Idee per il decreto di valutazione dei candidati ricercatori (riflessioni del weekend)

Il testo del Decreto Gelmini sui concorsi universitari cambia la struttura delle commissioni per tutti i livelli della docenza ed introduce una nuova modalità di valutazione dei curricula per l’assunzione dei ricercatori.

Si dovrà emanare un “decreto di natura non regolamentare” per valutare i candidati e scegliere i più “meritevoli”.

Il rischio peggiore potrebbe essere quello che il governo non riesca ad emanare il decreto per la estrema difficoltà nel trovare i criteri (con conseguente blocco del sistema come fu con Mussi).

A parere dello scrivente occorre contribuire ed aiutare i legislatori (anche se di centro-destra) a scrivere cum grano salis questo decreto dal quale dipenderanno le sorti di quanti nei prossimi anni parteciperanno alle valutazioni comparative da ricercatore.

Colpisce comunque che non si sia fatta una stessa operazione per i concorsi da Associato ed Ordinario per i quali i criteri saranno “gestiti” autonomamente dalle commissioni, colpisce anche il fatto che non si cerchi di raggruppare a poche decine (come nei paesi anglosassoni) gli oltre 400 settori disciplinari attualmente esistenti.

Oggi la valutazione del valore di un prodotto scientifico è diventata  un business (!) e quindi ci sono società multinazionali quotate a Wall Strett (come la Thomson Reuters) che vendono “parametri internazionali” per valutare la ricerca (anche se poi ne sconsigliano l’uso!). Questo ha prodotto una serie di meccanismi non virtuosi fatti di autocitazioni, salamizzazione della ricerca, parametri non ripetibili ed estremamente variabili, difficoltà nel valutare adeguatamente prodotti come libri, capitoli, comunicazioni, articoli su riviste internazionali stampate da pochi anni.

Occorrono idee nuove, fuori dalle logiche del mercato e che tutelino anche i settori di ricerca non mainstream (la democrazia tutela le minoranze). Non si può delegare solamente al CUN o alla CRUI la scelta dei criteri.

A voi cari lettori indicare la via.

Badate che il blog è sicuramente letto dai politici perché fra le righe del nuovo decreto Gelmini ci sono alcune intuizioni ed idee nate qui (attualmente sono 6000 i contatti giornalieri)!

148 Responses to Idee per il decreto di valutazione dei candidati ricercatori (riflessioni del weekend)

  1. Carlo Pisacane ha detto:

    Per capire quanta letteratura è stata prodotta sui limiti del più noto dei prodotti della Thomson Reuters il famigerato Impact Factor.

    http://www.google.com/search?hl=en&rlz=1C1CHMG_itIT291&q=impact+factor+limitations&btnG=Search

  2. Bombadillo ha detto:

    Caro Pisacane, nella versione originaria del decreto non è che vi sono alcune idee nate qui.
    No, vi è praticamente, la totale ricezione delle idee nate qui, e che qui sarebbero MORTE, oltre che nate, se fosse stato per la R.N.R.P.

    Ovverosia, se noi ideatori non le avessimo formalizzate in un testo,
    non avessimo fatto votare quel testo da mille persone qualificate, non avessimo stampato il tutto, con una bella letterina di accompagnameto, e non avessimo spedito l’intero pacchetto ai politici interessati (alla posta ci sono andato io di persona).

    Non è quindi che i politici leggono questo sito (cosa che, in ogni caso, mi auguro di cuore), e che noi ci siamo fatti un …… tanto per portare ai politici una proposta di riforma bella e pronta che, inizialmente, era stata accolta in toto.

    Sia nei contenuti, che nella modalità: chiedevamo, infatti, che la prima parte della petizione andasse con decreto, e che i soldi del reclutameno straordinario non fossero dati prima delle nuove regole. Ed anche su quello siamo stati accontentati.

    Purtroppo, però, mino ci informa sul sito dell’APRI – che è il sito della PETIZIONE accolta dal Ministro Stellina: petizione che voi non avete voluto firmare, ed ospitare su questo sito, anche se era qui che era nata, come giustamente tu ricordi – che le pressioni sulla Stellina stanno avendo effetti DEVASTANTI sul testo del decreto.

    Insomma, le stanno facendo rimangiare le riforme.

    Quindi, dobbiamo batterci in primo luogo per la difesa l’impianto originario del decreto legge (e dunque, in definitiva, delle nostre proposte contentute nella Petizione), e poi anche perchè il decreto ministeriale attuativo sia fatto come si deve, come giustamente ricordi tu.

    Questo vuol dire fare qualcosa di concreto al settimana prossima.
    L’APRI, purtroppo, non è pronta. La R.N.R.P. ce la fa ad organizzare qualcosa?

    Vi è bisogno di una forte manifestazione di solidarietà a Stellina, per darle coraggio/consenso sociale, e farle capire che se uno la riforma la deve fare, deve farla BENE.

    Insomma, ci dobbiamo shierare con lei contro i Baroni, altrimenti questa, dove si gira e si volta, prende solo mazzate, e poi è ovvio che la riforma viene addomesticata dalla CRUI, dalla CUN e dalla CMBR (c.c.):
    ovverosia la Comunità Montana dei Baroni Riuniti (delle città costiere)!

  3. lelelu ha detto:

    All’interno del mio dipartimento si è svolta una riunione per definire dei criteri oggettivi di valutazione, in cui sono emerse delle discussioni relative all’uso di alcuni indici come l’HI che notoriamente discrimina molto in funzione del tipo di settore. Un’articolo pubblicato su una rivista medica ha un HI molto più alto che uno pubblicato in una rivista economica, per esempio, indipendentemente dal valore del lavoro.

    Come compromesso è emersa la possibilità di usare l’H-index che tiene conto sial del numero dei lavori che delle citazioni che ricevono. In questo caso se all’interno di un settore un ricercatore pubblica molti articoli intressanti il suo valore dovrebbe emergere.

    Tali indici hanno sicuramente dei difetti, ma non ci si può nascondere solo dietro a questi. La mia esperienza è che se un lavoro è fatto bene, alla fine si riesce a trovare un posto su riviste importanti all’interno di un settore.
    Quindi chi produce tanti articoli e di una certa qualità non dovrebbe “temere” l’uso di questi indici, anche se riconosco che altri criteri possono entrare per dare una visione + completa del candidato

  4. Barbalbero ha detto:

    A quel che sento dire si sta lavorando a una sorta di “requisiti minimi oggettivi”
    basati su h-index (dove per ogni settore verra’ fissato un h-index minimo),
    se non altro per tagliare almeno fuori coloro che davvero non hanno mai
    fatto un cavolo di ricerca nella loro vita…

    Iniziera’ poi il mercato delle “citazioni di scambio” al posto dei voti di scambio…

  5. I2 ha detto:

    L’ H-index va bene, pero’ ha un piccolo difetto. Cresce con il passare degli anni. Nel senso che basandosi sul numero medio di citazioni di ogni articolo, e’ normale che un giovane ricercatore che ha appena cominciato a pubblicare lo ha basso, semplicemente perche’ passa sempre un po’ di tempo dal momento della pubblicazione a quando l’articolo venga effettivamente citato.
    Quindi, a mio parere, l’H-index deve essere considerato, ma non deve essere l’unica fonte di valutazione. Bisogna accompagnarlo almeno con l’impact factor e numero di citazioni in assoluto, o altre forme di valutazione. Fermo restante l’OGGETTIVITA’.

  6. Bombadillo ha detto:

    ..cari, questi dettagli sono importanti, ma mentre noi discutiamo delle guarnizioni, la CMBR (c.c.) ci sta rubando la torta.
    La situazione è gravissima, se perdiamo questo bel treno delle riforme, siamo fritti definitivamente.
    Rispunta l’associato in commissione, e l’ombra della Rosa si estende anche sui concorsi da ricercatore.
    Maledizione, reagiamo!

  7. Untenured ha detto:

    qualcuno in contatto con l’intersindacale perché non tenta di capire se quella mail di ANDU sulla rosa anche per il concorso da ricercatore era un malinteso, un’indiscrezione o una forma di pressione? ci fate sapere? qua tira una brutta aria.. teniamo trasparenti le informazioni e vigiliamo!

  8. the_wall ha detto:

    solidarietà a stellina?! ma siamo pazzi?

    restano i tagli
    restano le fondazioni
    resta il blocco del turn-over
    resta la totale assenza di un progetto serio

    nei fatti il decreto è l’ulteriore tassello per l’attuazione della Moratti (il reclutamento potrà essere di ricercatori a TI o a TD!!!!

    si approva un regolamentucolo per il reclutamento dei ricercatori che non cambia assolutamente nulla negli equilibri interni ai SSD – che sono quelli che decidono…

    stellina ha scopiazzato un pochino di proposte a destra e a manca per poter dire che lei non fa solo i tagli ma vuole il merito. Ma la proposta è inefficace, disorganica e ipocrita

    qui c’è lo sfascio del sistema pubblico della ricerca e qualcuno grida evviva solo perché gli hanno tolto gli scritti (per sostituirli con qualcosa di cui ancora nessuno sa niente) e invece di eleggere i commissari vengono sorteggiati negli SSD (come a dire che cambia nulla…

    ridicolo bombadillo, con tutto il rispetto e la stima per i tuoi interventi

  9. Untenured ha detto:

    il prof. Schiesaro, latinista e attuale capo della segreteria tecnico-organizzativa del Ministero, dovrebbe ben sapere – per la sua lunga esperienza nelle università angloamericane (e soprattutto al King’s College di Londra come capo di dipartimento, dove ha avuto a che fare con il RAE britannico in prima persona) – quali sono limiti, rischi e potenzialità nell’adottare il criterio delle pubblicazioni nelle riviste peer-reviewed e ‘internazionali’ anche nelle scienze umane per la valutazione della ricerca e il reclutamento. Forza Schiesaro!

    Per le scienze ‘dure’ mi pare che sia molto più semplice e condisibile dalla comunità accademica il parametro delle riviste internazionali (in questo caso riviste ISI mi pare).

  10. Michele ha detto:

    Al Politecnico di Torino danno assegni cofinanziati dalla regione, la selezioni è per soli titoli e pubblicazioni ed a grandi linee avviene così:

    sono definite delle macroaree, i titoli sono laurea (viene valutato il voto), dottorato (obbligatorio), master, corsi di perfezionamento e scuole nazionali ed internazionali, post doc o contratti assimilabili (tot punti per ogni anno).

    Per le pubblicazioni esiste un criterio rigido, 15 punti per ogni articolo, diviso il numero di autori, per l’impact factor. Questo esclude articoli non ISI. Contributi a conferenza internazionale, 2 punti per ogni articolo diviso il numero di autori. Vengono valutati anche capitoli di libri e monografie (ma solo di ricerca, non quelli didattici), non so i criteri per i punteggi.

    Viene assegnato un punteggio anche per eventuali premi internazionali.

    Il candidato deve presentare , tre lettere di referenze, meglio se scritte da esperti stranieri (meglio se americani), ed una lettera con gli indirizzi di ricerca che si intendono perseguire.

    Pensate un sistema nazionale, uno si collega al sito del MIUR, inserisce tutti i dati, un algoritmo li mastica e sputa una graduatoria. Le università scelgono i candidati dalla classifica.

    Lavorare con gli ingegneri mi sta rovinando.

  11. 5annidiassegni..avuoto ha detto:

    Io temo che mariastella non vorrà veramente scendere nei dettagli che qui stiamo discutendo per quantificare i criteri internazionali invece di lasciare il tutto in una frase vaga come quella che abbiamo visto nelle prime bozze pubblicate. Del resto non credo sia così semplice convergere verso criteri di misura condivisi se si proviene da macro aree disciplinari molto diverse. Anche questi criteri se fossero stabiliti per legge sarebbero una delle ennesime peculiarità italiane che ci distinguono dal resto del mondo.

    Non condivido molto gli entusiasmi che circolano nel blog perchè a me sembra piuttosto un decreto studiato perchè tutto cambi senza che niente cambi. Comunque bisogna provare ad essere ottimisti…

  12. the_wall ha detto:

    il modello che ci ha presentato michele, in abito umanistico è inapplicabile…. tanto per sottolineare la complessità della questione. Il governo ha 30 giorni per produrre il regolamento applicativo. Se veramente vuole promuovere qualcosa che possa in qualche modo funzionare per tutti i settori dovrà fare qualcosa di generico. Questo qualcosa di generico sarà l’ulteriore strumento nelle mani delle commissioni per decidere quello che vogliono…

  13. I2 ha detto:

    Ragazzi, pero’ qui non si parla ancora del fatto che deve essere il candidato (ricercatore o postdoc) a decidere dove andare (in quale universita; e in quale gruppo) e non l’universita’ a pescare il candidato. Altrimenti si creano universita’ virtuose e universita’ di serie B, con difficolta’ a crescere.

  14. the_wall ha detto:

    se non riesce a trovare una proposta entro 30 giorni o se la proposta sarà inapplicabile per tutti gli ambiti ci troviamo col blocco del reclutamento – altro che turn-over al 20%

  15. Michele ha detto:

    Caro the_wall (tra l’altro uno dei miei dischi preferiti)

    l’impossibilità di trovare criteri condivisi dai diversi ambiti fu una delle cause che affossò il regolamento Mussi.

    La frase “utilizzando parametri riconosciuti anche in ambito internazionale” è uno dei più meravigliosi esempi di ossimoro che io abbia mai letto

  16. Michele ha detto:

    Caro I2P

    i candidati che scelgono la sede mi pare un controsenso, di solito è il datore di lavoro che seleziona i dipendenti.

    Adesso arriverà rivoluzione a spiegarti che per crescere, le università devono poter competere per accaparrarsi i candidati migliori

  17. Giov ha detto:

    Ci leggono anche i politici?
    Benissimo. Allora e’ il caso di informarli, visto che penso non lo sappiano, che da nessuna parte al mondo esiste un abominio quale quello che in Italia viene chiamato concorso. All’estero ciascuna facolta’ e’ libera di prendere chi vuole (e spesso prende italiani, infatti!). Il caso di assunzioni di incapaci non si verifica, semplicemente perche’ poi a pagare e’ tutta la facolta’ (ed in particolare il gruppo che ha assunto).
    Continuando a dargli consigli ‘procedurali’, si fa il loro gioco, che e’ quello di usare il “dibattito in corso” per tagliare, tagliare, tagliare, soprattutto sul reclutamento dei ricercatori. Vogliamo usare la meritocrazia? Benissimo: usiamola con chi e’ gia’ dentro, e se assuma un incapace facciamogliela pagare.

  18. insorgere ha detto:

    cari,
    come forse saprete la Gelmini chiese al cun di elaborare criteri oggettivi di valutazione dei titoli e delle pubblicazioni, per ciascuna area scientifica, più o meno un mese fa.

    Immagino che nel mentre qualcosa il cun abbia fatto. Anzi ne sono certo, perché qualcosa – di assolutamente vago – è trapelato per il mio settore (storia contemporanea). Possibile che non si riesca intanto a capire come si sta orientando il cun?

    @Bombadillo
    hai ragione quando dici che bisogna chiedere il SORTEGGIO PURO, opporsi a rose e pasticci vari.
    ma parallelamente dobbiamo proporre noi alcuni criteri e indicatori, farli sottoscrivere, e dargli massima pubblicità, nonché inviarli direttamente al ministero (e ai rappresentanti dell’opposizione). Possiamo farlo, l’abbiamo già fatto.

  19. kary@nowhere.com ha detto:

    accorpare un tot di aree non potrebbe fare che bene. Non e’ possibloe che per ogni singola materia ce ne siano una dozzina. Lasciando le cose come sono ora nelle commissioni ci sempre i soliti. Un’unica materia di a ad esempio scienze non puo’ avere 10-12 indirizzi !

