Approvato oggi dal CdM il Disegno di Legge sulla Governance

Articolo 15
 Norme transitorie e finali
 
 1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, per la copertura dei posti di professore ordinario e associato, di ricercatore a tempo determinato e di assegnista di ricerca, possono essere avviate esclusivamente le procedure previste dal Titolo III.
 
 Non possiamo che cominciare da qui. Il testo è complesso e articolato (io direi anche molto molto confuso) e riserviamoci il tempo di leggere la sua versione definitiva. E registriamo, intanto, che se la gran parte delle norme previste sarà resa operativa da decreti successivi all’approvazione parlamentare che saranno (chissà quando) approvati, questo articolo 15 è l’unica parte che entra in vigore con l’approvazione in Parlamento insieme ai tempi dati alle Università per ridefinire i loro statuti sulla base del nuovo assetto organizzativo e amministrativo-contabile.

Rispetto alla bozza precedente, e che noi abbiamo pubblicato, l’articolo 15 che appare nel testo pubblicato dalla FLC oggi (che è quello che vi ho segnalato) è molto diverso. Cioè, molto meno chiaro. Prima diceva esplicitamente che i concorsi da ricercatore a tempo indeterminato non si potevano più fare, ora rimanda genericamente al  titolo III dove pure non si parla di ricercatori a tempo indeterminato. Vi chiedo aiuto a interpretare correttamente il testo. Perché, o si cancellano da subito i concorsi da ricercatore a tempo indeterminato, oppure questi, non ricadendo nel titolo III, proseguono con le vecchie procedure (ma di quanti concorsi parliamo? di quelli già banditi e basta? dei Mussi che ancora restano? boh! E poi che comporta una simile intepretazione per i posti da associato e ordinario già banditi?).

Comunque sia i moltissimi precari, più o meno anziani, hanno ora una certezza. Ora sono finalmente a tempo indeterminato, precari certo, ma a tempo indeterminato.
 
Già, perché se cominci domani (folle scriteriato!) la tua carriera accademica, ti aspetta il dottorato (3 anni sempre che tu lo vinca subito), poi una decina d’anni di gavetta come assegnista (+10, e siamo a 13), quindi 6 anni come TD (e siamo a 19). Mica male come “untenured” track…. Poi, dopo, voglio vedere se non prendi l’abilitazione. Oppure se la prendi ma non ti chiama nessuno.
 
Che dire, spero proprio sia finita l’epoca dei distinguo. E’ giunto il momento, lasciare l’Italia o cambiare mestiere. Fatelo ora prima che sia troppo tardi (sempre che non sia già troppo tardi).
 

 

149 Responses to Approvato oggi dal CdM il Disegno di Legge sulla Governance

  1. guglielmo ha detto:

    segnalo novità di rilievo. sono cambiate le norme transitorie e finali. col testo attuale ci saranno posti ric. TI fino al 2013 (compreso) e con le regole attuali.
    Con la stesura precedente invece si bloccava tutto all’approvazione del ddl e in attesa dei decreti/regolamenti attuativi. Ora invece all’approvazione della legge si bloccherà tutto per: associati, ordinari, ric. td, assegnisti ma NON per i ric. TI.

  2. guglielmo ha detto:

    per essere più chiaro e rispondere direttamente alla domanda posta da chi ha scritto il post: in assenza di nuove norme si va con le vecchie norme. quindi fine posti ti al 2013 (moratti) e concorsi con dl 180 convertito in legge 1/09

  3. euroscience ha detto:

    Per la Gazzatta puoi aspettare parecchio, il viaggio in Parlamento di ‘sto testo non lo vedo mica tanto veloce…

  4. Lorenzo ha detto:

    Forse sarebbe il caso di cominciare ad usare i LORO termini: questa e’ una riforma anti-MERITOCRATICA. Questa e’ una riforma anti-SVECCHIAMENTO. Il prof. Francesco Giavazzi sostiene questa riforma (o forse ne e’ l’autore) perche’ e’ un BARONE. Il prof. Francesco Giavazzi se anche in Italia i baroni andassero in pensione a 65 anni tra 5 anni dovrebbe lasciare spazio ai GIOVANI. And so on …

  5. Fabio Sabatini ha detto:

    I 6 anni da ricercatore a tempo detertminato sono compresi nei 10 anni da assegnista:

    “La durata complessiva dei rapporti instaurati con i titolari degli assegni di cui al presente articolo e dei contratti di cui all’articolo 12, intercorsi anche con atenei diversi, statali, non statali o telematici, con il medesimo soggetto, non può in ogni caso superare i dieci anni, anche non continuativi”.

    Ora, i contratti di cui all’art. 12 sono quelli da ricercatore a tempo determinato, i nuovi 3+3.

    A questo punto: che cosa accadrà a chi è nel mezzo? E la borsa di dottorato è inclusa nel conteggio dei 10 anni? Oggi lo è (nel conteggio degli 8 anni di durata massima del ruolo di assegnista). La legge di tutto questo non parla. Per esempio, chi è assegnista da 8 anni (compresi i 3 di borsa di dottorato), potrà avere un 3+3? Potrà averlo ma dovrà lasciare dopo 2 anni? E quale ateneo vorrà prendere un ricercatore che dopo 2 anni dovrà rinunciare all’incarico?

    • euroscience ha detto:

      Ti rispondo: sara’ un bel casino – faranno un sacco di confusione e qualche bella “sanatoria”…

    • