (alcuni di) voi (e ancor di più gli studenti) pagate il prezzo più alto. Perché un dato è ovvio: la cooptazione non è un fenomeno recente. Dunque i docenti strutturati di oggi sono solo gli ex precari di ieri. E, se è vero quello di cui giustamente vi lamentate, e cioè che alcuni di voi sono più bravi dei docenti strutturati, allora vuol dire che, in questo sistema, alla fine, quelli che vengono strutturati non sono quelli bravi che sbandierate come fiori all’occhiello della vostra categoria. Ma gli altri, gli opportunisti, quelli che oggi sbraitano contro di me, perché voglio affossare questo sistema di cooptazione, che, come categoria, vi calpesta, vi tiene sotto scacco, vi sfrutta, senza che però voi, come categoria, solleviate la minima obiezione contro di esso.
Anzi, molti di voi questo sistema infame lo difendono esplicitamente, con le solite cazzate, riprese acriticamente dalla casta dei baroni, che trae vantaggio dalla vostra esistenza: la ricerca è speciale, non si può valutare oggettivamente, l’importante è che la cooptazione sia meritocratica e non familistica, il modello americano, senza concorsi è più efficiente, eccetera, eccetera. Cazzate che dimostrano quanto molti di voi siano già pieni della logica baronale, secondo cui anche i principi costituzionali (perchè il fatto che il reclutamento nella Pubblica amministrazione si faccia per concorso è appunto un principio costituzionale) possono essere rivisti, corretti o anche ignorati nell’università. Tanto gli universitari sono al di sopra di ogni istituzione. Addirittura sono riusciti a far apparire il loro autogoverno mafioso come un principio morale, inventando di essere così speciali da dover sfuggire ad ogni controllo trasparente e, nella mistificazione più totale, sono riusciti a fare bere la storia anche a quelli che di questo sistema ne pagano le conseguenze.
Io non nascondo affatto la mia concezione marxista (e non lo dico solo perché voglio un’altra foto di copertina). La falsa coscienza che contamina voi, noi e ormai anche gran parte del movimento studentesco dimostra solo l’efficacia manipolatrice del pensiero dominante che vorrebbe un’università al servizio del capitale, sotto la supervisione sicura di un corpo baronale fidato e legato a filo doppio al mondo delle imprese. Contro questa deriva, io propongo una riflessione critica sul pilastro essenziale su cui si regge il potere baronale: la cooptazione. Quello che chiedo è semplice e legittimo ma, allo stesso tempo, sovversivo. Io vi chiedo di prendere posizione sulla cooptazione, perchè è da lì che nascono i rapporti di potere che vi/ci schiacciano ed è lì che viene bloccato ogni tentativo di sviluppare un pensiero scientifico indipendente e critico.
E proprio perchè so bene che esiste una differenza tra questioni personali e posizione di una categoria, con la mia critica io cerco di aprire una breccia all’interno della vostra categoria per rompere il vostro corporativismo, che è solo l’altra faccia del corporativismo baronale. E a chi crede che io voglia gettare sull’anello più debole della catena le responsabilità dell’intero sistema, rispondo che il mio odio è certamente più forte quando si indirizza contro i baroni che comandano (e lo dico pure nell’articolo sul manifesto). Se io mi rivolgo a voi è perchè, volenti o nolenti, voi pagate in prima persona (assieme agli studenti) il prezzo di questo sistema. I baroni che vi cooptano, per me, sono solo nemici da combattere. Non mi aspetto alcuna riflessione critica da parte loro. Perchè, spero che ormai l’abbiate capito, a parte i toni, che comunque dovevano essere diretti per essere efficaci, voi non siete affatto i miei nemici. Al contrario è proprio all’interno della vostra categoria che cerco i miei alleati. Perchè se è ovvio che la vostra categoria contiene i futuri strutturati, è altrettanto ovvio che essa contiene anche i futuri inculati. E per questo do tutta questa importanza alla demistificazione dei termini del problema. Io cerco solo di contribuire a ridefinire il vostro processo di auto-riconoscimento, fondandolo su basi più propriamente politiche e meno corporative, con un’apertura a valle, invece che a monte, cercando un’alleanza con gli studenti, che almeno si interrogano ancora sulle funzioni sociali dell’università, invece che con i baroni che dalla cooptazione traggono tutto il loro potere.