  20. France ha detto:

    Stiamo ancora a ragionare di rumors di ipotesi di decreti di riforma, quindi potrei continuare a restare nell’ombra. Pero’ voglio solo sottolineare quello che dice Bombadillo: abbiamo visto che con una proposta precisa, ben impacchettata e “supportata”, questi meri esecutori politici che ci ritroviamo possono arrivare a recepire il messaggio. E’ quindi fondamentale che teniamo botta e ribadiamo che si, le commissioni devono essere sorteggiate, che i settori devono essere accorpati, che “non amai che le rose che non colsi” e che scritti e orali li facciano fare agli studenti.
    Quanto poi ai criteri di valutazione, noi abbiamo gia’ proposto cosa sarebbe ragionevole:
    Dalla petizione:”Ad esempio: prima valutazione solo sulle pubblicazione certificate (50 punti sui 100 complessivi); seconda valutazione – alla quale accedono solo i candidati che, alla prima, hanno ottenuto almeno 35 punti – sui titoli (40 punti su 100, di cui 15 per il titolo di dottore di ricerca); terza valutazione – alla quale accedono solo i candidati che hanno ottenuto almeno 28 punti alla seconda valutazione – consistente in un libero seminario, per il quale rimarrebbero da assegnare gli ultimi 10 punti su 100. La prova seminariale, in definitiva, svolgerebbe principalmente il compito di “valvola di sicurezza”, onde evitare che siano assunti ricercatori dotati di capacità di esposizione orale inadeguate”.
    A chi dice che il giudizio della commissione e’ insindacabile E QUINDI ci vogliono scritti e orali per poter, nel caso di brogli, appellarsi, rispondo che e’ un controsenso: i concorsi non vengono quasi mai annullati proprio perche’ dimostrare che scritti e orali sono stai mal giudicati non rientra nelle competenze di un TAR. In genere nei concorsi annullati c’e’ un candidato con una pila di pubblicazioni che perde contro una capra alla quale hanno dato il titolo del tema la settimana prima dell’esame.
    Chi si accapiglia sul criterio di valutazione dei titoli, comunque, perde tempo: nessun criterio sara’ mai perfetto. INfatti la riforma del reolamento deve solo servire a coprire questi pochi concorsi che ci faranno fare nei prossimi x anni, ma una volta ottenutala dobbiamo cominciare a chiedere responsabilizzazione delle Universita’ (non solo il 7%, che stronzata e’?) e abolizione dei concorsi.
    Per questo vi invito, ancora una volta, ad iscrivervi a http://www.aprit.org e a creare l’associazione che voglia ottenere risultati concreti per portare universita’ e ricerca italiane in Europa, finamente!

  21. Michele ha detto:

    France ha ragione, tanto più che la bozza di decreto dice “In attesa del riordino delle procedure di reclutamento dei ricercatori …”
    Guardiamo anche al futuro ed avanziamo proposte.

  22. Bombadillo ha detto:

    ..cari amici, penso che ci stiamo interrogando sul nulla.

    Il concorso da ordinario, come tutti sappiamo, verte solo su titoli e pubblicazioni, eppure nessuno si è mai preoccupato di non poterlo svolgere perchè non c’è un meccanismo per “pesare” le pubblicazioni.

    Secondo me, il d.m. di Stellina si limiterà solo a specificare quanti punti sono da assegnare in totale, e, di questi, quanti per le pubblicazioni, quanti per il titolo di dottore di ricerca, etc.: in definitiva, come avevamo fatto noi nella Petizione.

    In più, magari, si premurerà di eslcudere dalla possibilità di valutazione le pubblicazioni senza isbn, gli atti dei convegni, il “giornalino” della Facoltà, e cose così. Non credo che ci sarà il livello di dettaglio su cui stiamo discutendo noi.

    Inoltre, il paragone con Mussi che, con un d.m. – se pur delegato: ma si trattava di una delega in bianco, contenuta in finanziaria, come ricorderete (sarà stata una cosa del tipo, o mi mettete sta delga in bianco in finanziaria, oppure faccio cadere il governicchio Brodi) -, voleva derogare alla legge ordinaria, è del tutto fuori luogo. E può essere “perdonato” solo perchè, con ogni probabilità, proveniente da un non-giurista. In effetti, questo è un d.l. che può benissimo funzionare anche se non uscirà mai il d.m., altro che il tentativo dispetrato di Mussi!

    Qui si è cambiata la legge vecchia con la legge nuova, ed è solo il dettaglio applicativo della legge nuova ad essere affidato ad un futuro d.m.

    Mi si chiede, poi, perchè sono felice (anche se, viste le ultime notizie, sono più preoccupato, che felice).

    Scusate, ma se tu chiedi tante cose ad un Ministro – che nessuno ha mai fatto, e che mentre le chiedi ti sembrano irrealizzabili da un politico -, e quella si mette a farle per filo e per segno, come le hai chieste tu, non devi essere contento?

    L’unica cosa che stiamo ottenendo con il nostro pessimismo/scetticismo/snobbismo è che i Baroni, che hanno ben compreso (alcuni, specie tra i membri interni di concorsi già banditi, sono letteralmente furiosi) la portata rivoluzionaria del d.l., lo stanno sabotando alla grande, proprio mentre noi stiamo qui a spaccare il capello in 4, e a sostenre che tanto è sempre tutto uguale.

    Se è sempre tutto uguale, perchè questo intervento all’ultimo minuto dei Baroni, che si stanno impegnado al massimo per uccidere il d.l. nella culla? E pare pure che ci siano riusciti?

    E’ in corso una battaglia, che lo vogliate capire o meno, ed è una battaglia che ci riguarda tutti singolarmente, e, allo stesso tempo, riguarda il sistema in generale.

    Io mi voto all’Arcangelo Michele: defende nos in proelio!

  23. the_wall ha detto:

    attento bombadillo che i baroni, in testa la crui, si sono detti tutti soddisfatti del provvedimento… ci sarà un motivo?

  24. I2 ha detto:

    Caro Michele,

    il punto e’ proprio questo. Il datore di lavoro non e’ l’universita’, ma lo stato. I concorsi devono essere nazionalizzati. Succede in Spagna, in Olanda e in Svizzera, dove il sistema funziona alla grande, nonostante alcuni difetti. I soldi vengono assegnati in mano al ricercatore direttamente e senza intermediari. Cio’ depotenzia fortemente il potere dei professori, che naturalmente per “sopravvivere”, si devono affidare ai bravi ricercatori. Non e’ affatto un controsenso, anzi e’ l’unico modo per valorizzare il merito in modo oggettivo. Inoltre e’ l’unico modo per attirare ricercatori stranieri, di cui ne abbiamo assolutamente bisogno, perche’ per venire in Italia, dovrebbero semplicemente partecipare a un concorso diretto.

    Addirittura anche in Francia, che ha forse il sistema piu’ simile a quello italiano, i vari gruppi di ricerca devono proporre un candidato che poi deve passare attraverso alcune prove di selezione. In questo modo, il candidato straniero ha anche lui possibilita’ concrete di vincere. Cosa che non succede affatto in Italia.

  25. flc-cgil ha detto:

    Il decreto su Università e Ricerca varato ieri dal Consiglio dei Ministri, stando al testo attualmente noto, non incide sui punti di sofferenza prodotti dai provvedimenti di Governo: non modifica nella sostanza la Legge 133/08, né per quanto riguarda i tagli ai finanziamenti, né sul tema della trasformazione delle Università in Fondazioni; la previsione di un allentamento del blocco del turn-over della docenza, che nel decreto passa dal 20 al 50% non avrà effetti concreti, perché da tale misura sono esclusi tutti gli Atenei che hanno già una spesa di personale oltre il 90% del finanziamento, per i quali il blocco del reclutamento è totale; ma, per effetto dei tagli disastrosi, che restano, ben presto la quasi totalità degli Atenei sarà nelle medesime condizioni.

    La modifica delle regole dei concorsi, a due giorni dal loro avvìo, tocca in misura minima il vero nodo della concorsualità universitaria. E anche la destinazione di una parte del finanziamento per premiare gli Atenei migliori è inquinata dal fatto che tra i criteri della distribuzione c’è la soppressione dei corsi e la riduzione delle sedi, con ciò premiando chi ha inutilmente moltiplicato l’offerta e penalizzando chi ha praticato scelte virtuose. Si cancella la riduzione del 10% delle piante organiche della ricerca, per ritornare, dopo un lungo giro, esattamente nella condizione di sofferenza precedente senza alcuna innovazione.

    L’unica vera novità è la crescita dei fondi per il diritto allo studio. E’ evidente che con quest’insieme raffazzonato di provvedimenti improvvisati il Governo cerca di mandare segnali di rassicurazione ad un movimento che ha invece ben compreso la posta in gioco: la demolizione del sistema pubblico, e con esso del sistema di diritti, di opportunità, di welfare per tutti i cittadini, a cominciare dagli studenti, dai precari, che non sono nemmeno presi in considerazione nel decreto, dai giovani. Non è con questi piatti di lenticchie che si può fermare una protesta che cresce nella coscienza del Paese.

    Il 14 novembre l’Università, la Ricerca, l’Afam saranno in piazza a manifestare per cancellare la legge 133 e le sue devastanti conseguenze.

    Roma, 7 novembre 2008

    http://www.flcgil.it/notizie/comunicati_stampa/2008/novembre/il_governo_cerca_di_rassicurare_ma_serve_ben_altro

  26. Michele ha detto:

    I2
    OK, questo mi piace, avevo frainteso il tuo post precedente.

  27. Michele ha detto:

    qualcosa di simile avviene per i progetti europei, mi pare

  28. Nicola ha detto:

    Penso anch’io che gli unici criteri di valutazione per titoli applicabili a tutti i SSD non possano che essere generici. Purtroppo IF ed altri criteri, più o meno oggettivi, non funzionano in materie umanistiche (e.g. per il diritto).
    Esistono però già esempi accademici di valutazione per soli titoli. Mi riferisco, per esempio, alle selezioni di alcuni dottorati di ricerca. Purtroppo, in quest’ultimo caso, ho potuto verificare con mano che le scelte possono avvenire con assoluta discrezionalità…spesso a discapito dei più titolati.
    Sinceramente penso che l’unica via di uscita sia quella di sperare che il decreto contenga una sorta di ripartizione dei punteggi in base ad una lista predeterminata di titoli.
    Ad Esempio:
    Dottorato: punti x
    Numero anni assegni di ricerca: punti x per anno
    Borse di specializzazione all’estero: punti x
    Master: punti x
    Periodi di ricerca all’estero: punti x
    Partecipazione a progetti di ricerca: punti x
    Finanziamento di progetti di ricerca: punti x
    Premi, riconoscimenti e borse di studio: punti x
    Monografie: punti x
    Monografie in lingua straniera: punti x
    Contibuti ad opere collettanee: punti x
    Articoli pubblicati su riviste di interesse nazionale : punti x
    Articoli pubblicati su riviste di interesse internazionale : punti x
    Recensioni:
    Brevetti:
    Relazioni a convegni:
    etc etc

    Insomma bisognerebbe rendere rigidi o predeterminati quei criteri che più o meno vengono oggi individuati liberamente nelle prime fasi delle valutazioni comparative e e che di fatto sono cuciti su misura dalla commissione sul candidato che deve vincere.

  29. Bogotà ha detto:

    @Bombadillo che Dice
    “8 Novembre 2008 alle 11:25 am
    Per qanto riguarda la mancanza delle risorse, mi pare evidente che il momento storico penalizza la nostra generazione, ma questo non vuol dire che le poche risorse devono essere sprecate. Anzi, proprio epr chè le risorse sono poche diventa ancora di più fondamentale gestirle meglio.

    Bogotà dice che lui si interessa principalmente al quadro e noi principalmente alla cornice. La verità è che lui si interessa principalmente alla grandezza del quadro, e noi alla sua bellezza: perchè tanto in un meomento storico in cui i fondi sono pochi è inutile illudersi che si avranno i soldi per comprare colori e tela per far entrre il ritratto di tutti noi all’interno del qudro. La gente ritratta sarà poca. E allora è meglio che siano i più “belli”, perchè se lo metritano di più, e perchè, in questo modo, il quafro nel suo complesso sarà più bello, anche se di ridotte dimensioni.”

    REPLICA
    Caro Bombadillo,
    grazie della risposta (anche se obliqua: parli con me riferendoti a un distante ‘lui’, quasi ch’io fossi un paria, al quale sia interdetto accostarsi….).

    A questo punto, stanti così le cose, non intendo polemizzare con te, né tentare di convincerti delle mie ragioni. Registro solamente il vostro… vogliamo chiamarlo ‘pragmatismo’?

    Invidio anzi la vostra olimpica serenità che vi consente in questa fetida cloaca di ammirare ancora la bellezza del quadro, sebbene di “ridotte dimensioni”.

    Perdonami, ma la storiella del vinca il migliore non me la bevo. Continuerò invece a gridare lo scandalo di una situazione – quella di TUTTI i precari – insostenibile e vergognosa, che l’azione del presente Governo, sotto il belletto di regole pseudo-meritocratiche, sta ulteriormente inasprendo…
    Buona fortuna!

  30. Idaros ha detto:

    Cari tutti, bentrovati!
    Ipotizziamo un attimo che Pierstella riesca, in tempi credo tuttaltro che ragionevoli, ad imporre dei criteri di valutazione dell’aspirante ricercatore basati sul merito e condivisibii da noi tutti. Cosa potrebbe succedere nel mondo reale?

    Visto che, come ben sappiamo, i posti da ricercatore sono gia’ assegnati ai vari docenti i quali hanno il loro bel numerino progressivo come dal salumiere (indovinate un po’ che cosa e’ l’aspirante ricercatore…) come pensate che potrebbe comportarsi il docente di turno nel momento in cui la facolta’ (il salumiere) chiedesse “si puo’ bandire un concorso da ricercatore, chi lo vuole?” (serviamo il numero….)???

    Vorrei ricordare a tutti che “il predestinato” non e’ il precario-raccomandato ma il prof. con il numerino alla mano il quale, dopo aver speso tempo e danaro per formare una persona valida (sia dal punto di vista della didattica che nella gestione del gruppo di ricerca) si potrebbe trovare nella condizione di doversi affidare ad un imbranato con 300 pubblicazioni (passatemi l’esagerazione).

    Che succedera’ in questo caso? Il predestinato fara’ finta di aver perso il numerino? Qualcuno dello stesso SSD avra’ il coraggio di alzare la manina? Si gridera’ “al broglio!!”? Si chiedera’ il riconteggio dei numerini? Si cedera’ il numerino ad un altro SSD aspettando di trovare il modo per ingannare il sistema? Oppure verra’ tutto bloccato in attesa del nuovo governo?

    Tanto si sa, il salame puo’ anche essere congelato e , chissa’, col tempo potrebbe anche perdere quel retrogusto di precariato…

  31. Elena ha detto:

    Se davvero, come dite (io non ci credo), la Mary Star vuol fare qualcosa di buono; se davvero, come dite (e questo e’ sotto gli occhi di tutti), il problema e’ stato (e sara’) il numero di concorsi per associato/ordinario paragonato a quello per ricercatore; se davvero, come si sente dire, la Mary Star vuol riformare la governance dell’Universita’ (con la complicita’ del barone Modica e della anodina sig.ra Garavaglia), forse sarebbe il caso di pensare, piu’ che alle regole di un fantomatico nuovo concorso, a chiedere che la componente precaria sia FORTEMENTE rappresentata negli organi decisionali.

  32. Sankara ha detto:

    Che palle. I commenti sono un modo barbaro per discutere… 😉

    In altro post su stesso argomento:
    https://ricercatoriprecari.wordpress.com/2008/11/07/ecco-il-decreto-a-voi-i-commenti/#comment-8267

  33. Bogotà ha detto:

    Perdonatemi due domande vero-ingenue:
    1) cosa succederà quando ci sarà disaccordo in una commissione di ordinari? (si scioglierà e se ne farà un’altra?)
    2) e se a vincere il concorso sarà un candidato indesiderato, la Facoltà avrà l’obbligo della chiamata? (così certamente oggi non è per Associato e Ordinario)

  34. Bombadillo ha detto:

    Bogotà, ma che scrivi?
    ..io ho solo ripreso il tuo esempio.
    Perchè la risposta sarebbe obliqua? ..e perchè pensi che volessi prendere le distanze da te?
    In ogni caso, ti assicuro che ti sbagli, e mi spiace veramente se ti ho dato questa sgradevole impressione.

