Le bugie hanno le gambe corte….

Le scelte del governo su scuola, università e ricerca sono gravissime. E il silenzio degli organi di stampa sulla portata reale dei provvedimenti del governo ci lascia, ancora una volta, allibiti. Solo oggi, dopo settimane dall’approvazione del Decreto Legge 112/2008, il quotidiano la Repubblica pubblica una intervista alla Gelmini che vale la pena discutere punto per punto.

1. Si tagliano 500 milioni di euro sul FFO delle Università e i rettori minacciano di alzare le tasse agli studenti. La Gelmini risponde: “Non sono previsti aumenti delle tasse universitarie, la cui quota è fissata per legge”. Solo che gli aumenti NON li prevede il Ministero ma le università che – il Ministro dovrebbe sapere – sono autonome e che, se vogliono, POSSONO aumentare le tasse che NON sono fissate per legge.

2. Il Ministro punta sui giovani perché “ha sbloccato 20 M di euro per il reclutamento di 1000 ricercatori” e ha aumentato di 240 euro le borse di dottorato. Peccato che 1000 nuovi ricercatori per il prossimo anno siano meno dellà metà di quanto “ordinariamente” reclutano le Università e che l’aumento delle borse di dottorato – oltre ad essere un una tantum triennale – coinvolge un numero minimo di “precari”. E che nel frattempo si blocca il reclutamento dei ricercatori per i prossimi anni e che i nuovi 1000 posti nei fatti saranno tutto quello che potranno reclutare le Università nel prossimo triennio.

3. La Gelmini dice di voler valorizzare il merito. Le università devono spendere meno ma meglio. Già, ma come? A parte tagliare e far incassare i soldi al Tesoro, esiste qualche provvedimento finalizzato a valorizzare il merito e la qualità della spesa? Non ci risulta. Non ci sono provvedimenti di sorta. Ancora una volta la parola merito rappresenta solo una presa in giro.

4. La Gelmini, altrove, si è vantata di aver impegnato 40 milioni di euro per finanziare progetti di ricerca di ricercatori sotto i 40 anni…. In primo luogo, di questi soldi non si è vista traccia nei decreti del governo. In secondo luogo, con questi soldi ci finanzi pochi progetti e in maniera estemporanea. Come a dire che, al solito, non costruisce niente. In terzo luogo, ne beneficiano pochi strutturati che metteranno a “faticare” i soliti tanti “precari”. In quarto luogo, che credibilità può avere una affermazione simile se i fondi per i PRIN sono appena stati decurtati di 90 M di euro per finanziare il prestito-ponte di Alitalia e sono a tutt’oggi bloccati?!

5. Intanto viene emanato il primo decreto attuativo della Legge Moratti che in sostanza permette di reiterare senza limiti i contratti di docenza. La lotta contro il precariato della Gelmini comincia proprio bene. Del resto, i corsi non li puoi tagliare più di tanto, i docenti non li puoi reclutare allora metti a far fare lezione a tanti disgraziati per quattro soldi (o magari gratis) in attesa di migliore collocazione. Tanto la qualità della didattica è un optional e magari qualche professionista potrà fregiarsi del titolo di prof. invece che di dott. e innalzare le parcelle dello studio…

6. Infine (si spera) la Gelmini afferma che “i tagli contenuti nel decreto legge che anticipa la manovra Finanziaria, sostiene, erano inevitabili, ma saranno ripartiti in base al merito e la situazione non è così drammatica”. Riperiamo, ripartiti in base al merito. E in che modo se sono generalizzati?! E la situazione non sarebbe così drammatica a detta del Ministro….. già perché in Finanziaria non sarebbero previsti ulteriori tagli. Almeno ad oggi, sempre che Tremonti non cambi idea o che Trenitalia non dichiari bancarotta….

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69 Responses to Le bugie hanno le gambe corte….

  1. ricercatore ha detto:

    la Moratti al confronto era una paladina dell’università..

  2. mino ha detto:

    Il bello dell’interivista è che con incredibile disinvoltura il Ministro riesce a spacciare i tagli per uno strumento per premiare il merito e continua a parlare di giovani ricercatori, di meritocrazia, ecc. come se il blocco delle assunzioni non ci fosse e come se chissà quanti provvedimenti a favore della meritocrazia avesse emanati… poi fa qualche esempio: l’aumento delle borse di dottorato e il reclutamento straordinario … peccato che il giornalista non sapesse che sono due provvedimenti già stabiliti nella passata legislatura e che la Gelmini doveva solo firmare. E peccato che, è meglio ribadirlo perchè in questo blog si tende a dimenticarlo facilmente, questi 1050 posti sono l’antitesi della meritocrazia dato che verranno banditi con le usuali regole. Dulcis in fundo, il solito appello ai giovani, al fatto che le porte del Ministero sono aperte alle idee innovative dei giovani e ci sarà un concorso di idee , ecc …. ma ai mille e passa giovani che hanno firmato la petizione e a cui non si è data alcuna risposta perchè le porte del Ministero non sono state mai aperte?

  3. gwin ha detto:

    Adesso tocca a noi ”giovani” senza speranze ma anche senza più niente da perdere: è chiaro nessuna possibilità a meno che non si riesca a farsi sentire….come?

    Apriamo un concorso di idee sul da farsi ovvero su come fare arrivare in modo efficace il nostro punto di vista.
    In fondo se è vero che siamo il cervello fresco della nazione qualcosa di buono verrà fuori!

  4. Colombo da Priverno ha detto:

    RIFLESSIONE SULLA MERITOCRAZIA

    “Chissà se la Gelmini ha meritato il suo posto quanto la Carfagna…o magari di più”

  5. Colombo da Priverno ha detto:

    Certo che lamentarsi del fatto che Berlusconi & Company abbiano detto le bugie è proprio incredibile….

    E’ come rimanere stupiti che lo “scioglipancia” di Wanna Marchi non fa dimagrire…

    Ma cosa credevate?

    Ma senti, “apriamo un concorso di idee”, facciamo, vediamo, migliori cervelli…

    Non ci siamo ancora, vero? Perchè Matteotti e i fratelli Rosselli non l’avranno pensato loro di aprire un concorso di idee su come superare il fascismo? O anche Gramsci?

    Quello che si va instaurando è un PERICOLOSO REGIME. Analizzate tutti i movimenti coordinati che la belva berlusconiana sta facendo per distruggere tutti i poteri contrari (magistartura, università, stampa, anche le banche) e ditemi dove finisce il percorso.
    Non rischiamo di perdere solo l’Università.

    SVEGLIA BROCCHIIIIIII

  6. carlo (con la minuscola) ha detto:

    Colombo, esattamente quand’è che hai smesso di fare il ricercatore per occuparti di propaganda politica?

    In ogni caso, è troppo facile criticare e dire di svegliarsi. Esattamente tu cosa proponi di fare? (oltre che votare PD alle prossime elezioni…)

  7. carlo (con la minuscola) ha detto:

    PS: scusate per le solite faccine involontarie.

  8. Leo ha detto:

    Comunque colro che volevano il Berlusca contro mussi c’erano ed ora siamo passati da un rozzo ad una rozza.

    Mah!

    Ripeto 1050 posti solo con il cofin come fece mussi al contrario sono 500 posti!

    La Gelmini fa demagogia ed inoltre come armonizzano i concorsi in atto con il blocco delle prse di servizio?

    Moti concorsi sono su fondi ordinari!

    Inoltre e lo ripeto questi avevano promesso almeno qualche cambiamento nel regolamento del reclutamento invece nisba.

    Questi bloccheranno solo il sistema, lo privatizzeranno ma per me sarà la loro disfatta come lo è stato per il baffuto di Piombino.

  9. Bombadillo ha detto:

    Cari amici,
    su segnalazione di mino, ho letto il provvedimento della CdC che ha interrotto il tentativo di regolamento di M&M. L’obiezione insuperabile, A RAGIONE, è stata ritenuta quella che l’anonimato dei revisori impedisce l’esercizio del diritto di previa ricusazione degli stessi. In effetti, trattasi di un diritto che viene esercitato una volta su un milione, ma, formalmente, il ragionamento non fa una piega.
    Scusate: ma M&M non avevano detto che erano andati incontro alle osservazioni della CdC, tra le quali, appunto, quella di cui trattasi?…mi pare di capire che, per loro, andare incontro significa solo contro-argomentare, senza modificare nulla.
    Insomma, hanno fatto i duri sulla pelle nostra.

    PER IL RESTO HA RAGIONE MINO!