Per queste stesse ragioni, a che mi chiede di tirare fuori dal cappello la ricetta per un’università migliore, rispondo che non è così che si fa politica. Mi potete appiccicare addosso tutti i baffoni che volete e anche qualche naso da pagliaccio, ma questo aumenta solo la confusione vostra. Io non cerco di imporre il mio punto di vista. Mi accontento di far cadere il velo mistificatorio che impedisce di impostare il dibattito correttamente, che impedisce di ragionare su un’altra università possibile e che impedisce di cogliere, al vostro interno, la differenza tra opportunisti e sfruttati.
Un saluto antibaronale, ma anche antilecchino.
Giulio Palermo
“ope legis” secondo l’articolo 146?
Ma lo hai letto?
Si pontifica senza entrare nel merito.
Quella dell’anno scorso sui TD forse era una ope legis e nessuno ha detto nulla quando si allargano i cordoni previa selezione o concorso si parla di ope legis….
Mah!
Poi magari fate pure i cortei anti precarietà….
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PALERMO DICE:
“La mia proposta è semplice: costruire un fronte di lotta alla cooptazione che a partire dal basso, contesti l’intero sistema di cui (alcuni di) voi (e ancor di più gli studenti) pagate il prezzo più alto. Perché un dato è ovvio: la cooptazione non è un fenomeno recente.
[…]
Anzi, molti di voi questo sistema infame lo difendono esplicitamente, con le solite cazzate, riprese acriticamente dalla casta dei baroni, che trae vantaggio dalla vostra esistenza: la ricerca è speciale, non si può valutare oggettivamente, l’importante è che la cooptazione sia meritocratica e non familistica, il modello americano, senza concorsi è più efficiente, eccetera, eccetera.
[…]
Io vi chiedo di prendere posizione sulla cooptazione, perchè è da lì che nascono i rapporti di potere che vi/ci schiacciano ed è lì che viene bloccato ogni tentativo di sviluppare un pensiero scientifico indipendente e critico.
[…]
E proprio perchè so bene che esiste una differenza tra questioni personali e posizione di una categoria, con la mia critica io cerco di aprire una breccia all’interno della vostra categoria per rompere il vostro corporativismo, che è solo l’altra faccia del corporativismo baronale.”
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capisco che così si possa avere la coscienza apposto…
proposte super-etiche, eleganti, teoriche grandi ideali…
ma queste proposte semplicistiche COME dovrebbero essere attuate?
forse per germogliazione spontanea?
Come ci si ribella al barone? Facendo i duri e puri per poi essere spazzati via?
Bella soluzione che ci prorponi…:
TEOREMA: Se tutti agiscono come agisco IO vedrete che tutto funzionerà.
Dove è la base pragmatico-razionale della tua proposta?
Non tutti sono in grado di fare 50 concorsi…
ma poi che senso ha fare 50 concorsi?
Sei cosi elegante nel pensiero e poi agisci con la forza bruta (50!!!)…
Il mondo purtroppo non è perfetto e deterministico come tu te
lo immagini…
Vedi, Giulio, mi dispiace veramente perchè io sarei uno di sinistra, maremma cane, ma della sinistra che in Italia non esiste e non è mai esistita, sai tipo quella svedese, olandese… In quello che scrivi, e ormai qui hai scritto anche tanto, non si riesce ancora a capire la tua proposta. Tipo
1)Capisco per la didattica, ma cosa c’entrano gli studenti, per esempio, con la ricerca? “Un giorno diventeranno ricercatori”, beh, spero non tutti, magari qualcuno si cercherà un altro lavoro. Ma allora perchè non coinvolgere anche gli asili nido?
2)I concorsi non alimentano la cooptazione: detto da uno che ne ha fatti 50 e ne ha vinto uno col ricorso al TAR, mi sembra un tantino otimistico. Detto tra noi, 50 concorsi, ma dove l’hai trovato il tempo? Io ho visto l’ultimo bando del CNR e mi sono arreso di fronte ai documenti da presentare, stando all’estero e dovendo lavorare non avrei mai il tempo di preparare, spedire, studiare… E poi me lo dici come dovrebbe fare, che so, un tedesco a fare un concorso e venire a fare il ricercatore in Italia? Gli ci vuole un consulente madrelingua solo per presentare la domanda. E poi due scritti in italiano… ah ha!
3) Mi sembra che qui nessuno dica che la ricerca non sia oggettivamente valutabile: filologia e biologia devono essere valutate con criteri differenti, è chiaro, ma sono sicuro che in tutto l’Occidente civilizzato dei sistemi siano riusciti a svilupparli, tu che dici? Casomai ce rode er culo che in Italia non sia valutata!