    Noi precari siamo tutti nella stessa barca!

    Del resto, ad uno solo mi sono permesso di dare una risposta che, nella sua ironia, era comunque sprezzante: ovverosia a quello strutturato che difendeva scritto ed orali, sostenendo che siccome lui è ricercatore, e il nostro obiettivo e quello di guadagnare quello che guadagna lui, dovevamo porci con particolare reverenza quando gli scrivevamo (insomma, le parole non erano queste, ma il senso generale…).

    Quanto alla calma olimpica, se fosse così, non starei ancora qui a scrivere di sabato pomeriggio, invece di andarmene a zonzo con mia moglie..anzi, quasi quasi vado a farmi un giro in moto, prima che tramonti, così mi schiarisco le idee.

    Mi fa piacere, poi, che il mio post precedente, che ho scritto prima di quello di France (anche se risulta successivo), si concorda perfettamente con il suo, ricordando che anche il dettaglio è previsto nella petizione (cioè la suddivisione dei punti): non a caso è lui il mio candidato Presidente dell’APRI. Stellina non vede l’ora di conoscerlo…

    Da ultimo, però, mi preme di ricordare che il problema dei precari dell’Università non può essere affrontato come se si trattase dei precari della scuola, perchè la ricerca/docenza universitaria, comunque, dev’essere sinonimo di massima qualità, e, per definizione, si tratta di un lavoro che non dovrebbe coinvolgere grandi numeri di persone.

    P.S.: vedi che ho dato del “lui” pure a France, mica è una parolaccia!

    P.P.S.: in bocca a Lupo a tutti noi!

    CREPI
    CREPI
    CREPI
    me lo scrivo da solo, è una forma di esaurimento olimpico…

  35. paolo ha detto:

    Per favore non fate polemiche tra di voi.
    In commissione se c’è disaccordo si vota, vince la maggioranza. Nei concorsi per ricercatore inoltre è obbligatorio assumere chi vince (non c’è neanche bisogno della chiamata come per gli associati). Vinca il migliore.

  36. Pisacane ha detto:

    Vorrei specificare che queste discussioni non sono alternative alla mobilitazione contro i tagli.

    Con i tagli si rischia di ragionare sul nulla…perché non ci saranno che pochi concorsi.

    Quindi ricordo comunque che tutti i ric precari parteciperanno alla manifestazione del 14 e che dopo la manifestazione ci sarà una assemblea di tutte le organizzazioni.

    In lista si sta sviluppando un ottimo dibattito sulle questioni a latere del problema “decreto Gelmini”.

    Per quanto riguarda la valutazione credo che occorre tener presente che ci sono settori disciplinari in cui operano ricercatori che pubblicano in aree molto differenti dello stesso settore (!) alcune con alti parametri altri con parametri bassi seppure le pubblicazioni siano su riviste referate di tutto rispetto.

    Occorre accorpare i settori per spingere ad accordo sui criteri.

    Occorre che la comunità scientifica italiana si doti di un sistema minimo, ma anche articolato, per la valutazione.

    Così i giovani ricercatori avranno dei target da raggiungere per vedere il proprio lavoro ben valutato.

    Occorre fare in modo che le commissioni non abbiano gradi di libertà per “giocare” sui titoli dei più meritevoli.

    Così l’accento si sposterebbe non sui metodi di formazione delle commissioni (che sono tutti truccabili) ma sui criteri di valutazione dei candidati (che potrebbero non essere truccabili).

  37. Bogotà ha detto:

    Caro Bombadillo,
    apprzzo le tue parole, grazie.
    Con l’affollarsi dei commenti di questi giorni, probabilmente, molte delle mie obbiezioni erano rimaste sospese; poi è venuta la storia di Mino e France che si “rifugiavano” nel sito APRI; e poi quella replica che sembrava voler prendere le distanze…

    Quanto al merito delle cose che dici, ho provato a ragionarci su e credo di aver trovato la soluzione – almeno la mia – a questo continuo fraintendimento.

    Credo che l’equivoco nasca dal fatto che (come in qualche misura anche adesso, nel tuo commento precedente, ci ha detto) voi come APRI vi siete prefisso come obiettivo non quello di combattere il precariato nel mondo della ricerca italiana, bensi – del tutto legittimamente – di riformare le regole di ingaggio in senso più meritocratico.

    Ma – credimi, lo dico senza nessuna polemica – se è vero quello che ho inteso, forse sarebbe stato meglio presentarvi con un altro nome (p.es. ARMI = Associazione per la Ricerca Meritocratica Italiana).

    Su una cosa infine permittimi di dissentire da quello che hai scritto, e cioè che la ricerca è un “lavoro che non dovrebbe coinvolgere grandi numeri di persone”.
    Oggi le stime sul precariato nella ricerca si aggirano attorno alle 60 mila unità. Vogliamo dividere per due? bene, abbiamo 30 mila precari. I quali, per la più gran parte, non saranno quasi per nulla coinvolti da questi provvedimenti in sè pure virtuosi (devi infatti considera oltre al blocco del 50% del turnover anche i tagli in Finanziaria).

    E’ sulla base di questa valutazione che secondo me non possiamo permetterci il lusso di vendere un intero movimento per pochi fortunati…

  38. Marco ha detto:

    Modifica al DL: Commissione per i concorsi a ricercatore formata da 1 ordinario nominato dalla facoltà, 1 ordinario sorteggiato, 1 associato sorteggiato

    Fonte: http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=JT2J4

  39. insorgere ha detto:

    dal sito de La Stampa

    Il nodo delle commissioni dei concorsi rappresenta un punto dolente del decreto. Anche Valentina Aprea, presidente della commissione Istruzione della Camera che si dice soddisfatta della riforma che sul meccanismo di formazione delle commissioni di concorso rappresenta «un primo forte segnale verso il mondo dell’università che non ci si rassegna a subire», non esclude che alla fine della discussione sul disegno di legge non si possa arrivare «ad una soluzione ancora più coraggiosa e trasparente per quel che riguarda le commissioni dei concorsi».

  40. insorgere ha detto:

    I DELIRI DI UN VECCHIO?

    L’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, torna a soffiare sul fuoco della protesta studentesca. Dopo le dichiarazioni di qualche giorno fa, in cui aveva invitato le forze dell’ordine a non «avere pietà» e a «picchiare a sangue» gli studenti che protestano e anche «quei docenti che li fomentano», oggi in una lettera aperta al capo della Polizia, Antonio Manganelli, il senatore a vita insiste. «Un’efficace politica dell’ordine pubblico – scrive – deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia,ma verso i manifestanti».

    «A mio avviso, dato che un lancio di bottiglie contro le forze di polizia, insulti rivolti a poliziotti e carabinieri, a loro madri, figlie e sorelle, l’occupazione di stazioni ferroviarie, qualche automobile bruciata non è cosa poi tanto grave – scrive Cossiga – il mio consiglio è che in attesa di tempi peggiori, che certamente verranno, Lei disponga che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino, siano danneggiati, se fosse possibile la sede dell’arcivescovo di Milano, qualche sede della Caritas o di Pax Christi, da queste manifestazioni,e cresca nella gente comune la paura dei manifestanti e con la paura l’odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L’Unità, li sorregge».

    Cossiga definisce poi «un grande errore strategico» reagire ad aggressioni e danneggiamenti dei manifestanti con «cariche d’alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante». «Io aspetterei ancora un po’ – dice ancora Cossiga – adottando straordinarie misure di protezione nei confronti delle sedi di organizzazioni di sinistra. E solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di “Bella ciao”, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uddicendendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell’ordine contro i manifestanti, ma senza arrestare nessuno. E il comunicato del Viminale dovrebbe dire – conclude l’ex presidente della Repubblica – che si è intervenuto contro manifestazioni violente del Blocco Studentesco, di Casa Pound e di altri manifestanti di estrema destra, compresi gruppi di naziskin che manifestavano al grido di ‘Hitler! Hitler!’. Questo il mio consiglio. Cordialmente Francesco Cossiga».

  41. Mr. Crowley ha detto:

    Le due domande di Bogotà rendono evidente il fatto che il decreto senza un regolamento preciso sui criteri di selezione non dice poi molto.
    L’unico punto positivo è l’eliminazione delle prove scritte/orali che non servono a stabilire se uno è in grado di fare ricerca, ma solo a pilotare il concorso e quindi metterà in difficoltà molte commissioni di concorsi in cui il candidato “interno” è un asino o semplicemente con poca esperienza.

    Queste misure di Mary Star le considero dei provvedimenti temporanei dato che il problema dei concorsi resta. Ora praticamente i posti vengono chiesti dalle facoltà a seconda delle richieste (e necessità) degli ordinari locali di ciascun SSD. Vuoi che ora bandiscano un posto per il loro candidato (magari scarso) sapendo che un esterno (magari bravo ma sconosciuto) avrebbe delle opportunità di vincere? Secondo me cercheranno di “aggiustare” le cose (già rientrano gli associati…). Un esempio: la definizione di un “profilo” veramente cucito addosso al candidato nei criteri di valutazione.

    Come dissi in un vechio post, si potrebbe proporre di utilizzare dei criteri usati dall’ERC per i progetti Ideas (dove non esiste che una comunicazione a un convegno è considerata pubblicazione…). Inoltre si potrebbe far rendere i criteri di valutazione abbastanza rigidi così che che i commissari diventano dei “certificatori” più che dei valutatori.

    L’alternativa è la chiamata diretta, con un sistema di premi/punizioni ai dipartimenti in base ai risultati del paersonale reclutato.Al personale si da autonomia e una “dote” finanziaria per incominciare. Però mi pare un’utopia da noi…

  42. precaria ha detto:

    A me non sembra affatto detto che abbiano eliminato gli scritti e orali dalle valutazioni comparative. Se guardate il decreto legge della gelmini fa riferimento alla legge delle valutazioni comparative nel punto 5 CHE INCLUDE scritti e orale. D’altra parte il punto 6 e’ ambiguo perche’ c’e’ scritta la parola ‘esclusivamente’ che puo’ essere stato qualche errore nella scrittura visto che l’hanno scritta con i piedi ma in nessun posto di questo decreto legge dice che gli scritti e orali vengono eliminati dai concorsi per ricercatore. Se leggo bene questo decreto legge (e se so’ ancora leggere l’italiano) andremmo a fare dei concorsi con scritti e orali ma dove la comissione valutera’ solo i titoli. C’e’ da piangere ……

  43. mitilo ha detto:

    Vi auguro che questo interessante dibattito serva a qualcosa. A me sembra che con questo governo, il governo della schiavitu’ (con tanto di ministro della schiavitu’ on. Brunetta), la situazione della precarieta’ della nostra generazione, anche nell’Universita’, non possa che peggiorare.

  44. France ha detto:

    @precaria: spero vivamente che t ti stia sbagliando. No, dai, ti sbagli Sisi, ti sbagli… o no?
    @ Bogota’: ARMI un par de… Il nostro manifesto si apre cosi’:
    “L’Associazione Precari Della Ricerca Italiani ha come obiettivo il superamento del precariato nelle Universita’ e negli Enti di ricerca, attraverso il progressivo allineamento del sistema italiano ai modelli e standard Europei.”
    Lo statuto si apre cosi’:
    ART.1 – L’APRI Associazione dei Precari della Ricerca Italiani, mediante un’opera di orientamento culturale, si propone il fine di aprire al merito scientifico e alla responsabilita’ l’Università e gli Enti di ricerca italiani, secondo quanto previsto nel Manifesto dell’Associazione stessa.
    Quindi no shit: quello che vogliamo e’ quello che volete tutti qui, fine della precarieta’, e potercela giocare ad armi pari non coi figli dei baroni, ma col resto d’Europa.
    Uniamoci e andiamo a fargli un mazzo cosi’ a questi ignoranti!
    P.S: cercasi presidente per l’associazione

  45. insorgere ha detto:

    per uscire dalle chiacchiere e provare a entrare nel merito ho accolto la proposta di chi sfidava a impegnarsi in un progetto di riforma del reclutamento.

    non è niente di che, solo una bozza da cui partire….anzi è più che altro un gioco.

    http://ricercatoriprecari.wetpaint.com/page/Il+concorso+perfetto

  46. si bonanotteee… si riparte col solito carrozzone:

    pisacane o non so chi… scrive:
    “Occorrono idee nuove, fuori dalle logiche del mercato e che tutelino anche i settori di ricerca non mainstream”

    si riparte a discettare e a perdere tempo a cercare idee non esistenti… bravi!!! I politici ringrazieranno… il loro nuovo motto sarà: “cazzeggio e discetto”.

    Svegliaaaaaa….
    Basta con questi post… arcaici… sono anni che discutiamo in questo blog… basta ideologie-nostalgiche per favore.

    1) L’università italiana è fuori da ogni mercato del lavoro.

    2) La politica è implementazione NON è ricerca.

    3) Non esistono modelli centrali per la valutazione della ricerca.

    4) IMPOSSIBILE imbrigliare con tre leggine del caz*o le diversità e le capacità dei singoli individui.

    5) Solo attraverso collettività autonome economicamente (i.e. atenei) è possibile mettere in competizione la ricerca.

    6) L’unica forma centrale ammessa è la valutazione sul lungo periodo attraverso una valutazione tipo RAE inglese.

    Svegliaaaa… Seguiamo l’europa seguiamo Obama… basta italianità basta provincialismo, basta dirigismo, basta centralismo sfrenato… grazie.

  47. Bogotà ha detto:

    Caro France,
    ben tornato, amico mio.
    Hai notizie di dove sia finito Colombo?
    Mi mancano molto le sue parole in questo momento…

  48. Bogotà ha detto:

    Ben tornato anche a te,
    Rivoluzione!
    Cosa ne dici dell’APRI/ARMI?

  49. @bogotà
    pessima ARMI… MERITOCRAZIA è una parola abusata e strumentalizzata politicamente… non vuol dire nulla. Perchè è come dare libertà al politico di modellarla attraverso leggi e leggine… con l’unico risultato di perdere tempo. Vedi punti 2), 3), 4) del mio post precedente.

    A me piaceva APRITE:
    Associazione Precari della Ricerca ITaliani per l’Europa.

    Alludendo all’urlo rivolto all’europa dei ricercatori italiani che vogliono uscire dalla nostra caverna-paese.

  50. France ha detto:

    SI, R.I., ma pensando alla situazione di qualcuno di noi, precari italiani per l’europa sa un po’ di diaspora… E nel DNA dell’associazione ce n’e’ molta, di Europa. MA non ne farai mica una questione di nome, vero?

  51. Bogotà ha detto:

    e Colombo?

  52. no nessuna diaspora… no apri aprit o aprite o è uguale… il mio era solo marketing per fini divulgativi…

    Vedrei già un disegnino con un ricercatore rinchiuso e incatenato dentro una caverna a forma di italia con un barone dal muso malefico… il ricercatore chiaramente urla: APRITE!… e l’europa si gira sbalordita…

  53. France ha detto:

    Colombo latita ancora, purtroppo. Se ci mettiamo tutti al buio davanti allo specchio con una candela accesa in mano e chiamiamo “Colombo da Priverno” tre volte, magari lo evochiamo…

  54. Bogotà ha detto:

    Bene, allora ci provo ad evocare il ‘genio’…

    Per il resto, passando alle cose serie, al di là dei nomi, resta la mia obiezione di fondo: se il nostro obbiettivo è sconfiggere la precarietà, perché collaborare con questa amministrazione che non muta la sostanza del precariato?

    Se ci sono 30 mila precari, come credi di recuperarli stanti i tagli in finanziaria e il blocco del turnover (al 50%) nel decreto? Non solo, ma sappiamo che tra poco, con la legge Moratti, si estingue il Ricercatore. E allora, cosa ce ne facciamo delle Regole Gelmini?