    Noi abbiamo raccolto più di mille firme qualificatissime, non per una petizione che chiede che l’Italia vinca i mondiali di calcio (e che ci vuole?); ma per una petizione che dice quali sono gli undici titolari, con che modulo devono giocare, e con quali schemi. E tutto questo in una nazione in cui ognuno (noi compresi) è legittimamente convinto di possedere proprio lui l’unica ricetta/formazione perfetta, per la nazionale, l’Università, o qualsiasi altra cosa
    Mi sembra assurdo, anzi desolante, che non se ne parli più!

    Perchè qualcuno – mica posso essere sempre io – non si prede la briga di parlarne con l’opposizione, o con Grillo, Travaglio&co.?

    Carbonaro pensa che non tutto è perduto, e che forse ne terrano conto in furturo, e che non è detto che la circostanza che non abbiano fin qui risposto voglia necessariamnete dire che non abbiano preso in considerazione la cosa.
    Io posso solo sperare assieme a lui.

    Nel frattempo, però, srebbe bello se qualcuno di noi si muovesse per scatenare il vespaio che, fin qui, non essendoci rivolti ai “nemici” della magigoranza, non abbiamo avuto il potere mediatico di scatenare. E questo senza aspettare settembre.
    ..dai Ario, forza, diamoci una mossa. Secondo me, lo stesso blog, proprio con la petizione, un po’ di visibilità la ha ottenuta. Ma è una cosa che dura poco, non sciupiamola aspettando!

    Per r.f.: veramente, da quando lo frequento io, in questo blog si è sempre sostenuto che anche quello che abbiamo ottenuto noi è stato ottenuto con le medesime metodologie sbagliate. A casa mia, però, due torti non fanno una ragione. E, se è vero che, professionalmente, la cosa che più mi preme è quella di diventare ricercatore, con qualsiasi regole, comunque, ti assicuro che, per me, sarebbe una soddisfazione mille volte maggiore poterlo diventare con delle regole nuove, e non con le attuali.

    Per Colombo: i brocchi sono svegli. Allora, che proponi?

  10. Senato Accademico Sapienza ha detto:

    Mozione senato Accademico della Sapienza:

    A fronte di tale situazione il Senato accademico ha deliberato di assumere la seguente mozione: “Il Senato accademico della Sapienza, visto il decreto legge 25 giugno 2008 n. 112, rileva che i provvedimenti prospettati per l’Università utilizzano uno strumento – il Decreto Legge – inappropriato rispetto alla materia trattata, sia per i tempi ristretti di discussione parlamentare, sia perché, nel merito, trattano argomenti che richiedono decisioni ponderate per i riflessi a lungo termine sul sistema-Paese, riformando in profondità il sistema, con un disegno chiaro, esplicito e coerente, che valorizzi le risorse intellettuali e che ponga rimedio alle storture che si sono accumulate nell’ultimo decennio. Il Senato accademico richiama le finalità dell’università pubblica, la cui autonomia è rivolta a promuovere formazione e sviluppo scientifico-tecnologico in una società globalizzata, assicurando didattica e ricerca qualificate e libere, fondate anche sull’accesso meritocratico alle funzioni di docenza, con regole che, anche per il ricambio delle conoscenze nei settori a più rapido sviluppo, consentano la valorizzazione dei giovani ricercatori. Queste finalità sono largamente sottovalutate se non contraddette da alcuni articoli, sostanzialmente di tipo finanziario, ma nondimeno influenti sulla natura del sistema universitario: il risultato sarà un danno grave per l’avvenire dei giovani e per lo sviluppo del Paese. Di fronte alla velocità di avanzamento di talune conoscenze, il ricambio dei docenti non può subire limitazioni così drastiche (art. 66: docenti sostituiti al 20% sino al 2011), riducendosi di fatto al blocco dell’ingresso nella docenza e della valorizzazione dei giovani ricercatori, con i migliori che prenderanno inevitabilmente e definitivamente la via di situazioni estere nettamente più favorevoli, con un danno irreparabile per il futuro del Paese. E la norma non prevede nemmeno che il residuo 80% [così come i fondi derivati dall’allungamento a 3 anni degli scatti di stipendio oggi biennali] sia destinato ad incrementare i fondi di Ateneo per la ricerca o per l’adeguamento delle infrastrutture a servizio della ricerca e delle attività formative. Ancora, la possibilità di trasformazione delle Università in Fondazioni di diritto privato (art. 16) non riguarda solo il patrimonio immobiliare, ma l’università complessivamente considerata, la cui attività è bene che per il sistema-Paese rimanga pubblica sia nelle finalità, sia nell’organizzazione e gestione delle risorse umane ed infrastrutturali. La diminuzione infine del Fondo di Finanziamento Ordinario di 450 milioni di euro in 4 anni ed il blocco anche del turn-over del personale tecnico-amministrativo al 20% vanificano gli sforzi delle Università, che, come La Sapienza, hanno ricondotto il bilancio in pareggio (consuntivo 2007) e riorganizzato i propri organici in funzione di obiettivi di qualità della ricerca, della formazione e dei relativi servizi. Il taglio del FFO si risolve in una sostanziale riduzione dell’attività di ricerca, anche oltre quanto avvenuto nei difficili anni passati: gli stessi ritardi nell’assegnazione dei contratti di ricerca nazionali PRIN 2007 costituiscono un segnale grave per i riflessi sulla competitività delle singole Università nel contesto internazionale. Il Senato accademico, in accordo con quanto espresso dalla Mozione della CRUI del 3 luglio, rileva la contraddizione di questi provvedimenti con gli indirizzi di politica europea e con la missione pubblica delle Università affermata dalla Dichiarazione di Berlino e fa presente infine che le norme proposte: – ignorano l’inscindibilità di ricerca e insegnamento universitario ed il fatto che sono le università pubbliche ad assicurare la maggior parte della ricerca fondamentale ed applicata del Paese e che ora sono penalizzate a vantaggio di enti definiti eccellenti, ma ancora privi di qualificazioni e riconoscimenti internazionali; – compromettono per carenza di risorse le riforme della didattica avviate, frustrando così l’impegno di tutto il personale che si
    sta adoperando per la loro realizzazione. Tutto ciò sta innescando legittime proteste e comprometterà definitivamente la funzionalità delle Università italiane, già impegnate ad attuare a costo zero una profonda riforma dei corsi di studio ed a far proseguire le attività di ricerca. Esprimendo la più ferma protesta, il Senato accademico dà mandato al Rettore di rappresentare ad ogni livello politico ed istituzionale la necessità che, al momento della discussione parlamentare per la conversione in legge, venga stralciata la parte relativa all’università, di modo che sia effettuata una ben più approfondita discussione sulle finalità dell’Università pubblica, con la sostanziale revisione di un provvedimento che nell’attuale formulazione appare deleterio per il futuro competitivo del Paese. In tale prospettiva la Sapienza si rende disponibile ad essere promotrice di una discussione aperta sui reali problemi del sistema universitario. Nel contempo indice immediatamente un’assemblea che coinvolga il tutto il personale e poi una giornata nazionale di protesta, alla quale chiamare tutte le Università italiane, consapevoli che in queste condizioni non sarà possibile dare inizio al prossimo anno accademico”.

  11. arioprecario ha detto:

    Odg approvato dall’Assemblea del personale di Ca’ Foscari e IUAV di Venezia
    Il personale degli Atenei Ca’ Foscari e IUAV di Venezia, riunito in assemblea il 9 luglio 2008, esprime un giudizio negativo sul D.L. 112/08 per le pesantissime ricadute che produrrà nel sistema della formazione e ricerca italiana. Tale sistema in questo momento, nonostante il grave sottofinanziamento – 2% del PIL rispetto alla meda europea – garantisce ogni anno una buona formazione universitaria a circa 1.800.000 studenti (compresi i cervelli che fuggono all’estero) e produce una ricerca di buon livello internazionale.

    Innanzitutto ritiene grave che si sia utilizzato uno strumento come il decreto legge, per di più in periodo estivo che non consente un confronto ed un dibattito approfondito nelle Università, nel Parlamento e nel Paese.

    In particolare, per quanto riguarda il merito del provvedimento preoccupano i seguenti argomenti:

    La limitazione del turnover al 20% delle unità del personale.

    Questo taglio indiscriminato punisce tutti gli Atenei, indipendentemente dal numero di personale dipendente, inoltre toglie le speranze di un’intera generazione di precari, vanificando gran parte del lavoro svolto da essi e degli sforzi prodotti dal sistema per la loro formazione.

    In questo modo si impedisce inoltre uno sviluppo equilibrato del sistema che promuova i giovani migliori, con l’effetto immediato di un ‘incremento delle ore dedicate dai docenti alla didattica, e contemporaneamente una notevole riduzione dei servizi e dell’offerta formativa.

