Sono tornati i falchi del PD…noi il 7 stiamo all’Assemblea alla Sapienza venite anche voi!

Sta girando una email da Tocci che invita a partecipare il 7 in mattinata ad un incontro per salvare le stabilizzazioni…. perché non vengono a fare l’incontro all’assemblea a Fisica alla Sapienza proprio il 7 mattina magari apprendono qualcosa.

ecco il testo:

Il Partito Democratico incontra i precari della Pubblica amministrazione.

 

Martedì 7 ottobre alle ore 11, presso la sede nazionale del Partito Democratico di Via Sant’Andrea delle Fratte avrà luogo un incontro dei Ministri ombra del Partito Democratico Enrico Letta e Pina Picierno e dei deputati PD Cesare Damiano, Marianna Madia e Walter Tocci con i rappresentanti dei lavoratori con contratti a termine impiegati nella pubblica amministrazione. L’emendamento Brunetta – che è stato appena riformulato grazie all’opposizione del PD e alla mobilitazione di tanti lavoratori pubblici – ha rappresentato un grave attacco a decine di migliaia di precari che in questi anni hanno permesso il funzionamento dei servizi pubblici e della PA. In nome di una visione ideologica del ruolo del pubblico, considerato come un peso, e di una ostilità preconcetta contro i precari il governo intendeva procedere a un licenziamento di massa dagli immensi costi sociali. Gli effetti di questo emendamento sarebbero stati puro mattatoio sociale. Se il governo vanta di aver salvato Alitalia, con un semplice tratto di penna del ministro della funzione pubblica si consuma una tragedia occupazionale pari al fallimento di tre-quattro Alitalia. Tra i 60.000 e gli 80.000 saranno, da calcoli prudenziali, le persone che si troveranno in mezzo ad una strada grazie alla decisione di eliminare il precariato licenziando i precari. Lo slittamento dell’abolizione delle norme della finanziaria sulle stabilizzazioni rappresenta un primo successo della mobilitazione dell’opposizione del PD e dei lavoratori. Ora nei prossimi sei mesi vanno completate le stabilizzazioni, tenuti i concorsi, assunti i vincitori. Lo Stato deve garantire le necessarie risorse e attivare le procedure già previste dalle scorse finanziarie.

Tocci quello che ha fatto mettere insieme ad altri suoi colleghi un articoletto nel maxiemendamento della Finanziaria passata proprio contro le stabilizzazioni dei ric precari dell’università. Precari dell’università di serie B.

Vogliono cavalcare la tigre della protesta spontanea …chi sono quelli del pd che se ne occupano gli stessi che hanno fatto le due ultime finanziarie, che non sono stati in grado di fare una legge delega per riformare i concorsi, che hanno promesso e non mantenuto…che non parlano però  della macelleria sociale che hanno  contribuito a fare con le università (con i ministri Zecchino, Berlinguer, Mussi).

Cosa ne pensate, cari colleghi, occorre accettare che questi stessi cavalchino la protesta per poi sfruttarla nel momento in cui torneranno al governo?

E’ un problema che abbiamo discusso nelle assemblee …molti pensano che tanto staranno all’opposizione ancora a lungo …io credo che questi qui sono stati solo in grado di sfruttarci e gli altri, quelli attualmente al governo, continuano la loro opera e ci eliminano. Per me bisogna decidere da che parte stare senza ecquivoci. Voi che ne pensate?

161 Responses to Sono tornati i falchi del PD…noi il 7 stiamo all’Assemblea alla Sapienza venite anche voi!

  1. France ha detto:

    My two cents: chi ha fallito deve abbandonare la politica. Staranno all’opposizione ancora a lungo? Non importa. La loro dose di pernacchie se la devono prendere pure loro. Sarebbe bello che chi manifestava ieri andasse personalmente il 7 a sventolare bandiere a lutto sulla faccia di Tocci &company. Facile politicheggiare pensando che tanto nessuno ricorda nulla, eh?

  2. ciccio ha detto:

    Tornare al governo?!?
    Sembra assurdo, ma magari ricapiterà.
    Concordo con France: massiccia dose di pernacchie++.

  3. Yellow Dreams ha detto:

    In quella foto pare una salma: io porto le uova.
    Questa gente non ha nessuna credibilità; nessuno, anzi, ha più credibilità…che schifo, penso che non voterò più almeno per i prossimi 15 anni: almeno fino a quando la Natura non avrà tolto di mezzo (o adeguatamente rincoglionito) il Nano di Palazzo Chigi, almeno fino a quando la Gelmini non sarò tornata a fare l’avvocato (senza preparazione), almeno fino a quando Veltroni e tocci non saranno davvero in Africa, almeno fino a quando un De Nardis qualunque non avrà più il pudore di venire a raccattare voti a dei poveri disgraziati come noi.

    Basta, basta, basta.

    Yellow

  4. ricercatrice precaria ha detto:

    ma perche’ nessuno dice che le stabilizzazioni (fatte solo per la PA e per gli afferenti a enti di ricerca e NON Università) sono la morte della ricerca? Perche’ noi universitari dovremmo combattere per garantire tali assunzioni quando, indirettamente, ci precludono un potenziale accesso in strutture di ricerca parallele?
    Assumere un blocco di persone solo per anzianita’ di servizio sarebbe uno scandalo e provocherebbe il blocco di generazioni future.

    Cambiamo le regole, lottiamo per un sistema MERITOCRATICO.

  5. ricercatore ha detto:

    sono in accordo con la ricercatrice .. c’è molta confusione .. sembriamo un paese sudamericano (forse è la fine che farà l’italia ?).

    io ho sentito brunetta alla radio .. ha semplicemente detto facciamo l’anagrafe, vediamo uno per uno e poi chi ha i requisiti possiamo vedere come assumerlo

    al CNR hanno fatto una graduatoria di 1000 persone per anzianità .. se li assumono tutti intere generazioni non entreranno considerato che il il budget ad oggi non paga tutti gli stipendi ..

    io vorrei un paese normale …. e invece abbiamo un paese populista così alla fine vincerà chi è più furbo e basta .. quelli che avevano il contratto a tempo determinato negli enti di rcierca saranno assunti e tutti gli altri università e cococo saranno a spasso.

    scusate la chiamate giustizia ???

    io non partecipo se le cose stanno così
    saluti

  6. Bombadillo ha detto:

    …e basta!

    Qui si parla di Università e ricerca, mica del posto fisso alle Poste:
    ci vuole uno scatto in avanti da parte dei r.p.; senza sindacati o partiti alle spalle.

    Noi ci stiamo provando.

    A giorni, se tutto va bene, nascerà il sito http://www.apri.org
    Siete tutti inviati ad aderire, a partire dagli aderenti alla R.N.R.P.
    Basta che non si parli più di st….. (non scrivo neanche la parola), di più soldi per tutti, o di altre posizioni da “precari delle Poste italiane”.

    A proposito: r.i., tu sei l’unico informatico, magari ti fai sentire e ci dai una mano con il sito?
    …non sarai mica rivoluzionario solo a parole?

  7. Piero ha detto:

    Salve, sono Piero, precario ex-stabilizzando del CNR. Mi sembra che gli ultimi interventi siano esattamente in linea con quello di cui questa oligarchia arrogante si nutre:divide et impera. Le norme sulle stabilizzazioni del precedente governo non sono certo state improntate al merito, ed è abberrante pensare di cooptare ricercatori solo tenendo conto dell’anzianità di servizio. Ora potete gongolare: le stabilizzazioni saranno abrogate e “giustizia sarà fatta”. Il problema però mi sembra diverso dal tanto peggio-tanto meglio. Gli enti pubblici di ricerca sono assimilati alla pubblica amministrazione, è questo è fuori da ogni logica, forse anche perché c’è sempre stata grossa resistenza anche da parte del baronato universitaria a fare fronte comune e costituire un unico comparto della ricerca.
    Nell’accorpamento con la pubblica amministrazione chi ha sempre avuto la peggio è sempre stata la ricerca. Forse non sapete che c’è un blocco delle assunzioni che perdura da 6 anni, e la ricerca subisce un blocco del turnover che attualmente permette di assumere solo 1 ricercatore per ogni 10 che lasciano. E tenete conto che il blocco è di tipo numerico, e non di budget. Ergo, se lascia un dirigente di ricerca da 4000 euro al mese, si libera solo un decimo del posto da ricercatore da 1600 euro al mese. Credo che invece nel caso dell’università, in cui pure il blocco delle assunzioni c’è stato, esista la possibilità di liberare l’intero budget per le nuove assunzioni (corregetemi, perché potrei sbagliare). Il blocco ha fatto si che negli anni il numero dei lavoratori atipici che servivano a gestire le attività di ricerca ordinarie degli enti sia aumentato a dismisura. Tenete conto che in buona parte tutte queste persone hanno dei compiti esattamente uguali ai vostri (a parte la didattica) , lavorano, fanno ricerca, pubblicano, ecc. Gettare la croce addosso ai lavoratori, accusandoli di mera furbizia è paradossale. In molti casi il denaro per quei contratti è stato ed è tuttora reperito su progetti esterni, non su fondi ordinari. Ed è difficile pensare che un direttore d’Istituto preferisca spendere 43000 euro all’anno per un TD, se con lo stesso denaro può pagare + di 2 assegni di ricerca. Qualche caso sporadico di cattiva gestione ci sarà, ma la maggior parte dei TD evidentemente è voluta dai direttori/dirigenti, forse perché si tratta di persone valide. Tra l’altro credo che la normativa dei contratti da ricercatore a TD esista anche in Università. Ma il problema è anche: vogliamo renderci conto dell’esistenza di queste persone? La stabilizzazione ope legis è un male, ma, se siamo assimilati alla pubblica amministrazione, così come in essa UNO dei criteri per assumere queste persone DEVE essere anche l’anzianità di servizio. Prima si riforma la disciplina sugli enti di ricerca, equiparandoli all’università, poi si può pensare di cambiarne in accordo i criteri di cooptazione. E’ impensabile fare il contrario, significherà solo creare precariato su precariato e guerra tra i poveri. Facciamo i concorsi? Bene, anche se tutti voi sapete bene che si fa prima il vincitore e poi il concorso, ngli EPR così come all’università. Il discorso è lungo e non si può esaurire in un post, ma prima di sentenziare in modo sprezzante, qualche considerazione su TUTTO quello che non va bisogna farla, altrimenti lo stesso sprezzante menefreghismo ricadrà su di voi quando le università saranno tutte trasformate in fondazioni di diritto privato. E beninteso, non ne sarei per nulla contento

  8. France ha detto:

    Diciamo che la guerra fra poveri non mi riguarda in quanto expat. Lasciami pero’ dire, Piero, che puoi fare tutti i distinguo che vuoi, ma quando a un FIRB, a un Telethon, a un PRIN verrete messi sullo stesso piano tu, ricercatore stabilizzato di un EPR, e pinco pallino senza fissa dimora dell’Universtita’, dove sara’ la giustizia?

  9. Carlo ha detto:

    Bravo Piero!
    Ti assicuro che voi amici dei centri di ricerca avete tutta la nostra solidarietà.
    C’è solo che ogni tanto qualche scalmanato perde la testa… ma in fondo (con questi quarti di luna) è anche comprensibile…

  10. Carlo ha detto:

    Conto alla rovescia.
    (Con moglie e due figli) faccio il mio conto alla rovescia: 31 – 3 = 28.
    Mancano ventotto giorni alla fine del mio AdR…

  11. Piero ha detto:

    @Franco, sinceramente non ho capito cosa vuoi dire…a parte il fatto che ai PRIN il personale CNR non può partecipare come responsabile…non so. In Italia fondamentalmente molto viene assegnato per questioni politiche, di opportunità o conoscenza. Come istituto siamo stati e siamo in progetti europei, anche del 7FP, ma se devo essere sincero, anche li non è che giri tutto liscio. Se sei nella compagine giusta, con un buon potere di lobbying, o addirittura sei tu che hai ispirato la call, forse se ce la fai, sennò sforzo sprecato. Voglio dire, sicuramente il ns sistema ricerca fa acqua, ma forse non è solo merda. Ora può essere arrivato il momento di rivendicare qualche cambiamento, anche scendendo in piazza (cosa a cui non sono abituato) e bloccando la didattica (sul blocco delle tesi ho quache riserva in più). Il merito in sé è termine molto ambiguo: se devo essere sincero sono molto perplesso sul meccanismo del concorso, i danni che ha fatto sono immani (quanti di voi sono a conoscenza di concorsi vinto da un non predestinato?). allora forse meglio la chiamata diretta, almeno risparmi sui soldi delle commissioni per le prove ecc., e il controllo lo devi fare a monte, sul gruppo di ricerca che l’eventuale caprone se lo mette in casa. Tipo, ti finanzio solo in base a quanti progetti hai, alle collaborazioni, alle citazioni. Però ti finanzio, non ti faccio l’elemosina.
    A Carlo, in bocca al lupo per l’assegno…

  12. ricercatrice precaria ha detto:

    Lottare per un sistema MERITOCRATICO dovrebbe unire tutti i ricercatori, indipendentemente dalla loro origine.
    Perche’ fare dei distinguo fra Universita’ e centri di ricerca? E perche’ pensare di poter cambiare solo cio’ che e’ di nostro stretto interesse (stabilizzazioni in questo caso, ma regole universitarie in altri casi)? E’ il momento di farci sentire e di farci sentire tutti assieme per proporre ed appoggiare grandi cambiamenti nel sistema di reclutamento del mondo della ricerca. fare una lotta esclusivamente per la stabilizzazione e’ sciocco e a discapito del prossimo. le ope legis universitarie del passato sono la causa del blocco generazionale di oggi. Non abbiamo imparato nulla dal passato?

    Credo che la classe politica approfitti di questo nostro modo settario di affrontare i problemi e ci sta deteriorando giorno dopo giorno.

  13. ricercatrice precaria ha detto:

    …dimenticavo.

    Piero sono d’accordo con te
    La chiamata diretta è piu’ trasparente dei soliti concorsi pilotati e umilianti.
    Ma occorre anche un controllo a monte. Utilizziamo il sistema anglosassone. Le baronie si dissolveranno in pochi anni come neve al sole. Chi non fa…non ha!

  14. Bombadillo ha detto:

    Rivoluzione, batti un colpo:
    qui mi arrivano mail di cui non capisco una “mazzafionda”, relativamente a questioni tecniche informatiche…dai, diamoci una mano tutti quanti.
    In fondo, noi, come te, siamo per la chiamata diretta (responsabile) esattamente come te!
    Vuoi darci una mano?
    Altrimenti il sito, e la relativa associazione on-line, non potranno mai nascere!

    Si un informatico, no?

    Per France: aprit?
    Associazione dei Precari della Ricerca Italiani Temporanea

    Temporanea perchè non vogliamo esistere per sempre, vogliamo risolvere il problema dei precari fino ad arrivare al sistema di chiamata diretta responsabile, e poi dissolverci.

  15. paolo ha detto:

    Leggo su La Stampa che mentre si tagliano i fondi all’ università il governo regala 140 milioni al comune di Catania, 500 milioni al comune di Roma e 5 miliardi alla Regione Lazio(sic!).