    Ci siamo già dimenticati come è nata la protesta? e adesso, per un biscottino avvelenato, vogliamo andare a scondinzolare ai piedi di chi ci sta preparando la fossa? Vogliamo veramente regalargli un punto così importante?

    Se sbaglio – France – ti prego, dimmelo tu dove sbaglio…

  55. Bogotà ha detto:

    Colombo da Priverno,
    Colombo da Priverno,
    Colombo da Priverno!

  56. France ha detto:

    La tua posizione, Bogota’, mi suona un po’ come quella di quel marito che se lo taglio’ per far dispetto alla moglie (e ora vai con le accuse di sciovinismo maschilista, volgarita’, supponenza). Intanto mettiamo in chiaro una cosa: la legge Moratti non e’ il Decalogo. Si puo’ abrogare domani. Se ne puo’ fare una migliore dopodomani. Di qui al 2013 se ne possono fare altre 300. Quindi smettiamola di porre dei limiti alla nostra capacita’ di cambiare il mondo, please.
    La linearita’ della proposta che facciamo non e’ casuale: oggi cambiamo le regole per quei pochi concorsi rimasti, cosi’ gli mandiamo di traverso l’ultimo boccone. Nel frattempo cambiamo l’Universita’ e la Ricerca attraverso la valutazione che dovra’ destinare non il 7% ma il 100% dei soldi pubblici. E il reclutamento, di conseguenza, sara’ senza concorsi, e responsabile, perche’ chi sbaglia, paga. E ad un sistema efficiente, chi potra’ negare il 3% del PIL? Non si tratta di aspettare 30 anni: si puo’ fare in 3, se vogliamo, e dico VOGLIAMO perche’ Univ e ricerca ormai non possono prescindere dai ric precari.
    Se un nero siedera’ alla Casa Bianca fra due mesi, non e’ forse segno che le cose possono cambiare?

  57. Bogotà ha detto:

    Caro France,
    d’accordo sulla legge Moratti che non sarà poi il Decalogo, ma fin qui non ho ancora mai sentito nessuno dire che si voglia cambiare qualcosa in quella direzione.

    Ma il punto sul quale ancora non mi avete risposto né tu, nè Bombadillo, né gli altri dell’APRI è cosa, anzi, quanto ci stiamo guadagnando con questa operazione?
    Vi risulta che qualcuno ha provato a fare una proiezione di quanti posti saranno banditi con le nuove regole? (stante blocco + tagli)

    Ad ogni modo, personalmente la vedo così: ben vengano le nuove regole, a patto che non si abbassi la guardia contro la L. 133. La lotta DEVE continuare contro i tagli, la privatizzazione e la schiavitù del precariato. Deve essere chiaro che i precari non sono in vendita.

    Voi ci state a queste condizioni?

  58. Rileggevo questo post di pisacane…
    è veramente irritante…

    sembra che vi sia una sorta di tacito compiacimento di pisacane sull’operato gelmini… perlomeno “quel quanto basta” per a dire: “bene… ora cominciamo a ridiscutere… qualche aggiustamento di parametri lo troviamo…”.

    Mi irrita perchè mi evoca quell’eterna intermediazione su tutto e tutti che appiattisce gli individui rendendoli massa informe.
    Gli unici ad essere diversi in questa melassa primordiale di società sono i figli, gli amici i parenti degli intermediatori e chiaramente gli stessi intermediatori.

    Ed ecco come riparte il carrozzone corporativo… dove ognuno dirà la sua attraverso la propria interposizione…. quindi confindustria, sindacati, sindacati di ordinari, confcommercio, baroni, crui, cun, ordini vari, gironalisti, ingegneri, avvocati… vaffancu*ooooo….

    Quando un paese è con le pezze al cu*o come il nostro… chi ha condizioni sociali di privilegio tende a conservarle…. fino alla morte…. la loro però avverrà dopo la nostra.

    Questa è la logica del tanto peggio (per la massa informe) tanto meglio (per gli intermediatori).

    svegliaaaaa

    PS:
    své-glia — s.f. , per scuotere da uno stato di torpore mentale o dall’inerzia.

  59. Bogotà ha detto:

    @rivoluzione,
    posso farti una domanda personale?
    ma dove eri finito in questi giorni?
    Pensavo che ti eri talmente incazzato (ma con chi?) che avevi deciso di ritirarti a vita privata o che fossi ormai espatriato negli States!
    Ma, per fortuna, eccoti dinuovo tra di noi

  60. insorgere ha detto:

    scusate se mi inserisco in quella che pare una conversazione tra vecchi amici…

    nel mio piccolo che si debba lottare per migliorare il decreto e CONTEMPORANEAMENTE lottare contro la 133 l’ho già detto.

    e a pisa lo stiamo facendo concretamente. Mi sembra anche di aver più volte invitato – e non è retorica – a coniugare le discussioni su questo forum con l’attività nei propri atenei, dove comunque vada qualcosa si può fare.

    le prossime settimane qui a pisa saranno fitte di assemblee a vari livelli. presto vedremo se riusciremo a riprodurre anche a Lettere l’astensione dal lavoro gratuito attivata a Sc. Pol. con successo (i segnali sono incoraggianti). Nel frattempo stanno finalmente reagendo un po’ tutte le facoltà e i dipartimenti. Si sono finalmente svegliati pure i dottorandi che – forse schiacciati da studenti e precari – finora sonnecchiavano. Almeno da queste parti è così…

    ragazzi credo che, con le proteste, con le proposte, con gli atti nelle facoltà come con le petizioni, abbiamo dimostrato che QUALCOSA SI PUO’ FARE.

    Sono pienamente concorde con France quando dice che DOBBIAMO SMETTERE DI PENSARE DI NON POTER CAMBIARE LE COSE. Le abbiamo già cambiate e – se lo vorremo – potremo cambiarle ancora di più e meglio.

    Questo è stato solo l’inizio della lotta.
    INSORGERE PER RISORGERE!

  61. insorgere ha detto:

    mi sono iscritto ad aprit.org, non solo al forum ma all’associazione e invito tutti gli interessati a fare passi concreti – e non solo a discutere amabilmente – a fare altrettanto.

    è giunto il momento di agire direttamente per cercare di spingere il decreto nella direzioen migliore.
    Non pensate che sia impossibile: POSSIAMO FARCELA.

    TOGETHER WE STAND, DIVIDED WE FALL

  62. Bogotà ha detto:

    [ATTENZIONE: il seguente messaggio contiene molta ironia (e un po’ di sarcasmo)]

    Idee per il decreto di valutazione dei candidati ricercatori: idea (della domenica)

    Cari amici,
    la mia “proposta della domenica” è di abolire qualsiasi forma di valutazione che tenga conto di scritti, orali, titoli e pubblicazioni: non servono! Nessun criterio infatti può garantire l’oggettività assoluta… e la Scienza ha bisogno di oggettività assoluta!

    E’ sufficiente, invece, una bella misurazione del quoziente intellettuale, veloce veloce: così otterremo finalmente la selezione scientifica e oggettiva di quell’èlite in questo blog da più parti invocata… che tutto il mondo ci invidierà!

    Ovviamente, direi che alle selezioni debbano obbligatoriamente partecipare tutti i cittadini residenti in Italia da almeno X generazioni (non si vorrà che l’Università italiana si contamini con altre ‘popolazioni’); non ci sono invece limiti d’età (tanto nel frattempo avremo abolito il valore legale di tutti i titoli di studio); quest’ultima misura in particolar modo consentirà ai giovanissimi ricercatori italiani – direi di 5-6 anni d’età – di competere con i loro colleghi maggiorenni del resto del mondo!

    In questo modo, forse, il quadretto commissionato dall’APRI al ministro Gelmini, anche se molto piccolo, potrà contenere tantissimi mini-ricercatori (si accontenterebbero delle caramelle) – soddisfacendo ad un tempo, dunque, l’esigenza della quantità e della qualità – e certamente non si potrà non sostenere che sarà finalmente un “bellissimo quadretto”, non solo perché fatto dei “più belli” ma anche dei “più innocenti”…
    Con simpatia, il vostro Bogotà

  63. Massimiliano ha detto:

    Non capisco di cosa stiamo discutendo.
    Il decreto migliora leggermente la situazione, solamente perché evita che i figli di papà possano entrare come ricercatori appena laureati. Questo è tutto. E’ chiaro che ogni facoltà bandirà un concorso di ricercatore solo se ha un candidato che rispetta i requisiti minimi, dopodiché si troverà il modo di fargli vincere la valutazione comparativa.
    Sarà un pò più complicato, ma ci riusciranno lo stesso…. del resto l’aver evitato il sorteggio integrale serve proprio a questo.
    Il mio consiglio è di proporre requisiti d’ingresso piuttosto alti, più alti saranno meno potere discrezionale sarà lasciato.

  64. La Lupa ha detto:

    Bogotà, Insorgere, Frace, sono con voi.
    Seguiamo una via pragmatica: mi sembra che si sia discusso anche troppo. Le sfumature di posizione resteranno ed è giusto così, ma è ormai superfluo che siamo tutti sulla stessa barca e che non c’è tempo. I due aspetti, quello del numero complessivo dei posti e quello delle regole del reclutamento sono complementari. Se si molla su uno salta anche l’altro.
    Bisogna dare un segnale chiaro. La ministra è in balia di pressioni forti e raffinate. Ha bisogno come del pane di un supporto chiaro, anche nei termini, anche nel testo e anche nei numeri.
    Cerchiamo di prepararlo.

    Vi chiedo conferma della tempistica:
    – lunedì 10 novembre entra in vigore il decretino (probabilmente limato)
    – entro i trenta giorni successivi entrerà in vigore il decreto non regolamentare per le modalità di elezione delle commissioni
    – entro i trenta giorni successivi entrerà in vigore il decreto non regolamentare per i criteri di valutazione
    – entro altri trenta giorni dovranno essere predisposti i rispettivi regolamenti
    – 14 novembre manifestazione.

    Da fonte interna alla commissione istruzione e università del senato mi risulta che l’esame del ddl inizierà prima lì e che inizierà in gennaio. Ne deduco che la discussione e la lunga elaborazione (per noi pericolosissima negli incontrollabili passaggi bizantini) recepirà i decreti e i regolamenti, che diventeranno un precedente vincolante. Non vorranno che si dica che cambiano le regola del gioco ogni tre mesi, ecc. ecc.
    Questo succederà anche se si dovesse verificare di fatto un blocco nei concorsi come hanno ipotizzato alcuni post qui sopra. Non gliene frega niente, anzi, meglio così risparmiano. Quello che resterà sarà il ddl complessivo.
    Quindi i giorni chiave sono questi prima della manifestazione del 14.

    Mettiamoci a lavorare e poi diamoci da fare per cercare le adesioni.
    Io ci sono, anche per trovarci da qualche parte.

    Di una cosa vi prego: lasciamo stare divisioni destra o sinistra e visioni infantil ideologiche. Gli altri l’hanno fatto da sempre e lo stanno facendo più che mai in queste ore. Cerchiamo di essere intelligenti. Un po’.

    Con affetto

  65. France ha detto:

    DISCLAIMER: IRONIA.
    Se e’ per questo, un apio didomeniche fa avevoproposto il concorso per sorteggio, Bogota’. Poi mi hanno detto che ci aveva pensato Einaudi, a suo tempo, e mi sono spaventato (io scherzavo).
    Per quanto riguarda le fiches sul piatto, mi sembra di capire che si tratta di 2000-3000 posti nei prossimi 2-3 anni. Ovviamente sono pochi, mi dirai. Fossero anche 2, vorrei poter fare in modo che non vengano assegnati al figlio o al cavallo del barone di turno, ed e’ per questo che chiedo di cambiare le regole per quei (pochi) concorsi. Poi siccome siamo ingordi e sfacciati, chiediamo anche che nel frattempo si riformi il sistema di finanziamento e di reclutamento, come ben sai. E che si investa quindi di piu’, il 3% del PIL. Non e’ dato scegliere il mondo in cui si nasce (sarei nato volentieri a Fontainebleu nel ‘700), ma e’ imperativo provare a cambiarlo.
    @La Lupa: parole sante.

  66. insorgere ha detto:

    W La Lupa!

  67. Bogotà ha detto:

    @France,
    non ti irritare, te ne prego, so di poter essere alle volte insopportabile con la mia fissazione maniacale per i dettagli, ma qui c’è un dettaglio sul quale vorrei richiamare la tua attenzione.
    Se qualcuno decidesse di incontrare il ministro A NOME DEI PRECARI, credo che sia importante per quel qualcuno (e per i precari) sapere ‘come’ e ‘quanto’ un certo provvedimento cambi la situazione dei precari stessi, che – è bene ricordarcelo – non riguarda 2 o 3 persone e nemmeno 2 o 3 mila.

    Nel primo caso le dire: cara Gelmini, signor ministro, grazie per questi 2 o 3 posti finalmente assegnati meritocraticamente, ma sulla base di queste premesse le consiglio di prepararsi ad una nostra opposizione durissima. La protesta non si fermerà fintantoche non avremo ottenuto quegli obiettivi che ci siamo prefissi: un’Università e una Ricerca senza il precariato e con la meritocrazia, ecc.

    Nel secondo caso, invece, le dire: cara Gelmini, signor ministro, grazie per questi 2 o 3 mila posti che ci danno un po’ di ossigeno e ci fanno ben sperare, ma da un ministro come lei che dice di voler cambiare le cose ci saremmo aspettati francamente molto di più. Le premesse sono positive, ma la misura non è affatto sufficiente. Come certo saprà in Italia si conta un precariato della ricerca di non meno di 30 mila unità! Occorre quindi investire nell’Università e nella Ricerca e rapidamente incamminarsi verso una strada di riforme che conducano il nostro Paese a tornare a competere con il resto dei paesi del mondo occidentale. Per fare questo – a nostro avviso – occorrono i seguenti strumenti…
    (O qualcosa del genere.)

    Per il resto, con Insorgere, dico anch’io W la Lupa!

    Con simpatia, il tuo affezionatissimo Bogotà

    P.S. Considerato che, come dice Sankara, in questo periodo questo blog raggiunge oltre sei mila contatti giornalieri, sarebbe fondamentale fornire delle risposte che sappiano essere convincenti e che entrino nello specifico delle questioni sollevate… sempre nell’interesse dei precari, ovviamente!

  68. Bombadillo ha detto:

    Cari, confermo agli interessati che sabato 15 novembre, alle ore 17.00, si terrà l’Assemblea costitutiva dell’APRI.
    In tale sede sarà espresso il Presidente, che ci rappresenterà con Stellina (e con tutti gli altri), nel rispetto di Manifesto e Statuto.
    Quindi, invito tutti quelli che voglio agire concretamente a LEGGERSI MANIFESTO E STATUTO, e poi ad iscriversi ed intervenire all’assemblea costitutiva.

    Chairisco, inoltre, cosa vuole ottenere, rispettivamente, nel breve, e nel lungo periodo, l’APRI.

    Nel breve, che:

    1. siano dati SUBITO agli atenei i soldi del reclutamento straordinario;
    2. i soldi di cui al punto 1. non siano in alcun modo vincolati al turn-over;
    3. vi sia un ritorno alla formulazione originaria del decreto, o, se preferite, vi sia un ritorno alla petizione; e dunque SORTEGGIO PURO, sia per i ricercatori che per i porfessori; TRE ORDINARI per la commisisone del concorso per ricercatore.
    4. il decreto ministeriale attuativo del d.l. non diventi un arma per sterilizzare la riforma, ma anzi la rafforzi, pure prendendo spunto dalla petizione, in cui si suggeriva un meccanismo molto efficace.

    Nel lungo, che:
    1. il sitema universitario italiano sia rifomato alla radice in senso europeo ed internazionale;
    2. sia introdotta la cooptazione responsabile;
    3. si arrivi gradualmente al 3% del PIL come spesa per la ricerca.