    Il passaggio degli scatti stipendiali di anzianità dei docenti da biennali a triennali non solo riduce gli stipendi (già di gran lunga i più bassi tra i paesi progrediti), ma penalizzerà in particolar modo i più giovani per i quali gli scatti biennali sono più “pesanti” e accentuerà ulteriormente il fenomeno della “fuga dei cervelli”.
    L’attacco alla contrattualizzazione del personale tecnico amministrativo limiterà alcuni diritti fondamentali dei lavoratori, ad esempio nel caso di malattia, e la diminuzione delle risorse ridurrà fortemente il potere di acquisto del personale contrattualizzato già fortemente limitato dai bassi stipendi.
    Il taglio nel prossimo triennio di 500 milioni di euro dal fondo di finanziamento ordinario, già largamente insufficiente, renderà impossibile il normale funzionamento della ricerca e della didattica universitaria.
    La possibilità di trasformazione delle Università in Fondazioni di diritto privato produrrà il trasferimento a titolo gratuito dell’intero patrimonio degli Atenei pubblici in mani private, senza peraltro dare garanzie di miglioramenti strutturali del sistema. Di fatto si introduce per decreto la privatizzazione dell’università con gravissime ricadute, non solo sul trattamento economico e giuridico del personale, ma, fatto più grave, sugli indirizzi in materia di didattica e ricerca e sui livelli di servizi e della vita delle famiglie con una limitazione del diritto allo studio (con un necessario e possibile aumento delle tasse universitarie).
    Il personale ritiene urgente ed indispensabile avviare un dibattito all’interno dell’Università per contrastare la conversione in legge del DL 112/08, coinvolgendo tutto il personale, gli organi accademici e tutte le organizzazioni e istanze rappresentative dell’Università, per ottenere un’unità di intenti che possa consentire di arrivare a decidere le necessarie iniziative di lotta, compreso il rifiuto di svolgere carichi didattici superiori alle richieste di legge, il blocco degli esami, delle sessioni di laurea e delle lezioni. Ritiene indispensabile altresì coinvolgere nel dibattito anche altri soggetti a partire dagli studenti e dalle loro famiglie, i soggetti maggiormente interessati ad un’università di qualità e che potrebbero pagare duramente gli effetti di una destrutturazione del sistema di formazione e ricerca, ma anche le altre categorie di lavoratori pubblici e privati.

    9 luglio 2008

  12. @bombadillo che scrive:
    “Per Colombo: i brocchi sono svegli. Allora, che proponi?”

    Quando arriva il momento di smettere di riflettere e/o di proporre e inizia quello dello scegliere?

    Qui siamo sempre a proporre e a riflettere….
    A cuba nel mentre hanno liberalizzato già i taxi:
    http://mmedia.kataweb.it/video/2515428/cuba-svolta-liberal

    quando arriva l’azione?
    Bisogna aspettare il partito d’azione di untenured?

  13. insorgere ha detto:

    Seguo da parecchio la discussione, anche se non sono mai intervenuto.

    E’ da anni che seguo – a volte con partecipazione diretta – varie iniziative di mobilitazione dei giovani precari universitari e sono giunto alle seguenti conclusioni:

    1. Da soli non possiamo fare nulla. La società e i media non conoscono, non capiscono e non sono interessati a capire la complessa realtà dell’università e non possono fare da cassa di risonanza per le nostre richieste (spesso più che legittime).

    2. Non siamo nelle condizioni di operare di concerto con gli strutturati, siano miseri ricercatori o potenti baroni. Non c’è nulla da fare: i nostri interessi divergono.

    3. Tutte le forme di protesta finora messa in atto: lettere a giornali, petizioni, manifestazioni davanti ai rettorati ecc. non hanno portato a nulla.

    4. In questo momento – e non so per quanto – tutto il sistema universitario (dai docenti, agli amministrativi, agli studenti) rappresenta una bomba pronta ad esplodere.

    Ne concluderei che se si vuole, questo è il momento per agire, ma che agire vuol dire solo una cosa (e lo dice un liberale che queste cose le detesta):

    QUEST’AUTUNNO BISOGNA OKKUPARE, OKKUPARE, OKKUPARE!

    Un’occupazione di più sedi contemporaneamente, coordinata con gli studenti e – se possibile – con le proteste degli amminstrativi, potrebbe suscitare qualche eco. Sopratutto se protratta a lungo nel tempo.
    Certo implica vari rischi, e le carriere di più d’uno di noi rischiano di andarci di mezzo…ma se si vuole lottare come gruppo e non andare avanti ognuno per se, questo ci resta da fare.
    Parallelamente alle occupazioni, e sfruttandone l’impatto, bisognerebbe redigere un testo programmatico, che elenchi problemi e proposte di soluzione (MERITOCRATICA) da inoltrare ai media e ai partiti.

    E mentre lo scrivo io stesso non credo che saremo in grado.
    Non sapete quanto vorrei essere smentito (su un singolo punto o su tutti).

  14. insorgere ha detto:

    p.s. va da sé che una mobilitazione del genere porterebbe con se la certezza di strumentalizzazioni, di estremismi stupidi e di rivendicazioni stravecchie.

    Sarebbe come aprire il vaso di Pandora. Non potremmo controllare le forze scatenate.

    Ma, almeno, così avremmo attenzione.
    In questo paese si ottiene qualcosa solo recando danni alla collettività (i camionisti insegnano). La cosa mi ripugna ma mi pare un dato di fatto indiscutibile.

    un triste saluto

  15. Untenured academic ha detto:

    mi sembra che il post di insorgere sia uno dei più sensati e condivisibili scritti negli ultimi tempi..

    ci vogliono far fuori? Noi venderemo cara la pelle, tanto andiamo oltre confine e le vie dell’esilio ci assicureranno il salvataggio.

  16. cervantes ha detto:

    Blocco delle Università tramite una occupazione duratura. Sono perfettamente d’ accordo. Le strumentalizzazioni politiche vanno sicuramente messe nel conto, saranno immediate e volte a demolire le nostre richieste ma saperlo in anticipo ci serva al momento opportuno. Noi non stiamo facendo una questione politica ma di difesa del nostro diritto a un futuro.

    Il documento programmatico contenente problemi e possibili soluzioni è fondamentale in modo da rendere immediatamente comprensibili e divulgabili le nostre istanze.

    Le conseguenze di tutto ciò non sono prevedibili (potrebbero anche non darci ascolto nonostante tutto) e bisogna essere pronti a temere soprattutto coloro che il fucile alla schiena ce lo puntano direttamente, ovvero i nostri baroni di turno (ognuno ha il suo) che sono il pericolo immediato per noi e che non ci daranno appoggio.
    La cosa grave e intollerabile è infatti che non dobbiamo temere solo o soprattutto le azioni dei Ministri di turno ma piuttosto quelle dei nostri capi su di noi che spesso per i loro interessi non tutelano alcuna nostra esigenza, avvallando nei fatti le azioni governative. D’ altronde perchè compariamo per ora con pseudonimi se non anche per questo motivo ?

  17. Colombo da Priverno ha detto:

    Bombadillo, l’ho sempre detto cosa propongo, e lo sai bene, perchè hai fatto anche tu delle osservazioni critiche in proposito.

    Blocchiamo tutto per un tempo ragionevole (non so, una settimana, due) a fare in modo che tutti si accorgano di noi, e del problema.

    Senza paura delle reazioni screditanti immediate che avremo dalla stampa di regime. La gente ragiona a poco a poco.

    Bisogna fare un’alleanza con tutti i movimenti rappresentativi della ricerca strutturata e non, e bloccare tutto. Deve essere una cosa di ampio raggio e dovremmo cercare l’adesione dei movimenti degli strutturati.

    1050 contro 500, come dice Leo. Questo è l’emblema dell’affare che abbiamo fatto scambiando Mussi con la Gelmini.

    Anzi, ti correggo, Leo: 2100 contro 500. Perchè c’erano anche i cofinanziati 2009.

    @ carlo: non rispondere alle proposte con gli attacchi personali, è un’arma vecchia e poco persuasiva. Io cerco strumenti per sbloccare la situazione, senza portare l’acqua a nessun mulino.

    Oltretutto, nella banalità della tua osservazione, sbagli pure ovbbiettivo: io col PD (cioè con l’ala sinistra di Berlusconi) non ho proprio nulla, nulla a che fare.

  18. antgri ha detto:

    un silenzio imbarazzante… davvero siamo diventati così… piccoli.piccoli, da non avere la capacità di indignarci?

  19. Bombadillo ha detto:

    Caro Colombo, quello che ti chiedevo è COME bloccare tutto. Con lo sciopero, infatti, è impossibile (perchè ci sostituirebbero all’istante), a meno che non si uniscano i prof.: e quindi è impossibile tout court.

    Rimane l’idea dell’occupazione avanzata da insorgere.
    E’ suggestiva. Ma forse inapplicabile per mancanza di forze.
    A meno che…aspetta, mi viene un’idea mentre scrivo. Dovremmo far convergere tutte le forze su di una unica Università, immancabilmente la Sapienza di Roma, e bloccarla per una settimana cruciale (ad es, a novembre). Diciamo che in non romani si prenderanno una settimana di “vacanze romane”.

    Per r.i.: caro, ma vedi che, per me, il punto principale è proprio l’azione; solo che bisogna prima decidere come agire; ci voglione le proposte e poi si deve votare una proposta condivisa. Per questo, lo ribadisco, ci vuole l’associazione: appunto per passare dalla discusisone, e dalla proposizione, all’azione.

  20. Untenured academic ha detto:

    Bombadillo ma sei certo che fare l’associazione ora abbia senso? Entriamo in una fase movimentista e presentarsi come associazione ci farebbe apparire come un gruppo separato, soprattutto agli occhi degli studenti, che sono quelli che devono “fare il movimento”.

  21. Colombo da Priverno ha detto:

    Bombadillo, l’occupazione della sapienza è un’idea brillante ma la vedo un po’ sopra le righe.

    Ma ci si può ragionare.

    Meglio sarebbe bloccare tutti gli atenei d’accordo con gli strutturati.

    Quello che non capisco, a tal proposito, è la tua aprioristica negazione della possibilità di accordo con gli strutturati per bloccare tutto.

    Inviterei i vertici della RNRP ad avviare qualche consultazione diplomatica in proposito, ed a riferirci sugli esiti.

  22. Bombadillo ha detto:

    Caro u.a., mi sbaglierò, ma, secondo me, confondendo le acque non otteniamo nulla.
    Io, cioè, punterei ad una manifestazione dei soli r.p.
    ..che vogliono gli studenti (che per altro scipoperano solo se lo “ordinano” i loro referenti) ? ..possono volere quello che vogliamo noi?
    ..tu quando eri studente ti saresti battuto perchè il reclutamento dei docenti universitario fosse fatto con regole che garantissero il merito?
    La nostra richiesta, infatti -almeno secondo me -, deve essere solo quella: non perchè sia l’unica giusta, ma perchè è l’unica avverso alla quale non si può ribattere nulla.
    Cosa dovrebbero ribattere: noi vogliamo mantenere il potere di mettere chi ci pare e piace, a prescindere dal merito!?

    L’importante è che il messagio sia chiaro, e che sia condivisibile dalla gente, che mediamente NON VUOLE DARE RISORSE A NESSUNO!

    Quindi, è meglio chiedere solo spazio al merito, così avremo tutti dalla nostra parte.
    Blocchiamo davvero la Sapienza (guarda: anche solo Giurisprudenza),
    per protestare contro il fatto che non si sono volute cambiare le regole di reclutamento, per continuare al a fare il solito ……

    Meglio una cosa piccola – ovverosia bloccare una sola facoltà simbolica – e ben riuscita, che una grande, però, ineffettiva.
    Vedrai che saranno tutti con noi.
    Ma chi la decide sta cosa, se non l’associazione?

  23. Untenured academic ha detto:

    io occuperei la Sapienza anche domani..

    detto questo, per semplificare gli studenti si batteranno contro le Fondazioni e la privatizzazione delle università; noi r.p. contro il blocco del turn over; gli strutturati contro i tagli stipendiali. Tutti insieme contro la riduzione dei fondi pubblici all’università.

    Ricordi lo slogan “studenti operai disoccupati vinceremo..”

    diventerà “studenti precari strutturati vinceremo organizzati”

  24. insorgere ha detto:

    gli studenti sono la massa di manovra necessaria.

    sono convinto che ora tutte le componenti del mondo universitario siano in crisi e al contempo sono convinto che possiamo trovare punti di contatto con studenti e amministrativi.
    se si vuole far kasino per avere attenzione non bisogna soffermarsi su specifiche rivendicazione di merito che ci separino dagli altri gruppi, ma concentrare l’attenzione su ciò che ci unisce.
    degli studenti abbiamo bisogno, senza non combiniamo nulla: dubito che da soli riusciremmo a occupare anche un solo dipartimento….

    tra l’altro, l’uscita dal parlamento delle sinistre, in qusto contesto giova assai a chi ha in mente di promuovere un’azione di tipo movimentista.

    detto tutto questo: sono certo che non concluderemo nulla.
    provo simpatia per i colleghi che scrivono sul forum e per i loro sforzi ma è a mio avviso evidente che siamo chiacchieroni buoni a nulla.

    se qualcosa si farà sarà fuori di qui.

    INSORGERE, RISORGERE!

  25. Untenured academic ha detto:

    @ insorgere dopo aver sentito “brocchi” dall’ineffabile Colombo da Priverno ora tu ci da dei “chiacchieroni”.. un pò di rispetto!

  26. gwin ha detto:

    Anche secondo me si rischiano solo tante chiacchiere, gli sforzi e le idee ora dovrebbero concentrarsi su come e quando muoversi: si potrebbe intanto preparare un bel volantino da fare girare, da appendere nelle università e nei dipartimenti, per raccogliere adesioni ma anche cominciare a definire date e modalità dell”agitazione”, che ovviamente dovrebbe coinvolgere diverse date nei più svariati atenei, magari in occasione dell’apertura del nuovo anno accademico. In realtà c’è tanta gente ferma in attesa del via, più di quanta si pensi.
    Ci riescono tutti, camionisti, allevatori, commercianti, perchè noi no….siamo così senza palle come ormai tutti ci vedono da fuori? Perchè i nostri colleghi d’oltralpe riescono a farsi sentire unendosi ed a raggiungere lo scopo?

    La cosa più difficile sarà superare gli individualismi e raggiungere un obiettivo comune che vada al di là delle situazioni o precariati singoli. Il male comune è l’attacco mirato e continuo al nostro sistema di istruzione, alle università, occorre un riscatto della figura del docente e del ricercatore altrimenti scompariremo noi, la scuola pubblica e tutto quello che ci sta attorno, noi giovani compresi.

  27. LucaS ha detto:

    Consiglio la lettura di questo articolo apparso sul quotidiano on-line l’Occidentale, vicino al PdL:

    http://www.loccidentale.it/articolo/cari+professori,+%C3%A8+inutile+che+vi+lamentate.+all'universit%C3%A0+serve+il+sacrificio+di+tutti.0054458

    in particolare:

    “Subiremo tutti le conseguenze di questi tagli e di queste riduzioni. Lo subiranno soprattutto quei giovani studiosi che continueranno ad andarsene dall’Italia per poter continuare a studiare e a fare ricerca. Ma forse questi anni di sacrifici (nostri) prepareranno la strada a una nuova generazione che potrà forse godere di un clima economico risanato, o quantomeno meno disastrato di quello che ci hanno lasciato in eredità trent’anni di malgoverno falsamente assistenzialista. “

  28. Bombadillo ha detto:

    Cari, come vedete ognuno di noi ha una proposta di azione diversa.
    Se non abbiamo una lista di soci – non segreta, ma pubblica! – che vota sulla linea che preferisce, come facciamo a decidere?
    In più, la “massa degli studenti” non è strumentalizzabile certo da noi, ma, a limite, dalla politica, mentre – a mio modesto avviso – più manteniamo le nostre attività politicamente neutre, meglio è.

    E comuque quanta gente ci vuole per occupare la facoltà di giurisprudenza della Sapienza per una settimana? Cento persone? Quanti ingresi ci sono? Non c’è nessuno di Roma? Ovviamente, si potrebbe fare anche una Facoltà diversa, o un’altra Università. Ma il potere politico è a Roma, e le leggi le studiano i giuristi…

  29. antgri ha detto:

    SI taglia anche in tema di ACCESSIBILITA’ del WEB!!!

    Dopo il 2004, quando fummo i primi a legiferare in materia, conferendo dignità alle persone diversamente abili anche nella Rete, si assiste allo sfascio di una istituzione, che garantiva informazione e servizi in merito.

    Il CNIPA si riorganizza, e cadono teste e rami della struttura…
    Una prova= basti guardare cosa c’è al posto del sito http://www.italia.gov.it/

    Ho scritto qualcos ain più su un mio post
    http://antoniogrillo.wordpress.com/2008/07/11/italia-dietro-front-su-accessibilita/

  30. @insorgere

    si ok x un unione con studenti e amministrativi….

    ma che non sia strumentale….

    il rischio è di usare quelle due categorie dietro i rispettivi slogan di:
    meno tasse universitarie per tutti e contratto indeterminato per tutti….

    L’università e la ricerca hanno bisogno di una riforma che va oltre questi (seppur importanti) temi….
    Deve passare per i modelli accademici europei….

    Se non capiamo/accettiamo questo, non cambierà mai niente.