4) OK, il sistema è marcio, ma dire che ricercatori precari sono una corporazione è quantomeno offensivo. Con lo stesso metro, potrei dire che i ricercatori di ruolo che hanno fatto 50 concorsi e sono entrati a dispetto dei baroni sono anch’essi una corporazione che vuole imporre una concezione aberrante del concorsualismo costituzionale, al grido di “come me, o dannati in etrno!”. Voi di codesta corporzione siete mai stati in una università/ente di ricerca fuori dall’Italia? In quei posti dove i concorsi non esistono, e se il dipartimento fa schifo il direttore viene semplicemente cacciato, e se l’università cià 200 milioni di debito il consiglio di amministrazione va in galera? Secondo voi università/enti di ricerca in UK, USA, Germania, Olanda, Svezia, Svizzera funzionano secondo logiche corporativistiche? Se uno merita, lo ostacolano? Se uno non fa un cazzo, se lo tengono fino alla pensione e oltre?
bravo France…. finalmente qualche discorso serio.
Caro Rivoluzione,
cosa è questa accusa di coltivare il nostro orticello? Certo che lo facciamo, da che mondo è mondo le rivoluzioni le fa chi chiede il pane. I parolai fanno il ’68 e poi diventano rettori, ma le rivoluzioni vere sono sempre state fatte per il pane.
E’ questo che spaventa i Palermo, il fatto che noi abbiamo un reale potenziale rivoluzionario che ne’ lui, ne’ il 99% degli studenti hanno (e l’1% lo ha perche’ lo ha la classe dei loro genitori).
Comunque basta dar retta a questi troll. Creassero il blog ricercatoristrutturati.wordpress.com e poi combattiamo la nostra lotta di classe da due blog differenti. Qui ora c’e’ solo bisigno di organizzarci. Non rispondetegli.
cara sofia,
Purtroppo nn sono d’accordo su nulla di quello che dici…
La rivoluzione culturale di cui ha bisogno università/ricerca NON è quella
del posto fisso dei precari che vi lavorano…
Ma è quella che coinvolge tutto il paese ed in particolare la sua economia
e la sua crescita… per capirsi:
L’operaio che finanzia le università attraverso il prelievo
fiscale pur non frequentandola non ne ricerverà mai i benefici indotti data
l’inefficacia attuale…
Finiamola col pensare che le nostre idee sono quelle giuste quelle pure
quelle migliori… La rivoluzione invece si fà facendo dibattere idee e
modelli contrapposti…
Averne di dibattiti con ad esempio MUSSI, PEROTTI, DILIBERTO, VELTRONI
che parlano di università e ricerca in prima serata ai
vari Annozero, Matrix, Ballarò… formare cioè un consenso anche con quelle
persone che l’università e la ricerca la pagano senza ottenerne nessun servizio.
Quindi si risponde a tutti e soprattuto a Palermo.
credo che organizzarsi dovrebbe essere una delle priorita’ anche se non credo a realta’ troppo strutturate. Mi accontenterei di un forum con un moderator 😉
Moderatori ce ne sono solo che sono libertari 😉
Invece di parole bisognerebbe agire in modo concreto!
Perchè non parliamo di giustizia e di certezza della pena. Anche questo conta. Se viene denunciato un concorso truccato questa cosa dovrebbe essere punita quanti concorsi denunciati e quanti docenti, ricercatori e aspiranti denunciati? Pochissimi. Questo è un problema che sta influenzando tantissimi settori della vita economica e politica e purtroppo anche della ricerca. Escogitare metodi per non avere concorsi truccati forse può essere utile ma non è sufficiente, bisogna spaventare queste persone che ormai credono d’essere potentissime e forse lo sono. Controlli sanzioni denunce e io credo che comincerebbero a comportarsi diversamente.
Suona forse fascista ma d’altro canto il quadro attuale è schiavista perciò…..
anche kikkka ha ragione qunado qualcuno fa sua la res publica non commette forse qualcosa di illecito ? ovvero se ho un’azienda assumo chi mi pare ma qunado assegno un posto a qualcuno solo perche’ sta simpatico a me, faccio in modo che lo stato (ovvero tutti noi) dia soldi a lui e soo lui…non i miei soldi…
Beh a leggere i commenti dei ricercatori infervoriti alla missiva del dott. Palermo
c’è veramente da impallidire…insomma la maggior parte di questi post sono abbastanza imbarazzanti.