  16. France ha detto:

    Ah ah…Temporanea… Il fatto e’ che apri era preso su .com, .it, .org, .info, .net, .vaffa…. Allora ho improvvisato.
    @Piero: per chiarire, abolizione dei concorsi, chiamata diretta con responsabilita’ PENALE del reclutatore, valutazione annuale dei dipartimenti e delle facolta’, abolizione dei fuori ruolo, abolizione dei finanziamenti pubblici alle universita’ private, chiusura delle universita’ con meno di 10.000 iscritti, chiusura delle sedi con meno di 1000 iscritti, divieto assoluto di aprire nuove universita’ e sedi. Tanto per cominciare. Per gli enti stessa storia: responsabilita’, ri-centralizzazione, valutazione. Per il reclutamento va poi creata una figura unica di ricercatore TD unica per enti e universita’, con un percorso tenure track che preveda dopo un numero non inferiore a 4 e non superiore a 8 anni l’idoneita’ ad accedere al ruolo di ricercatore di qui o dila’, o andare a fare qualcos’altro. Il PhD che deve essere prerequisito, e le position da PhD student devono TUTTE essere coperte da una borsa. Assegni di ricerca, cococo, cocopro, prestazioni d’opera, professori a contratto aboliti. Dimentico qualcosa? Boh…
    Non veniamo fuori che la “Costituzione dice che…”: dice anche “Salvo eccezioni” e siccome qui la allungano come la pelle dei coglioni per giustificare le peggio maialate, chiuderemo volentieri un occhio.
    Come “saniamo l’esistente”? Ecco, qui concordo che Stellina, la Brunetta e zio Giulio stanno dando del loro peggio: probabilmente dopo cinesi e ghanesi, i nazi de roma e le camicie verdi della padania, se continua il battage trasversale sui ricercatori fannulloni, cominceranno a menavvi pure a voi…. E’ che i poverini (i ministrini) hanno come unica stella polare l’abbassamento delle tasse (per se), e quindi tolti gli spot tipo alitalia, prendono dove e’ piu’ facile. Ora voi degli Enti (una volta lo ero anche io, CNR) avete per una distrazione miracolosa, o per chissa’ quale giochetto nelle segrete stanze, strappato una speranza di vita, la stabilizzazione, all’altrimenti pernicioso Mussi. Nessuna invidia (non ne ho motivo, sono fuggito all’estero prima di tutto cio’). C’e’ qualcuno che nei due anni di Mussi ha continuato la lotta? A me sembra di aver letto, piu’ che altro, “piu’ soldi alla ricerca”. Ma forse mi sbaglio. Oggi risiamo da capo, con l’aggravante che i ministrini col sempreverde trucchetto del minacciare l’Apocalisse per poi realizzare solo una piccola strage(cosi’ sembra una vittoria nostra, ah ah!) rimettono tutti nel calderone, Enti e Univ. Va bene, tutti in piazza per difendere le vostre stabilizzazioni, per allungare l’agonia degli altri precari per un altro paio d’anni e, se avanza tempo, per chiedere piu’ soldi alla ricerca! Ora io ne ho ancora conoscenti nella vostra identica situazione, con famiglie, mutui, bollette, pero’ non mi spaventa dirvi a tutti che questo approccio non fa che perpetuare, incancrenire e infine mummificare i problemi? Se domani si scrivesse nero su bianco, finamente d’accordo TUTTI, precari e strutturati, enti e univ, che la riforma e’:” (aggiungere la riforma condivisa)”, e che se non si mette in pratica se ne vada pure affanculo tutto il prossimo anno accademico non eviteremmo ogni anno di ritrovarci nelle stesse esatte condizioni?
    Ma tanto lo so che mi direte che bisogna pensare a qui e adesso, che la gente deve sopravvivere, che i concorsi devono essere pubblici, e allora me ne tornero’ nello stanzino virtuale con Colombo e rivoluzioneitalia a giocare a Monopoli…

  17. @bombadillo
    Mi spiace ma nn so nulla di web…

    inoltre dici:
    “In fondo, noi, come te, siamo per la chiamata diretta (responsabile) esattamente come te!”

    bhè… non proprio… qui le parole sono importanti, sono loro a fare la rivoluzione:
    Io voglio fare l’europeo… chiamata diretta senza contesto, vuol dir poco….

    So che criticare è spesso più facile che apprezzare… ma volgio fare un osservazione:

    vista la sigla APRIT…. aggiungendo una bella E di europa…. diventerebbe: “aprite” e sarebbe molto evocativo….

    Evoca l’urlo di disperazione verso l’europa del precario italiano chiuso nella caverna-medioevale-italia: “APRITE!”

  18. @france
    ottimo… come sempre

    colombo cmq ha desistito anche virtualmente…
    “era” uno che ci provava a ragionare e a mettersi in discussione… ma certi anacronismi erano e rimangono indifendibili… e davanti alla discussione cadono come foglie secche…

    l’unica strategia che rimane è quella dei “de nardis”… che ti dicono io non posso parlare con te perchè sono diverso…

  19. insorgere ha detto:

    daccordo con france. aggiungerei solo: lincenziabilità dei fannulloni.

    e ripeto a tutti – precari dell’università o cnr non cambia – o lottiamo per cambiare il sistema e offrire il meglio alle prossime generazioni oppure, se vogliamo solo salvarci il culo, meritiamo di affondare con tutta la baracca.

  20. insorgere ha detto:

    quanto alle uova marce a tocci & co.
    secondo me è anche troppo poco….

  21. Michele ha detto:

    @France,
    meraviglioso, concordo.

    Credo che nessuno tra noi sia tanto scellerato da sostenere “dateci più soldi e lasciate tutto il resto così com’è”.

    Non vedo dove sia lo scandalo nel chiedere che il nostro paese si adegui agli standard dei paesi più avanzati non solo in tema di trasparenza, gestione, valutazione degli atenei e del personale, selezione dei ricercatori, ma anche in finanziamento della ricerca. I due aspetti non mi sembrano in contraddizione, ma complementari.

    Che me ne faccio del meccanismo di selezione ideale se, vigenti i blocchi vari del turnover, nessuno viene selezionato?

    @insorgere
    Ben detto.

  22. Lilly ha detto:

    @ France
    Ecco dove si trova Colombo, a giocare a Monopoli con te in Olanda! Per piacere, dagli un messaggio da parte mia ” Dopo che avrai venduto la casa di Vicolo Corto e comprato un albergo a Parco della Vittoria la prima volta che capiti nella casella delle probabilità oltre che passare due volte dal via dovrai lasciare un commento sul blog, sentiamo tutti la tua mancanza. A presto.”

  23. ciccio ha detto:

    Le ultime manifestazioni e la RNRP hanno avuto eco su Ulisse, il magazine online
    http://medialab.sissa.it/scienzaEsperienza/notizia/2008/ott/Uesp081002n002
    e in particolare hanno avuto una risonanza ancora maggiore le iniziative polemiche ed ‘estreme’ come la vendita su ebay dei ricercatori in scadenza.
    Serve anche questo, e l’impatto e’ sicuramnete maggiore rispetto ad altre iniziative.

  24. Lilly ha detto:

    E vero, l’iniziativa su E-bay ha avuto una certo eco anche sui giornali locali.

  25. carlo ha detto:

    Anche quello studente ateo di Chicago che ha venduto l’anima su ebay ha avuto una certa risonanza. Stessa cosa per la vecchietta che vendeva il fantasma della soffitta, o i pelati che vendevano le loro teste calve come spazio pubblicitario. Ma tutto questo cosa c’entra con la ricerca?

    Michele, meritocrazia e aumento dei fondi sono problemi complementari, è proprio questo il punto. Chiedere solo più fondi, per farli finire nelle tasche di chi è colluso con il ‘sistema’, cosa risolve? Dove sono i cori di protesta per cambiare il sistema di reclutamento? E soprattutto, dove è finito de Nardis?

  26. ciccio ha detto:

    @carlo
    non centra niente, e’ vero,ma l’efficacia mediatica nel corto e medio termine e’ sicuramente maggiore di iniziative che non partono, discussioni fini a se stesse e al parlarsi addosso. E le iniziative devo avere successo ora, non tra qualche anno…
    Ricordo un collega che, nel commentare un aumento del numero di immatricolati di matematica, lo lego’ non tanto all’informazione nella scuola, al miglioramento della didattica offerta etc, ma semplicemente all’uscita di film di successo con matematici per protagonisti.

    L’instaurarsi di meccanismi virtuosi e i cambiamenti del sistema richiedono tempi lunghi, ma le decisioni, soprattutto politiche, sono guidate dalle esigenze ed equilibri del momento.

  27. antonio ha detto:

    la stabilizzazione dei precari non rigurda i ricercatori precari cosìdetti RTD (a tempo determinato), ma solo impiegati che non hanno fatto il concorso, pertanto: che cosa ci importa di stabillizzarli?
    fanculo la stabilizzazione e la sanatoria!

  28. carlo ha detto:

    @ Ciccio: ok, ma che intendi per avere successo. Hanno ottenuto visibilità, questo è un fatto. Ma otterranno più fondi? Sicuramente non otterranno meccanismi virtuosi per i concorsi, visto che non li chiedono. E infine, che immagine del mondo della ricerca diffondono nell’opinione pubblica?

    Comunque, anche l’impatto mediatico andrebbe discusso. Correggetemi se sbaglio. Nonostante le dichiarazioni di Repubblica, i precari in vendita su ebay sono 7 (basta inserire la chiave “precari”), e tranne uno gli altri hanno ricevuto zero offerte e poco più di 100 visite.

  29. carlo ha detto:

    Errata: i precari in vendita sono 6 (scusate, è la stanchezza).

  30. paolo ha detto:

    Ho letto che i ricercatori universitari dopo i primi tre anni sono sottoposti ad un giudizio di “conferma” da parte di una commissione nazionale che promuove quasi tutti (anche se hai scritto solo un breve articolo). Forse è questo l’anello debole della valutazione.

  31. Rosanna ha detto:

    Il CNR non bandisce un concorso dal lontano anno 2000 (per confronto: il CNRS ne bandisce circa 400 l’anno).
    Ne ha banditi circa 140 (sic!) nel 2007; per 140 posti ci sono state circa 6000 (seimila) domande. Risultato: ancora non si sono conclusi.

  32. France ha detto:

    Fonti CNR rivelano che l’ultimo giro di valzer abbia portato ad un sostanziale ridimensionamento dell’ammazza-precari, almeno per gli enti di ricerca. In sostanza le stabilizzazioni avviate resterebbero e gli altri contratti precari sarebbero rinnovabili fino al 2010. Resterebbero fuori solo quelli che ancora non hanno potuto fare domanda di stabilizzazione, il tutto sempre nell’attesa della compilazione delle fumose liste dei precari che Brunetta e i direttori degli Enti dovrebbero stilare nei prossimi mesi (questa e’ ridicola…). Sono curioso di vedere, se tutto cio’ sara’ confermato, quanti paladini della meritocrazia resteranno in piazza a protestare….

  33. ciccio ha detto:

    Caro Carlo,
    hai colto il punto!
    7 precari (anzi 6) sono riusciti ad avere una eco mediatica (e in parte a darla anche alla RNRP, vedi Ulisse) ben superiore di decine di assidui frequentatori della lista ben informati su quanto accade nel mondo accademico.
    Probabilmente nei prossimi anni accademici (sembra gia’ da questo) si avra’ un aumento delle matricole in fisica grazie ai pochi che hanno gridato all’apocalisse per il LHC del CERN, piuttosto che per il lavoro duro di migliaia di fisici che dura da almeno un decennio; che immagine della scienza hanno dato gli uni e gli altri?
    Se ti presenti davanti agli studenti dicendo che la tua faccia e le tue competenze le trovano in vendita su ebay, come la testa dei pelati per spazi pubblicitari, avrai piu’ efficacia che non solo raccontando i disastri della 112/2008.

  34. Bombadillo ha detto:

    ..lo strumento della conferma, che, come tutti sappiamo, non si applica solo ai ricercatori, ma anche ai prof., che mi risulti non ha mai funzionato: e comunque che senso ha fare il controllo una volta sola?
    ..per questo poi credo che la chiamata diretta responsabile andrebbe applicata solo dopo aver sperimentato i meccanismi di controllo.

    Per r.i.: vuoi comprare il dominio apritE, per aggiungere la E di Europa. Benissimo.
    Magari ce lo comunicavi prima, però…che risparmiavi il fastidio a France. Ma va bene. Allora, lo compri?
    Viceversa, dai una mano con il dominio che ha preso France, non sarai un esperto di WEB, come io non sono un esperto di diritto privato: mai io sono certo che ci capisco più di te di diritto privato, e, correlativamente…

    Per quanto riguarda Colombo, poi, non è vero che è in Olanda a giocare a Monopoli con France.

    Io so, poverino, che fine ha fatto.

    E’ stato assasinato dai suoi clienti.

    Infatti, l’ultima volta aveva scritto che mi avrebbe scritto una e-mail privata per svellarmi la sua identità, che comunque credo di aver individuato, dopo aver ricevuto dei clienti…..ed è passato quanto?…dieci giorni? ..allertate la polizia, e anche il CNF, ci sono dei clienti assassini in giro!

  35. carlo ha detto:

    Ciccio, siamo seri. Secondo te davvero c’è gente che si iscrive a fisica per il risalto mediatico dato a qualche invasato? (si può prendere una decisione da cui dipende il proprio futuro sulla base di un episodio del genere?) E se sì, pensi davvero che queste persone saranno motivate a sufficienza da riuscire a finire gli studi?

    Comunque gli annunci sono anonimi, le foto dei 6 sul sito di ebay non ci sono. Per quello che ne sappiamo, questi 6 ricercatori potrebbero anche non esistere.

  36. @bombadillo

    Mi scoccia criticare le singole persone che prendono delle iniziative… ma se mi chiedi partecipazione….:

    non ti dimenticare che io sono un turboliberista… non vedo come la APRI possa rappresentare le mie idee “estreme”…

    in più è inutile dividere la già misera rappresentanza di precari di questo blog…

    la chiave è si discutere per cambiare… ma il cambiamento lo dibbiamo fare QUI.
    Tale processo, a mio avviso, è addirittura gia in atto… l’anno scorso “l’idea media” del blog era molto diversa da ora.

    Creare un’associazione per poi immaginarsi di avere una sorta di corridoio con la politica è utopico. Soprattuto se le idee proposte non sono cosi innovative come necessita.
    Secondo me la stessa vecchia petizione (il nucleo generativo dell’apri) non aveva nulla di veramente nuovo… la parola europa non esisteva o era in totale secondo piano…. e delegava il tutto ad un futuro troppo lontano… forse pensandosi troppo operativa.

    Se vuoi un aiuto tecnico sperando ne sia capace… la mia mail è su gmail… il nome lo sai

  37. dimenticavo APRITE…

    non basta la sigla ci vogliono persone che ne accettino le idee… se un domani nasce la voglia di farlo… perchè no?
    Cmq sarebbe bello partisse da qui… senza correnti interne che vogliono distaccarsi.

  38. Colombo da Priverno ha detto:

    Bombadillo sei assurdo (ma io apprezzo sempre l’ironia…), adesso ti scrivo.

    Sono stati 10 giorni molto pesanti per me, tant’è che non sono comparso nemmeno qui sul blog dove potevo rimanere anonimo….

    Tra mezz’ora guarda pure la posta.

  39. Lilly ha detto:

    Ciao Colombo, ben tornato.

  40. France ha detto:

    Ieri sera mi rileggevo un po’ di vecchi post… Vi ricordate Giulio Palermo? Vi ricordate la campagna antistabilizzazioni portata avanti dal Manifesto e dal suddetto, ovvero dalla sinistra-sinistra? Oggi che sono all’opposizione (anzi, addirittura fuori) che posizione vi sembra abbiano? Ed era nemmeno un anno fa…

  41. Lilly ha detto:

    E di quello che sta facendo l’attuale governo vogliamo parlarne? E del silenzio dell’attuale opposizione vogliamo parlarne? E di chi nella scorsa legislatura ha introdotto l’eccezione dei precari dell’Università dalle stabilizzazioni della Pubblica Amministrazione vogliamo parlarne, e nello specifico a quali partiti appartenessero?
    Possiamo parlarne, ma la cosa che troverei più interessante è discutere sul progetto di Università che ha in mente l’attuale ministero, perchè hanno un progetto al di là dei tagli sconsiderati,vero? Se la risposta è si, a me piacerebbe sapere quale.

  42. Colombo da Priverno ha detto:

    Ciao Lilly, grazie. E ciao France.

    Non ho avuto la possibilità, come dicevo a Bombadillo, di leggere adeguatamente gli ultimi articoli su RNRP, e quindi non ho nemmeno scritto (non ci crederete, ma le cose che mando sul blog le penso pure, prima…).

    Una cosa la voglio dire, di getto: che vedere il nome di Walter Tocci e compagniucci PD tentare di cavalcare i nostri problemi m’ha veramente schifato. Come pure troverei immondo se si facessero vedere a “dare una mano” (per prendere un braccio, naturalmente) Giulio Palermo e la c.d. “sinistra antagonista” (alla decenza?).

    Qui l’unico sconfitto dignitoso rimane il povero Fabio Mussi, che – problemi di salute a parte, che non hanno mai trattenuto a casa gli smaniosi di presenzialismo – semplicemente non si fa più vedere in giro.

    Ah il romanticismo, quando ci si ritirava “a vita privata”….

  43. ciccio ha detto:

    Piu’ che di dignita’ parlerei di strizza… se si facesse vedere nessuno gli risparmierebbe una scarica di pernacchioni in faccia…. sarebbe piu’ dignitoso farsi vedere, ammettere che non ha combinato nulla, e che a noi ha fatto passare un altro paio di anni di contratti rinnovati in extremis. Forse gli stabilizzati sono gli unici a ringraziare.

  44. Lilly ha detto:

    Ha almeno tentato di cambiare il sistema in senso meritocratico, non c’è riuscito, ma mi permetto di ricordarvi che il governo passato ha svolto solo un anno e qualche mese di legislatura; ripeto cosa sta facendo l’attuale ministero in questo senso, in un governo che ha un’ampia maggioranza e che durerà molto probabilmente cinque anni (a parte i tagli indiscriminati al settore si intende)? A me piacerebbe saperlo.

