Tanto per cominciare l’anno con un po’ d’allegria. Ci serve proprio.
(e se vi chiedete cosa c’entra l’università aspettate la fine)
Per un anno senza precarietà! 🙂
Tanto per cominciare l’anno con un po’ d’allegria. Ci serve proprio.
(e se vi chiedete cosa c’entra l’università aspettate la fine)
Per un anno senza precarietà! 🙂
This entry was posted on giovedì, 1 gennaio 2009 at 11:38 PM and is filed under Notizie. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.
un buon 2009 precario, ma col sorriso:
http://resistenzaumana.it/rubriche/diversamente/oroscopo-2009/
Per gli studi di settore si profila una rivoluzione copernicana. La Commissione Bilancio della Camera, dove è in discussione il decreto anti-crisi, si appresta infatti a inserire nel provvedimento una modifica destinata ad alleggerire la pressione del Fisco sui settori produttivi in crisi. In attesa che il governo rimetta mano alle tabelle degli studi, verrebbe invertito l’onere della prova. Non dovrebbero essere più i contribuenti che presenteranno (…) (…) delle dichiarazioni “non congrue” (con ricavi inferiori allo studio di settore) a dimostrare di non aver evaso le imposte. Dovrebbe essere l’Erario a documentare l’evasione. E se per le partite Iva era quasi impossibile produrre della documentazione che provasse i mancati introiti per l’Agenzia delle entrate sarà ugualmente arduo fare il contrario. Ad annunciare la novità è stato il relatore del Dl anticrisi, Massimo Corsaro, che l’ha descritta come una «ipotesi allo studio». Positiva la reazione delle categorie
Nonstante possa sembrare “a favore degli evasori” il provvedimento è corretto in quanto, così come sono strutturati gli studi di settore, obbligano chi, per diverse ragioni non riesce ad arrivare alla cifra di congruità (si pensi ai giovani liberi professionisti, o all’attuale andamento del mercato dei servizi), a dichiarare di essere congruo e pagare più tasse di quelle che dovrebbe (e che può permettersi) per evitare di avere ulteriori propri costi dovuti agli accertamenti.
Oltre al fatto che gli studi di settore son fatti “con i piedi” e secondo logiche statistiche , questo a svantaggio proprio di chi ha minori importi.
E poi quelli dell’Agenzia delle Entrate che lavori di più, che diano incentivi a chi “cattura” più evasori.
Poi chi ha la partita IVA ha più incertezze di lavoro chi è dipendente (escluso i contratti precari).
A meno che non si pensi che chi ha la partita IVA sia uno che evade, a prescindere, se è così ditemi come si fà.
Comunque non credo che questo abbia a che vedere con il precariato universitario
Paolo, il “popolo delle partite IVA” che conosco io (artigiani, per la precisione), sbaverebbe come Homer al solo pensiero. In un paese con 200 miliardi di evasione fiscale (di cui solo 2,5 recuperati dal fisco, dato 2008, tutti gasati per il gran risultato, ma andate affan) una cazzatella del genere puo’ costare come una manovra finanziaria, in termini di mancati intoriti. Che si fa il prossimo anno, vendiamo ‘sta cazzo di Sardegna?
@France fai di tutta l’erba un fascio, non è corretto, se sono gli artigiani si pretenda che i controlli siano su di loro, o che si attivino meccanismi per i quali al cliente sia conveniente fatturare (detrazioni).
Il “popolo delle partite IVA” è vasto e comprende anche i precari che lavorano in studi professionali (o anche a contratto nelle università, nelle amministrazioni pubbliche) ai quali viene detto “o apri la partita IVA o sei fuori dallo studio”, e questi non sono neanche contabilizzati nel precariato.
Ripeto che si incentivino i controlli, i Finanzieri che conosco io vanno a mangiare “quasi gratis” nei ristoranti… che poi non controllano.
@ Cercopitecoallegro: veramente bella la vignetta!