1) perchè vi scandalizzate della realtà: non potete pensare di negare che il sistema sia marcio
semplicemente perchè si siete immersi. Ma nn vi preoccupate: non siete voi il capo d’imputazione di tutti i mali del mondo!
2) pochi post hanno argomentato qualcosa che riesca a smontare le tesi del dott. Palermo
3) l’indignazione per i presunti linguaggi inadeguati o cazzi e mazzi vari servono a ben poco:non è indignandosi che si forniscono delle riposte (politiche soprattutto)
4) ma come vi viene in mente di scrivere “questo è il mondo che vi piaccia o no!come pensi di cambiarlo?dacci la soluzione!”. Oh ma che cazzo vi siete bevuti? Quando mai le soluzioni politiche si ‘danno’? E tra di voi ci sarebbe anche qualcuno che detiene le carte in regola per fare la rivoluzione? non chiamiamola rivoluzione che qualcuno potrebbe offendersi e andate a studiare i veri rivoluzionari se vi professate tali. Sofia questo potenziale a cui ti riferisci, scusa ma nn ho capito a nome di chi parli? No giusto per capire che mi iscrivo pure io al partito della rivoluzione.
5) c’è anche qualcuno che non ha capito il legame tra studenti e ‘ricercatori’: questo è il colmo! l’università è degli studenti nè dei docenti nè dei presidi, rettori o dei ricercatori o presunti tali.
E poi non abbiate la presunzione di pensare che incarnate il Verbo, rispondendo che anch’io sono uno pseudonimo del dott. palermo! Patetici!Del resto non c’è da meravigliarsi siete voi che volete farci credere che l’università sia un ghetto d’oro in un mondo di merda.
A kikka rispondo invece di continuare ad aver fede..esiste la giustizia proletaria..:)
Mad Mullah
1) No, scusa, hai letto quello si scrive qui sopra da mesi? Chi è che non è consapevole della marcescenza del sistema università&ricerca italiano? Se qualcuno si è sentito offeso dalla parole di Palermo è proprio chi ne è consapevole e non ne vuole essere indicato come complice/causa/giustificazione, del marcio!
2) L’unica tesi del dott Palermo che ci interessa smontare è quella che siamo tutti marci e ci sguazziamo pur lamentandocene: questo è FALSO, porca miseria. In un sistema bloccato (dalla decennale “pausa” dei concorsi, dal blocco/riduzione del turnover, dai figli dei figli dei figli, dalla politica degli annunci e dei tagli) le stabilizzazioni erano l’unica leva su cui potevamo agire per cercare di smuovere qualcosa. E non si sarebbe trattato di tirare dentro tutti indiscriminatamente, perchè in ogni formulazione dell’articolato era inteso che si sarebbero dovuti fare dei concorsi.
(Ah, così per inciso, a me non me ne sarebbe venuto nulla in quanto non ho fatto domanda MAI pur avendone titolo. Ma è un’altra storia). Per il resto Palermo non fa che ripetere quello che tuti qui diciamo, che il sistema è tremendamente avariato e che urge dare una bella ripulita in senso (che palle sta parola) “meritocratico”.
3) Sentirsi dare del marcio/complice fa girare le palle, specie a chi ce le ha già rotanti con spin antiparallelo a causa della vita precaria… Palermo, nonostante abbia fatto “quaranta concorsi, novanta domande e duecento ricorsi”(De André), è ricercatore strutturato….
4 e 5) A fronte di un corposo fuoco di artiglieria sulle “nostre” mancanze, il dr Palermo ci ha spronato a “compiere un passo decisivo di allontanamento dal soggetto che vedono come referente per avvicinarsi agli altri soggetti con i quali qualche affinità sovversiva in più potrebbe ancora esserci, anche se va perdendosi tristemente, per via degli impegni a monte, che sono quelli da cui dipende poi la carriera”. OK, lo ammetto, sono ignorante e duro come le pine (verdi): che vuole dire? O, sarà lecito chiedere cosa si intenda col discorso di cui sopra, materialmente, concretamente. Andiamo dai collettivi universitari e occupiamo tutto? Sequestriamo i rettori?
Tu dici che l’Università è degli studenti, non di precari, ricercatori, prof, rettori (ministri, aggiungo io)… Non sono d’accordo: l’università italiana è di tutti gli Italiani e proprio per questo nessuno ha diritto di dire che è sua o “più” sua che di qualcun altro. E se chi è deputato (dagli Italiani) a farla funzionare non può o non vuole riuscirci, credo sia giusto che tutti noi facciamo pesare la nostra quota di minoranza, coi mezzi di cui disponiamo. Qui c’è gente che ha smitragliato di email i deputati e i relatori della Finanziaria, ha fatto picchetti e sit in, ha fatto tutto il casino legalmente e democraticamente consentito per far capire bene a chi gioca con l’Università e la Ricerca che a noi non ci va bene, e che sapremo ricordare chi ha mentito, chi ha fallito.