  69. Bombadillo ha detto:

    ..ricordo che il sito è http://www.aprit.org

    ..e mi permetto di aggiungere che non vedo motivo alcuno per cui, tanto Bogotà, quanto r.i., non dovrebbero volersi iscrivere.

  70. kjandre ha detto:

    Chiedo scusa,

    potreste chiarirmi quali sono le prossime date/tappe per la modifica/stesura definitiva/entrata in vigore della bozza resa pubblica qualche gg fa?

    Se non ho capito male, il governo contava di farla agire già sui procedimenti ISessione2008, le cui votazioni partirebbero però domani.. C’è dunque aria di imminenza.

    Perdonatemi, se l’informazione che vi chiedo risulta a voi ovvia

  71. mitilo ha detto:

    Verra’ pubblicato sulla G.U. di domani 10 novembre.

  72. kjandre ha detto:

    E,
    (riperdonatemi l’ignoranza giuridica)
    il fatto che sia pubblicato sulla G.U. lo rende blindato ed immutabile
    o vi sono possibilità di ulteriori aggiustamenti.

  73. Bogotà ha detto:

    @kjandre,
    vi sarebbero ancora margini per un intervento, ed è quello che stanno tentando di fare alcuni di noi (http://www.aprit.org).

  74. Joshua ha detto:

    Ciao a tutti,

    mi rivolgo a quanti di voi hanno letto il testo del Decreto sull’Università; avete idea se nel Decreto si faccia riferimento alla figura del “ricercatore a TD per un periodo di 3 anni”, che andrebbe a sostituire i classici “contrattini post doc”?
    Penso che una posizione di ricercatore a TD, impegnato in un “percorso verso la stabilizzazione” (Tenure Track) potrebbe essere interessante per i più giovani (come sono io…) interessati alla carriera accademica…
    Ne sapete nulla?

    grazie…

  75. flc-cgil ha detto:

    no, si dice solo che le univ. possono reluclutare nei limite del turn-over ricercatori a tempo ideterminato o a tempo determinato… non ha nulla a che vedere con una tenure track o con una riduzione della forme contrattuali più polverizzate.

  76. France ha detto:

    @Bogota’: lo so che i precari sono tantissimi, e che sono quelli (forse) con meno colpe e piu’ bastonate. Pero’ ti invito anche tenere conto di due cose
    1 )Guardati intorno: com’e’ l’Universita’ di Bogota’? Piuttosto incasinata, nevvero? Baronie, fancazzisti, strutture cadenti, disorganizzazione, egoismo, chiusura mentale, provincialismo. Vogliamo un attimo distinguerci prima di dire : “fuori i soldi per tutti?”
    2)Guardati intorno: come sono i politici di Bogota’? Quelli che governano sono manigoldi, ignoranti, bambine carucce inabili agli scritti ma grandi agli orali. Quelli che fanno opposizione sono manigoldi, ignoranti, bambocci carucci inabili agli scritti ma forti agli orali. Bisogna, purtroppo, rendersi conto che il livello e’ infimo, e che bisogna scrivergli tutta l’agenda senno’, porelli, si perdono. Purtroppo non c’e’ modo di dare un calcio in culo a Gelmin e Berlusconi, Modica e Veltroni, De Nardis e Vendola, Er Pecora e la Santanche’, e’ un compito che va al di la’ delle possibilita’ di una associazione tipo RNRP, o l’APRI. Pero’ possiamo cercare di far loro fare quello che altrimenti si faranno suggerire da CRUI, CUN, baroni e capre. Hai visto che sono cosi’ senza idee che hanno copiato spudoratamente la nostra petizione?

  77. Michele ha detto:

    Visto che si parla di azioni, mi permetto di rinnovare ed articolare un paio di proposte che ho avanzato tempo fa.

    VOGLIO un sito web ISTITUZIONALE, FACILMENTE ACCESSIBILE PER TUTTI, in cui si spiega chi ha scelto chi e perché.

    ESIGO che le commissioni spieghino dettagliatamente quali criteri oggettivi a quantitativi hanno usato per valutare i candidati. Voglio che spieghino pubblicamente perché reputano il trafiletto sul Corriere del Piccolo Chimico più rilevante del paper su Science; voglio che tutti sappiano la ragione per cui una laureata in lettere è il candidato ideale a diventare patologo legale o quel che era; voglio sapere in base a quale criterio un Carlo Rubbia non è adatto a diventare associato. Voglio che mi dicano in faccia che il distintivo da boy scout o il premio dato dalla ditta di papà vale più di un best paper award su rivista ISI.

    PRETENDO che tutti possano accedere ai CV dei candidati, in modo da potersi formare un’idea propria su quali siano i candidati meritevoli e quali gli impresentabili. Voglio che certi inqualificabili elementi siano spu***nati prima ancora di diventare ricercatori.

    RECLAMO di conoscere i CV dei commissari, voglio vedere se chi valuta ha i meriti ed i titoli per farlo. Quante volte chi boccia ha meno pubblicazioni e meno rilevanti di chi viene bocciato?

    Se non sapessi che gli accordi si prendono a cena, arriverei a proporre che le sedute delle commissioni siano aperte al pubblico.

    Questi sarebbero palliativi e certo non risolverebbero tutti i problemi, ma i titoli si prestano a valutazioni più oggettive, e si ridurrebbero ulteriormente i margini di manovra dei baroni. In più, sono convinto che qualche barone tenga ancora alla propria faccia, in fondo basta un elemento con un po’ di etica in commissione a piantare grane.

    DOMANDO la creazione di pagine web per ciascun docente, che riportino le valutazioni sulla didattica e l’elenco delle pubblicazioni etc. Gli studenti, che del tutto stupidi non sono, queste cose le guardano. Potendo scegliere magari cominceranno ad evitare i corsi tenuti da chi ha basse valutazioni, smetteranno di fare tesi con chi non li segue e non sceglieranno come tutori quelli che non pubblicano mai una riga (soliti distinguo per settori diversi). Quando certi corsi andranno deserti ed i tesisti saranno migrati verso nuovi lidi, spero che qualcuno sollevi il problema in consiglio di facoltà.

    I comportamenti mafiosi, trovano terreno fertile nell’ignoranza, nell’omertà e nel segreto. Cossiga ci sta spiegando quali porcate si possono fare quando si è coperti dal segreto!

    Guardate che in UK, che qualcuno tra di noi ama tanto, le pubbliche amministrazioni devono rendere note le proprie performance e bilanci (perfino Buckingham Palace) sul web, e la cosa funziona perché la gente controlla. Qualcuno obietterà che lì esiste un altro senso civico. Vero, ma visto che non possiamo importarlo dalla Cina, proviamo a fare qualcosa per introdurlo anche da noi.

    Non serve disegnare il cane più grosso e più feroce sul cartello “attenti al cane”, bisogna mettere il mastino vero. Certa gente deve sentirsi il fiato sul collo!
    Queste proposte non costerebbero nulla, potrebbero essere attuate facilmente domani e avrebbero un ampio consenso, da Grillo a Brunetta. Cosa volete di più? IL SANGUE?

  78. kjandre ha detto:

    Ragazzi,
    sono andato su http://www.aprit.org , ho letto la petizione firmata da più di mille persone, petizione che in effetti è molto vicina alla bozza Gelmini.
    Mi rammarico di non essere stato fra quei mille
    mi rammarico di non aver seguito la vostra iniziativa.

    Poichè mi avete detto che quanto viene pubblicato domani non segnerà la chiusura del capitolo, mi/vi chiedo quali “ulteriori petizioni” posso sottoscrivere e se posso in qualche modo cercare di incrementare il passaparola fra i coleghi che frequento.

    L’ignoranza non ha scuse, soprattutto nel nostro contesto. Personalmente leggo e scrivo ogni tanto sui forum ADI.
    Non so se sussistano attriti fra voi, la vostra iniziativa ed ADI, ma (se lo ritenete utile e/o opportuno) sarò lieto di propagare i vostri sforzi anche su quelle pagine, sulle quali (forse per distrazione mia) finora non sono apparsi

  79. Bogotà ha detto:

    @France, da come descrivi l’Università degli studi di Bogotà, sembra che tu ci sia nato: è proprio cosi come tu la racconti…

    Quanto al Ministro e al suo staf, effettivamente, si sono comportati come quelle redazioni di quotidiani locali, che non hanno nulla da dire e non vedono l’ora che arrivi un qualunque comunicato stampa per spacciarlo come un “pezzo” loro…

    Credo, che a questo punto ci siamo detti (quasi) tuttto sull’argomento. Anzi, no. Vorrei ancora poter dire attraverso te una cosa a Mino.
    Ho letto la sua lettera (Importanti novità sui concorsi a ricercatore) che mi ha molto toccato. Trovo che questo giovane ricercatore precario abbia un modo speciale per esprimere lo sdegno per la situazione che viviamo tutti noi e la speranza per un effettivo cambiamento. Colpiscono il suo contegno e la sua compostezza che – lo si intuisce chiaramente – vestono un grande cuore e una profonda umanità. Gli invidio la sua fiducia in se stesso e la convinzione di poter agire positivamente sulla realtà che nel suo caso non sono state intaccatte dal sentimento di sfiducia e di prostrazione che il senso di precarietà inevitabilmente porta con sè…

    Ma non lasciamoci prendere dallo sconforto, cerchiamo invece di essere allegri: gridiamo insieme W l’APRI! (e non vi offenderete se qualche volta, burlonescamente, la chiamerò ancora ARMI…)
    tuo B.

  80. France ha detto:

    E allora… MIno presidente!!!!

  81. carbonaro ha detto:

    ragazzi anch’io sono per Mino presidente APRI: da quando ha cominciato a frequentare il sito ha apportato un contributo di una concretezza impressionante

  82. mino ha detto:

    @ Bogotà: grazie per le parole … peccato che non sei una donna

    @ Kiandre: nel Giugno scorso fui io stesso a diffondere il link per firmare la petizione su forum ADI (discussione, post-doc, estero e lex). Devo dire che la reazione non fu delle migliori: mi si venne a dire che bisognava insistere sul regolamento Mussi (con un governo di schieramento opposto?)… comunque molti dottorandi e dottori di ricerca hanno firmato. Bombadillo chiese esplicitamente per telefono al presidente e segretario dell’ADI di appoggiare l’iniziativa ma gli fu risposto di no … non perchè fossero in disaccordo ma perchè non l’idea non era partita da loro. Così non si va da nessuna parte.
    E’ comunque una buona idea, la tua, di riproporre il tema sul forum ADI, di certo c’è qualche utente che sarà interessato.

  83. mino ha detto:

    @ France e Carbonaro: nun ce provate.
    Al massimo vice-presidente o vice-commissario straordinario

  84. kjandre ha detto:

    @mino
    quindi quella petizione (o una sua parziale modifica) verrà riproposta?
    nel senso..è incorso una nuova campagna di firma per quel (o altro) documento?
    Vorrei capire (scusate il ritardo) perchè e mediante quale azione è possibile sperare di poter aggiustare ciò che verrà pubblicato domani in GU.

  85. mino ha detto:

    @ kiandre: No, la petizione è chiusa e purtroppo non si può riaprire anche volendo (dipende dai meccanismi perversi di gopetition.com). Alla fine è durata solo due settimane, e fu chiusa anzitempo per consentirci di spedirla alla Gelmini prima del consiglio dei ministri di fine giugno in cui fu deciso di sbloccare i fondi del reclutamento straordinario.

    Attualmente non vi è alcun testo da sottoscrivere … proprio perchè c’è o sta per esserci una associazione. Quindi tutti gli atti formali – comunicati stampa, documenti, richieste, ecc. – saranno fatti da e in nome e per conto dell’Apri. Io stesso, che ho intenzione di scrivere, per esempio, al Ministro Meloni (la quale, da indiscrezioni di stampa, era contraria allo stravolgimento del testo in consiglio dei ministri) non lo farò più come “uno dei firmatari della petizione ecc. ecc” ma come “rappresentata dell’Associazione dei Precari della Ricerca Italiani”.

    Allora quello che a mio avviso è utile fare da parte tua ora è:

    1. diffondere il link al sito dell’Apri e dare una mano per il suo
    funzionamento/mantenimento/miglioramento (anche nel futuro) a quante più persone possibili, perchè una associazione di 50 iscritti non è che fa una gran bella figura.

    2. convincere l’Adi ad affiancarci in questa lotta di miglioramento o, nel peggiore dei casi “difesa dal possibile stravolgimento parlamentare”, del Decreto che uscirà domani (sperando che non sia stato già stravolto). In particolare, la richiesta di
    a) reintrodurre il sorteggio integrale (anche per ordinari e associati)
    b) far sì che i concorsi del reclutamento straordinario siano fuori dal blocco del turn-over (richiesta di buon senso, dato che c’è già copertura finanziaria fino a tutto il 2010).

  86. cane sciolto ha detto:

    @ Michele

    vieni a portare il tuo contributo sul wiki che Sankara ha messo su:

    http://ricercatoriprecari.wetpaint.com/page/Il+concorso+perfetto

  87. mino ha detto:

    … e aggiungerei anche
    c) la richiesta di un modello di discrezionalità fortemente vincolata (da punteggi numerici, per intenderci) come indicato nella petizione, per il futuro Decreto Ministeriale sulla valutazione dei titoli e pubblicazioni. Insomma, rendere la valutazione quanto più trasparente possibile.

  88. kjandre ha detto:

    sempre @mino

    domande da rompipalle, nelle quali (sottolineo) non vi è alcuna intenzione di malizia, nè di polemica, ma semplicemente volontà di comprendere.

    APRI e RNRP sono 2 cose diverse?
    la seconda è più una evoluzione della prima o ne è una costola?

    Essendo APRI nata da pochissimo (se ho ben capito), la petizione fu lanciata da RNRP?

    Se la petizione (scusa se prendo sempre ad esempio quella…mi fa un pò da unità di misura) ha raccolto 1000firme in 2 settimane, perchè APRI è ferma a 50iscritti?

    Nel panorama a me ignoto delle associazioni che trattano i temi a noi (dottorandi, assegnisti, post doc ecc) cari, oltre a RNRP, APRI ed ADI, ve ne sono altre?

    APRI nasce dall’esigenza di riunire sotto un unico tetto alcune di queste associazioni?

    Eruditemi

  89. La Lupa ha detto:

    Ho letto lo statuto dell’Apri e così com’è va bene.
    Soltanto, non riusciamo a fare l’assemblea prima del 15? Non c’è tempo….

  90. Bogotà ha detto:

    Caro Mino, attenzione, il punto C a mio avviso è controverso.
    In ambito umanistico (e scientifico?), l’introduzione di un criterio valutativo “automatico” potrebbe risolversi in un boomerang.
    Per quanto complicata la questione, non possiamo accettare che la qualità venga sopraffatta dalla quantità… (né mi risulta che al momento ci siano già pronti strumenti di valutazione affidabili).

  91. La Lupa ha detto:

    Mino, Bogotà
    anche (direi soprattutto) per i settori umanistici la valutazione delle pubblicazioni deve restare più vincolata e meno discrezionale possibile. Si può integrare il mero criterio numerico-quantitativo con valutazioni sulla sede di pubblicazione, il numero di copie, il carattere internazionale, il collegamento con il dibattito internazionale in corso.

  92. mino ha detto:

    La RNRP è una “rete” ed era sua intenzione quella di dar vita ad una associazione, ma a quel che ho capito vi sono dei problemi ad incontrarsi fisicamente per i passi ulteriori. All’epoca della petizione fu chiesto anche ad RNRP di appoggiarla (sarebbe stato bello presentare la petizione con i due loghi ADI e RNRP), ma vi erano dei problemi ad indire un’assemblea per riunirsi e decidere se o no appoggiare la petizione. Per questo ora Apri opera essenzialmente on-line. Questo potrebbe spiegarlo meglio di me Bombadillo, ma comunque ti ho fatto una sintesi.
    Apri potrebbe chiamarsi RNRP o come si vuole nel momento in cui la RNRP dia la sua disponibilità. Tuttavia, come indicato qualche in qualche intervento precedente (Bombadillo – Shankara), è stato chiesto del tempo da parte della RNRP, tempo che purtroppo in questo frangente non c’è. Magari però in futuro…

    La petizione ha raccolto 1000 firme è vero. Ma un conto è firmare una petizione, un conto è iscriversi ad una associazione. Ieri ho mandato una e-mail ai 1000 firmatari … vedremo domani, magari molti non l’hanno ancora letta.