  45. Giovanni ha detto:

    Chiedo scusa a tutti, ma c’è qualcosa che non capisco nella formulazione del post e in molti dei commenti che seguono.
    Ci si scandalizza con qualche ragione dell’interessamento da parte di esponenti del PD riguardo alla sorte dei precari della Pubblica amministrazione.
    Si rileva giustamente che quelle stesse persone hanno escluso surrettiziamente, con i loro emendamenti, i precari dell’università dai processi di stabilizzazione dei lavoratori precari della PA che il precedente governo, in maniera insufficiente e spesso mal gestita e contraddittoria, aveva avviato. Li aveva comunque avviati.
    Si parla di persone che da anni, come molti di noi del resto, hanno fatto lo stesso lavoro dei loro colleghi strutturati con meno garanzie, ecc ecc.
    Mi sembra che le ragioni di fondo che hanno portato ad escludere dalle stabilizzazioni i precari dell’università siano riconducibili a qual “vorrei, ma non posso” che ha caratterizzato drammaticamente il ministero Mussi e gli altri ministeri dei precedenti governi riguardo all’università.
    “Vorrei riformare il sistema d’accesso ai ruoli universitari, ma non posso perché ci sono troppi interessi in ballo, e troppi amici baroni che temono di limitare in parte il loro strapotere”.
    D’altra parte io continuo a pensare che il nuovo regolamento per l’assunzione dei ric. fosse più che decente rispetto al sistema attuale, con la doppia valutazione, la lista della commissione nazionale, l’abolizione degli scritti ecc. Il problema, come giustamente si ricorda nel post, è che non si è avuta la forza di renderlo operativo.
    “Vorrei considerare le ragioni dei precari dell’università, ma non posso attuare una stabilizzazione che assomigli a una sanatoria, in questi tempi di esaltazione della meritocrazia e della concorrenza (a parole ma molto meno nei fatti, soprattutto quando può toccare da vicino le mie rendite di commercialista, avvocato, tassista, monopolista dell’informazione ecc.) e quindi a chi è dentro, anche se non fa una mazza, tutti i diritti, a chi è fuori, anche se è bravo, e lavora sodo da anni, si dice, mi dispiace, sai, non sono mica più gli anni sessanta e settanta, adesso bisogna essere rigorosi e fare le cose seriamente e rispettare il merito, mica possiamo mettere dentro tutti ( e così non si mette dentro nessuno)”

    “Vorrei dare più soldi all’università e alla ricerca (la posizione dell’Italia riguardo alla spesa per la ric. che scandalo!) ma bisogna risanare i conti pubblici ecc. ecc., ”

    Mi sembra che queste incertezze serpeggino anche tra i frequentatori dl blog. Ci si vergogna a dire che la stabilizzazione dei ricercatori precari dell’università sarebbe assolutamente legittima e giusta, almeno nel principio, in una situazione in cui l’accesso ai ruoli di ric. è pressoché bloccato da anni, in cui c’è la famosa piramide rovesciata ordinari-associati-ricercatori. Non è proprio questo che si rimprovara giustamente a Tocci e c.? La gran parte di noi ha le competenze, l’esperienza, le pubblicazioni ecc. perché dobbiamo aspettare con trepidazione una possibile chiamata diretta, da parte di chi? Di uno entrato ope-legis negli anni settanta?
    Ah, ma il sistema sarebbe quello delle università anglosassoni! La famosa concorrenza! Non si può assumere un fesso raccomandato, se no l’università si svaluta! Scusate, siamo in Italia! Non c’è nessuna tradizione in questo senso.
    Se ci sarà mai vera concorrenza fra univ. sarà al ribasso! Vincerà chi la darà ad intendere e promuoverà più studenti. Il Cepu è il modello della “privatizzazione” voluta dal centro-destra non il MIT.

    Vi rimando al bell’articolo di Barbujani uscito sul Sole.

    Compito di un governo decente in questo paese sarebbe di aumentare realmente e consistentemente la spesa pubblica per l’università, la ricerca e l’istruzione, questa è la realtà, unito ad un reale interesse nei confronti del suo funzionamento. Punto e basta. Se manca questa volontà, anzi si è mossi da volontà opposta, si può fantasticare finché si vuole di riforme ecc ecc.
    In questo quadro una stabilizzazione fondata su criteri abbastanza oggettivi (titoli di dottorato, borse post-doc, anni di assegni, corsi e collaborazioni all’estero, pubblicazioni con relativo impact factor) non solo non sarebbe vergognosa, ma credo sarebbe in gran parte salutare per il sistema universitario italiano.

    Così non sarà con questo governo. Le azioni e il futuro dell’opposizione politica in Italia ci riguardano, purtroppo, molto in quanto cittadini. La vicenda o carriera del singolo parlamentare del pd molto meno.
    Sono genitore, insegnante di scuola e precario dell’università. L’attacco al sistema dell’istruzione pubblica attuato da questo governo è gravissimo e senza precedenti. Questo è il punto. Non si tratta di “difendere l’esistente così com’è”, nessuno è così stupido da sostenere una cosa simile. Si tratta di difendere i principi della Costituzione italiana (artt. 33, 34).

    Cari saluti a tutti.
    Giovanni

  46. ciccio ha detto:

    Caro Giovanni,
    condivido molto di quel che dici, ma, pragmaticamente, il ‘vorrei ma non posso’ produce alla fine molti piu’ danni del ‘posso e faccio’. Il Mussi del ‘vorrei ma non posso’ ha prodotto incertezza e aspettative mancate (e quindi delusione e frustazione); il ‘posso e faccio’ di Berlusconi-Tremonti (travestiti da Gelmini) distruggera’ forse l’Universita’, ma da certezza a chi verra’ delle scelte da fare (a noi certezza di prenderla in …).
    Quindi, in prospettiva, preferisco un inferno sicuro ad un impossibile paradiso.
    Nell’immediato vorrei solo non scottarmi.

  47. ciccio ha detto:

    p.s. il ‘frustazione’, errore non voluto, alla fine mi sembra molto piu’ adeguato! 😉

  48. Colombo da Priverno ha detto:

    Lilly, intendevo dire che è dignitoso per chi fallisce ritirarsi “a vita privata”, invece di riproporci il suo fantasma continuamente.

    E appunto Mussi è dignitoso.

    Non v’è dubbio che le sue intenzioni fossero ottime e avrei voluto fossero riuscite. A differenza di chi ci governa ora, del quale non condivido – sia chiaro – nemmeno le intenzioni.

  49. Carlo ha detto:

    Dalla ML arriva un’interpretazione “irregolare” del decreto 112 per quanto riguarda la questione dei turn-over (art. 66, comma 7 – riprodotto in calce – per tutto il decreto http://www.camera.it/parlam/leggi/decreti/08112d.htm).
    Sembra che non sia vero che “in conseguenza del decreto si potranno assumere meno persone ma che, anzi, se ne potrebbero assumere anche di più se si agisse bene, dato che il blocco del turn over non riguarderebbe tanto le singole unità del personale, ma la spesa”.
    Quindi, “se 5 ordinari vanno in pensione e per ipotesi la spesa dello stato per ognuno di essi è di € 100mila l’anno, è vero che si potrà assumere solo un altro ordinario che costi € 100mila, ma si potrebbero assumere 3 ricercatori spendendo per ognuno € 33mila l’anno, o 4 spendendo 25mila euro l’anno…; se così fosse il ddl 112 potrebbe essere un modo per incentivare l’assunzione di ricercatori e disincentivare la creazione di ordinari.
    In effetti, il comma [della legge] pone innanzitutto la questione della spesa. Dunque, le università ‘possono procedere […] ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 20 per cento di quella relativa al personale cessato nell’anno precedente’, poi però pone anche la questione delle singole unità di personale: ‘In ogni caso il numero delle unità di personale da assumere non può eccedere, per ciascun anno, il 20 per cento delle unità cessate nell’anno precedente’.
    Ora, la questione è capire se un ricercatore è considerato o meno una unità di personale al pari di un ordinario. Se così fosse, allora effettivamente c’è il blocco del turn-over al 20%, ma se così non fosse, allora non c’è un effettivo blocco del personale al 20% e la legge potrebbe avere degli effetti positivi se applicata in modo coscienzioso, cioé tenendo conto della situazione di sottorganico in cui versa l’università”.

    Qui ci vorrebbe Nicola!

  50. carlo ha detto:

    Comunque se dalla riforma Mussi-Modica avessero tolto l’anonimato dei referee sarebbe stato molto più facile farla passare (avrebbero avuto meno scuse per bloccarla). Invece qualcuno si è impuntato, ed il risultato è noto a tutti.

  51. Untenured ha detto:

    se non ci fosse stato l’anonimato il Consiglio di Stato o la Corte dei Conti si sarebbero impuntati su un altro aspetto di presunta inamissibilità..

    avete visto il pronucniamento del Consiglio di Stato sul referendum sul Dal Molin di Vicenza? Questi organi, apparentemente super partes, in realtà si schierano dalla parte dei poteri forti.

    La riforma delle regole concorsuali per ricercatore è stata un’occasione mancata, purtroppo.

    Ora ci troviamo di fronte al deserto di politica riformatrice di Gelmini e dei suoi consulenti/consiglieri che pur vantano CV internazionali (Perotti il bocconiano, il latinista della sapienza di cui non ricordo più il nome etc.)

  52. Bombadillo ha detto:

    Per Colombo:..???…perchè assurdo??? ..a me, invece, quella del cliente assassino era parsa proprio una bella trovata!..insomma, meglio del Monopoli in Olanda…
    Vabbè, ho capito, ancora una volta ho dimenticato l’allerta ironia…capace che qualcuno ha avvertito davvero il CNF del pericolo…

    Per Rivoluzione: io non voglio dividere proprio nulla, all’inizio ho invitato Ario ad agire, più di una volta, prima di prendere l’iniziativa personale..
    ..allo stesso modo andò con la petizione, invitammo ario ad agire più volte, finchè mino non dovette prendere l’iniziativa personale..

    Quello che mi sembra di capire, tuttavia, è che tu preferisci l’eterna discussione, all’azione.
    Ripeto: se poi tutto il problema è la parola europa, non penso che nessuno di noi sia contro il modello europeo, lo abbiamo detto tante volte…

    E poi, non è che io sto chiedendo una cortesia personale, se ci vogliamo dare una mano reciprocamente, tentando di agire per risolvere qualcosa, è bene, altrimenti, sapete come si dice, no? ognuno per se e Dio per tutti.

  53. France ha detto:

    Bombadillo is right. Qui si discute benone, ma alla fine quel (pochissimo) che si e’ concretizzato e’ stato fatto con enorme fatica e a prescindere da RNRP.
    Europeisticamente, ci dai ‘na mano o no?

  54. insorgere ha detto:

    qualcuno sa qualcosa dei fantomatici fondi per il reclutamento straordinario 2008???

    possibile che non si sappia nulla?

  55. Carlo ha detto:

    Nicola, se ci sei batti un colpo!

  56. Carlo ha detto:

    Ancora dalla Mailig List: <>.

  57. Carlo ha detto:

    [Citazione:] Rispetto alle risposte precedenti, che in qualche modo lasciano quasi presagire che la legge possa avere per noi effetti anche peggiori di quelli fino ad ora delineatisi, sarebbe necessario capire cosa si intende, nell’università, per “mobilità” e per “assunzione” (che il decreto distingue) e se l’assunzione viene considerata rispetto allo stato o al singolo ateneo.

    Se l’assunzione, come credo, è considerata a livello di ateneo allora, forse, con assunzione si intende l’acquisizione in organico di una “unità di personale” prima non presente. Mentre il semplice avanzamento all’interno dello stesso ateneo sarebbe mobilità.
    L’assunzione avveniene solitamente per concorso (così come anche la mobilità) o per chiamata diretta.
    Mi sembra che si possa affermare che uno stesso concorso possa dunque sortire in un’avanzamento (mobilità) o in un’assunzione, a seconda che il vincitore sia già parte dell’ateneo o meno.

    Per quanto riguarda la questione dell'”unità di personale” […], non è affatto detto che un ordinario e un ricercatore siano considerate alla stessa stregua in quanto, sulla carta, hanno mansioni, diritti e doveri, diversi.

    E se così non fosse perché inserire nel comma tutta la prima parte sul 20% corrispondente alla spesa e non lasciare solo il 20% corrispondente all’unità di personale? Affinché non vengano assunte persone con maggior anzianità, che costano di più, dirà qualcuno. Può darsi, ma allora l’ordine avrebbe dovuto essere diverso: la questione della spesa sarebbe potuta essere solo una specificazione della questione relativa alle unità di personale e non viceversa, come in effetti è.

    Sempre che le leggi abbiano un senso, naturalmente. [fine citazione]

  58. insorgere ha detto:

    le leggi spesso non hanno nessun senso, infatti poi ci vogliono tonnellate di circolari per spiegarle.

    non mi arrampicherei troppo sugli specchi. il blocco è al 20% e scappatoie non ce ne sono, temo.

    invece, ho una notizia fresca che credo possa interessarvi.
    non tutti hanno notato che nel decretone tremonti di quest’estate c’era anche un codicillo che rendeva possibile per tutta la p.a. licenziare i dipendenti che avessero raggiunto o superato i 40 anni di anzianità contributiva. Non era chiaro se ciò si applicava anche all’università.

    Oggi nel mio ateneo – Pisa – c’è stata una tesa riunione tra Rettore e anziani baroni, nella quale è stato comunicato che una nota, circolare o altro non so, del ministero chiarisce che le Università possono avvalersi di tale norma e – ATTENZIONE – che se non lo fanno il costo degli stipendi ricadrà direttamente su di loro (cioè fuori dal FFO). Tradotto, gli atenei DEVONO mandare in pensione coloro che hanno più di 40 anni di contributi perché oggettivamente non hanno i soldi per mantenerli nei ruoli.

    Ovviamente i boss protestano, verrebbero decapitati dipartimenti, facoltà ecc…. il rettore ha detto chiaro che non può mantenere tutti, forse qualcuno…e vi lascio immaginare le lotte al coltello che si profilano…

    In ogni caso il risultato è un prepensionamento massiccio.

    Notizie su cosa avvenga in altri atenei in merito?

  59. France ha detto:

    Temo che in questo caso varra’ la regola “L’Universita’ e’ P.A. quando conviene”…………

  60. Colombo da Priverno ha detto:

    Bombadillio! Ma no…”Assurdo” stava a significare, in sostanza, “divertente in modo demenziale”. Dalle mie parti lo si dice in questa accezione, ma non mi rendevo conto fosse un ‘espressione così locale.

    Il senso era proprio che la battuta dei clienti assassini era divertente (OLTECHE’ REALE…)

  61. France ha detto:

    Tra l’altro questi hanno tutti riscattato l’universita’ e il militare, quindi hanno tutti da 60 anni in su. Vorrebbe dire mandare in pensione il 50% degli ordinari, e un 25% degli associati. 16.000 in totale. Se e’ vero, monumento in titanio placcato d’oro a Tremonti e Brunetta!

  62. Giulio Palermo ha detto:

    In questi giorni si stanno moltiplicando le iniziative di protesta contro i provvedimenti governativi su scuola, università e ricerca. D’un tratto, partiti politici, sindacati e movimenti scoprono i problemi creati da una politica decennale di mercificazione del sistema di istruzione e di ricerca. E lo fanno cercando di rispondere ad un attacco forte di governo e Confindustria che riguarda tutta la società, non solo l’istruzione e la ricerca, arroccandosi ancora una volta sulle posizioni corporative delineate dalla Crui e dai peggiori potentati baronali.
    Non è il momento di cavalcare questa o quella forza politica, nè tanto meno il potere baronale, per premere l’acceleratore sul problema delle stabilizzazioni. Al contrario, si tratta di aprire un fronte che comprenda la scuola, l’università e gli enti di ricerca, ma anche la società intera, per dire no a questo processo di mercificazione, avviato dal centro-sinistra, prima ancora che dalle destre, senza dimenticare che la Crui è interna a questo sistema e se oggi protesta è solo per difendere i privilegi baronali.
    Un’azione forte, critica e indipendente, legata alle iniziative studentesche, invece che a quelle baronali, è la sola via d’uscita dall’impasse del lavoro precario che troppo spesso, nel campo della ricerca e dell’università, fa parte del processo di cooptazione da cui i baroni traggono il loro potere.
    Di seguito, riporto un comunicato che sta circolando tra i collettivi studenteschi.