  31. carbonaro ha detto:

    penso che tutto riuscirebbe molto meglio se riuscissimo a sensibilizzare sulle ragioni della protesta (che come molti hanno già notato coinvolgono trasversalmente tutte le categorie della docenza, oltre a noi) persone dotate all’interno dell’università di una certa autorevolezza (dunque gli strutturati): noi precari siamo sempre l’ultima ruota del carro, e se facciamo da soli il tutto rischia di ridursi a una jaquerie che può essere facilmente repressa dalle classi dirigenti rinserrandosi nei loro quartieri alti.

    Detto in parole povere: lo sciopero della didattica e degli esami (lì sì che siamo quasi insostituibili) secondo me va coordinato e concertato coi professori.

  32. carbonaro ha detto:

    sulla questione dell’associazione: è il primo passo necessario, occorre capire come fare a votare sulle proposte, forse potremmo istituire una sorta di sondaggio, che sul internet è più facile da predisporre (può votare solo chi manda la mail di iscrizione ad ario coi suoi dati, che dite?)

  33. carbonaro ha detto:

    come al solito l’unico punto di riferimento è il nostro “granpa” President

    Unità: Il Presidente e i ricercatori
    11-07-2008
    Pietro Greco

    Rita Levi Montalcini, insieme a un gruppo di ricercatori e di operatori del mondo della scienza (tra cui chi scrive) sono stati ricevuti mercoledì, al Quirinale, dal Capo dello Stato. Erano portatori di due diversi appelli, sottoscritti a cavallo delle elezioni politiche da alcune migliaia di ricercatori di tutta Italia.
    L’iniziativa, grazie alla sensibilità del Presidente della Repubblica, rompe un assordante silenzio intorno ai temi della ricerca scientifica nel nostro Paese che dura da troppi mesi e avviluppa sia il governo e le forze politiche, che il mondo del lavoro e l’opinione pubblica.
    In estrema sintesi i rappresentanti del mondo scientifico hanno sottolineato a Giorgio Napolitano almeno tre punti su cui il paese per intero – il governo, il Parlamento e le forze politiche; ma anche gli imprenditori, i sindacati e l’opinione pubblica – dovrebbe accendere l’attenzione. Pena: un declino economico, ambientale e civile sempre più accentuato dell’Italia.
    Il primo punto riguarda il valore strategico della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica. Il mondo ci crede sempre più e lo dimostra coi fatti (mai come oggi gli investimenti dell’intero pianeta in questi due settori sono stati così alti). L’Italia ci crede sempre meno e (ahimé) lo dimostra coi fatti: mai gli investimenti italiani in questi due settori sono stati così distanti dal resto del pianeta (investiamo meno della metà della media mondiale). Ciò ha delle conseguenze. Alcune tangibili. Anzi tangibilissime. A causa di questa scarsa fiducia nella conoscenza, il nostro sistema produttivo è sempre meno competitivo, chiede lavoro sempre meno qualificato e, dunque, paga stipendi ai sui lavoratori sempre più distanti da quelli del resto d’Europa. Non è possibile migliorare né la capacità di sviluppo (sia in termini di crescita, sia in termini di sostenibilità ambientale) né la qualità del lavoro in Italia (sia in termini di lotta al precariato, sia di remunerazioni) se non si affronta, coi fatti, questo nodo. La Germania di recente ha investito 3 miliardi di euro solo per aumentare i suoi centri di eccellenza in ricerca e alta educazione. La Francia investirà 5 miliardi di euro per la riforma del suo sistema di ricerca (peraltro molto contestata). Noi, pur partendo da alcuni gradini più in basso, invece di aumentare le risorse, continuiamo a tagliarle. Questo non è sostenibile né per l’economia del paese, né per la qualità del lavoro, né per la qualità dell’ambiente. E neppure la qualità sociale.
    Il secondo punto rappresentato al capo dello Stato è il valore strategico della ricerca pubblica e della ricerca cosiddetta di base o, comunque, mossa dalla curiosità. La scienza disinteressata, che non ha obiettivi immediati se non l’aumento della conoscenza, non ha solo un valore culturale in sé (e non sarebbe certo poca cosa), ma è il volano che mette in moto, in tempi differenziati, la lunga catena delle applicazioni pratiche. E quindi dell’economia. Non illudiamoci, non avremo mai le seconde se non avremo anche una forte ricerca di base. Da questo punto di vista siamo fortunati. Perché la nostra comunità scientifica può contare, per usare le parole di Rita Levi Montalcini, su un “capitale umano”, magari piccolo rispetto ad altri in termini quantitativi, ma di valore assoluto in termini qualitativi. Dobbiamo preservare questa ricchezza. E, anzi, farne la leva per costruire anche in Italia un’economia e una società democratiche della conoscenza.
    Questi due punti sembrano chiedere – e lo chiedono – più risorse. Ma l’altro giorno il gruppo di scienziati ha sottoposto all’attenzione del Presidente della Repubblica anche un terzo punto, relativo alla qualità degli investimenti in ricerca. Occorre creare, con urgenza, di meccanismi efficienti di assegnazione dei fondi per la ricerca che premino solo e unicamente il merito, secondo le procedure consolidate a livello internazionale.
    Giorgio Napolitano ha ascoltato con grande attenzione le analisi e le proposte degli scienziati, mostrando, ancora una volta, di essere un alto punto di riferimento istituzionale. E ha sottolineato, a sua volta, altri punti decisivi. Ha rilevato come la politica della ricerca in Italia debba essere sempre pensata in termini europei. Non si tratta solo di raggiungere i medesimi standard quantitativi e qualitativi del resto dell’Unione. Si tratta soprattutto di entrare in sintonia con il resto d’Europa. Di pensarci come componente della cultura scientifica europea.
    La Presidenza della Repubblica, naturalmente, non ha un ruolo diretto nella politica della ricerca. Ma Giorgio Napolitano è entrato anche in alcune questioni di merito. Ricordando, certo, che il Paese ha problemi di bilancio, derivanti dalla enormità del debito pubblico. Ma che i pur necessari tagli alla spesa pubblica possono e devono essere selettivi. E uno dei settori strategici in cui gli investimenti pubblici non devono diminuire, bensì aumentare – pur nel quadro di una rigorosa politica di bilancio – è proprio la ricerca. Per tutte le ragioni esposte dagli scienziati.
    In definitiva, il Presidente della Repubblica ha riconosciuto che i temi sollevati dalla comunità scientifica non sono né contingenti, né settoriali: ma hanno un carattere generale. Sono tra i fattori cruciali (forse sono il fattore più cruciale) per il futuro del paese. Lui non solo ne ha consapevolezza. Ma userà fino in fondo tutto il suo potere di persuasione verso chi – governo e forze politiche, organizzazioni economiche e opinione pubblica – ha invece il potere di realizzare. Sapendo, però, che in questo momento pochi nel nostro Paese sono disponibili a lasciarsi persuadere dalla forza della ragione. Anche quando in ballo c’è il futuro del Paese

  34. insorgere ha detto:

    @ bombadillo
    come si fa a essere politicamente neutri?
    la questione dell’organizzazione dei saperi e della loro trasmissioni è questione politica.
    Se ci trinceriamo dietro l’idea di rivendicazioni tecnico-corporative (concorsi meritocratici ecc.), peraltro giuste, non otterremo mai nulla.

    A mio avviso è in gioco una battaglia politica che riguarda la centralità del sapere (dei saperi) nella società contemporanea e le forme della loro elaborazione e fruizione pubblica.

    PEr quanto riguarda la possibilità di gestire da soli un’occupazione, faccio presente che se – per dire – occupassimo giurisprudenza a roma dovremmo vedercela coi fascisti (oops non si chiamano più così?!). Saremmo in grado di tenerla o verremo sbattuti fuori a calci.

    Per un’azione di forza, ci vuole la forza e la disponibilità a rischiare.

    Se agiamo da soli, ci troveremo contro gli studenti che vogliono fare gli esami e laurearsi, i docenti e la politica. Per questo dobbiamo agire di concerto con quei gruppi coi quali si può trovare un’intesa.

    Intesa che, a mio avviso, non si può trovare con gli strutturati perché i nostri interessi sono assolutamente divergenti. Se avessero a cuore noi giovani precari non bandirebbero tutti quei concorsi da ordinario e da associato, non promuoverebbero capre per anzianità ecc.

    detto questo, concordo con la proposta di un’associazione in cui sia possibile contarsi e votare per decidere.

  35. insorgere ha detto:

    @ rivoluzione
    sono in linea di principio daccordo con te. Non sai quanto vorrei che qui funzionasse come in inghilterra.
    personalmente credo che l’università dovrebbe costare di più (con più borse di studio), che di atenei dovrebbero essercene meno, che gli scatti di anzianità andrebbero sostituiti con premi al merito ecc.

    ma tutto questo viene dopo.

