Cari dibattenti (poco combattenti),
sono alcuni giorni che una giornalista di Vanity Fair cerca precari milanesi per interviste e fotografie.
Lo scrivente, pur non disprezzando il glamour (anche se preferisce quello datato di Rod Steward (o artistico di Vanessa Beecroft – vedi foto -) a quello di “Non solo moda”), è sorpreso (e un po’ savonarolianamente insospettito) dall’interesse per i ricercatori precari di una rivista che solitamente si occupa di moda e lifestyle.
I ricercatori precari sono fuorimoda, sotto ogni punto di vista, alcuni letteralmente vestono in modo bizzarro e originale (forse anche per mancanza cronica di denaro)… ma poi avete mai visto come si acchittano certi professori ordinari – o iperclassici e un po’ vetusti (del tipo loden verde) oppure “original” (tipo cravattoni fantozziani vintage).
Non c’è nulla di meno “glam” dei ricercatori e forse è anche per questo che sono ai margini della società.
Cosa pensate di questo interessamento e soprattutto c’è qualche milanese che vuole farsi fotografare ed intervistare?
Mi sembra che il dibattente voglia in maniera esasperata ricercare fatti occulti che sarebbero dietro questa richiesta.
propongo di lasciare intervistare il ministro in pectore Bondi o il suo sott.seg. Valditara (almeno secondo Repubblica di ieri).
Chi e’ piu’ glamour di loro?
Per favore torniamo a parlare di cose serie!!!
Vabbè….Se proprio devo, come servizio fotografico proporrei una foto patinata in bianco e nero, moooooooooolto glamour, di Maria Stella Gelmini con indosso (solo) il suo Breil e tacchi neri che guarda sospettosa e altera – ma in fondo ammiccante – un ricercatore precario caparezza-look innamoratissmo che, in ginocchio, offrendole un trilogy da proposta seria di matrimonio, la supplica, dopo tanti anni che la storia va avanti tra “si vedrà”, “voglio sentirmi libera”, e “poi chi mi garantisce che continui a dare il massimo”, la stabilizzazione del rapporto…
Come colonna sonora del sensuale spot, la voce della grande Iva Zanicchi, vate del Rete4 style, canta “che colpa ne hoooooooo, se il cuore è uno zingaro e vaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa……..”
Va bene?
Incredibile!
Proprio due ora fa, dopo aver speso tutta la giornata in laboratorio tra solventi e reattivi puzzolenti ho comprato la mia copia di vanity fair!!!
ma chi l’ha detto che precario vuol dire “out of fashion”?!
No, anzi, è molto made in U.S.A., dinamico, oggi dottorando qui, domani assegnista li, domani affanculo là, nessuna garanzia e l’assicurazione di papà che non copre il dentista, una figata vera, come nei film, con le quattro cose nella scatola di cartone che si spostano da un incarico all’altro.
Rita, tu che hai a che fare con solventi e reagenti, che ne pensi se facciamo anche una miniserie TV tipo C.S.I.? Io potrei scrivere un legal triller ambientato nel ‘500, come C.J. Sansom.
Triste e noioso, invece, il ricercatore strutturato bolso e sovietico, di certo nominato su segnalazione del Comitato Centrale del PCUS, con il suo stipendio sicuro a vita e il suo poco stimolo a stare concentrato sul target, ad accrescere l’appeal dei brand che sponsorizzano la ricerca.
Bonazza e dinamica Stella Gelmini (che ormai, dopo il mio intervento poche righe su, domina i miei sogni più perversamente masochisti), obeso e tedioso Mussi dal baffo stile Peppone.
Andiamo comunque verso il nuovo, iu -huuuuuuuuuuuuuuu
Com’era? ah, si: “mai più voti a questa sinistra”
Il precario e’ anche sarcastico….
E’ un fero figaccio il precario…se mi bandissero un concorso da ricercatore non ci andrei per paura di non piacere più alle donne…
io se e+ disposto a trasferta all’estero sono disponibile per il servizio… avete qualche riferimento 😉