    APPELLO AL MOVIMENTO STUDENTESCO

    Settembre 2008,

    La ripresa dell’anno scolastico e accademico è segnata da importanti iniziative contro il blitz estivo del governo, che ridisegna i rapporti capitale/lavoro e pubblico/privato, coinvolgendo in modo pesante anche la scuola e l’università. Nelle scuole, studenti, insegnanti e genitori hanno immediatamente preso posizione contro la deriva mercificante e la regressione culturale contenute nel DL 112/2008, convertito in legge il 6 agosto. Ancora ambigua è invece la reazione del mondo universitario. I primi a prendere posizione, come accade ormai da qualche anno, sono stati i rettori, i presidi e altri esponenti del potere baronale. E come nella protesta contro la riforma Moratti, sono ora proprio i baroni ad invitare gli studenti a schierarsi, a protestare e addirittura ad occupare le facoltà.
    Il copione della recita, tuttavia, ormai lo conosciamo: tutti uniti a difendere i finanziamenti pubblici e l’autonomia delle università, in nome della scienza e della libertà di espressione. Senza alcuna analisi critica di cosa siano l’autonomia e il diritto allo studio nell’università baronale al servizio del capitale. E senza alcuna memoria della contestazione del 2005, il cui conto è stato pagato dai collettivi più critici e sovversivi, quelli cioè con qualcosa di proprio da dire, senza bisogno dei suggerimenti della Crui (la Conferenza dei rettori delle università italiane), contro i quali il potere baronale è subito passato alle vie di fatto, non appena trovato l’accordo col governo.
    Anche in questa nuova protesta, la Crui non muove nessuna critica al disegno di asservimento della società alle imprese e chiede invece semplicemente di stralciare dai provvedimenti governativi le parti riguardanti l’università. I cattedratici sono infatti i più eminenti sostenitori del mercato e dell’efficienza, sempre pronti a sparare sui fannulloni, i privilegiati col posto fisso e le inefficienze del settore pubblico. Purché, ovviamente, tutto ciò non si applichi anche a loro.
    Oggi i baroni hanno bisogno di noi, ma, finita la contestazione, saremo le prime vittime della repressione baronale. Perché gli interessi materiali di studenti e baroni sono divergenti e lo sappiamo sulla nostra pelle. Noi non abbiamo privilegi da difendere e le alleanze vanno ricercate in tutt’altra direzione: con i lavoratori, che come gli studenti pagano il prezzo della mercificazione della società e della sua subordinazione al capitale. La necessità di una coalizione unitaria di tutte le forze universitarie è solo una mistificazione di chi non ha i numeri per difendere i propri privilegi e vorrebbe cavalcare il movimento studentesco per i propri fini corporativi. Nessuna alleanza, dunque, col potere baronale, che oggi ti coccola e domani ti sgombera.
    La posta in gioco non è semplicemente il taglio dei fondi alla scuola e all’università, che, nella nuova filosofia liberista, non è poi più grave dei tagli alla sanità, ai salari e alle pensioni. Si tratta invece di invertire il processo di mercificazione della società intera e di contrastare l’egemonia culturale neoliberista. Per questo dobbiamo uscire dall’università e costruire una risposta a tutto campo a questo processo. Allo stesso tempo però dobbiamo ricostruire la specificità del movimento studentesco come soggetto politico capace di ripensare il ruolo della scuola e dell’università nella società, come strumenti sociali di emancipazione, invece che come fabbriche di lavoratori a basso costo. Perché il problema non è la carenza di risorse, come sostengono i baroni e parte dell’“opposizione”, ma il fatto che i fondi pubblici siano messi al servizio degli interessi privati, secondo il disegno di Confindustria, attuato da Ruberti, Berlinguer e Zecchino, prima ancora che da Moratti e Gelmini.
    Proviamo a rispondere al disegno confindustriale di mercificazione della società a partire dal rifiuto di una società asservita al capitale. Proviamo ad alzare anche noi il livello dello scontro. Contro l’egemonia delle imprese, ma anche contro il sistema baronale che ne è parte integrante, proviamo a ricostruire rapporti conflittuali nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro e nella società tutta.
    Contro l’università dei baroni e del capitale! Per una scuola e un’università critiche al servizio degli studenti e della società! Per una società che risponda ai bisogni dei cittadini e non a quelli delle imprese!

    Università critica Brescia – Virus antibaronale

  63. Carlo ha detto:

    Brunetta: lo tsunami di Dio!

  64. Untenured ha detto:

    insorgere, licenziare mi sembra inverosimile (e probabilmente incostituzionale) ma negare la proroga post-70 anni sì.

    Esempio : nel mio dipartimento un ordinario con più di 40 anni di servizio ha ricevuto un avviso dal rettorato di revoca della proroga di 2 anni. E’ nella facoltà degli atenei farlo.

    Questo anticipa dal 2013 al 2001 l’onda lunga dei ritiri della generazione ope legis.

  65. Giulio Palermo ha detto:

    A proposito della campagna antistabilizzazione che ho condotto con successo l’anno scorso, vi segnalo questo mio intervento su “La contraddizione”, che forse vi chiarirà anche che rapporti intercorrono tra me e il manifesto.
    Saluti antibaronali

    RICERCATORI PRECARI, COOPTAZIONE E POTERE BARONALE:
    L’ORA DI UNA SCELTA DI CAMPO

    L’anno scorso, nel mese di dicembre, mentre dottorandi, borsisti e contrattisti con incarichi universitari facevano pressione sul governo nella speranza di una promozione generalizzata ope legis al rango di docenti di ruolo, sono intervenuto dalle colonne del manifesto (12 dicembre), criticando il loro atteggiamento ambiguo e contraddittorio nei confronti delle gerarchie baronali e della cooptazione universitaria.
    La mia critica era e resta semplice: il sistema di reclutamento universitario da un secolo e mezzo funziona per cooptazione, dietro l’apparenza formale del concorso. Grazie a questo sistema, sin dall’Unità d’Italia, le classi dominanti hanno potuto guidare la formazione dell’elite e la produzione culturale e scientifica in un contesto solo in apparenza democratico. Nel tempo, gli obiettivi economici e sociali dell’università sono cambiati, ma la cooptazione è rimasta il meccanismo di riproduzione del sistema, impermeabile ad ogni intrusione esterna. In questo sistema, le borse di studio e i contratti di assistenza alla didattica e alla ricerca svolgono una duplice funzione: come test di fedeltà del cooptando e come base materiale da cui il cooptatore trae il proprio potere e scarica su altri i propri doveri. Tra cooptatore e cooptando si instaura infatti un accordo implicito ed illecito secondo cui il secondo si accolla mansioni proprie del primo (dai lavori di ricerca alle lezioni frontali in aula), in cambio di borse e contratti (e della promessa di un posto di ruolo). Da qui proviene l’insieme di rapporti lavorativi a tempo determinato che caratterizza il processo di cooptazione universitaria, il cui accesso è esso stesso frutto di concorsi truccati, creati e gestiti dai docenti di ruolo più potenti, i cosiddetti “baroni universitari”.
    L’attuale sistema di reclutamento e di carriera è il frutto di riforme successive che hanno affinato i meccanismi di blindatura dei concorsi a tutti i livelli, dalle borse di studio fino ai posti di professore ordinario, nell’esplicito intento di garantire il buon funzionamento del processo di cooptazione, da cui dipende la credibilità stessa delle promesse dei baroni e lo scambio di favori con i loro portaborse.
    Un minimo di conoscenza di storia dell’università è sufficiente a distinguere in modo netto la fase di prova propria del processo di cooptazione universitaria dalla precarizzazione dei rapporti lavorativi avviata a livello internazionale con la svolta neoliberista. Per questo, dottorandi, borsisti e contrattisti, nel loro proclamarsi “ricercatori precari” e nel loro tentativo di cavalcare il movimento di opposizione alla precarietà e al neoliberismo, non dimostrano solo la propria ignoranza storica, ma anche il loro opportunismo politico.
    Nel mio intervento sul manifesto ho dunque aperto la critica contestando innanzi tutto l’espressione “ricercatore precario”, sostenendo che i ricercatori precari non sono né ricercatori, né precari, ma “aspiranti ricercatori in corso di cooptazione”. Dopodichè, ho criticato la cooptazione come sistema utile a riprodurre la cultura della classe dominante, che impedisce il pensiero critico e che taglia fuori ogni voce autonoma e deviante, premiando invece la devozione e l’assoggettamento al barone, tutti fattori che concorrono a dequalificare l’università e a svilire la ricerca e la didattica.
    La mia critica tuttavia ha ottenuto solo in parte l’effetto sperato, almeno all’interno del movimento dei ricercatori precari. Ma prima di dare conto delle reazioni al mio intervento e di precisare la mia proposta politica, vorrei innanzi tutto approfondire la concezione della precarietà dei ricercatori precari, i rapporti di classe esistenti nell’università baronale, le funzioni conservatrici della cooptazione e il suo ruolo nella riproduzione culturale della classe dominante.

    1. Il movimento di lotta alla precarietà e i ricercatori precari

    Il movimento dei ricercatori precari è eterogeneo al suo interno, non tanto per le diverse figure studentesche e professionali che ne fanno parte, quanto piuttosto per i diversi rapporti che ciascun ricercatore precario ha con il proprio referente baronale. Non solo le condizioni di partenza sono diverse fra loro, ma la concorrenza per l’attribuzione e il “rinnovo” dei contratti a tempo determinato e per l’accesso ai posti di ruolo separa ogni ricercatore precario dai propri colleghi, spingendolo a fare il possibile per emergere agli occhi del barone che dispensa contratti e promozioni. Questo rende difficile un’azione politica o sindacale unitaria e ostacola ogni iniziativa antagonista nei confronti del mondo baronale.
    A livello politico, il movimento dei ricercatori precari tenta di estendere all’università l’onda del movimento trasversale di lotta alla precarietà, spiritosamente intitolato a “San Precario”. Questo movimento, all’interno del quale convivono varie anime politiche, cerca di costruire un’alleanza tra lavoratori di categorie diverse, accomunati dal tipo di contratto di lavoro, a tempo determinato. Secondo questa concezione, la nuova offensiva del capitale contro il lavoro offre interessanti potenzialità strategiche, nella misura in cui tende a generalizzare le condizioni di precarietà, creando così le condizioni oggettive per ricomporre il movimento dei lavoratori. Anche se la precarietà riguarda lavoratori provenienti da classi sociali diverse, con condizioni economiche diverse, il problema comune resta infatti lo stesso: quello della precarietà lavorativa ed esistenziale.
    In questo movimento ci sono tuttavia alcune tendenze contraddittorie. Per quanto i processi di precarizzazione e proletarizzazione si siano accentuati con la nuova offensiva liberista, il tentativo da parte di alcuni di costituire un fronte unitario di lavoratori precari è in realtà frutto di un mito basato su definizioni giuridiche delle tipologie contrattuali che non coglie le cause economiche che ne regolano l’evoluzione e che non prova nemmeno ad affrontare il complesso discorso dell’evoluzione dei rapporti di classe. Anzi, da un punto di vista teorico, questa concezione si basa proprio sulla mistificazione neoliberista di una società senza più classi, in cui ognuno è imprenditore di se stesso, dall’operaio al professore universitario.
    Per questo, alcune componenti del movimento pongono al centro della propria azione i rapporti di classe, lasciando in secondo piano gli aspetti puramente giuridici del contratto di lavoro. Il problema è infatti che il precariato, anche se generalizzato, non è affatto una condizione uniforme. Lavoratori di diversi livelli, imprenditori, ricercatori, giornalisti, avvocati, calciatori, attori, tutti possono avere contratti a tempo determinato, ma non per questo tutti loro vivono la stessa condizione economica o appartengono alla stessa classe sociale. Il fenomeno della precarietà, come problema sociale e politico, è invece un fenomeno di classe e riguarda l’irrigidimento delle condizioni di lavoro della classe operaia e la proletarizzazione di figure lavorative che prima erano di concetto. Questo problema, che sfugge ancora ai sindacati e agli esperti del mercato del lavoro, non sfugge affatto ai lavoratori. Perché l’operaio col posto fisso sa bene che il giorno in cui perderà il posto diventerà anche lui un operaio precario, mentre il suo collega precario sa che se un giorno otterrà un contratto a tempo indeterminato, sarà un contratto da operaio, non da giornalista o da ricercatore. Perciò entrambi sanno di stare sulla stessa barca, la quale è una zattera a remi accanto al panfilo dei giornalisti o dei ricercatori precari.
    Il rischio, in altri termini, è che invece di costruire una solidarietà di classe tra lavoratori precari e stabili, si confondano gli interessi degli operai con quelli delle classi medio-alte, anche se, a parte la durata a tempo determinato, i loro rapporti di lavoro non hanno in realtà proprio niente in comune. E il rischio ancora maggiore è che questo “superamento” della lotta di classe finisca per dare credibilità alla concezione neoliberista, che presenta il posto fisso come un privilegio riservato ai fannulloni, il cui costo sociale è pagato proprio dai lavoratori precari.
    Nel contesto universitario, i rischi derivanti da questa concezione si fondono poi con la peculiarità storica del sistema baronale, portando a confondere la fase iniziale del processo di cooptazione di una classe sociale medio-alta, quale quella dei cattedratici, con il processo di flessibilizzazione e precarizzazione del lavoro che si abbatte sulle classi più basse.
    Questo è il motivo per cui le rivendicazioni dei ricercatori precari non riescono ad acquisire alcuna credibilità politica tra i lavoratori precari. E questo spiega anche perché, a differenza del movimento contro la precarietà, in cui convivono posizioni moderate e istanze antisistemiche e anticapitaliste, nel movimento dei ricercatori precari non c’è posto per alcuna istanza sovversiva. Al contrario, i ricercatori precari si autocommiserano per la situazione di sfruttamento che soffrono, ma si guardano bene dal criticare il sistema di cooptazione da cui questo sfruttamento deriva, poiché sanno che tale sistema è anche quello che permette loro di esistere nell’università baronale.

    2. La cooptazione come meccanismo di selezione di classe

    Il reclutamento tramite cooptazione, oltre ad essere evidentemente illegale e incostituzionale (l’art. 97 della Costituzione italiana afferma che “Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso”), condiziona il funzionamento stesso dell’università, le conoscenze scientifiche che produce e la cultura che impone come dominante nella società. La cooptazione è infatti per sua natura una pratica conservatrice, che chiude le porte d’accesso alla cattedra alle forze e alle idee che non sono già rappresentate all’interno del sistema e le spalanca invece a chi sa rendersi utile alle scuole di pensiero più potenti. Nel contesto baronale, questa funzione conservatrice opera sia attraverso i criteri di selezione del cooptato, sia attraverso le modalità del processo di cooptazione, che prevedono un periodo di prova, durante il quale il cooptando riceve incarichi a tempo determinato.
    Innanzi tutto, affinché il processo di cooptazione abbia inizio è necessario un rapporto privilegiato col barone. La natura di questo rapporto può essere di vario tipo: in alcuni casi, si tratta di un rapporto di stima reciproca che si sviluppa durante i corsi o durante la tesi; in altri casi, intervengono invece fattori del tutto estranei alla ricerca scientifica, di natura sentimentale, relazionale, economica o di parentela. Resta comunque il fatto che per arrivare ai più alti titoli di studio e dare inizio ai giochi relazionali una buona estrazione sociale costituisce un indubbio vantaggio.
    Una volta avviato il processo di cooptazione, la fase di “precarietà” che precede l’accesso alla cattedra accentua ulteriormente la selezione classista. Materialmente essa presuppone infatti condizioni economiche favorevoli che permettano di restare a galla nella lotta per l’assegnazione di borse e contratti, fase durante la quale l’aspirante universitario si costruisce sufficienti crediti accademici (fatti di lavoro non remunerato) nei confronti del suo referente, escludendo alla base coloro che non possono permettersi questo scambio intertemporale di favori col potere baronale.
    Dal punto di vista economico, la precarietà universitaria opera dunque essenzialmente come processo di scrematura di classe, a completamento della selezione classista che accompagna la vita dello studente sin dai primi anni di scuola.