Perchè oro o merda, ghetto o no, a noi ce ne frega ECCOME!!!
[…] sconosciuto: […]
Non è possibile affermare che il sistema è marcio e contemporaneamente sostenere che le unità in esso interagenti (ovvero i ricercatori precari) sono soltanto vittime del sistema. Premesso che ricondurre il discorso alla scrematura tra buoni e cattivi non serve a nulla,ma visto che questo modo di ragionare è l’unico che vi fa esaltare farò un breve ragionamento semplicistico: è ovvio che c’è chi in questo mondo è realmente la vittima della cooptazione. Nel momento in cui si decide di accettare questo funzionamento due aspiranti ricercatori, A e B, diventano protagonisti di una lotta/competizione che vedrà A ingiustamente e corrottamente vincitore e B perdente.
Ammesso e nn concesso che chi si è infervorato appartenga alla classe dei virtuosi (dunque i perdenti, B) nel momento in cui si denuncia il marciume c’è chi si sente ferito nell’amor proprio (e questo è dimostrato proprio da una serie di reazioni di cui sopra) e decide di prendersela con chi denuncia il fatto. A e B in sostanza diventano complici del marciume, perché B invece di prendersela con il sistema che fa sì che il raccomandato di turno abbia un contratto al posto suo, accetta il sistema perché “non c’è alternativa.” Ovvero B confida nella cooptazione positiva: visto che il sistema funziona così l’unico modo per farsi giustizia è quello di entrare nel meccanismo, aspetta il momento in cui la cooptazione giri a proprio favore: solo così i virtuosi (quelli che realmente meriterebbero) possono diventare vincitori.
Bene, questo atteggiamento è proprio il frutto dell’individualizzazione che la cooptazione ha creato (france proprio tu scrivevi che la ricerca è la tua vocazione, il sogno nel cassetto, ma non esiste alternativa): della serie “visto che nn c’è altro modo per fare ricerca, noi povere vittime cios’ adattiamo alle forzature perché è il sogno della nostra vita”.
E i ruoli amico/nemico subiscono delle strane evoluzioni: il vostro nemico nn è nè il sistema né il barone, ma chi denuncia la corporazione e poi cosa ancor più strana nutrite uno strano sentimento verso gli studenti:
“Da domani alla Speranza gli vanno a fare lezione gli stutturati, il lab lo tengono in piedi gli strutturati,” (cito france, ma nn è l’unico incazzato che scrive del rapporto con gli studenti) Beh il ricercatore o il dottornado non è tenuto a fare il lavoro sporco del docente. Che poi ci sia chi si appassiona alla causa e ci sia una dedizione ok, ma questo nn interessa il nostro discorso, questa è una valutazione soggettiva (così come soggettiva è la valutazione secondo cui esiste chi si è realizzato autodefinendosi assistente). E invece no continuate a fare le lezioni, a seguire i laureandi: la botte piena e la moglie ubriaca. Perché non l’avete mandato all’aria il sistema? allora si che il sistema universitario si sarebbe trovato difronte ad un bivio. Poi per cercare di fare qualcosa partecipate ai cortei fate qualche picchetto e mandate le mail ai deputati. Beh non basta. Sperate in un governo amico? Quello stesso governo che in queste ore sta inviando l’esercito a Napoli, perché dietro la rivolta popolare c’è la mafia. E sì a vicenza c’erano i terroristi a Napoli i camorristi.
Digressione a parte,
Rispondo a France: L’università è degli studenti, ripeto. Avrei accettato una tua critica se mi avessi contestato il fatto che l’università è l’anello forte del processo capitalistico. Motivo per cui il movimento studentesco non può completamente rivendicare a sé un organismo centrale e funzionale al processo di accumulazione del capitale. se mi scrivi che è degli italiani che ti devo rispondere?E i rumeni dove li mettiamo? SI roghi agli immigrati?