    Non ci sono, che io sappia, altre associazioni (o reti) oltre ad ADI e RNRP specifiche di ricerca precaria.

    E ora vado a letto … domani devo svegliarmi alle 5.40

  93. mino ha detto:

    … ma prima di andare a letto rispondo sul punto c).
    Non mi sono spiegato bene. No, non voglio punteggi automatici per questo o quel giornale, magari in base a Impact Factor o alchimie simili.
    La mia era una considerazione più generale. Quantomeno obbligare la commissione ad attribuire tot punti ai titoli (di cui x al titolo di dottore di ricerca, y a eventuali periodi di assegni o post-doc, z all’attività didattica) e tot punti alle pubblicazioni certificate, sul modello appunto indicato nel testo della petizione.
    Almeno questo credo possa essere un denominatore comune.

    P.S. sito interessante riguardo la questione dei concorsi (l’autore firmò la petizione): http://www.datatime.eu/concorsopoli/

  94. Bogotà ha detto:

    @La Lupa,
    in alcuni settori la situazione si è talmente degradata che si vede veramente pubblicare di tutto, anche su riviste importanti, anche in ambito internazionale.

    Il rischio è che con questi criteri si possa finire col favorire chi si è occupato della pubblicità dell’acqua minerale (magari con una fitta serie di pubblicazioni) a discapito di chi si è fatto il mazzo sulla retorica ai tempi di Dante…

  95. Bogotà ha detto:

    … e non solo; non credi anche tu che, se il gruppo che bandisce il posto ha interesse (scientifico) per quello che succede al tempo di Dante, imporre a quel gruppo un ricercatore anche bravo però con esperienza nel settore della pubblicità dell’acqua minerale significhi danneggiarlo?

  96. cane sciolto ha detto:

    Se posso intromettermi, dissento. Le idee più feconde nascono di solito dal confronto con esperienze diverse. Potrebbero venir fuori:
    . un progetto di ricerca sulla pubblicità dell’acqua minerale al tempo di Dante;
    . l’uso di espressioni dantesche per la pubblicità dell’acqua minerale.

  97. Bombadillo ha detto:

    Cari amici,
    come ho scritto già altre volte, il limite dell’ADI è che è settoriale (solo dottori/dottorandi di ricerca) e politicizzata; mentre quello della R.N.R.P. è che per decidere si devono riunire tutti i “nodi” fisicamente, e poi devono discutere, discutere, discutere, perchè non c’è nessuno che può decidere, e nel frattempo la politica ci ha già fatto fuori dieci volte.

    Per questo, a suo tempo, lanciai l’idea della modalità on-line dell’associazione.
    Inizialmente, questo voleva dire che la R.N.R.P. dovesse diventare una associazione on-line (all’epoca non ci si poteva neppure iscrivere alla R.N.R.P. – non saprei adesso – ci si poteva solo iscrivere ad una mailing list, di infinite discussioni).
    Allora gli amici della R.N.R.P., che fanno qui un lavoro encomiabile, iniziarono a discutere, discutere, discutere, e pare che per il termine della Kali-yuga avranno finito.

    Sapete qual’è il loro errore? Pensare che le proposte debbano metter tutti d’accordo.
    Mentre nessuna proposta di forte impatto può mettere tutti d’accordo.
    Cito a memoria N.S. Gesù Cristo: “Non crediate che io sia venuto a portare la pace. Io sono venuto a portare una spada, per dividere…..”.

    Per questo sta nascendo l’APRI, e non vedo alcun motivo per cui non dovrebbere poter superare anche il numero della petiizone: diamo tempo al tempo.

    Una volta che avremo costituito formalmente l’APRI, ed avremo il nostro Presidente, proveremo ad interloquire direttamente con Stellina, per alcune cose, e con i Parlamentari, per altre (ovverosia gli emendamenti in sede di conversione del cedreto). Nessuna altra petizione.

    Ha ragione France, ci hanno ascoltato, e questo emerge sia dalla Petizione, che dalla mia letterina di accompagnamento della stessa, dove chiedevo che la riforma fosse fatta per decreto, prima di dare i soldi del reclutamento straordinario; ed infatti così è stato.

    Questo ci dovrebbe dare fiducia, qualsiasi cosa accada domani del nostro d.l.

    Buona notte a tutti…piena di sogni a tempo indeterminato.

  98. Pisacane ha detto:

    Guardate questo programmino che calcola H index e varie sue specificazioni gratis utilizzando Google Scholar come data base

    il titolo del programmino è Publish or Perish!

    Insomma potrebbero metterlo nel decreto per la valutazione (forse è meglio dell’IF perché almeno è gratis).

    La scientometria è ormai una disciplina complicata…vi immaginate i consigli dei Guru del CUN?

    http://www.harzing.com/resources.htm#/pop.htm

    Usandolo ho visto che in teoria può essere usato anche per gli umanisti …però fra due studiosi di solito premia il più mainstream che magari con un solo articolo ha molte citazioni ed ha difficoltà a trovare le citazioni dei libri e dei capitoli di libro.

    Comunque è un programmino che se perfezionato con correttivi di tipo matematico per differenti aree settoriali (aree storico, filosofiche e umanistiche) e con il perfezionamento di Google Scholar potrebbe essere usato indicativamente almeno per valutare una struttura o un singolo…forse meglio che con CIVR ANVUR e affini.

  99. Tecnicamente è già tutto noto… basta solo che la politica lo volesse.
    Basta seguire il RAE inglese:
    http://www.ariadne.ac.uk/issue35/harnad/

  100. Bogotà ha detto:

    Il problema della valutazione è complicato.
    Capisco il senso del discorso di cane sciolto… ma nella fattispecie 1) non esiste la pubblicità ai tempi di Dante; 2) il gruppo in questione è interessato ai tempi di Dante (e non alla pubblicità di oggi).

    Ma soprattutto mi chiedo se sia giusto dare il posto a chi ha fatto tante cose oggettivamente più semplici (e in un ambito di ricerca distante), piuttosto che poche ma più difficili (nello stesso ambito di ricerca).

    Cambiando esempio, se a Berlino si sta curando l’edizione critica di Nietzche, ha senso dare il posto a chi si è occupato (con tante pubblicazioni) del Festival di san Remo?
    O crediamo che sia un danno per Berlino…

  101. France ha detto:

    Senti, Bogota’, te lo spiego come mi fu spiegato tempo fa da un ordinario: se te metti in palio un posto per un prof di fisica (che e’ sempre da dare al “migliore”) e ti si presenta Rubbia, il mio cavallo e un tavolino, se metti dei criteri solo oggettivi vince Rubbia: se metti dei criteri soggettivi vince il mio cavallo: se tiri a sorte c’e’ caso che vinca il tavolino. L’errore sta nel mettere in palio il posto, e nel nonfar pagare dazio a chi fa la scelta sbagliata. Quindi finche’ ci tocca tenerci il concorso (e ci tocca perche’ ci vuole un po’ di tempo per creare quei mezzi che ci portino, come nei paesi civili, a far reclutare chi ci pare, ma responsabilmente) non e’ fors epiu’ giusto che lo vinca Rubbia? Perche’ senno’ poi va in Spagna a fare le centrali termosolari e noi stiamo ancora qui a bruciare carbone…

  102. Michele ha detto:

    Caro Cane sciolto,

    noto con disappunto che l’argomento trasparenza sembra stare a cuore a noi due soli.

    Qui ci si ostina ad ignorare che quando si opera nell’ombra le migliori regole possono essere facilmente aggirate. FORSE QUALCUNO HA INTERESSE CHE SI CONTINUI AD OPERARE NELL’OMBRA.

    Le proposte nel wiki che mi hai segnalato mi piacciono, così come tante altre che circolano nel blog

    I baroni fanno e continueranno a fare quello che vogliono perché a parte pochi casi eclatanti, le loro malefatte non vengono alla luce. In più, tutti parlano dei baroni ma nessuno ne fa i nomi, per cui il barone è sempre qualcun altro.

    La forza di una battaglia per la trasparenza è che si possono ottenere risultati subito, senza riforme ne leggi particolari, e si troverebbero alleati potenti. Scommetto che a Brunetta piacerebbe!!!

  103. CAVE CANEM ha detto:

    Ma qualcuno ha letto questo decreto definitivo?

  104. Michele ha detto:

    C***o Rivoluzione, almeno tu che sei innamorato del RAE, diglielo che la trasparenza è un fattore chiave!

  105. Bogotà ha detto:

    @France,
    quindi se l’acqua minerale ha più citazioni, un miglior IF, ecc. dovrebbe vincere su Nietzche? siamo sicuri che è questa l’università che vogliamo?
    se è così, mi apparto in una biblioteca monastica…

  106. Bogotà ha detto:

    @michele
    ma con chi ce l’hai?
    le cose che dici sono talmente giuste (e ovvie) che non sono oggetto di dibattito.
    Mi prendo la responsabilità di dirti che – almeno su questo punto – siamo TUTI d’accordo!
    Promuovi un’azione politica e ti seguiremo…

  107. Pisacane ha detto:

    @ri

    perché sei innamorato del sistema di valutazione inglese?

    Per me è troppo influenzato da un sistema inglese di classificazione delle scienze.

    Non saprei l’alternativa ma ci sono campi di ricerca che gli inglesi non frequentano e poi è un sistema tendente a riprodurre l’esistente e poco aperto alle novità.

    Il sistema americano invece è molto più aperto alle novità e ad una certa visionarietà che è utile al progresso scientifico.

    Sicuro che con il RAE si finanziano le nuove idee o le idee fuori del mainstream?

  108. Michele ha detto:

    Grazie Bogotà,

    ma tutte queste parole di approvazione io non le ho viste.

    Prepariamo una lettera, magari firmata APRIT, la si invii al CUN, all’ARQUIS, al CRUI, a Mary Star, a Brunetta. Ciascuno di noi la invii al proprio rettore. Io per primo mi impegno a chiedere al mio una pagina nel sito web dell’università che riporti quanto ho chiesto.

    Le discussioni sull’H index e sull’impact factor sono anche interessanti, ma non facciamo i classici accademici delle barzellette che discutono e disquisiscono senza fare mai nulla di concreto

  109. 5annidiassegni...avuoto ha detto:

    @Michele

    Brunetta sembrerebbe (da indiscrezioni giornalistiche) uno di quelli che ha spinto nel CdM per la rosa fra cui estrarre a sorte, non proprio il massimo della correttezza. In fondo è un prof. universitario anche lui…

  110. Michele ha detto:

    Brunetta è quello che chiese la pubblicazione online dei CV dei medici, argomentando che se avesse dovuto farsi aprire da qualcuno avrebbe voluto sapere se si trattava di un chirurgo, un veterinario o un macellaio.
    Ha la delicatezza di un elefante in una cristalleria, la tracotanza di un Napoleone e non brilla per simpatia, ma talvolta dice cose piene di buonsenso

  111. Untenured ha detto:

    @Pisacane

    le università britanniche grazie al RAE hanno fatto progressi inimmaginabili negli ulltimi vent’anni. In Gran Bretagna fu inventato alla fine degli anni ’60 il termine brain drain perché i ricercatori inglesi espatriavano per le scarse prospettive locali. Lo RAE ha minato il primato ‘feudale’ di Oxbrdige e ha innescato un meccanismo di competitività tra i dipartimenti che grazie anche a una politica nazionale negli anni Novanta generosa di finanziamenti per la ricerca e l’alta istruzione ha premiato soprattutto i giovani garantendo un ricambio generazionale che altrove in Europa ancora si attende.

    Negli Stati Uniti, invece, non esiste un sistema nazionale di valutazione.

    Detto questo l’Italia può trovare anche una propria ‘via alla valutazione’, ma l’importante che trovi un sistema efficace e premiante la qualità della ricerca e delle pubblicazioni.

  112. Bombadillo ha detto:

    ..se è Brunetta che ha insistito sulla rosa, vuol dire che Brunetta è il nostro nemico…Bisonga sputtanare i responsabili del cambio in corso d’opera del decreto…
    Per il resto, ora non possiamo che aspettare.

    In ogni caso, l’APRI agirà ancor prima di essere costituita sabato prossimo, attraverso i suoi attuali rappresentanti (ovverosia: mino, insorgere, france, giorgio, ed io); ma prima dobbiamo leggere la versione definitiva del decreto.

  113. La Lupa ha detto:

    Ciao di nuovo a tutti.
    Aspettando la versione finale del drecreto, a proposito di trasparenza, qui o sul sito dell’Apri, è tecnicamente possibile pubblicare un po’ di verbali di concorsi recenti in cui la capra di turno è passata a scapito di persone più titolate e più pesanti in tutti i sensi? Magari perchè ha fatto uno scritto “esauriente” e un orale “ampiamente soddisfacente”?
    Proviamo a comparare solo titoli e pubblicazioni?

  114. Ricercatore strutturato ha detto:

    Scusate per la lunghezza, ma non so quando riuscirò a ricollegarmi: entro nella discussione su un punto concreto e apparentemente minore, non per dare consigli generici che possano apparire paternalistici (poi, d’accordo, le rose non vanno, e così gli associati in commissione, più ricattabili).
    Un punto importante, nella bozza del decreto e su cui forse bisognerà lavorare durante il dibattito per la conversione: il 60% del 50% dei fondi sbloccati per assunzioni di ricercatori a tempo indeterminato MA ANCHE (pacatamente?) determinato. Indovinate quale tipologia sarà preferita dai soliti baroni, che corrono il rischio di ritrovarsi per sempre qualche allievo altrui e più indipendente del proprio. D’altra parte, gli atenei saranno obbligati a spenderla, questa quota, se vorranno anche qualche progressione interna o trasferimento, qualche amministrativo ecc. col restante 40%.
    Non so quanti fra voi abbiano già questo tipo di contratto, che rappresenta la crema del precariato (e quei pochi o tanti ricorderanno le grandi speranze di stabilizzazione suscitate- e deluse- dal dibattito sull’ultima finanziaria). Si suppone che simili posti vengano banditi per rispondere a conclamate esigenze scientifiche di una certa facoltà, per progetti di ricerca di lunga o lunghissima durata, con figure in tutto e per tutto paragonabili ai ricercatori strutturati (a parte la scadenza), e con costi almeno all’inizio assai simili se non equivalenti. Insomma, qualcosa che ricorda molto la famosa “tenure track” che in base alla legge Moratti sarà o sarebbe la base per le prossime carriere (per concorrere all’associatura, si badi, neanche per quel ruolo dei ricercatori che andrà a sparire).
    Ecco allora che su queste figure bisognerà insistere: alla fine- di tre anni o a maggior ragione di tre più tre rinnovati (sempre per venire incontro alla legge Moratti)- si imporrà o una verifica individuale d’idoneità, naturalmente molto rigorosa, oppure, per venire incontro a chi teme l’ope legis, l’obbligo di bandire un concorso per quegli stessi profili, o almeno per gli stessi SSD. Questa è stata ad esempio la politica dell’ateneo pisano, e mi pare sensata (a differenza di tante altre scelte scellerate dello stesso ateneo, che poi è il mio): i posti a tempo sono stati banditi con l’impegno di rimetterli a concorso come tempo indeterminato (e nelle forme normali, non in quelle meno serie del concorso riservato per tecnici laureati) dopo tre anni (ma si potrebbe prescrivere dopo tre+tre, dopo cinque totali o simili). E a Pisa proprio in queste settimane l’impegno si sta realizzando.
    Naturalmente una nuova normativa, per non creare insopportabili ingiustizie, dovrebbe valere anche per chi già sta completando il suo percorso (al momento dell’entrata in vigore del decreto o della presentazione del disegno di legge di riforma del reclutamento), magari dopo sei o sette anni, e che rischia di passare dalle competenze di Marystar a quelle di Mara e Maroni (insomma, in mezzo a una strada). Credo che non ce ne siano molti in Italia, ma grida vendetta la posizione di chi non ha avuto o non avrà le stesse garanzie dei pisani (magari il barone protettore nel frattempo è andato in pensione e non conta più nulla, e i suoi progetti non avranno un futuro), e non mi pare che si potrebbe gridare all’ope legis, tanto più se come a Pisa ci si limiterà a bandire posti corrispondenti ma a tempo indeterminato, senza giudizi individualizzati di idoneità.
    In ogni caso, attenti: senza queste garanzie e con quel miscuglio fra tempi determinati e indeterminati, lo sblocco parzialissimo delle assunzioni oltre che una presa in giro rischia di diventare una trappola, la tomba di una generazione: avanti la prossima?