    3. Cooptazione, rapporti di potere e riproduzione culturale

    Ai fattori materiali della riproduzione classista del corpo docente si aggiungono poi fattori di carattere soggettivo che contribuiscono alla riproduzione anche culturale della classe dominante. Nelle sue modalità concrete, infatti, la cooptazione ribalta il rapporto scientifico maestro-allievo, creando tra loro un rapporto spontaneo di potere e sottomissione.
    Vista dall’esterno, la cooptazione è chiaramente un ostacolo all’emancipazione scientifica del cooptando. Di fatto, il cooptatore opprime il cooptando, anche se lo protegge, perché impedisce lo sviluppo autonomo del suo pensiero scientifico e delle sue facoltà critiche, richiedendogli solo obbedienza e fedeltà, invece che rigore e originalità. Ma, agli occhi del cooptando, invece, lui è un Maestro, un referente a tutti i livelli, capace di indicare la via del successo scientifico e accademico e, quello che più conta, capace di trovare il contratto o la borsa di studio senza i quali l’allievo cesserebbe anche di appartenere alla categoria dei ricercatori precari. Perciò il ricercatore precario non vede nel cooptatore un nemico, l’esponente della categoria che gli impedisce di realizzare le proprie ambizioni scientifiche, bensì il suo compagno, il suo protettore. E questo accade proprio nella fase più delicata dello sviluppo scientifico di un giovane studioso, che dovrebbe essere aiutato a trovare il proprio percorso, non essere indirizzato verso quello di chi può garantirgli (a suo insindacabile giudizio, ovviamente) il successo accademico.
    Questo non significa che il valore scientifico del cooptando non abbia alcun peso nel reclutamento. Al contrario, i difensori della “cooptazione buona” sostengono che il vero problema riguarda i criteri adottati dai cooptatori, troppo spesso clientelari e solo raramente meritocratici. Per questo, secondo loro, il problema dell’università baronale non è la cooptazione, ma la “cooptazione cattiva”. Sta di fatto, che anche i “cooptatori buoni” stabiliscono il merito dei candidati prima di bandire il concorso. E sta di fatto che, anche per loro, la dimostrazione dei meriti scientifici dei loro allievi passa per una fase di prova in cui il cooptando resta precario e legato a filo doppio al barone, buono o cattivo che sia.
    Perché baroni sono anche quei maestri che, per introdurre i loro studenti migliori alla ricerca, li coinvolgono nei propri progetti, li portano con sé ai convegni e poi, quasi si trattasse di un obbligo morale, li difendono dalle cordate rivali nelle sedi in cui si spartiscono posti e risorse. La filiazione scientifica dura infatti solo finché il cooptatore tiene in vita anche economicamente il cooptando (e termina non appena il cooptando si allontana dagli interessi del cooptatore o addirittura ne critica le scelte scientifiche e accademiche).
    Per questo, indipendentemente dai criteri di selezione adottati dai cooptatori, i ricercatori precari si lasciano “sfruttare” volentieri, accollandosi compiti che non gli competono e facendo il possibile per soddisfare le esigenze lecite ed illecite del referente baronale. In questo sistema di potere consensuale, i ricercatori precari si lagnano perché ricoprono il gradino più basso della gerarchia accademica e questo dà accesso ad una parte solo limitata di privilegi. Perché quello che interessa loro, ormai è chiaro, non è la ricerca scientifica, come pomposamente affermano, ma la carriera accademica, cioè la scalata verso nuovi privilegi economici e di potere. E infatti il loro grande privilegio, quello di essere “pagati per pensare” (a differenza dei veri lavoratori precari, che sono “pagati per eseguire”), non lo sfruttano nemmeno. Perché sanno che per restare in corsa non si deve “pensare”, ma si deve “eseguire”, si deve obbedire, si deve svolgere acriticamente la funzione richiesta dal proprio maestro. La carriera non dipende dalle capacità scientifiche – questo i ricercatori precari l’hanno capito bene – ma dal potere del referente baronale.
    Il risultato è che, una volta completato il processo di cooptazione, il nuovo universitario, al di là delle sue origini di classe, ha perso anche gran parte della propria autonomia scientifica, essendosi abituato a rispondere a problemi sollevati da altri, invece che a ricercare le proprie domande scientifiche, ed essendo ormai pienamente integrato nel sistema di produzione di idee utili alla classe dominante.
    Da questo punto di vista, senza voler ridurre le loro responsabilità, i ricercatori precari sono in buona compagnia accanto ai loro superiori gerarchici: ricercatori e professori associati e ordinari. Loro infatti hanno smesso di pensare ancora prima, come prezzo da pagare per entrare nella corporazione. E ora che hanno finalmente la possibilità, puramente teorica, di pensare liberamente, senza dover rispondere più a veri controlli gerarchici, hanno anche dimenticato come si fa. Quello che resta della dichiarata passione per la ricerca nei nostri docenti universitari è solo la bramosa ricerca di nuovi privilegi di carriera. Per loro l’affiliazione e i compromessi scientifici non sono più nemmeno veramente dei “prezzi da pagare”. Sono piuttosto la dimostrazione delle proprie abilità relazionali, che – loro non possono più vederlo, ma i ricercatori precari forse possono ancora – costituiscono la negazione stessa dell’autonomia di pensiero.
    Questo modo di riproduzione della cultura dominante costituisce un filtro contro ogni forma di devianza o semplicemente di pensiero critico indipendente. Nell’università dei baroni, non c’è posto per esseri autonomi pensanti, né dal lato di chi impara, né da quello di chi insegna. La cooptazione esclude tutti quelli che, invece di occuparsi dei problemi del barone, si pongono domande (e inevitabilmente sollevano critiche), quelli cioè che costituiscono la vera sfida proprio sul fronte scientifico. In questo sistema le idee senza baroni muoiono, con i loro portatori, per lasciare spazio all’accondiscendenza dei ricercatori precari e al loro atteggiamento complice e servile nei confronti del potere baronale.

    4. La lotta mistificata dei ricercatori precari

    La piena integrazione nel sistema baronale impedisce ai ricercatori precari di sviluppare una critica radicale dell’università esistente e rende contraddittorio il tentativo di applicare all’università le lotte dei lavoratori precari, a cominciare dal diritto alla stabilizzazione del posto. I primi a non vedere di buon grado l’immissione in massa dei ricercatori precari nel corpo dei docenti di ruolo sono infatti proprio i loro referenti, che perderebbero in tal modo gran parte del loro potere di ricatto. Per questo, mentre i ricercatori precari continuano a vedere complotti da tutte le parti, orchestrati da forze repressive e conservatrici di destra e di sinistra, la loro stabilizzazione è osteggiata proprio dai loro referenti, i quali peraltro occupano il dodici per cento dei seggi parlamentari.
    E poi, anche su un piano giuridico non è ben chiaro cosa si dovrebbe stabilizzare: il lavoro svolto di fatto, spesso in modo illecito, oppure quello previsto dal contratto, che, come i ricercatori precari stessi affermano, è solo una copertura? Perché il problema è che, formalmente, i contratti dei ricercatori precari non prevedono affatto le mansioni dei ricercatori. E, se di fatto molti di loro svolgono compiti propri dei docenti di ruolo, è solo all’interno di uno scambio di favori illecito, che non può certo essere stabilizzato, e che, se esplicitato, più che alla cattedra condurrebbe probabilmente alla galera. Perché in aula, secondo la legge, deve andarci il docente, non il suo portaborse e, sul piano scientifico, gli articoli dovrebbe firmarli chi li scrive, non chi gestisce i fondi pubblici per il proprio tornaconto.
    Questi problemi sono ben noti ai ricercatori precari, i quali vorrebbero semplicemente velocizzare il loro processo di cooptazione, ma non certo porre fine al sistema cooptativo. Per questo, le richieste di stabilizzazioni rimangono sempre pacate e concentrate nel periodo natalizio, quando il Parlamento approva la legge finanziaria, senza assumere mai toni conflittuali con il sistema dei baroni. Anzi, ogni volta che i ricercatori precari fanno sentire la loro voce, si sforzano in tutti i modi di fornire le dovute credenziali di accettazione della cooptazione, prendendo le distanze dai soliti elementi sovversivi del movimento. Le assemblee e le lotte degli studenti e dei lavoratori precari sono un’inutile perdita di tempo per loro. Meglio scrivere alla Senatrice Rita Levi Montalcini (lettera pubblicata prima sul manifesto e poi su Science) per denunciare il malcostume dei concorsi truccati (dimenticando di precisare che i primi concorsi truccati sono proprio i loro) e per presentarsi come il pilastro centrale della ricerca scientifica, al punto tale da “doversi” ritirare dai concorsi altrui per non creare imbarazzo tra i commissari di concorso.
    Ma, anche di questo, i ricercatori precari preferiscono parlarne ai senatori e ai giornalisti, non ai magistrati, perché sanno che rompere le regole informali della cupola baronale, significa restare senza protezione. Le loro proteste hanno invece valore solo strumentale, per ricordare al referente che le file d’attesa vanno rispettate e per far capire al mondo intero che, in un sistema dequalificato come il nostro, se si vuole evitare che i migliori (sottinteso: loro) se ne vadano all’estero (fenomeno peraltro controverso sul piano quantitativo), ci vogliono incentivi e maggiori risorse, richieste che ricalcano perfettamente quelle dei baroni, dei presidi e dei rettori, tanto tutti sanno che grazie alla cooptazione, la spartizione del bottino resterà al loro interno, escludendo quelli che non si prestano al gioco e non rispettano gli obblighi baronali.
    Perché, anche questo i ricercatori precari non lo dicono, ma anche i concorsi truccati per posti di ricercatore di ruolo sono comunque destinati a loro. Cani sciolti e studiosi indipendenti non hanno alcuna chance di successo. Il concorso nasce per il ricercatore precario di turno (per ricompensarlo dei servizi svolti durante il “precariato”) e tutta la macchina blinda-concorsi (che include le “regole morali” che impongono ai più bravi di ritirarsi per non disturbare) serve proprio a garantire il rispetto delle file d’attesa. Individualmente, i ricercatori precari possono pure protestare: “Non è giusto, toccava prima a me!” Ma, come categoria, visto che ci tengono tanto ad esserlo, sono tutti responsabili.
    Insomma, i ricercatori precari si sforzano di apparire come una categoria oppressa, che subisce la precarietà, senza capire (o fingendo di non capire) che, proprio come categoria, essi costituiscono un ingranaggio essenziale del sistema di oppressione, basato sulla cooptazione. La loro precarietà è semplicemente l’altra faccia della medaglia del potere baronale e serve a tenere lontani tutti quelli che rifiutano di portare le borse ad un barone come prezzo da pagare per accedere alla docenza universitaria.

    5. Le vittime della cooptazione

    I ricercatori precari non sono dunque una forza rivoluzionaria, né tanto meno progressista. Loro non criticano affatto l’università baronale. Vogliono solo entrarci in pianta stabile. La loro stessa posizione “precaria” non è frutto dei loro meriti scientifici, ma del loro ruolo accondiscendente nel sistema baronale. Si lamentano che il gioco è truccato, ma loro per primi giocano solo a condizione di avere in mano le carte truccate. E anche le loro storie di sacrifici e sofferenze mentre attendono la messa a bando del loro concorso, ormai le conosciamo tutti. Quelle che nessuno conosce sono invece le storie di coloro che per coerenza politica, indipendenza scientifica, decenza morale, rispetto delle leggi o semplice ingenuità non si cercano un protettore prima di partecipare ad un concorso e per questo non riescono ad ottenere nemmeno la mezza posizione precaria di cui i ricercatori precari si lamentano tanto. Ma queste storie, purtroppo, non le può raccontare nessuno poiché non esiste il “movimento dei cani sciolti fatti fuori ai concorsi”. Tuttavia, i ricercatori precari forse non lo sanno, ma esistono ancora persone che prima di iscriversi a un concorso consultano la gazzetta ufficiale, non il referente baronale.
    E poi ci sono gli studenti, che ricevono un’offerta formativa dequalificata e che spesso subiscono la selezione operata da persone senza nemmeno le dovute competenze. Certo, sarebbe ingiusto addossare all’anello più debole della catena baronale la responsabilità della caduta della qualità dei corsi. Si tratta infatti di un processo complesso che i ricercatori precari stessi subiscono, come condizione di sopravvivenza nell’università baronale. Sta di fatto che con tutti gli impegni nei confronti del barone resta poco tempo per i problemi degli studenti e il rapporto con loro diventa presto una semplice noia da sbrigare.

    6. Le reazioni dei ricercatori precari

    Per ragioni di spazio, gli argomenti che ho cercato di sviluppare in questo articolo sono solo abbozzati nella mia lettera aperta pubblicata sul manifesto. Purtroppo, però, i miei spunti critici sono passati del tutto inosservati agli occhi dei ricercatori precari, i quali si sono soffermati invece solo sull’aspetto terminologico (l’espressione “ricercatore precario”), senza cogliere il problema politico che sollevo: quello della cooptazione e dell’università baronale. La Rete nazionale ricercatori precari ha attaccato alla mia lettera l’immagine di Stalin e ha reagito prevalentemente su un piano personale, con denigrazioni e ingiurie, basate peraltro su supposizioni, invece che su fatti reali. Il vero problema, secondo i ricercatori precari non riguarda infatti la cooptazione, ma chi la critica. Come può permettersi un ricercatore di ruolo di criticare il sistema da cui derivano i privilegi baronali? Che valenza politica può avere la critica del sistema baronale da parte di chi spara sull’anello più debole della gerarchia accademica? E che coerenza può esserci in chi critica la cooptazione, pur avendo ottenuto il posto grazie ad essa?
    Nei giorni successivi, anche la redazione del manifesto ha ricevuto molte lettere di protesta e di indignazione, non solo nei miei confronti, ma anche nei confronti del giornale stesso (quattro di queste lettere sono state pubblicate il 22 dicembre), colpevole di aver dato spazio ad una critica ingiusta e meritevole dunque della più dura delle ritorsioni da parte dei suoi lettori: quella di non acquistare più il giornale!
    Il 18 dicembre il manifesto ha poi pubblicato un articolo a firma dei ricercatori precari romani, i quali hanno tentato di infangare il mio percorso accademico e politico, senza nemmeno provare a rispondere ai problemi politici che sollevo, preferendo invece utilizzare lo spazio a loro disposizione per fare nuovamente pressione sul governo affinché inserisse nella legge finanziaria apposite condizioni per facilitare il loro ingresso nel corpo docente di ruolo. Secondo gli autori dell’articolo, la mia critica del sistema baronale non è altro che “l’apertura di un fronte a sinistra” contro di loro, che sono i veri soggetti sfruttati del sistema universitario e che, proprio per la radicalità delle loro rivendicazioni, scatenano la condanna unanime di tutte le forze politiche, anche quelle di sinistra, troppo moderate e conservatrici rispetto al loro potenziale sovversivo.
    Finalmente, il 30 dicembre è intervenuto in prima persona, Benedetto Vecchi, responsabile della pagina della cultura del manifesto, colpevole di aver dato spazio alla mia critica. Vecchi prende le distanze in modo netto dal mio intervento e si fa portavoce dei ricercatori precari, i quali, a suo dire, contestano “punto su punto” la mia argomentazione, “respingendo al mittente” la mia critica di complicità con il mondo baronale. Subito la Rete nazionale ricercatori precari ha titolato sul suo blog “Il manifesto sostiene la tua idea di un mondo diverso, tu sostieni il manifesto”, in segno di pacificazione col giornale che più di ogni altro si è occupato delle loro vicende. Senza tuttavia accorgersi che “respingere le accuse al mittente” non è un modo politicamente efficace di replicare alle critiche. Primo, perché la validità di una critica si giudica dalla forza delle argomentazioni e non dalla castità dell’autore. Secondo, perché dimostra che i ricercatori precari (e i loro difensori) sono i primi a pensare che senza cooptazione all’università non si entra, il che rafforza, non indebolisce, la mia analisi.
    Ben diversa è stata invece la reazione del movimento studentesco e della società civile. Diversi collettivi studenteschi hanno organizzato assemblee sul problema della cooptazione baronale e assieme abbiamo avviato iniziative di approfondimento e di lotta. Radio antagoniste e riviste politiche mi hanno permesso di sviluppare il dibattito anche fuori dal ristretto ambito universitario. Pezzi diversi di movimento, di partiti politici, di forze sindacali e semplici individui isolati mi hanno espresso la loro solidarietà e hanno provato a collegare la critica dell’università baronale alla sua dequalificazione e al processo di mercificazione che investe l’intera società.
    Di queste iniziative ho cercato di dare conto in un pezzo che ho inviato al manifesto in cui ho cercato anche di replicare ai ricercatori precari, sostenendo che il vero torto che subiscono non sta nel lavoro non pagato che fanno al posto del barone (il quale, come dicevamo, è parte di un accordo vantaggioso per entrambe le parti), ma nello svilimento del loro percorso di ricerca, messo al servizio del barone e del mantenimento dello status quo. Purtroppo, però il mio pezzo giace ancora nella redazione di un giornale che fino a qualche anno fa andava fiero di stare “dalla parte del torto”.
    Ma la cosa più triste è che gli spari a vista contro chi critica il sistema di cooptazione dimostrano l’egemonia culturale del sistema baronale, che ha saputo imporre una morale accademica, basata sulla logica dell’appartenenza, dove la critica non è ammessa. I ricercatori precari, ancor più dei loro baroni, fanno subito quadrato non appena si punti il dito contro il sistema di cooptazione, inibendo qualsiasi voce critica o autocritica che potrebbe levarsi al loro interno, cercando lo scontro personale, come modo per evitare il confronto politico. Questo è il più grave ostacolo che io percepisco nel mio tentativo di socializzare le lotte, ancora frammentate, contro il sistema baronale (per quanto riguarda il mio percorso accademico e i miei rapporti con l’università baronale, che tanto affascinano l’immaginazione dei ricercatori precari, essi sono di pubblico dominio: http://fausto.eco.unibs.it/~palermo).