    Ora bisogna riportare la questione dell’università al centro della scena politica e mediatica.

    Dopo potremo parlare, forse verremo strumentalizzati (anzi di sicuro). Ma almeno avremo sollevato la questione e fatto presente alla politica che basta poco per far saltare tutto. A quel punto saranno più attenti. E’ stato così in passato.

  36. Carlo ha detto:

    è inutile che ci scaldiamo: a ottobre ci sarà comunque l’occupazione; solo che noi staremo, come al solito, a guardare… 😉

  37. Carlo ha detto:

    Smile nel testo.

  38. @insorgere che dice:

    “Non sai quanto vorrei che qui funzionasse come in inghilterra. […] ma tutto questo viene dopo.”

    La senti che questa frase nn suona?
    C’è un qualche cosa che stride….

    Nuovi volti soliti errori…

  39. Carlo ha detto:

    Ricordate qual è il nome della rivista web gemella (o sorella minore) di lavoce.info?
    Fondata solo quest’anno, ospita una sezione dedicata a Ricerca e Università…

  40. France ha detto:

    @Colombo: qui mi dicono chge se Clinton avesse fatto ministra la Lewinsky sarebbe in viggio per Nettuno, su per giu’.
    @tutti: quanti di voi hanno un contratto in scadenza? Quanti rimarranno disoccupati? So che siete abbastanza: ricordate che senza stipendio non e’ lavoro, e’ schiavitu’. Recuperate la vostra dignita’: chi puo’ fugga. Chi non puo’, insorga.

  41. France ha detto:

    Sara’ che e’ luglio.
    Sara’ che e’ domenica.
    Sara’ il fuso orario.
    Sara’ il caldo.
    Sara’ anche il caso di fare qualcosa?

  42. Bombadillo ha detto:

    France scrive: “ricordate che senza stipendio non è lavoro, è schiavitù”
    ..ma che scrivi France? Non è schiavitù, è passione autentica per la ricerca.
    Anzi, vergogna a te, che se la pensi così dimostri di essere un becero mercenario.

    Ma passiamo ad altro….

    per Insorgere: se la buttiamo in politica dobbiamo avere un referente politico, e quale sarebbe? Nel momento in cui tu lo esplicitassi, perderemmo tutti coloro che in quel partito non si riconoscono, o no?
    E’ per questo che bisogna farne una questione tecnica, e non politica. D’altronde, io sono davvero convinto che il vero male dell’Università italiana è che non si da spazio al merito. E il merito non ha un partito di riferimento.
    Nessuno ci considera perchè, dopo tutti gi scandali che ci sono stati, la gente ci disprezza, proprio perchè ha l’immagine di una Università dove i migliori vengono penalizzati, a ventaggio dei giochi dei potenti.
    Ripartiamo dal merito!

    Per Colombo: mi sbaglierò, ma la mia non è una posizione aprioristica, è un convincimento che nasce da una frequentazione del mondo accademico che, a meno di una particolarissima coincidenza, è molto, ma molto, più lunga e intima della tua.
    I vecchi ordinari (baroni se preferisci) non sciopereranno mai. Questo mi induce a pensare che non sciopereranno gli associati, e i ricercatori.

    Per tutti: l’occupazione potremmo organizzarla in anticipo, con il benestare delle associaizoni studentesche. Ma senza diluire il nostro messaggio con rivendicazioni ulteriori.

    Il messaggio dovrebbe essere:
    gli attuali concorsi universitari non garantiscono il merito perchè consentono all’ordinario che ha chiesto, è ottenuto, che il posto fosse messo a concorso, di poter scegliere a chi assegnarlo. Togliamo questo potere agli ordinari, che in molti casi hanno dimostrato di non saperlo gestire al meglio, e diamo finalmente spazio al merito.

    In fine, per carbonaro: caro amico, ma tu sei porprio sicuro che troverai anche solo un ordinario, che non sia di area scientifica, pronto a sottoscrivere la suesposta richiesta?
    Non hai fatto caso che hanno firmato (la petizione) pochissimi ordinari, e i pochi che lo hanno fatto, erano, appunto, di area scientifica?
    D’altronde, anche Mussi è un matematico.

    Gli ordinari – tranne poche mosche bianche – non ci pensano proprio a rinunciare al potere di “piazzare” le loro persone all’Università: sia che si tratti, in modo disinteressato, di persone SOLO brave e meritevoli, come noi tutti ci auguriamo sia sempre, sia che si tratti di persone che, immeritevoli (attenzione: ma anche meritevoli!!!), hanno dovuto pagare quel posto in qualsiasi modo: dai rapporti sessuali, ai soldi; dal lavoro non dovuto e completamente al di fuori dalla normale collaborazione tra allievo-maestro, ai contro-favori sempre nel settore pubblico; dagli incarichi professionali, al credito con l’altro “barone” che è il padre/zio/suocero (anche solo in pectore: l’Univesità è piena di fidanzati di) di quello per cui il posto è stato messo a concorso.

    Gli ordinari potremmo coinvolgerli (ma mai con uno sciopero) solo nel richiedere più risorse. Ma secondo me il punto fondamentale non è più risorse, ma più merito.

    In ogni caso buona notte a tutti, perfino a quel becero mercenario di France.

  43. insorgere ha detto:

    @ BOMBADILLO
    caro, secondo me confondi politico con partitico, ma non voglio polemizzare capisco le tue ragioni.

    daccordo sulla tua proposta di piattaforma, anche se io allargherei un po’, rivendicando ad esempio la centralità dell’univsersità nelle società moderne, e non legando il discorso alla mera questione (pur importantissima) dei concorsi.

    infine una noticina: mussi è laureato in filosofia, dunque filosofo non matematico.

    cerchiamo di dar forma a un progetto di occupazione e di rivendicazione di principi!

  44. Colombo da Priverno ha detto:

    Caro Bombadillo, tu scrivi:

    “un convincimento che nasce da una frequentazione del mondo accademico che, a meno di una particolarissima coincidenza, è molto, ma molto, più lunga e intima della tua”

    Me la spieghi? Soprattutto la frase “a meno di una particolarissima coincidenza”.

    Ho l’impressione netta he tu pensi di aver individuato Colombo da Priverno, ma commettendo un error in persona.

  45. Colombo da Priverno ha detto:

    P.S. senza farmi identificare..anche se ho dubbi che tu ci abbia preso, io, purtroppo, faccio parte dei vecchi come te…

  46. Lilly ha detto:

    Sul Giornale di Sicilia di ieri 13/7/08 ho letto un bell’articolo del Prof.re Cardinale, preside della facoltà di Medicina dell’Università di Palermo, dal titolo: Ricerca,eterna Cenerentola e lo stato taglia 500 milioni. Vi scrivo qualche stralcio: <>. L’articolo continua (è molto lungo) soffermandosi tra l’altro sulle differnze in termini di investimento per le Università tra l’Italia e gli altri paesi industrializzati, sull’importanza di un sistema di scelta meritocratico basato sul metodo della peer-review e si conclude
    con l’auspicio di <>.

  47. Lilly ha detto:

    Non compare ciò che era scritto tra le virgolette. Lo sto riscrivendo!

  48. Lilly ha detto:

    Ecco gli stralci dall’articolo del Prof. Cardinale, comparso ieri sul Giornale di Sicilia, che avevo inserito tra le virgolette nel post precedente:
    La solitudine della ricerca. Questa espressione nasce spontanea per un parallelismo, significativo, ma intriso di mestizia. Paolo Giordano- giovane dottorando di ricerca in Fisica- ha vinto il premio Strega con il suo libro d’ esordio La solitudine dei numeri primi. Nello stesso giorno la CRUI ha lanciato un grido di allarme sulla situazione degli ateni nel nostro paese. La ricerca scientifica e l’alta formazione rischiano di soffocare a causa della nuova Finanziaria, se dovesse passare in Parlamento così come è stata proposta. Il nostro è un singolare paese dove un giovane ricercatore per divenire famoso deve dedicarsi alla nattarativa. Il vincitore ha dichiarato di non essere sicuro di voler fare lo scrittore, mentre è deciso a continuare ad impegnarsi negli studi e negli esperimenti universitari. Il dottorato è l’ultimo anello della catena della formazone accademica. ma, conseguito il titolo, Giordano riuscirà a divenire con le attuali corazze restritive ricercatore o docente?
    Per le Universiutà è prevista, infatti, una drastica riduzione-500 milioni di euro in tre anni- del fondo di finanziamento ordinario destinato a stipendi, manutenzione, amministrazione; inoltre vi è l’intendimento di limitare fino al 2012 il turn-over dei pensionamenti: per ogni 5 pensionamenti si potrà fare solo un’assunzione. La funzionalità scientifica e didattica verrà dannegiata e le prime vittime saranno i giovani ricercatori, le cui possibilià di ingresso nel sistema universitario verranno drasticamente ridotte. Per quanto riguarda la ricerca scientifica cospicui fondi sono già stati sottratti per destinarli ai camionisti e all’Alitalia. Forse il paese non valuta compiutamente l’importanza della ricerca ed il suo valore per la prosperità sociale ed economica di una nazione. Nella nostra società la ricerca scientifica, vera e propria Cenerentola, soffre di un’immagine pallida aggraveta da disattenzione. Un agnosticismo nei confronti della scienza, in quanto si considera la spesa per la ricerca una sovvenzione e non un investimento………..
    …… dare ai giovani una tenace speranza. In caso contrario si realizzerà la previsione di Leonardo Sciascia: Andremo sempre più a fondo, senza mai toccare il fondo.