  115. La Lupa ha detto:

    Sì, Ricercatore, è proprio così. Anzi è peggio. Perchè fra le stesse pieghe del testo va letto che il reclutamento dei TD avviene soltanto in base a un regolamento interno dell’Ateneo. In alcune Università già si fa così. Figuriamoci ora: se i concorsi per i ricercatori TI diventano appena un pelino più trasparenti, verranno previsti solo posti per TD. La scelta oggi sta alle singole facoltà.
    Questo è un punto delicatissimo su cui vigilare.

  116. marina cocchi ha detto:

    Sugli indici “oggettivi” per la valutazione, l’argomento non è certo affrontabile nello spazio di un commento ma scrivo alcune laconiche considerazioni:
    – valutare è sempre meglio che non farlo: meglo un sistema migliorabile che nessun sistema;
    – “oggettivo” in senso assoluto non esiste;
    – usare un indice o parametro unico ha sicuramente 2 enormi limiti: 1) comporta tutti gli svantaggi di quel preciso criterio ( e ogni criterio ne ha) e 2) può essere contrafatto (se serve il numero di citazioni , pregherò gli amici di citarmi, se serve l’IF chiederò di agli amici di inserire il mio nome in pubblicazioni su riviste ad alto IF, etc..)
    – se però intelligentemente uso tutti i criteri ragionevoli (cioè usati dalla comunità internazionale) contemporaneamente, avrò superato i limiti di cui sopra: avere un buon H-index relativo + un certo IF relativo + etc… ( relativo vuol dire normalizzato per l’area in cui faccio ricerca. Ovviamente + non si riferisce alla semplice somma ma indica un trattamento multivariato ). Allora sarà molto più impegnativo “barare” e diversi aspetti saranno bilanciati.
    – Senza volersi inventare niente di nuovo l’Università di Bologna ha fatto un esercizio di autovalutazione veramente notevole (spendendo anche una barca di soldi) : per rendere confrontabili le diverse aree ha assegnato un punteggio a ciascun “prodotto” di ricerca sulla base della fascia di appartenenza ( ne ha usate 4 in tutto) della rivista (usando nell’ambito scientifico gli indici bibliometrici per tematica specifica ) o la tipologia di “prodotto” rispetto al settore specifico per l’area umanistica ( ha usato una commissione “ad hoc” che ha spulciato e comparato tutte le diverse tipologie). In questo modo quel che si valuta è quanti prodotti ho in una data fascia, etc…
    – Infine, fintanto che chi “giudica” ( i membri delle commissioni, i referee, i valutatori) non si sentirà “moralmente” responsabile delle scelte che fa, avremo poche speranze. L’etica purtroppo o per fortuna non è imponibile per legge ( se dovessimo non uccidere solo perchè se ci prendono ci mettono in galera, il numero di morti ammazzati sarebbe infinitamente più grande). Ma certamente la legge deve accertare e punire le responsabilità individuali e collettive, anche se da sola non basta.

    saluti

    Marina

  117. 5annidiassegni..avuoto ha detto:

    @Ricercatore strutturato

    Il politecnico di milano, prima delle ultime aperture sulle possibilità di assunzione di ricercatori TI, aveva già messo a punto un piano per continuare le assunzioni di ricercatori attraverso il TD sfruttando l’autofinanziamento. Come sbocco si prevedeva la possibilità, dopo max 6 anni, di passare alla posizione di associato attraverso i soliti concorsi. E’ stato fatto presente al rettore che dopo un periodo di blocco delle assunzioni i ricercatori TD sarebbero stati letteralmente fatti a pezzi dagli attuali ricercatori. Il rettore ha quindi risposto che si sarebbe speso per spingere il ministero ad aprire dei canali preferenziali per questa nuova categoria. Posso solo aggiungere che il rettore era a colloquio con la gelmini il giorno prima dell’emissione del decreto di cui stiamo discutendo che recepisce molte delle richieste di AQUIS, di cui il politecnico fa parte.

    Guarda la proposta AQUIS al punto “nuovo reclutamento per ricercatori”
    http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_791117518.html

  118. Bogotà ha detto:

    @La Lupa,
    ma ci sarebbe una ragione per preferire il TI anche da parte degli atenei: non perdere il 50% del trunover.
    Tecnicamente, se si assume un ricercatore TI alla fine del contratto verrà considerato nel capitolo delle cessazioni di rapporto, del quale solo la metà rimarrebbe agli atenei per le nuove assunzioni.

    P.S. Ieri sera (e ancora questa mattina con France) ti interrogavo a proposito dei problemi connessi alla valutazione: ecco il link

    Idee per il decreto di valutazione dei candidati ricercatori (riflessioni del weekend)

  119. La Lupa ha detto:

    Nel sito del Ministero la sezione Normativa è stata aggiornata l’ultima volta il 14 luglio 2006.

    E noi stiamo qui a parlare di trasparenza.

  120. Bogotà ha detto:

    Errata corrige
    Tecnicamente, se si assume un ricercatore TI alla fine del contratto… > TD

  121. La Lupa ha detto:

    Queste nostre discussioni mettono in evidenza drammaticamente come in questi anni ciascuno – io per prima – abbia guardato solo al proprio settore e non abbia alcuna percezione di quello che sta succedendo negli altri. Per questo la difficoltà maggiore non è individuare un metodo di valutazione oggettivo, ma un metodo di valutazione comune a tutta l’università e comune per i ricercatori di tutti i settori.
    Forse una chiave può essere il mix in percentuale fra la valutazione dei titoli e la valutazione delle pubblicazioni e la valutazione della ricerca. Poi, all’interno di ciascuna di queste tre ripartizioni, individuare una pluralità (ristretta) di indici.
    Faccio un esempio, per capirci meglio.
    Sulle pubblicazioni di un candidato può essere assegnato un punteggio per il numero complessivo, un punteggio per l’IF, un punteggio per un altro indice, un punteggio per la sede di pubblicazione, un punteggio per la valutazione di merito dei contenuti.

  122. La Lupa ha detto:

    Un’ultima considerazione, poi devo andare.
    Le attività di ricerca e le attività di docenza a contratto devono costituire un titolo di priorità.
    Chi ci ha chiamato nei progetti di ricerca, chi usa le nostre pubblicazioni per aumentare il peso del gruppo per avere i finanziamenti Prin e Cofin, chi ci assegna di anno in anno gli incarichi di docenza (+ esami, + tesi, + baliaggio studenti vari), se non gli ordinari?
    Se esiste un reciproco riconoscimento di scientificità e professionalità fra gli ordinari stessi, perchè queste attività professionali nostre non devono essere riconosciute come elemento preferenziale? Anche se – per usare il vostro paradosso – uno ha studiato Dante e si ritroverà un in gruppo che si occupa della pubblicità dell’acqua minerale? O se il suo barone è andato in pensione (o è morto) o se la sua università è sperperona e non potrà più assumere?
    Questo è il punto su cui un’associazione di precari non può transigere.

  123. La Lupa ha detto:

    Bogotà, non ho capito la tua ultima distinzione.

  124. fabio ha detto:

    Alcune considerazioni per quanto riguarda la valutazione delle pubblicazioni.

    Innanzi tutto mi unisco alle riserve sollevate già da altri sull’utilizzo dell’Impact Factor come fattore moltiplicativo nella valutazione di una pubblicazione. A parte la letteratura consistente sull’argomento già evidenziata da Carlo Pisacane, posso riportare una testimonianza diretta. Nel mio SSD, le riviste di più ampio respiro e di maggior prestigio hanno IF che variano attorno a 1. Ci sono però riviste che trattano argomenti affini al settore disciplinare, che sono più specialistiche, e che arrivano quasi a IF=3. Si potrebbe quindi venire a creare una situazione paradossale in cui la produzione scientifica di un candidato che ha 5 pubblicazioni su rivista di riferimento e prestigio con IF=1 venga valutata come inferiore rispetto a quella di un candidato che ha 5 pubblicazioni su rivista specialistica con IF=3. Immagino che questi paradossi possano verificarsi anche in altri SSD.

    Per quanto riguarda l’utilizzo di parametri tipo h-index, sono d’accordo che in linea di principio il numero delle citazioni ottenute possa essere un utile indicatore dell’impatto del lavoro nel contesto dell’ambito disciplinare in cui si opera. Credo però sia poco opportuno ricorrere a questo tipo di indicatori, sopratutto per concorsi da ricercatore:
    – Anche queste metriche possono dare valutazioni distorte. Non sempre forniscono una misura della qualità delle pubblicazioni. Possono essere pesantemente fuorvianti nel caso di ricercatori che hanno numerose citazioni per lavori di tipo state-of-art review (senza contributo innovativo), o per lavori criticati e per questo molto citati. Per queste ragioni è tuttora in corso una proliferazione di indici derivati dall’h-index, che cercano di correggerlo sotto vari aspetti (g-index, w-index).
    – Non sono adatti a valutare ricercatori giovani (affinchè lavori di valore vengano notati e citati un numero di volte significativo, passano anni) o con poche pubblicazioni ma di grande importanza (sono noti i casi paradossali di Galois e Einstein, che avrebbero h-index pari rispettivamente a 2 e 5). Magari potrebbe essere utilizzato per i concorsi di ordinario, ma non di ricercatore.
    – Gli indici basati sul numero delle citazioni dipendono dalla possibilità di risalire con certezza a tale numero. Questo è possibile per lavori su riviste ISI, ma non per lavori su altre riviste, atti di convegni, e neanche per capitoli su libri, o monografie internazionali, che pure dovrebbero essere valutate adeguatamente.

    Alla luce di queste considerazioni, credo che la soluzione più adatta al nostro caso sia uno schema valutativo di base, generalizzato, come quello indicato ad esempio da Nicola, o da Michele (assegni al Politecnico di Torino), che preveda un punteggio specifico prestabilito per ciascun tipo di pubblicazione. La distribuzione dei punteggi dovrebbe ovviamente rispettare una scala gerarchica condivisibile: le monografie internazionali devono valere più di monografie nazionali o libri di testo; gli articoli su riviste internazionali ISI più di quelli su riviste non ISI e di quelli su riviste nazionali, etc. (ampliando il più possibile lo spettro tipologico delle pubblicazioni, per abbracciare più SSD possibili, o differenziando per SSD).
    Naturalmente si potrebbero introdurre opportuni correttivi nella valutazione di ciascuna pubblicazione, ad esempio per tener conto del numero degli autori (anche se dividere brutalmente il punteggio corrispondente a una pubblicazione per il numero degli autori mi sembra poco accorto, credo si dovrebbe tenere conto del “primo autore”, ruolo che per quanto so è ampiamente riconosciuto negli ambienti accademici internazionali).
    Tutto questo, ovviamente, ammesso che non abbia ragione Bombardillo, quando dice che probabilmente non ci saranno margini in ambito normativo per scendere a questo livello di dettaglio nella valutazione delle pubblicazioni.

    Il problema sollevato da alcuni riguardo le peculiarità dei diversi SSD non dovrebbe incidere su una valutazione comparativa: se per es. in uno specifico settore si pubblica principalmente su rivista nazionale, tutti i candidati avranno principalmente pubblicazioni su questa tipologia di riviste, quindi la comparazione all’interno dello stesso SSD rimane comunque affidabile. Inoltre si potrebbe innescare anche una spinta per pubblicare anche in ambito internazionale (giusto per avanzare anche una “timida nota” di “incremento della qualità”), almeno in quei settori in cui ci siano i margini per affacciarsi al contesto internazionale.

    Concludo evidenziando una questione che mi pare non sia stata sollevata finora (se lo è stata e mi è sfuggita, scusate la ridondanza) e che a me sembra di cruciale importanza in termini di tanto invocata meritocrazia: l’abolizione del numero massimo di pubblicazioni da presentare a un concorso. Considerando che sono queste le pubblicazioni che sono prese in esame (se nel curriculum poi risulta che un candidato ha altre 50 pubblicazioni di rilievo generalmente non frega niente a nessun membro della commissione), questo è un vero e proprio accorgimento “anti-meritocratico”, che consente di equiparare la produzione di un candidato che ha 10 pubblicazioni su rivista internazionale a quella di un altro che ne ha 100. Credo converrete che, oltre alla discrezionalità sul valore delle tipologie di pubblicazioni (da eliminare col punteggio di cui sopra), e sulla valutazione di scritti e orali (speriamo li aboliscano veramente), è questo uno degli strumenti mediante cui si falsa l’esito dei concorsi (ci sono concorsi per associato in cui il limite di pubblicazioni da valutare è pari a 5, in modo da “livellare” in partenza tutti i candidati, e annullare i meriti).
    Piuttosto, una provocazione (ma neanche tanto): fissare un numero MINIMO di pubblicazioni per accedere al concorso, anche di ricercatore. La ratio è semplice: stiamo parlando di accedere a posti a tempo indeterminato, che allo stato attuale non sono sottoposti ad alcuna verifica ex-post (se non la riconferma nel caso dei ricercatori, ma chi ci crede che è una verifica?), mi sembra opportuno quindi consentire l’accesso unicamente a chi ha già dato prova di saper pubblicare. Naturalemente questo principio mi sembra tanto più valido nel caso dell’accesso a concorsi per professore associato o ordinario: nel mio SSD un limite minimo di 10 pubblicazioni internazionali taglierebbe via un bel po di aspiranti prof, facendo emergere solo chi sa fare ricerca (per le capacità di insegnamento, vada pure la prova didattica).

    Per quanto riguarda infine gli accordimenti per garantire una trasparenza del procedimento comparativo, mediante supporto web, sono perfettamente d’accordo con Michele.

  125. Bogotà ha detto:

    ti riferisci a TD / TI ?

  126. La Lupa ha detto:

  127. Bogotà ha detto:

    @La lupa
    cercavo di dire che gli atenei potrebbero avere interesse a fare TI (perché durano di più); altrimenti, finito il contratto del TD, con la regola del turnover, ci perdono il 50% che torna allo stato.

  128. La Lupa ha detto:

    Bogotà, sei un ottimista. Qui chi fa queste scelte ormai ha un piede nella fossa e l’altro in pensione. Non gliene frega niente di quello che succederà all’Università e a tutti noi fra 3 + 3 anni. Gli basta piazzare il suo sciacquino, che a sua volta spera poi di restare con in meccanismi che avete spiegato prima con il caso di Pisa.

    Fabio, mi hai abbastanza convinta.

