Il MinCulPop ha partorito il topolino…il decreto per valutare i ricercatori.
La valutazione dei titoli è generica, non studiata per area di ricerca, usa indici bibliometrici grezzi e non standardizzati per settore o sottosettore e soprattutto molto vaga (nei concorsi all’estero -call for applications- quanto vale l’Impact Factor o l’H factor?).
Perché non dare un “peso” preciso ad ogni tipo di prodotto scientifico differenziato per area di ricerca (capitolo, libro, articolo con o senza referee, internazionale o meno, contratto di ricerca o insegnamento, ecc…)?
Ad ogni modo ecco il link al testo
Ecco un link alla pagina della azienda produttrice dell’Impact factor scritta dallo stesso inventore dell’Impact factor – il chimico Eugene Garfield – che spiega come il suo uso sia improprio (e secondo lo scrivente anche impugnabile legalmente) nella valutazione comparativa dei titoli di singoli candidati che si occupano di cose diverse pur nello stesso SSD (link).
Il ministero italiano dovrebbe dire a tutti i settori e perfino ai sottosettori come usare e quanto far valere gli indici bibliometrici oppure se vale la pena mettere a punto altri sistemi.
Per contro il testo del decreto è vago e va contro le considerazioni stesse dell’inventore dell’IF!!!
Si rischia di valutare le mele come le pere e dire che le une sono migliori delle altre seguendo valori maltarati e non standardizzati.
In ultima ipotesi le commissioni potranno comunque fare come gli pare perché il DM non vincola per nulla le commissioni.
Un pasticcio che si poteva scrivere in due giorni e invece esce con mesi di ritardo.
Ecco infine il link alla sottoscrizione di protesta per il cambiamento, il perfezionamento, del decreto che sta per uscire (link).