L’univ è degli studenti, E non di chi vi coltiva il proprio orticello: presidi, aziende, docenti che organizzano i propri incontri convegni, finti assistenti. Non solo la didattica è un blocco che ha subito un’involuzione pazzesca, quanto piuttosto tutti i margini di semi-libertà per iniziative extra curriculari sono unicamente nelle mani di chi ha un ruolo ‘accreditato’. Valentina scriveva che la politica nn serve nell’univ: l’università non è un isola felice avulsa dal mondo. Il conflitto è all’interno dell’università, e la contrapposizione con un potere calato dall’alto ed istituzionalizzato legittima gli studenti ad affermare che l’università è degli studenti.
l’università è in mano ai baroni e alle aziende e loro non hanno bisogno di affermarlo. Vossignori esercitano il proprio potere nella pratica quotidianamente. Se siamo abbastanza svegli da accorgerci che ci hanno imbevuto il cervello di false contrapposizioni, è facile rendersi conto delle contraddizioni che la cooptazione ha creato.
A Giu’, ma quanti pseudonimi usi? Questa lettera è poco credibile da parte di uno studente.
Ragazzi, basta perdere tempo su questo thread. Ripartiamo con la lotta. Le chiacchiere lasciamole ai parolai!
ecco qua
Ma siete proprio patetici, e ridaglie con la tesi del complotto
degli pseudonimi
e poi: Ma che cazzo c’avete contro gli studenti?
ma vi pensate forse di essere più in gamba
o più arguti?
fino a 1 mese fa ero una studentessa.
ora son 1 laureata disoccupata
in attesa di vendere il mio culo all’università da cui esco.
contenta?ma che lotta volete fare se ogni cosa la mettete sul personale
a screditare la gente!e vi sconvolge che palermo possa trovare consensi.
bah
peggio della digos!perchè nn chiedete la carta d’identità per scrivere su questo blog?
scusa marta nn ce l’ho con te, ma nn sei la sola a sostenere
la tesi del complotto pseudominante!
Chi ha mai scritto qualcosa contro gli studenti? E’ un trucco vecchissimo quello di mettere parole stupide in bocca agli altri e poi avere buon gioco nel farli passare per cio’ che non sono (lo hai fatto diverse volte).
Detto questo, rinnovo l’invito ad abbandonare questo thread a se stesso. Ci sono cose piu’ importanti delle quali discutere: riapertura dei concorsi da associato (ricercatori, siete contenti, vero?) e ordinario, reclutamento fintamente straordinario di Mussi, organizzazione della protesta…
Vada per la giustizia proletaria però devo dire che qui da noi non si riesce neanche ad organizzare uno sciopero….
abbiamo paura di disturbare………..sapete comè qualcuno potrebbe perdere la priorità.
Ovvio che una tale lettera avrebbe fatto agitare la massa dei ricercatori ( i soliti noti!). Più che di baroni io parlerei di padrini, l’università italiana
ha dei padrini: professori che prendono sotto la loro ala protettrice qualcuno, gli danno il libro giusto, gli fanno fare la tesi giusta e poi grazie a contatti vari gli fanno fare fare qualche comparsata all’estero ed ecco il ricercatore lecchino! Nuova figura del mondo universitario; il livello in genere è basso, mediocre, se ne senti parlare qualcuno ti domandi come ci siano riusciti, però ce l’hanno fatta, le pubblicazioni credo non debbano costituire titolo referenziale, su science direct ti pubblicano tutto, e parecchi dei ricercatori nominati hanno sì pubblicato ma cosa? Sono lavoracci fatti grazie ad appoggi del professore, lavori di nessuna rilevanza che però grazie a contatti vengono pubblicati. Meglio sarebbero esami aperti a tutti e fatti sostenere da commissioni esterne scelte ad estrazione, e poi vedi come si cagano sotto questi 4 lecchini !
Ma piatatela! Se ne siete in grado andate a produrre ricerca e pubblicazioni anziché perdere tempo in dibattiti inutili che servono solo ai referenti di questo movimento per contrattare benefici personali. Se avete le palle per fare ricerca provatelo e di sicuro in Europa un serio ente ricerca (o università) che vi apprezzi lo troverete. Se poi siete troppo attaccati alle gonne di mamma per essere disposti a trasferirvi all’estero, allora cambiate mestiere: la ricerca scientifica non si fa se non si è disposti a muoversi (anche quando prima o poi si torna all’ovile).
Un messaggio specila per il sig. ricercatore palermo: non prendiamoci in giro… se sei rimasto in italia e hai lottato usando gli avvocati è solo perché sapevi benissimo che con i tuoi “titoli” non avevi speranza in nessun altro sistema universitario. Solo in un sistema scassato ce la potevi fare per cui non hai alcun titolo di farci la morale: va a lavorare, va…