  49. Colombo da Priverno ha detto:

    Ottimo l’articolo scovato da Lilly.

    ANCHE PERCHE’ FA VEDERE L’ESASPERAZIONE PROGRESSIVA DEGLI STRUTTURATI.

    Anche se è ancora ovattato di diplomazia: “Forse il paese non valuta compiutamente l’importanza della ricerca ed il suo valore per la prosperità sociale ed economica di una nazione. Nella nostra società la ricerca scientifica, vera e propria Cenerentola, soffre di un’immagine pallida aggravata da disattenzione”

    Io invece penso che il governo in carica sappia quale è la profonda valenza di sviluppo e maturità d’un popolo che la ricerca promuove. Lo sappia benissimo.

    E allora perchè la distrugge?

    Non basta la constatazione che in media (per carità, in media) gli elettori di centro-destra hanno un livello culturale seriamente più basso?

  50. France ha detto:

    @Bombadillo: pur non avendo letto la necessaria dicitura “ATTENZIONE, IL :SEGUENTE MESSAGGIO CONTIENE IRONIA:MANEGGIARE CON CURA”, ritengo che “becero mercenario” volesse essere un ironico epiteto. Hai purtroppo, e tanto, ragione: con lo specchietto del “sacro fuoco”, ho lavorato gratis per ANNI. E mi sarebbe bastato levare le tende in tempo, invece che in ritardo, per essere trattato come ragionevolmente, dignitosamente, PhD students e post-doc sono trattati al di la’ delle Alpi. Siccome i soldi calano, rispetto ai gia’ magri anni 2000, sarbbe bene che consideraste la prospettiva di non vedere stipendi ne’ fondi per lunghi anni….

  51. 10annidiprecariato ha detto:

    qualcuno ha notize dei prin? oggi c’era grande fibrillazione all’università?

  52. arioprecario ha detto:

    nessuna notizia dei prin…

    per conoscenza, da napoli

    Documento approvato dall’Assemblea Generale dei lavoratori e degli studenti degli Atenei napoletani indetta dalle OO.SS. Flc Cgil – Cisl Università – Uil PA.UR. svoltasi il giorno 14 luglio 2008 presso il Complesso universitario di Monte S. Angelo.

    I docenti, ricercatori, tecnici amministrativi e gli studenti riuniti in assemblea lunedì 14 luglio 2007 giudicano il Decreto Legge n. 112 come un violento attacco alla qualità del lavoro e del sistema pubblico della conoscenza, ai salari, alle prospettive di reclutamento e di carriera. La trasformazione delle Università in fondazioni di diritto privato, la limitazione del turn over al 20% sulle unità di personale, il taglio indiscriminato di 500 milioni di euro in tre anni al FFO, la trasformazione degli scatti biennali in scatti triennali a parità di importo, i tagli e le limitazione alla contrattazione integrativa e alle piante organiche, sono espressione di una politica che incide direttamente sulle retribuzioni, sugli assetti istituzionali, sulla natura di soggetto pubblico dell’Università italiana e mette decisamente in discussione l’autonomia universitaria e la qualità dei suoi servizi mirando in maniera sempre più esplicita e accelerata alla privatizzazione del sistema.
    Le ricadute immediate di queste scelte saranno inevitabilmente l’innalzamento delle tasse d’iscrizione universitarie e il progressivo degrado dei servizi offerti agli studenti, già oggi fortemente sottodimensionati rispetto alle reali esigenze. Viene in buona sostanza delineandosi la progressiva ritirata dello Stato e del pubblico dalla gestione dei sistemi della conoscenza in Italia e si configurano un violento attacco ai salari dei “fannulloni” della pubblica amministrazione, ed un attacco alla qualità del lavoro attraverso politiche che incentivano ulteriormente il ricorso al lavoro precario.
    Come al solito, il prezzo più pesante delle scelte del governo lo pagano gli studenti, i lavoratori precari, i ricercatori, il personale tecnico amministrativo, le loro famiglie.

    L’assemblea delibera:
    – la partecipazione all’assemblea nazionale indetta per il 22 luglio dalle OO.SS. e dalle associazioni della docenza;
    – l’adesione alla giornata nazionale di protesta alla quale sono chiamate tutte le Università italiane, promossa dal Senato Accademico della Sapienza di Roma,
    – l’astensione da parte di tutti i lavoratori, strutturati e non strutturati, da ogni forma di collaborazione non obbligatoria e dallo svolgimento di incarichi e mansioni diverse da quelle richieste per legge o stabilite dal proprio contratto, individuale o collettivo, di riferimento,
    – l’astensione a tempo indeterminato dei docenti e ricercatori dalla partecipazione a organi collegiali quali Consigli di Dipartimento, Consigli di Corso di Studi e Consigli di Facoltà e il ritiro della propria disponibilità a ricoprire incarichi didattici per il prossimo Anno Accademico, non presentando la domanda di affidamento (ovvero ritirandola laddove sia già stata presentata).

    L’assemblea chiede:
    – ai Rettori delle Università campane e agli organi universitari di deliberare contro il decreto e di individuare forme di pressione e di intervento idonee al suo ritiro
    – a tutte le forze politiche, istituzionali e civili di prendere una posizione pubblica contro il decreto

    L’assemblea ritiene:
    – che in caso di approvazione del decreto debba prendere avvio una ancor più ampia mobilitazione che giunga ad iniziative di astensione e blocco delle attività degli Atenei fino al pieno ritiro delle norme.

  53. Colombo da Priverno ha detto:

    France, Tu non sei certo un becero mercenario. Pretendere che al proprio lavoro fatto con passione e coscienza CONSEGUA il giusto e doveroso compenso è ben diverso dal fare le cose “per soldi” (anche quello, peraltro, è un diritto).

    Delittuoso è, invece, non pagre il lavoro degli altri.

    E il sacro fuoco, per quanto nobile, non deve trasformarsi nell’essere vittime felici di ingiustizie. Quantomeno nell’essere vittime infelici…

  54. Untenured academic ha detto:

    Bollettino concorsi, posti banditi al 15/7/08:

    – 512 ordinario (33%)
    – 878 associato (56%)
    – 168 ricercatore (11%)

  55. arioprecario ha detto:

    I contenuti del Decreto-Legge 112/08:

    limitazione al 20 % del turn over, per gli anni 2009-2011, del personale docente e tecnico-amministrativo, dopo due anni di blocco dei concorsi;
    ulteriori drammatici tagli al Finanziamento pubblico dell’Università;
    la prospettiva della privatizzazione degli Atenei attraverso la loro trasformazione in Fondazioni;
    taglio delle retribuzioni dei docenti e del personale tecnico e amministrativo
    determineranno la scomparsa in breve tempo dell’Università italiana, come sistema pubblico nazionale, previsto e tutelato dalla Costituzione, il cui mantenimento deve essere a carico dello Stato e non a carico degli studenti e delle loro famiglie.
    E saranno soprattutto gli studenti ad essere danneggiati perché non sarà più garantita una offerta formativa di qualità, che può essere fornita solo da Atenei in cui i docenti possano svolgere – inscindibilmente – ricerca e didattica di alto livello.

    Il blocco del turn over, riducendo drasticamente il numero dei docenti in ruolo, impedisce il necessario ricambio generazionale, aggravando ulteriormente il problema del precariato, e non consente il giusto riconoscimento del merito a quanti operano nell’Università.

    Il mondo universitario e il Paese non possono accettare che venga smantellata l’Università pubblica, che invece va riformata e rilanciata nel suo ruolo – riconosciuto a parole da tutti – di promotrice dello sviluppo culturale ed economico nazionale.

    L’Università non intende sottrarsi a qualsiasi tipo di valutazione che porti alla valorizzazione del merito, alla esaltazione dei risultati e all’ulteriore miglioramento del Sistema.