    7. Proposta politica

    Con la mia critica della cooptazione ho provato a scompaginare l’unità solo corporativa dei ricercatori precari, invitandoli ad aprire un dialogo col movimento studentesco e a prendere le distanze dal mondo baronale. Perché, chi vive l’università sa che la sua crisi non è causata solo dai baroni che la governano, ma anche da tutti quei soggetti che si lasciano comandare e che cercano i loro referenti tra i cattedratici, invece che tra gli studenti.
    Purtroppo però anche la critica politica di un figlio di nessuno, che vorrebbe abolire sia la cooptazione che la precarietà, è rimasta senza risposta ed è stata recepita solo per i suoi presunti effetti di indebolimento sulle richieste di stabilizzazione dei ricercatori precari (cui peraltro non dedico nemmeno una parola nel mio articolo). Invece di respingere le accuse al mittente, come se il problema fosse puramente personale, sarebbe stato politicamente più efficace un contrattacco alla categoria dei docenti di ruolo, alla quale appartengo. Perché è chiaro che, nel sistema baronale, le maggiori responsabilità ce le hanno i cooptatori, non i cooptandi. Ma, appunto, tutto sta a capire qual è veramente il rapporto tra ricercatori precari e sistema baronale. Dal mio punto di vista, un simile contrattacco avrebbe sfondato una porta aperta, visto che la mia lotta non è certo dettata da principi corporativi. Se mi rivolgo ai ricercatori precari, oltre che agli studenti, non è certo perché li ritenga i primi responsabili dell’università baronale, ma perché sono i primi a pagarne il prezzo.
    Il paradosso tuttavia è che di fronte a chi denuncia la perversità del sistema baronale, i ricercatori precari non si rivoltano contro il sistema, ma contro chi il sistema lo vuole affossare. Perché questo movimento, che scende in piazza più spesso accanto ai rettori che accanto ai precari, finora ha dimostrato di voler risolvere solo i propri problemi, non quelli dell’università baronale, di cui, anche in questa occasione, ha dimostrato di essere parte integrante.
    Non c’è niente di personale nella mia denuncia (gli aspetti personali li curo in altre sedi). Il problema è invece politico. Io critico l’università baronale per lo svilimento del percorso scientifico che impone agli aspiranti universitari, per l’alienazione degli studenti, per la perdita delle funzioni critiche dell’università, per l’asservimento della scienza e della cultura al barone e, per il suo tramite, al capitale. E i ricercatori precari parlano invece solo di maggiori risorse per l’università, di “stabilizzazioni” e di riserve di posti (per passare davanti, ancora una volta, a quelli che corrono senza sponsor). E siccome io denuncio il carattere corporativo della loro battaglia, i ricercatori precari romani mi accusano di volerli privare pure del loro “diritto di cittadinanza nell’università”, dipingendomi come esponente delle “ottime relazioni tra l’accademia ed alcuni settori della sinistra” (il manifesto, 18 dicembre).
    Eppure, nel mio rabbioso tentativo di socializzare la lotta antibaronale, la questione che pongo è semplice. Da tempo i collettivi studenteschi hanno avviato percorsi autoformativi e di contropotere per realizzare nei fatti un’università critica. Perciò, i termini del problema sono chiari: se i ricercatori precari sono veramente mossi dalla passione per la ricerca libera, critica e indipendente, le porte delle assemblee studentesche sono aperte; altrimenti, se vogliono continuare a condurre la loro lotta contro la (loro) precarietà all’interno del sistema di cooptazione, allora faranno bene a prendere atto che tra le forze antibaronali, effettivamente, i portaborse non hanno nessun diritto di cittadinanza.
    Quello che io chiedo è legittimo, ma sovversivo. Io chiedo a tutte le forze critiche, che non sono disposte a vedere l’università ridotta a strumento di riproduzione culturale della classe dominante, di prendere posizione sulla cooptazione, perché è da lì che nascono i rapporti di potere su cui si regge l’università baronale ed è lì che viene bloccato ogni tentativo di sviluppare un pensiero scientifico indipendente e critico. A ciascuno la propria scelta di campo.

    Giulio Palermo
    Ricercatore, Università di Brescia

  66. France ha detto:

    Con gli over 70 sarebbero solo 2400, in tutto. A Pisa, ad esempio, un centinaio. Mica male, eh?

  67. France ha detto:

    E, per dire, Luigi Frati, neorettore della Sapienza, ha 65 anni…..

  68. insorgere ha detto:

    mah, non ci capisco na mazza…sono andato a vedermi la normativa (cioè la legge 133 che converte il dl 112) e parrebbe che gli universitari sarebbero eslcusi.

    d’altra parte la notizia che sopra riportavo mi era stata comunicata da un 70enne incazzato che si sfogava con me nel corridoio del dipartimento perché rischia di esser mandato in pensione (chiedo venia, non licenziati ma mandati in pensione).

    confesso di non capirci nulla. Posso solo dirvi che la procedura a Pisa è in corso, ma mi sfuggono i riferimenti normativi.

    certo sarebbe una bella botta, anche se col turn-over al 20%….

    scusa france, ma il dato numerico da dove lo ricavi?

  69. insorgere ha detto:

    mah, forse ho frainteso e si tratta effettivamente della scelta dei rettorati di rifiutare la proroga biennale dopo il 70simo anno….

    possibile che nessuno abbia sentito nulla? solo io incontro i vecchi baroni che hanno voglia di sfogarsi?

  70. Rino ha detto:

    ADNK (CRO) – 06/10/2008 – 17.30.00
    RICERCA: FAZIO A PRECARI, VITA MEDIA PROGETTI E’ 6 ANNI
    ________________________________
    ZCZC ADN1117 3 CRO 0 ADN CRO NAZ RICERCA: FAZIO A PRECARI, VITA MEDIA
    PROGETTI E’ 6 ANNI = MONITO AI FUTURI RICERCATORI, IN USA SCIENZIATI
    ABITUATI A CAMBIARE Pavia, 6 ott. – (Adnkronos/Adnkronos Salute) – “Mi
    rivolgo ai futuri precari: non dimenticate che i progetti di ricerca
    hanno un inizio e una fine. In Usa la vita media di un ricercatore e’
    di sei anni e gli scienziati sono abituati a passare da una
    collaborazione all’altra nell’arco della carriera lavorativa”. E’ il
    messaggio che il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio, lancia
    ai giovani cervelli italiani: la ricerca e’ precaria per natura,
    questo insegna l’esperienza degli Stati Uniti, dove i ricercatori non
    sono assunti a vita da un ente, ma il loro rapporto di collaborazione
    dura il tempo necessario per lo sviluppo di un progetto. Esaurito il
    proprio compito, si cerca un altro progetto a cui lavorare. Fazio,
    oggi a Pavia per una visita al Policlinico San Matteo, chiarisce il
    senso delle sue parole: “La ricerca e’ a termine -incalza- e questo e’
    un concetto che in Italia va metabolizzato. Quanto ai precari, io sono
    in contatto con loro e gli sto dando una mano”. Il sottosegretario
    ribadisce che non ci sara’ nessun passo indietro sulla modifica
    dell’emendamento ‘anti-stabilizzazioni’ e sulla proroga della scadenza
    dei contratti dei precari pubblici della ricerca a luglio 2009.
    “Rispetteremo le promesse conclude Fazio- Il mio messaggio, invece, e’
    rivolto ai futuri precari che devono entrare nell’ottica dei progetti
    a termine”. (Sal/Zn/Adnkronos) 06-OTT-08 17:29 NNNN

  71. Oronzo ha detto:

    La lettura della legge 133 permette di escludere che la norma dei 40 anni si applichi alle Università:

    “11. Nel caso di compimento dell’anzianità massima contributiva di 40 anni del personale dipendente, le pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 possono risolvere, fermo restando quanto previsto dalla disciplina vigente in materia di decorrenze dei trattamenti pensionistici, il rapporto lavoro con un preavviso di sei mesi. Con appositi decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, previa delibera del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentiti i Ministri dell’interno, della difesa e degli affari esteri, sono definiti gli specifici criteri e le modalità applicative dei principi della disposizione di cui al presente comma relativamente al personale dei comparti sicurezza, difesa ed esteri, tenendo conto delle rispettive peculiarità ordinamentali. Le disposizioni di cui al presente comma non si applicano a magistrati e professori universitari.”

    Probabilmente, la situazione di bilancio di Pisa è tale, invece, da costringere il Rettore e i Presidi a imporre prepensionamenti per evitare la bancarotta.

    Se avessero applicato la norma anche ai professori universitari, si sarebbe potuto sperare in una bella ripulita dal marciume che gira adesso per i corridoi.

  72. Carlo ha detto:

    … abbiamo sognato per un pomeriggio.

  73. insorgere ha detto:

    chiedo venia.
    non volevo alimentare vane speranze.

    forse è che sono tanto disperato da aggrapparmi anche alle ombre.
    o forse che i vecchi baroni sono tanto rincoglioniti da non sapere nemmeno spiegare perché vengono prepensionati.

    o magari tutte e due le affermazioni sono vere.

    in ogni caso fa tutto skifo.
    mi sono laureato 11 – quasi 12 – anni fa, dottorato, poi borsa annuale, poi post-doc biennale, poi assegno di ricerca quadriennale, fellowship all’estero, contratti d’insegnamento….a gennaio riscado per l’ennesima volta e non so dove sbattere la testa. nel frattempo mi sono sposato, abbiamo un bimbo di 5 anni.
    non ne posso più

    scusate lo sfogo.

  74. France ha detto:

    Eh, ma scusa, anche tu che non vui entrare nell’ottica dei progetti a termine… Se resti senza soldi per un po’ di mesi, il bimbo lo metti in azoto liquido, poi quando entri di nuovo nell’ottica lo scongeli e via, fino alla pensione…

  75. insorgere ha detto:

    già france, hai ragione.
    sono io che da buon dinosauro non riesco ad adattarmi ai tempi nuovi e dunque dovrò estinguermi.
    oltre al bimbo da surgelare…anche l’affitto potrei pagarlo solo quando ci sono i progetti finanziati (che visti i tagli ai prin sono peraltro sempre più miseri).
    ma forse il mio padrone di casa è un retrogrado e non capirà le logiche della ricerca.

    cmq se tu fossi una persona seria la parola pensione non la pronunceresti nemmeno. Sa di vecchio stato sociale assistenzialista. ekekazzo! siamo tutti imprenditori dei nostri cervellini, mica dobbiamo gravere sulle spalle del povero contribuente evasore-elettore di berlusconi.

  76. @bombadillo e france
    OK

    guardatevi l’inutilità del ministro gelmini…
    http://www.radioradicale.it/scheda/262518/lemergenza-educativa

    Riassunto e commento:
    Irene Tinagli ricercatrice in USA porta la sua testimonianza.
    Giuliano Da Empoli… descrizione bizzarra, ma interessante della meritocrazia italiana.
    Giavazzi parla accuratamente di meritocrazia con base scientifica.
    Gelmini chiacchiera, chiacchiera, chiacchiera… mezz’ora… è totalmente fuori tema… e non capisce che è totalmente dentro (insieme al suo partito) a tutti i difetti corporativi descritti dagli interlocutori precedenti. Non riesce a rispondere o a riallacciarsi al dibattito. Fa il suo solito vuoto monologo: gli altri parlano di meritocrazia “adulta”, quindi università e ricerca e quindi di riforme a costo zero… lei risponde con: maestro unico, tempo pieno, voto in condotta e tagli! C’è mancato solo il grembiulino… Che tristezza… come al solito il ministro dell’istruzione non conta niente… contano solo i tagli del solito ministro dell’economia e i poteri corporativo-clientelari dei baroni che si oppongono alle riforme.

  77. insorgere ha detto:

    e poi posso sempre riciclarmi…
    vediamo…a 34 anni….la scuola la stanno affondando…per il mondo del lavoro sono vecchio e senza esperienza…beh ho il pollice verde, potrei darmi allo spaccio di maria.

  78. France ha detto:

    Ah, sempre a pensare a quelle cose… Comunque io parlavo della pensione del bimbo, mica la tua!

  79. Untenured ha detto:

    sulla normativa 70anni: dà la possibilità agli atenei di negare la proroga biennale successiva ai 70 anni. E interessa pure gli universitari.

    Questo è certo (ma non ho sottomano l’articolo della L tremonti).

  80. Paolo ha detto:

    rivoluzioneitalia, stà attento che il tuo amico professor Alesina è un fan della Gelmini, ti disconosce se non stai attento a parlar come si deve della ministra.

  81. Michele ha detto:

    Credo che la notizia del siluramento degli over 70 non sia campata in aria. Penso sia legata alla progressiva abolizione del “fuori ruolo” introdotta da Mussi e modificata dalla finanziaria 2008. Colleghi giuristi, attendiamo lumi da voi…

  82. ciccio ha detto:

    Il pensionamento forzato e la norma sul 20% del turnover mi inducono a pensare un possibile scenario:
    Il pensionamento degli over 70 (e sarebbe auspicabile dei >40 anni di contributi) libererebbe risorse unita’ di personale. Per 10 pensionamenti ci potrebbero essere 2 nuove immissioni, presumibilmente ricercatori. Tuttavia il 20% delle risorse degli ordinari in pensione sarebbero solo in parte consumati per i 2 nuovi ricercatori. I restanti fondi verrebbero usati per avanzamenti di carriera.
    Da un certo punto di vista questo farebbe (s)contenti tutti, ovvero potrebbe trovare un consenso interno. Che ne pensate?

  83. Paolo ha detto:

    Michele, una cosa è l’abolizione del fuori ruolo (3 anni) prevista da Mussi, un’altra è la facoltà di negare la proroga biennale post-70anni prevista nella L Tremonti.

    Il risultato è che prima gli ordinari andavano via a 75 anni, ora a 70 anni.

  84. @paolo
    forse perchè se la vuole trombare….

  85. Paolo ha detto:

    rivoluzioneitalia sei disgustoso, reazionario e sessista.

    via gli ultrà neoliberisti dal blog!

  86. era una battuta…
    per dire basta nani e ballerine al governo….

  87. France ha detto:

    Sei irrecuperabilmente un turboliberistacomunista

  88. Carlo ha detto:

    Intanto, pare che gli studenti abbiano occupato Firenze…

  89. @france
    questa me la devi spiegare…

  90. cattivo.maestro ha detto:

    meno male che gli studenti sono più svegli di noi…

  91. Paolo ha detto:

    gli studenti saranno pure più svegli dei subalterni ricercatori precari, cooptati e al tempo stesso esclusi dal sistema, ma non è certo che riescano a intaccare i meccanismi di potere nell’università con le loro mobilitazioni.

    Non ci sono riusciti nel ’68 né nel ’77 né nel ’90 perché dovrebbero riuscirci ora?

  92. gli studenti all’università o sono ciellini o vetero-comunisti

    e pronunciano solo: “meno tasse per tutti”… (d’altra parte non sono nemmeno criticabili per questo).

    Eviterei assolutamente la loro strumentalizzazione.

    PS:
    http://rivoluzioneitalia.blogspot.com/2008/10/nani-e-ballerine-su-scuola-e-merito.html

  93. Precario reazionario ha detto:

    Nel ’68, con le loro proteste, gli studenti hanno dato la spallata decisiva al sistema universitario, avviandone il processo di lenta (?) e inesorabile dissoluzione; chissà se oggi – per eterogenesi dei fini – il loro coinvolgimento non possa infine risultare strategico per una salutare riscossa morale dell’Università (pubblica).
    Al grido: Fuori i parvenus dall’Università!

  94. Uno che... ha detto:

    Affanculo ai ricercatori precari. Sono solo privilegiati che hanno ottenuto briciole di potere altrui (dottorati, borse, ecc.) grazie a concorsi truccati e vergognosamente falsi, e che vorrebbero più soldi per il posto a vita, anch’esso doverosamente TRUCCATO. Altro che blocco del turn-over: la Gelmini dovrebbe chiudere gli accessi per 5 anni, svuotare le università di cariatidi e portaborse (università come quella di Siena che hanno voragini ciclopiche che verranno ripianate con i soldi di Pantalone), e poi abolire valori legali del titolo di studio, e mettere tutti sul mercato.
    Cari ric prec: non avete consenso nella società, nessuno farà barricate per voi, TANTOMENO CHI LAVORA VERAMENTE.

    Uno che lavora nel privato e lo stipendio se lo guadagna ogni giorno

  95. Carlo ha detto:

    Che grinta, che coraggio: un vero uomi (suppongo)!

  96. Carlo ha detto:

    Che grinta, che coraggio: un vero uomo (suppongo)!

  97. caro Uno che…

    bhè, potresti avere anche ragione…
    ma:
    “Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra”

    Sei sicuro di non far parte della categoria dei precari?

  98. cattivo.maestro ha detto:

    …certo che di matti in giro e di gente che non sa di cosa parla ce ne tanta in giro!

  99. carlo ha detto:

    Scusate l’off-topic ma …un commento dei fisici precari sull’assegnazione dei Nobel per la fisica?

    Possibile che ormai si parla solo di stabilizzazioni?

    C’è nessuno qui che ancora si interessa di scienza?