  129. Bogotà ha detto:

    @La lupa,
    leggo il tuo commento e sorrido: in genere mi dicono (e mi dico) pessimista…

  130. Bogotà ha detto:

    @Fabio
    attenzione a tutta questa enfasi sul carattere internazionale delle pubblicazioni.
    Dalla mia piccola specola, posso dire che quando leggo la parola “internazionale” (p.es. nel titolo di un convegno) mi viene in mente la storiella del bordeaux “superieur”: dal quale i miei amici francesi mi hanno insegnato a diffidare proprio per l’ostentazione di quell’etichetta. In altre parole, se quel bordeaux fosse veramente “superiore” – si dice – i produttori non avrebbero avuto necessità di scriverlo sull’etichetta.
    Il più delle volte, queste occasioni di “internnazionale” hanno solo qualche ospite che poi, come capita, viene anche (giustamente) snobbato…

  131. Michele ha detto:

    @ Bogotà, in vari settori, ai fini concorsuali le conferenze non contano nulla. Comunque nell’ambito scientifico, le conferenze internazionali sono veramente tali, si sottomette un articolo che deve superare un peer review (anche se piuttosto blando). Naturalmente c’è conferenza e conferenza…

    @ fabio, concordo, ma valutare tutti la produzione scientifica senza introdurre ulteriori parametri finisce per dare un peso decisivo all’anzianità. Nelle selezioni di cui parlavo al Poli esisteva il limite tassativo, peraltro piuttosto ingiusto dei 33 anni d’età.

  132. Oronzo ha detto:

    Il mio settore di lavoro è l’informatica (sia INF/01 che ING-INF/05). Sono le conferenze internazionali quelle che veramente contano per capire il valore di un ricercatore. Le conferenze nazionali sono poco che più che cene tra amici, mentre le riviste, pur molto importanti, sono comunque secondarie rispetto a certe conferenze: per fare un esempio, POPL è certamente più importante di ACM Toplas (o, quantomeno, è molto più difficile pubblicarvi).

    Ovviamente, esistono settori in cui le cose di si ribaltano. Sarebbe opportuno, quindi, che i criteri venissero stabiliti settore per settore, non pensando di mutuare quelli validi in alcuni a tutti gli altri.

  133. Pisacane ha detto:

    Problema primo autore:

    Altamente antidemocratico.

    Bisogna iniziare a pubblicare le cose con pochi autori il minimo possiblile e mettere i nomi in ordine alfabetico.

    Che senso ha valutare un articolo con 5 autori senza ordine alfabetico e il primo velutarlo di più senza una spiegazione in nota?

    Sul numero degli autori i barons giocano partite di giro…sporche.

    Sono d’accordo su uno schema per valutare i titoli che esuli dai vari indici internazionali ma che valuti anche il numero degli autori e non la posizione che potrebbe essere dettata da vari motivi anche poco nobili come l’ordine di seniority o il mettere davanti i propri anziani o costringere i veri estensori degli articoli a mettere anche chi non ha fatto una ceppa.

    Questa storia deve finire.

  134. La Lupa ha detto:

    Errrore gravissimo, Oronzo!
    Divide et impera. I criteri devono essere unitari, abbastanza generali da permettere alle specificità dei settori di essere valutate, ma rigidi nelle impostazioni percentuali.
    Discrezionalità=arbitrio=favoritismo=inefficienza=sperpero

  135. Pisacane ha detto:

    POI DEVONO ESSERE TASSATIVAMENTE ESCLUSI I LIMITI DI ETA’

  136. kjandre ha detto:

    L’Università di Bologna ha adottato alcuni criteri interni per la valutazione della ricerca.
    Sono abbastanza complessi da riportare in 2 righe, ma vi do un esempio di facile (forse) comprensione, per ovviare alle differenze fra IF nei diversi settori:

    se conoscete ISI (impact factor), sapete che ogni rivista appartiene ad una o più subject categories.
    Voi pubblicate sulla rivista “uncinetto” che appartiene alla categoria “taglio e cucito”. Si prendono dunque tutte le riviste che appartengono alla categoria e le si ordina per Impact factor. Se “uncinetto” è nel primo terzo (33esimo percentile) dell’elenco, sarà di ClasseA, se nel secondo, B, nel terzo C. Quindi se il settore”taglio e cucito” annovera 60 riviste e “uncinetto” è 16esima, sarà di Classe A, se 23esima di classe B.
    Supponiate poi (come accade) che “uncinetto” appartenga anche al settore “lavori di casa”. Se in questo settore la rivista si piazza meglio, allora verrà considerato questo piazzamento ai fini della sua classificazione

  137. La Lupa ha detto:

    Permettimi, Pisacane:
    l’università non ha bisogno di persone che non sono caratterialmente nemmeno in grado di difendere il proprio lavoro e il proprio nome su una pubblicazione. Di questo passo arriveremo a sostenere persino chi per anni (e ce ne sono) lavora e scrive a nome di altri e si ritrova senza pubblicazioni, aspettando che sua altezza il Barone si degni di concedergli una raccomandazione e magari un concorsino truccato da ricercatore, magari a tempo determinato. Di questo passo torniamo a difendere gli scritti e gli orali, come del resto su questo blog qualcuno si è sognato di fare nei giornoi scorsi.
    L’università non ha bisogno di gente così.

  138. Oronzo ha detto:

    I criteri devono variare settore per settore. Quelli di matematica o fisica, ad esempio, (solo riviste e preponderanza dell’IF) sono francamente ridicoli in informatica (in cui, sempre a titolo di esempio, si fa sempre più strada l’uso del fattore h). Poi, tutto è discutibile, ma il centralismo democratico dei criteri di valutazione risparmiamocelo.

  139. kjandre ha detto:

    All’articolo su rivista in una data classe viene assegnato un punteggio.
    Ci sono poi coefficienti riduttori (con apposita formula di calcolo) che tengono conto del numero di autori.
    Vi sono inoltre “classi” attribuite anche a saggi, capitoli di libri, ecc…

  140. La Lupa ha detto:

    Oronzo, te lo immagini un decreto ministeriale che determina i criteti settore per settore? Seguito da altrettanti regolamenti?
    O vogliamo affossare tutto? Come ai tempi di Mussi?

  141. Michele ha detto:

    Scusate il lungo post.

    L’unico modo per valutare la produzione scientifica è il peer review, a patto che sia fatto con moralità assoluta, diciamo da monaci buddisti scandinavi. Ogni altro metodo non è scevro di pericoli e distorsioni, ne cito qualcuno, e per l’operazione trasparenza, faccio nomi e cognomi (conoscete un buon avvocato? Potrei averne bisogno presto).

    RIVISTE BORDER LINE: che sballano le valutazioni basate sull’impact factor. Prendiamo ad esempio la rivista Neural Networks, con IF=2. Ci pubblicano neuro scienziati, e per i loro standard 2 è piuttosto basso; ingegneri, per cui 2 è abbastanza alto, e matematici applicati, e per la matematica 2 è un impact factor stratosferico.

    RIVISTE DISONESTE: quando si sottomette un articolo ad alcune riviste, (per non fare nomi le Transactions dell’IEEE) si riceve un bel messaggio dall’editor, che dice (traduco per gli anglofobi) “ho notato che la vostra bibliografia non è particolarmente aggiornata per quanto riguarda gli articoli apparsi sulla nostra rivista. Vi suggerisco di aggiornarla spulciando gli ultimi numeri del nostro giornale.” Risultato: aumento le citazioni di articoli di questo giornale, aumenta l’impact factor.

    REVISORI DISONESTI: ricevo la revisione di un articolo accettato sulla rivista International Journal of Circuit Theory and Applications, il revisore si congratula ma mi suggerisce di aggiungere altri 3 articoli alla bibliografia. Leggo questi articoli, che c’entrano col mio come cavoli a merenda, e noto che tutti e 3 gli articoli sono dei medesimi autori. Non è che il tipo vuole farsi citare? Non è che così salta l’anonimato dei revisori? Risultato: aumento il suo H index.

    EDITORS DISONESTI: prendiamo una rivista a caso, diciamo CHAOS, SOLITONS AND FRACTALS, prendiamo due numeri a caso, diciamo gli ultimi due, e contiamo il numero di articoli che hanno per autore tale El Nas… (no meglio fermarsi, qui rischio davvero la citazione). Provate a indovinare, chi è l’editor in chief della rivista? Bravi proprio El Nas… Ma quanti articoli scrive questo? Va beh, la rivista farà schifo, penserete voi, infatti avete ragione. Circola la battuta che se un articolo viene bocciato altrove, lo si può sempre mandare lì. Peccato che, con un’attenta politica di autocitazioni, la rivista abbia IF circa pari a 3. Per confronto, riviste che dedicate ad argomenti analoghi, quali CHAOS e PHYSICA D, che pubblicano articoli di ben altro livello, abbiano rispettivamente IF pari a 2 ed 1.6.

    I criteri non possono essere fissati per decreto, per cui le commissioni avranno ampi margini di manovra. In fisica ed ingegneria elettronica le riviste contano, le conferenze internazionali stanno a zero, le conferenze nazionali sono non pervenute.

    Per gli articoli a più nomi, si divida per il numero di autori, l’ordine è irrilevante, se no si penalizzano le vittime dei baroni. Se non vi piace fate come me, e cominciate a pubblicare a nome singolo.

    Ribadisco:
    Nell’attesa dell’introduzione di meccanismi che forzino comportamenti virtuosi, limiamoci e canini e azzanniamo sul collo i commissari mafiosi.

  142. La Lupa ha detto:

    Tutto chiaro. Ma non possiamo lasciare ampi margini di manovra alle commissioni: siamo sempre sicut erat.

  143. fabio ha detto:

    @ Bogotà, l’enfasi sul carattere internazionale delle pubblicazioni deriva dal settore in
    cui opero io (Ingegneria Industriale), in cui c’è sempre una sostanziale differenza tra pubblicare in Italia e all’estero.
    Magari non per tutti gli SSD è così. Immagino che ci siano settori in cui si pubblichi prevalentemente o esclusivamente nell’ambito nazionale. Ho qualche perplessiva riguardo al fatto che per gli ambiti in cui si può pubblicare sia nazionale che internazionale, possa essere garanzia di maggiore qualità il primo caso rispetto al secondo. Quest’ultimo infatti dovrebbe sempre consentire una “valutazione tra pari” (peer review appunto) che si basa su un bacino più ampio di “pari valutatori”, consentendo che il lavoro venga valutato rispetto a una base di conoscenza più estesa, e svicolando dall’influenza di cerchie ristrette di revisori, che possono venirsi a creare anche a livello internazionale, figuriamoci nazionale.
    Ovviamente sto parlando di riviste. Il caso dei convegni è tutt’altra storia, considerando che, nazionali o internazionali, si paga (e non poco), e quindi la selezione non sempre è adeguata (ma ci sono conferenze internazionali che prevedono peer review doppio cieco, come le riviste).
    In tutti i casi, dove ho utilizzato “pubblicazione internazionale”, sarebbe stato più opportuno “pubblicazione di rilievo”, da interpretare in base alle specificità dei vari
    ambiti.

    @ Michele, la mia idea dell’eliminazione del limite massimo di pubblicazioni da presentare a un concorso non vuole premiare l’anzianità ma i meriti. Certamente hai ragione nel far notare che questo darebbe maggior peso all’anzianità. Ma d’altro canto, se un candidato che lavora da 10 anni presenta 50 pubblicazioni, e uno che lavora da 5 ne presenta 30 pari livello, credo che il primo meriti una valutazione più favorevole.
    Un caso a parte se c’è un altro candidato che dopo aver lavorato 5 anni, ha prodotto 45, cioè quansi quanto quello di 10 anni di anzianità, ma con una produttività quasi doppia. In questo caso però le cose si complicano, perchè si dovrebbero utilizzare indicatori che tengano conto del fattore tempo.
    Per come la vedo io, un eventuale sbilanciamento sull’anzianità sarebbe comunque meglio del limite max, che io considero un espediente vergognoso e il primo strumento per l’azzeramento del merito.
    Ovviamente ben venga qualsiasi correttivo, come tu stesso suggerisci.

    Concordo con quanto dici sul peer review (unico criterio allo stato attuale per valutare in maniera decente la produzione scientifica), e sono a conoscenza anch’io di comportamenti discutibili dei revisori, deviati dall’opportunità di incrementare impact factore della rivista, e numero di citazioni alle proprie pubblicazioni, o a quelle degli amici.

    @ Pisacane, l’idea di dare un qualche peso al fantomatico “primo autore” deriva dal fatto che, nel settore in cui opero, ha una qualche importanza (alcune riviste internazionali, quando proponi un articolo, te lo chiedono espressamente).
    D’altro canto mi rendo conto che:
    – allo stato attuale non sia una figura sufficientemente ben delineata da poter essere inserita in una valutazione
    – in un sistema valutativo marcio come il nostro sarebbe terreno fertile per le “baronate”
    – la divisione omogenea del punteggio per numero di autori dovrebbe essere un incentivo per contenere tale numero, e quindi le “baronate” di cui sopra (seppur limitatamente)
    Quindi vada per la divisione omogenea, probabilmente unico criterio attuabile per come stanno le cose.
    Comunque quanto detto da La Lupa sul “carattere” del ricercatore (per quanto precario), che non ha la minima capacità di difendere il proprio lavoro, e sia del tutto succube del barone di turno che lo relega a fondo classifica degli autori, mi pare degno di attenzione. Credo sia proprio il genere di persone che, se diventano strutturati, si integrano perfettamente nel sistema che li ha mortificati, pronti a diventare i nuovi baronetti.

  144. Bogotà ha detto:

    Attenzione alle macroaree!
    Se non sono abbastanza ampie e composte di settori di grandezza omogenea al loro interno, rischiano che i settori più grandi cannibalizzino quelli più piccoli (e pur degni per tradizione di studi).

    Faccio un es. fittizio: se Botanica generale avesse 300 professori e Botanica sistematica solo 100, stiamo pur certi che accorpandole in un’unica macroarea si estinguerebbero gli studi della seconda e non ci sarebbero più posti per chi – da precario – ha lavorato in questi ultimi 10 anni su quelle linee di ricerca.

  145. Bogotà ha detto:

    @Fabio,
    intervengo nella tua replica a Michele per osservare che dalla mia piccola specola tutti questi discorsi mi sembrano complicatissimi e a volte un po’ perversi: chi da noi avesse pubblicato 45 articoli in 5 anni, sarebbe immediatamente sospettato di aver contrabbandato robaccia… Attenzione!
    Lo abbiamo visto, le riviste non possono essere a priori (non lo sono quasi mai) garanzia di qualità…

  146. fabio ha detto:

    @Bogotà, il numero 45, come tutti gli altri numeri che ho usato, era solo per fissare le idee, quindi privo di significato assoluto, ma da usare solo per la comparazione…
    Riguardo una garanzia minima di qualità, ribadisco che a mio modo di vedere allo stato attuale la può fornire solo il meccanismo “peer review”, allargato alla base di conoscenza più estesa possibile. Nel mio settore questo è garantito solo per le pubblicazioni internazionali (riviste, monografie per case editrici serie, in alcuni casi anche conferenze che però sono sempre condizionate dal fattore economico), ovviamente non posso dire altrettanto per gli altri settori…

  147. I2 ha detto:

    @Pisacane e @Fabio
    L’importanza del primo autore e’ fondamentale. Ormai e’ tradizione all’estero vedere chi e’ il primo autore, che ha fatto la maggior parte del lavoro, e l’ultimo autore, che di solito e’ il professorone. Non lo trovo affatto antidemocratico, anzi. Conosco alcuni gruppi in Italia dove i nomi vengono messi in ordine alfabetico e il 90% di loro ha dato solo la benedizione all’articolo. Senza avere nessuna idea su chi e’ la persona che ha lavorato di piu’.
    All’estero e’ naturale vedere l’ordine degli autori come un criterio per definire chi ha fatto cosa.
    Ed e’ giusto che sia cosi’ .
    A me dispiace che in Italia molti autori principali non vengono messi nella posizione che si meritano, per colpa dei baroni. Ma qui bisogna raggiungere un criterio che sia il piu’ oggettivo possibile. Anzi, io trovo che dividere il numero di citazioni per il numero di autori e’ subdolo, perche’, come detto sopra, molti volte ci sono autori che non hanno fatto niente e rientrano nella lista.
    All’estero (e insisto su questo punto, vivendo fuori), nella valutazione si considera il primo autore con un peso maggiore, a scendere con il secondo. Se sei terzo o quarto autore, il tuo peso e’ nullo e l’articolo non ti viene neanche conteggiato.

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