    Per rilanciare il Sistema Universitario Nazionale é tuttavia indispensabile prevedere:

    maggiori finanziamenti per l’Alta formazione e la Ricerca pubbliche, adeguandoli agli standard internazionali, allo scopo di consentire a tutti i docenti di svolgere adeguatamente le loro attività di ricerca e di insegnamento;
    maggiori risorse per un reale diritto allo studio;
    la riforma dell’Organizzazione del Sistema Universitario Nazionale;
    il superamento dell’inaccettabile fenomeno del precariato, attraverso
    procedure di reclutamento che premino il merito;
    la riforma del dottorato di ricerca, quale terzo livello dell’Istruzione universitaria, qualificandone l’accesso e il percorso formativo;
    la riforma della docenza, distinguendo nettamente il reclutamento dall’avanzamento di carriera, prevedendo per i neo-assunti una retribuzione più elevata e una reale autonomia scientifica, anche al fine di arginare la “fuga dei cervelli”.
    Per impedire la demolizione del Sistema Universitario pubblico è proclamato lo stato di agitazione.
    In tutti gli Atenei saranno promosse Assemblee Generali per discutere sui contenuti, il significato e gli effetti dei provvedimenti governativi e sulle più adeguate iniziative di mobilitazione.
    Si invitano tutti i professori e i ricercatori a non assumere carichi didattici non espressamente previsti dalla legge.
    Si invitano tutti gli Organi collegiali (Senati Accademici, Consigli di Amministrazione, Consigli di Facoltà, di Corso di Studio e di Dipartimento) a pronunciarsi sui provvedimenti in corso.

    É indetta per martedì22 luglio 2008 alle ore 10.30 alla Sapienza di Roma un’Assemblea nazionale aperta a tutte le componenti e a tutte le rappresentanze universitarie.

    Si auspica l’apertura di un confronto di merito su tutte le questioni universitarie e, in questa direzione, si chiede un incontro con i Ministri competenti.

  56. Bombadillo ha detto:

    Cari, vi scrivo da un’altra sede, dalla mia non riesco a connettermi, solo per un qualche precisazione.

    Per insorgere: scusami, ma si è trattato, evidentemetne, di un lapsus calami, volevo scrivere Modica, e invece ho scritto Mussi. Modica è un matematico, ed è l’unico autore del regolamento (come ha ammesso a qualcuno di noi), d’altronde, che vuoi che ci capisse Mussi?

    Per Colombo: non penso di averti individuato, nè ho “sospetti” circa la tua età; è solo che, a meno di una particolarissima coincidenza, la mia frequentazione non può che essere iniziata in una età decisamente più tenera, rispetto a quando è iniziata al tua.

    Per France: ma il messaggio di avvertimento non doveva essere messo solo per il gentil sesso? ..(ops, non è che adesso scriveranno che sono un becero maschilista?)

  57. Bombadillo ha detto:

    ..però è apparso sempre il mio simboletto, quindi non riconosce la sede?

  58. arioprecario ha detto:

    Delibera approvata all’unanimità dal CCS in Fisica (Napoli, Federico II) nella seduta del 15 Luglio 2008

    Il Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112, collegato alla manovra triennale predisposta dal Ministro Tremonti, prevede:
    – la possibilità di trasformare le Università in Fondazioni di Diritto Privato, con il conseguente trasferimento a titolo gratuito dell’intero patrimonio delle Università in mani private;
    – il blocco della spesa per il personale universitario pari all’80% del turnover;
    – il taglio di 500 milioni di Euro in tre anni al Fondo di Finanziamento Ordinario;
    – la trasformazione degli scatti di stipendio da biennali a triennali;
    – gravissimi vincoli alla contrattazione integrativa per il personale tecnico-amministrativo.

    Il Governo interviene sulle Università Italiane solo con tagli indiscriminati e con un disegno di distruzione sistematica della Istruzione Pubblica. Per l’Università , al contrario, ci sarebbe bisogno di una duplice azione:
    – investire risorse significative nella ricerca e alta formazione, in linea con gli altri paesi dell’Unione Europea;
    – introdurre adeguate ed efficaci forme di valutazione e incentivazione, sia per le strutture che per i singoli docenti e ricercatori.

    Al contrario la trasformazione in Fondazioni implicherebbe il definitivo affossamento del sistema pubblico di istruzione superiore e ricerca.

    E’ imperativo che su queste tematiche immediatamente i professori, i ricercatori, il personale tecnico amministrativo e gli studenti, insieme agli organismi di governo dell’Università , prendano una netta posizione in modo da svolgere una forte pressione sul Governo, sul Parlamento e sull’opinione pubblica.

    Pertanto i membri del Consiglio del Corso di Studi (CCS) in Fisica
    – esprimono il proprio totale dissenso rispetto agli interventi prospettati dal Governo;
    – dichiarano lo stato di agitazione, rifiutano di svolgere carichi didattici superiori alle richieste di legge e sospendono la seduta odierna;
    – propongono alla Facoltà di Scienze MFN, qualora il decreto venga trasformato in legge, di dare luogo a forti manifestazioni di protesta, quali il blocco del prossimo anno accademico;
    – chiedono all’assemblea della Facoltà di Scienze MFN convocata per il 18/07/2008 e a tutti gli altri organi istituzionali della Federico II di discutere questo documento.

  59. Aio ha detto:

    Dovevano abolire le PROVINCE
    Hanno abolito UNIVERSITA’ E RICERCA

  60. Colombo da Priverno ha detto:

    Caro Bombadillo,

    non vedi tutto quello che sta nascendo intorno a noi? Gli strutturati – come speravo – sono già sul piede di guerra e minacciano (o prevedono, ma è questione di diplomazia…) il blocco dell’attività.

    Ogni minuto un frequentatore del Blog ci aggiorna su un nuovo documento di qualche ateneo, facoltà, dipartimento o associazione di docenti.

    Perchè la situazione è insostenibile, ed interessa anche ai baroni creare allievi. Se sei nell’accademia dai tempi del biberon lo sai!

    Orbene, loro hanno in più di noi il tormentone degli scatti stipendiali. Ma, a parte quello , il nucleo della protesta – quello sulle risorse, sui posti, sulla natuar pubblica dell’accademia – ci è comune.

    Che la RNRP contatti le altre associazioni, e, uniti, massacriamo i barbari.

  61. Aio ha detto:

    COMMENTO: VELTRONI LA RICERCA NON SA NEANCHE COSA SIA:

    da repubblica.it:

    Veltroni contro i tagli alla sicurezza
    “Sarà battaglia in Parlamento”
    Veltroni contro i tagli alla sicurezza “Sarà battaglia in Parlamento”

    Walter Veltroni

    ROMA – “O ci sarà il pieno ripristino delle risorse per le forze dell’ordine e la sicurezza oppure noi utilizzeremo tutti gli strumenti a disposizione dell’opposizione parlamentare per contrastare le decisioni del governo”. Il segretario del Pd Walter Veltroni, annuncia un attacco duro al decreto sicurezza se non verranno ripristinati i 3,2 miliardi di euro tagliati dalla Finanziaria alle forze dell’ordine. Non ci sta, il leader dell’opposizione, ad approvare un decreto che finirà per mettere in crisi volanti e commissariati, taglierà sui carburanti e la manutenzione delle auto di servizio, ridurrà gli agenti in strada bloccando il turn over. Con piglio deciso, Veltroni annuncia guerra in Parlamento: “Ci batteremo per garantire in ogni modo il diritto dei cittadini alla sicurezza e degli operatori che la tutelano”.

  62. Untenured academic ha detto:

    Colombo, molti sovversivi e ribelli nella storia sono stati marchiati con l’accusa di follia..

  63. Bombadillo ha detto:

    Caro Colombo, cosa risponderti? …spero solo di essere smentito dai fatti, ma, proprio per via del mio “biberon accademico”, continuo a ritenere il contrario.
    Chiaramente, se i “Baroni” sciopereranno, noi ci accoderemo.
    Ma se non sciopereranno? …che facciamo? Occupiamo la Sapienza, o no?
    E poi, se – come è ovvio che sia – chiedono solo più soldi, ma non nuove regole , che facciamo?
    Io lo so cosa faccio: non sciopero.
    Per me, infatti, la cosa più importante sono le regole, e non i soldi.
    Altrimenti saremo condannati ad essere un Paese, non solo di talenti senza carriere, ma anche di carriere senza talenti: e due torti continuano a non fare una ragione.
    La mia “morale”? E’ quella secondo la quale se i soldi devono essere dati male è meglio che non siano dati proprio.

  64. Eleonora ha detto:

    E’ il GOVERNO CONTRO I GIOVANI

  65. Damian Leialoha ha detto:

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