  100. Lorenzo ha detto:

    Certo i toni di Uno sono quelli che sono, però su una cosa secondo me ha ragione: prima di diventare ricercatori precari quanti di noi hanno vinto concorsi di dottorato e/o assegni di ricerca “acchittati” nel senso di ben lungi da una “fair competition”? Quanti si sono resi di fatto complici prima di esser fatti fuori o messi in stand by?

    Non voglio dare un giudizio morale, però riflettere su questo prima di parlare potrebbe almeno ridurre il volume con cui le solite richieste – quelle che tanto detesta Rivoluzione per intenderci – vengo avanzate…

  101. Giulio Palermo ha detto:

    Cazzo, meno di un anno fa, “Uno” che avesse scritto un messaggio così sarebbe stato accusato di essere un giulio palermo sotto mentite spoglie…

  102. Uno che... ha detto:

    Certo che sono stato precario, ma almeno ho avuto la decenza di procurarmelo con le mie sole forze – quei primi lavori precari – e in un regime di vera concorrenza. In altre parole: la vostra è una battaglia di retroguardia: volere le stabilizzazioni è una cosa veramente indecente, un’offesa alla dignità del lavoro altrui. Chi non vuole le stabilizzazioni, invece, vuole più concorsi, nella speranza che il suo barone o referente pigli qualche briciola e lo faccia entrare di ruolo. Il tutto in un regime dove concorrenza non ce n’è neanche l’ombra, e di merito nemmeno. Solo folle spesa pubblica, con voragini nei bilanci degli atenei e molte università – soprattutto al sud – da chiudere dall’oggi al domani. E non venite a parlarmi di rilsutati ottenuti nella ricerca, perchè le penose carte delle classifiche internazionali parlano chiaro, chiarissimo.
    Ripeto: non avete alcun consenso sociale in questa battaglia, siete solo autoreferenziali e un po’ ipocriti.

  103. @uno che
    è vero…
    in questo blog è già stato detto diverse volte… anche se con toni meno nervosi….

    Non per farmi gli affari tuoi, ogni testimonianza è importante…
    Come mai conosci il mondo della ricerca italiana? Ci sei passato?

  104. insorgere ha detto:

    caro Uno,
    guarda che se leggiessibene i commenti pubblicati su questo forum negli ultimi sei mesi vedresti che la maggior parte di noi è CONTRO LE STABILIZZAZIONI.

    vedresti che la maggioranza non vuole difendere il sistemare, ne vorrebbe uno diverso, migliore. Sicuramente più meritocratico e più pulito.

    Alla fine vedresti che parli per partito preso. Non scaricarci addosso la tua rabbia (ne abbiamo abbastanza della nostra), le tue frustrazioni (anche quelle non ci mancano) e tanto meno triti luoghi comuni.

    La verità è che se dipendesse dai trentenni precari l’universtà italiana avrebbe tutt’altra faccia. Ma su una cosa hai ragione, di noi e più in generale della ricerca non importa nulla a nessuno. Perché nessun osservatore esterno ha la pazienza di studiare e capire davvero qual’è la situazione e ai più sfugge l’importanza del sistema universitario.

    finiremo col diventare una grande disneyland per turisti. Sarà colpa nostra, dei baroni, dei politici e di tutti gli italiani che non si interessano e non capiscono. Sarà anche colpa tua se l’Italia subirà un declino inarrestabile.

  105. insorgere ha detto:

    ah, quasi dimenticavo…sul fatto che tu lavori veramente e ti guadagni lo stipendio mentre noi no, meriti una sola risposta.
    IMPICCATI!

  106. Uno che... ha detto:

    Caro Insorgere: IMPICCATI TU, magari alla cravatta del tuo barone;

    Caro Insorgere: “qual’è” si scrive SENZA l’apostrofo (mamma mia in che condizioni sono messi questi precari della ricerca, e queste sarebbero le vostre competenze ?);

    Caro Insorgere, i trentenni precari delle università italiane sono in grande maggioranza come i loro baroni: baronetti, anche se non di ruolo. Non ho mai sentito di un precario che ha rifiutato la borsa di dottorato che a lui era stata assegnata PRIMA del concorso, al grido di “ma uqesto è un concorso truccato! Non ho mai sentito di un borsista che ha sdegnosamente rifuitato la borsa o il concorso per essa che era stato DISEGNATO sui suoi interessi. Ma che moralità del cavolo hai o avete ?

    Caro rivoluzione.italia: conosco abbastanza bene il mondo della ricerca, ho amici che sono entrati di ruolo in essa (e non fanno un tubo dalla mattina alla sera, e glielo rinfaccio sempre), ho amici che hanno TENTATO di fare un concorso di dottorato (ma il docente di questa o quella parrocchia li avvertiva prima che tutti i posti erano GIA’ ASSEGNATI, e che quindi si potevano attaccare al c…), ho amici che sono precari e che hanno preso quei contratti precari solo ed esclusivamente con CONCORSI TRUCCATI.

    Ebbene, in un sistema che è marcio dal capo (i baroni) fino alla coda (i precari), le battaglie di chi vuole arrivare alla stanza del banchetto non mi interessano affatto, come non interessano migliaia di persone che lavorano nel mondo reale, e non nella DISNEYLAND delle raccomandazioni.

    Comunque non vi dannate troppo: informazioni dello staff della Gelmini danno per sicura la scure anche su di voi: almeno una volta tanto, un po’ di giustizia in Italia c’è.

  107. paolo ha detto:

    Vaffanculo Uno che…
    credi che stiamo bene in queste condizioni ?

  108. caro unc che

    Non lo dire a me…
    prima che entrassi tu in questo blog… il cattivo di turno ero io!

    Cmq dopo “l’impiccati” rischiamo di sfociare in un blog col moderatore…

    Io sono per lo scontro duro che apra gli occhi… ma l’offesa personale la eviterei… meglio lo sberleffo almeno si ride…

  109. Bombadillo ha detto:

    Caro Uno,
    il dato oggettivo è che l’unico documento che rappresenta una linea condivisa dei frequentatori di questo forum – la nostra famosa petizione – ha detto di no alle stabilizzazioni, ed alle richieste di più posti di lavoro; ed ha chiesto, invece, che i posti che ci sono a disposizione siano assegnati in modo più pulito e meritocratico.
    Il dato oggettivo, quindi, è che le richieste che tu ci contesti di aver avanzato, in realtà, le abbiamo neglette; ed invece abbiamo chiesto di eliminare quello che, secondo te, ci piacerebbe: ovverosia i concorsi telecomandati.
    Sotto questo punto di vista, dunque, le accuse che ci muovi sono false: se questo, poi, dipenda da ingnoranza, o da malafede (invidia sociale mal riposta?), non importa.

    Per quanto attiene, poi, alla questione di “chi lavora di più”, che mi pare solo una versione piccolo borghese, del più popolare, e simpatico, “chi ce lo ha più lungo”, non mi pare che le 40 ore settimanali degli impiegati del settore privato siano un gran che.
    Da praticante avvocato ne ho fatte pure 55 a settimana. E da ric. prec. pure, lavorando anche il sabato e la domenica: fino a quando non è intervenuto un processo di demotivazione che, in ogni caso, non mi ha mai portato a scendere sotto le 40 ore settimanali, per il semplice motivo che più lavoro – ANCHE NEI PERIODI IN CUI NON SONO RETRIBUITO – più ho speranza di poter far carriera.
    Insomma, il ric.prec., se interpreta bene il suo ruolo, è come un professionista o un piccolo imprenditore di se stesso, e dunque è portato a lavorare di più, e non di meno, di un impiegato.

    In fine, ovviamente, la circostanza che io mi batta per delle regole concorsuali più meritocratiche non vedo perchè dovrebbe escludere che io possa – nell’eventualità remota che ciò accada – usufuire un domani – come ho usufruito in passato, a livello di precariato- delle attuali regole.
    Altrimenti sarei come quel famoso marito che, per far dispetto all’odiosa moglie, finì per tagliarselo.

    Un saluto dalla Vecchia Foresta: dove, ti assicuro, nessuno ha mai lavorato.

    Tom Bombadillo

    P.S.: mi scuso con la tua indole grammatica per eventuali refusi…ma mi vengono anche in mente le parole di un noto orientalista che per indicare l’attitudine della gente priva di ogni rapporto con l’intellettualità pura, la definiva, senza disprezzo, adatta alla compilazione delle opere di grammatica, e dei dizionari.

  110. Bombadillo ha detto:

    ..quasi dimenticavo l’unica cosa importante:
    France, Rivoluzione ci ha dato il disco verde: presto, trasmettigli tutti i dati, …prima che cambi idea!

    Grazie Rivoluzione!

  111. insorgere ha detto:

    hai ragione caro Rivoluzione,
    ho esagerato nei toni e dire “impiccati” è fuori luogo.

    solo che sentir luoghi comuni e falsità in questo momento fa saltare i nervi.

    @uno che…
    è vero che tanti concorsi anche per posti a tempo determinato sono truccati.
    ma non tutti lo sono. la mia esperienza è che quelli davvero bravi alla fine i concorsi di dottorato o post-doc o assegno li vincono, anche se non sono raccomandati, magari ne devono tentare parecchi…ma li vincono. Questo non succede (almeno nel mio settore mai) per i concorsi a tempo indeterminato.
    comunque il fatto che le cose non vadano non mi pare
    una buona ragione per attaccare chi vorrebbe cambiarle.

    quanto ai miei orrori grammaticali, che vuoi farci sono un letterato ignorante, per me l’italiano è una seconda lingua. ciò non toglie che editori come laterza o bollati-boringhieri mi abbiano pagato per pubblicare i miei libri. sicuramente anche loro saranno corrotti e nemici della grammatica.

    infine, se ci detesti tanto, perché non torni a lavorare e a produrre invece che perder tempo su questo forum?

  112. Fabio ha detto:

    Ragazzi, credo sia fondamentale tenere la barra a dritta e non cedere alle provocazioni che ogni tanto arrivano anche su questo blog. E’ essenziale essere credibili e determinati.
    Credibili: non impantaniamoci nella campagna CGIL a favore delle stabilizzazioni, perché ci espone a mille rilievi; chiediamo più concorsi e con un serio sistema di reclutamento;
    Determinati: dobbiamo essere pronti,tutti, a fare quello che hanno fatto i camionisti e piloti Alitalia, e cioè bloccare tutte le attività che coinvolgono la collettività.
    Lo so che in questo modo a farne le spese saranno gli studenti, ma l’unico modo per farci sentire realmente è questo. Blocco immediato di esercitazioni, esami, correzioni di tesi, ricevimenti, ecc.

    Fabio

  113. insorgere ha detto:

    caro Fabio,
    hai ragione e condivido in pieno

  114. France ha detto:

    DISCLAIMER:IRONIA.
    Azz, mi tocca rivedere la mia classifica dei villains
    Dunque Beppegrillo e’ l’Anticristo, Marcotravaglio l’archiviodigghiavule, Denardis il figliodigghiavule, r.i. turboliberistacomunista (te lo spiego: sei turboliberista per quello che critichi della sinistra, comunista per quello che cristichi della destra. Stereochimicamente potresti essere un enantiomero). Questo Uno che… potrebbe essere il Rigurgito (senza bollino ideologico).
    Dunque il Rigurgito (perfetta incarnazione del sentire comune, anche se SOSPETTO non tanto “esterno” al nostro mondo) ci dice che siamo tutti marci, quindi zitti e niente lacrime. Beh, come argomento e’ un po’ vecchio. Mi ricorda, dall’altra parte del pianeta, proprio quel Giulio Palermo col quale mi sono messo in contatto qualche giorno fa, prima telepaticamente poi per email. Leggetevi, se vi va, “Ricercatori e l’Universita’ baronale”, sul suo sito http://www.eco.unibs.it/~palermo/ . Sorprendentemente, secondo me, i punti in comune con l’analisi grossolana di Uno sono parecchi. Segno che forse siamo proprio delle merde (scusate il tvrpiloquio)? Non so. E’ purtroppo vero che il valore sociale della ricerca e dell’Univ in Italia e’ del tutto trascurato. Di conseguenza, il nostro agitarsi e’ percepito con distacco, fastidio, a volte disprezzo, da tutti quegli strati della societa’ a noi prossimi. Ci schifano gli strutturati di destra (spesso, alla Brunetta, figli loro stessi di insulse stabilizzazioni ope legis) perche’ statalisti; ci svillaneggiano gli strutturati di sinistra, perche’ contestiamo l’inviolabile sistema del concorso perfetto; ci impiccherebbero i precari del privato o di alre istituzioni perche’ in fondo siamo dei privilegiati (dove, mi chiedo?), non lavoriamo (beh forse non produciamo beni materiali), aspiriamo tutti a diventari baroni. Ah, e poi, trasversale, lecchiamo culi e vinciamo concorsi truccati.
    Al di la’ dei vaffanculo che salgono spontanei dal piloro, vorrei far notare, cari naufraghi, che la colpa di questo malsentire della socita’ nei nostri confornti e’, purtroppo, nostra. Chi invoca ad ogni elezione “Perferdy salvaci tu”, “Romano aiuto”, “Tremonti aiutaci”, dimostra che non ha ancora capito che il marcio sopravvive alla politica. Chi esce allo scoperto solo quando la piazza s’infiamma per un bisogno impellente, una volta guadagnata la caramella torna a nanna, si rende davvero complice. Chi bela piu’ soldi alla ricerca, concorsi puliti, meritocrazia, merita di rimanere nel gregge col canelupo. E tutti questi insieme sono la vera incarnazione del ricrcatore precario turboliberista comunista fannullone corporativo che il Rigurgito, facilmente, marchia a fuoco e condanna alla forca. Come se ne esce? Mettendo nero su bianco il nostro piano di rinascita democratica e cacciandolo a forza giu’ nella gola di questa classe dirigente inetta ma anche priva di idee. La forza e’ quella della maggioranza della forza lavoro di Univ ed enti. Vi sembra poco?

  115. France ha detto:

    Domanda da cretino: dove glie lo mando un messaggio privato a rivoluzioneitalia? Sul suo blog non trovo opzioni…

  116. Precario (pro)grammatico ha detto:

    glie lo > glielo

  117. France ha detto:

    puppa melo

  118. insorgere ha detto:

    perdonate l’insistenza, ma…
    NESSUNO SA NULLA SUL RECLUTAMENTO STRAORDINARIO 2008???

  119. Precario (pro)grammatico ha detto:

    puppa melo > pùppamelo [bisdrucciola]

  120. Michele ha detto:

    Le borse di dottorato sono pilotate? E’ vero, ma parte i casi patologici di nepotismo si tratta di un adeguamento “de facto” agli standard internazionali, dove le chiamate per i dottorati sono ad invito. Da noi come all’estero i professori chiamano i loro tesisti che reputano all’altezza, o li selezionano sulla base del curriculum.

    Giochiamo a completare la frase? Uno che … avrebbe voluto fare il ricercatore, ma è stato trombato al concorso per il dottorato.

    Tuttavia dice una verità profonda. Per la società civile l’università è marcia, da distruggere da capo a piedi.

    Bene, quando l’opera sarà finalmente compiuta, insieme allo smantellamento della scuola, e l’Italia finalmente occuperà il posto che merita nel mondo (leggasi terzo mondo), allora quelli come Uno che … potranno finalmente portare le valigie a testa alta dei turisti americani o che so io, servire la cena ai loro tavoli e ringraziarli per le laute mance. E saranno felici, perché loro si che lavorano sul serio.

    P.S. Si sappia che ho massimo rispetto per chi lavora nel settore del turismo, così come per chiunque svolga un lavoro onesto, nel pubblico come nel privato. Esigo lo stesso rispetto per il mio lavoro.

    Per concludere, Uno che … impiccati.

  121. France ha detto:

    Ma io intendevo “mammella albero da frutto”…

  122. France ha detto:

    A parte le cassate, ho scritto un messaggio stamani che ancora tarda a comparire… Censura??

  123. Bombadillo ha detto:

    ..la domanda è buona..in un suo post aveva scritto che si poteva rintracciare su GMAIL…
    ovviamente non ho idea di cosa volesse dire
    Rivoluzione, se ci sei batti un colpo: come ti contatta France?

  124. Michele ha detto:

    Del resto parte, ogni paese fa le sue scelte. Gli USA puntano su Microsoft, Boeing eccetera, la Germania ha la Bayer, Mercedes …, il Giappone Sony, persino la piccola Finlandia ha la sua Nokia. L’Italia ha perso l’Olivetti, ha rinunciato a Montedison ed ha rischiato di perdere la FIAT. Ci resta la moda (sai che consolazione).

  125. Paolo ha detto:

    france la censura sarebbe benvenuta.. i tuoi messaggi di chiacchiericcio inutile sono insostenibili. Please, moderati da solo.

  126. France ha detto:

    …..

  127. Precario (pro)grammatico ha detto:

    France, tia doro!

  128. France ha detto:

    Carlo non ci prova’…

  129. Carlo ha detto:

    Mi hai scoperto! maledetti disegnini spioni…
    Ma dicevo sul serio: con la glossa “mammella albero da frutto” mi hai fatto morire dal ridere.

    P.S. Non si sente più Colombo; che fine ha fatto?

  130. carlo (lowercase) ha detto:

    Domande:

    1. che è successo all’assemblea a Roma il mese scorso? e alla manifestazione che doveva esserci ieri (o forse ieri l’altro)? Qualcuno sta seguendo gli sviluppi?

    2. de Nardis, ci sei? Se sì, sei batti un colpo.

    PS: Carlo/Paolo/Precario (pro)grammatico, tocca mettersi d’accordo sui nick altrimenti Lilly si innervosisce e ci accusa di essere la stessa persona.

  131. carlo (lowercase) ha detto:

    France, di solito finiscono in moderazione i messaggi con indirizzi web o email.

  132. France ha detto:

    Eh, basta che chi deve moderare, moderi, senno’ poi il messaggio va a male…

  133. carlo (lowercase) ha detto:

    Aggiungo un’altra domanda. Mi dispiace provocare, ma credo sia legittima: che diamine sta facendo la RNRP?

    Voglio dire, questo blog è ottimo, è servito per la petizione, etc. etc. Ma è possibile che non ci sia alcuna volontà di andare oltre le chiacchiere?

    Le mailing list esistono ancora? E se sì, possiamo sapere di che si discute o è coperto da segreto di stato? Bombadillo, tu sei iscritto mi pare. Ci puoi riassumere il contenuto delle email?

    Ed il sito/associazione RNRP? E’ un bel pezzo che il sito è in ristrutturazione. Neanche la metro C a Roma…

    Ario e colleghi, ci siete ancora? O siete tutti con de Nardis a giocare a filetto?

  134. Paolo ha detto:

    nella m-l c’è qualche new entry che propone improbabili mobilitazioni e poco altro. La lotta langue, il dibattito pure. Il blog fa sempre più schifo.

  135. @michele
    sbagli…

    “Uno che” può essere maleducato o chissà anche quale altra cosa…

    Ma non riconoscere la realtà è un grosso errore.
    Ci saranno pure bravi baroni e concorsi perfetti… ma anche se fossero il 10 o il 20% si parla di dettagli…

    Fare mille distinguo e non accettare la realtà, perchè “uno” ti ha provocato è un comportamento quasi infantile.
    E come tale non risolve.

    Moralona finale ai ricercatori precari:
    E’ impossibile mantenere l’italianità delle università…

    Potremmo stare li con le unghie e con i denti… faremo comunque la fine di Bertinotti e affini… saremo percepiti inutili dal paese e verremo spazzati via.

  136. Carlo ha detto:

    @ carlo (con la minuscola)
    in mailig list, ultimamente, per un verso, si è discusso di possibili interpretazioni eterodosse del decreto 112 (cfr. il mio commento del 6, h. 12:06 pm); per altro, si è dato conto delle diverse mobilitazioni nazionali (tentando di stabilire un raccordo centrale, romano).
    Sui tempi della ristrutturazione in corso, invece, non so nulla.

  137. insorgere ha detto:

    grande manifestazione oggi a pisa. studenti, precari della ricerca, tecnici, ricercatori e anche associati e ordinari tutti in piazza.
    tra gli astanti c’era pure modica…

    si parlava male della gelmini (e va da bene), ma non mi pare di aver colto alcun richiamo ad un cambiamento in meglio del sistema.

    altra notizia locale. qui ingegneria ha bloccato la didattica sine die

  138. Carlo ha detto:

    Cari amici del blog,
    propongo di cambiare de facto il nick di Rivoluzione: d’ora in poi si chiamerà “rivoluzioneuropa”!

  139. Carlo ha detto:

    … o, meglio, EURORIVOLUZIONE!?!

  140. Michele ha detto:

    Caro Rivoluzione,
    ma noi siamo già percepiti come inutili (peggio, siamo parassiti, in quanto costiamo) e siamo già condannati ad essere spazzati via.

    L’intervento di Uno che mi ha colpito perché la sua è, temo, l’opinione condivisa dalla maggioranza degli italiani. Quelli che lavorano nel privato (loro sì che lavorano, loro sì che producono, e pazienza se le loro mansioni sono il più delle volte identiche a quelle dei lavoratori pubblici) vedono in noi dei fannulloni, dei raccomandati e degli incapaci. D’altronde, se fossimo capaci, lavoreremmo nel settore privato.

    Intorno a me vedo tante persone capaci, e continuo a pensare che i concorsi truccati ed i professori inetti siano una minoranza, ma forse vivo in un’isola felice.

    Detto questo, caro Rivoluzione, non ti contrapporre sempre a tutto e tutti, (è un comportamento patologico, ma ti prego non offenderti, prendila come una battuta). Che siano necessarie profonde riforme e via dicendo, è opinione universalmente accettata e ripetuta fino alla nausea. Il dramma è che all’orizzonte non si vede l’ombra di alcuna riforma

    Tale e tanto è stato il discredito gettato sull’università, che nessuno di noi ne è rimasto immune. Prova a spiegare al tuo fruttivendolo (si fa per dire) che una cosa sono gli ordinari, una cosa gli associati e così via. Si sta preparando la resa dei conti, non ci saranno prigionieri e noi cadremo insieme a tutti gli altri.

    La vicenda ha un aspetto comico, la distruzione dell’apparato culturale, qui portata avanti da un governo di presunto orientamento liberal-liberista, ha precedenti illustri in Cina e Cambogia, lì fatta da comunisti (quelli veri). La Cina, un tempo faro della civiltà, comincia a riprendersi solo ora, non a caso investendo massicciamente in ricerca e puntando sulla competizione. Della Cambogia non si hanno tuttora notizie.

    Non vorrei fare quella fine. Tutto qui.

  141. win ha detto:

    SVEIEVE!!!!!!!

    E’ ancora in corso l’assemblea dell’Università di Pisa che, vista la partecipazione, non poteva certo essere tenuta (come previsto) in un’aula ma è stata spostata in Piazza dei Cavalieri.
    Le prime notizie dicono che ad Ingegneria le autorità accademiche hanno deliberato il blocco dell’attività didattica.

  142. kary@myhotmail.com ha detto:

    Leggo volentieri dopo un po’ il blog e devo dire che mi acrrogo di due cose. prima, le persone “strutturate” o cmq quelle che ogni tanto partecipano, poi lasciano e non scrivono piu’ sul forum. Ultimanente sempre le stesse 10 persone scrivono e non si riesce ad avere una vera partecipazione. Credo che purtoppo la situazione stia precipitando e non si riesca piu’ ad avere un “vero” dialogo. Devo dire che naturalmente non posso essere d’accordo con tutti, ma credo andrebbero cmq valutate anche le idee “diverse”. Mi spiego meglio Uno che ha espresso magari non correttamente una situazione molto tangibile. Premesso che un dottorato ce l’ho non posso dire che anche i posti sono “lottizzati” e questo certo non va bene, non posso anche dire che sarebbe bello applciare il modello “estero”. io all’estero ci lavoro e i prendi tutto il pacchetto o niente. Non mi piace neppure la cooptazione se per quello. Magari quello che hai studiato in tesi perche’ sei stato costretto a laurearti in tempo e quindi a scegliere un laboratorio con posti disponibili puo’ non essere la tua strada di dottorato. All’estero questo lo sanno. in italia sei un appestto. Siamo davvero sicuri che la chiamata diretta a partire dalla tesi (ma allora perche’ non al liceo, dalle medie e dalle elementari) sia una bella soluzione ? Nessuno poi tocca mai uno dei probelmi ATAVICI italiani. la non mobilita’. in italia esistono corsi di laurea, dipartimenti, sezioni e prof che lavorano in sezioni e tutti che sono piccoli orticelli. Se sbagli orticello arrivederci , se chi ti porta avanti non ha potere.. etc. etc. e via dicendo. E’ anche vero che poi tutto viene a catena, borse, assegni etc. etc. MA AZZ li leggete mai i bandi ??? Sono talmente specifici che ci manca solo scrivano il colore dei capelli. Certo che devo ammettere vista “da fuori” la cosa quando poi sbanideriamo ” e mi ci metto pure io” la meritocrazia, sa di forzatura non male.
    Non ho la bacchetta magica, ma mi piacerebbe discutere sul da farsi. Chiediamo sempre il merito ma come lo definiamo ? Quanto vale svolgere la didattica, mandare avanti un laboratorio? Quato le pubblicazioni ? Come si valutano le pubblicazioni ? Le pubblicazioni fotocopia valgono quanto 5 pubblicazioni diversi ? Scrivere del software che e’ utilizzato da moltissime persone ma risulta solo come short communication vale qualcosa ? chi li stabilisce i criteri ? poi ogni tanto giustamente invochiamo la responsabilita’ anche penale se alla fine si chiede la chiamata direttaMa questo come si realizzerebbe ? tizio prende un non meritevole, da domani in galera ? tutte cose di cui secondo me si potrebbe e dovrebbe discutere piu’ a fondo.

    Altro tema. tanto per buttare carne al fuoco Forse non avremo bisogno di porci tutte queste domande, non credo che il sistema attuale potra’ ancora manetere leviatani come gli istituti che ci troviamo e chissa’ che succedera’. ma in effetti se invochiamo sistemi “ESTERI” all’estero ogni campanile non ha un ente di ricerca o un’universita’. io mi accontenteri di “riciclarmi” dignitosamente in una scuola come del resto non ha difficolta’ a farlo un giovane con il dottorato in spagna. Invece di sisse sissette, corsi, controcorsi graduatorie etc. danno un semplice e non pirandelliano esame e trovare lavoro non e’ “idea da pazzi”. Invece a scuola ci teniamo professori anziani e (a volte anche in coscienza direi) demotivati. Non parliamo poi dello scandalo eta’ all’univerista’ italiana. Qualcuno se lo ricorda l’articolo my pare sul new york times in cui si diceva cosa sarebbe il mondo comandato dagli anziani ? andate in italia e lo saprete !
    Perche’ non scatta l’indignazione per persone che potrebbero andarsene tranquillamente in pensione (non chissa’ dove, in pensione pagatissima) e invece continuano a “bruciare” risorse ????

    Ai posteri….

  143. Lilly ha detto:

    @carlo con la minuscola
    Lilly non si confonde mai, non preoccuparti. Il Carlo con l’avatar arancione è un assegnista di ricerca con scadenza dell’assegno questo mese, ha fatto solo due tre giorni di vacanze al mare quest’anno, penso gli piaccia Woody Allen etc. Tu sei il Carlo con l’avatar blu che prima si firmava carlo con la minuscola e a volte si è firmato Paolo. Poi esiste un altro Paolo….
    Nessuna confusione, come vedi.

  144. Paolo ha detto:

    Ok, io penso di essere l’altro Paolo. Volevo segnalare che a Pisa la protesta sta crescendo in modo impressionante. Come gia’ segnalatovi da “win”, l’Assemblea d’Ateneo che si e’ tenuta oggi pomeriggio (tra i cui promotori c’era la Rete nazionale ricercatori precari – Universita’ di Pisa) e’ stata spostata in Piazza dei Cavalieri (la grande piazza davanti alla Normale) a causa della forte partecipazione di studenti e personale precario e non dell’Universita’. La piazza era completamente piena e le persone determinate a portare avanti la protesta. Qualcuno dentro al comitato organizzativo forse potra’ postarvi copia del documento finale approvato, che comunque prevede di continuare ed estendere all’intero Ateneo lo stato di agitazione gia’ in corso presso alcune sue facolta’. Il problema forse a questo punto sarebbe riuscire a stabilire un coordinamento tra i vari Atenei per organizzare qualcosa a livello nazionale (insieme alle altre categorie coinvolte), ma vedo che gia’ qualcuno si sta muovendo, anche in questa direzione.

  145. kary@myhotmail.com ha detto:

    ragazzi riguardo agli avatar….
    http://faq.wordpress.com/2008/06/19/new-avatar-options/

  146. Barbalbero ha detto:

    Mi distraggo un attimo e….trovo la confusione piu’ totale su questo blog…

    Comunque,
    1) chiamate dirette, a qualsiasi livello. E chi chiama degli imbecilli nel lungo termine
    (questo purtroppo lo dobbiamo accettare: nel lungo termine) imparera’ a non
    farlo piu’ perche’ non gli conviene. Certo dovremo assistere a qualche anno
    di chiamate vergognose prima che il sistema si assesti…
    2) chiamate solo per posti “senior” (prof. associati per intenderci) e nessun posto
    a tempo indeterminato per i ricercatori. Paradossale? Forse. Ma sono convinto
    che molti di coloro che sono in questo blog sarebbero gia’ in grado di competere
    per posti senior all’estero. In italia no, perche’ il passaggio dal livello di
    ricercatore e’ anche utile a alimentare i giochi di potere e gli asservimenti
    ai baroni. Un Prof. che chiama un ricercatore acquista potere per se, perche’
    si assume che il ricercatore sara’ un suo “schiavetto”. Allora meglio qualche
    anno di piu’ di precariato per poi entrare direttamente come senior, come
    una persona indipendente che fa ricerche per se’, e che non e’ asservito
    a logiche baronali. Forse, allora, qualcuno inizierebbe anche a ragionare
    sul merito…
    3) le manifestazioni e le proteste non servono a niente. Quando c’e’ la sinistra
    al potere, qualsiasi cosa faccia il ministro di turno, non ci sono proteste. Quando
    c’e’ la destra al governo, minacce e manifestazioni dovunque, che a quel punto
    e’ facile e immediato bollare come proteste “di parte”. Non so di chi e’ la colpa.
    forse di gentaglia come De Nardis, ma tant’e’…

    Bye.

  147. France ha detto:

    Nessuno tocchi De Nardis. Vediamo di non definire “gentaglia” nessuno.

  148. Carlo ha detto:

    Barbalbero,
    non credere che le tue ricette da compitino di terza elementare ti conferiscano il privilegio d’offendere impunemente chicchessia in questo spazio!

    Forse ti sorprenderà sapere che il solo fatto di essere uno strutturato non implica automaticamente che qui sarai ascoltato con riverenza.

    Sappi, infine, che Fabio de Nardis – al contrario di te – ha dimostrato in questo blog la sua onestà e il suo coraggio, guadagnandosi la stima e la considerazione di molti di noi.

    Tanto ti dovevo.

  149. Carlo ha detto:

    @ Lilly,
    chapeau per il tuo spirito d’osservazione! non sarai mica una ricercatrice (precaria)?; per il resto, è vero, apprrezzo molto Woody Allen, ma solo quando parla d’amore…

  150. @ Michele che dice:
    “Detto questo, caro Rivoluzione, non ti contrapporre sempre a tutto e tutti, (è un comportamento patologico, ma ti prego non offenderti, prendila come una battuta). Che siano necessarie profonde riforme e via dicendo, è opinione universalmente accettata e ripetuta fino alla nausea. Il dramma è che all’orizzonte non si vede l’ombra di alcuna riforma”

    Non sono contrapposto ne a tutto ne ha tutti… le riforme a cui mi ispiro (e che non mi sono inventato) ad esempio sono internazionalmente condivise. Questo blog dimostra che in realtà sono accettate anche in italia….

    L’unica nausea che vedo io è la propensione nostalgica di dire no all’europa e si all’italianità.

  151. occhio ai typos… L’acca è MUTA, non si scrve!!!!!! hhihihi

  152. Bombadillo ha detto:

    France sei proprio un prete mancato: mi riferisco al tuo “nessuno tocchi de Nardis”, che, riecheggiando il biblico “nessuno tocchi Caino”, ben si abbina alle tue frequentazioni fumettistiche.

    Si è capita sta cosa di gmail?..hai scritto a r.i.?

    Io la m.l. non la sto leggendo più, la trovavo sempre più noiosa è distante dalle mie posizioni: roba da CGL; da posto alle poste.

    Inoltre, mi sono davvero nauseato di queste eterne discussioni, e, se non riusciremo a creare un soggeto capace di agire, overosia l’associazione on-line, credo che valuterò l’opzione di cui ho riferito in qualche post precedente, ovverosia:

    ognuno per se e Dio per tutti!

  153. Bombadillo ha detto:

    ..leggo ora sul forum dell”istituenda apri(T) http://www.apri.altervista.org/forum che non stai riuscendo a contattare r.i.
    Scusa, r.i., il seguente è il mio indirizzo e-mail vito@plantamura.it, mi mandi una e-mail, che così possiamo scriverti?
    Grazie.
    Tom Bomdadil – Tom Bombadillo

  154. France ha detto:

    Contattato e informato. Mo’ ve la giocate fra smanettoni…

  155. insorgere ha detto:

    a Carlo (quello che ogni tanto cambia nome), ma quanto ti passa de nardis?

  156. Marvelous, what a webpage it is! This website gives useful information
    to us, keep it up.

Scrivi una risposta a paolo Cancella risposta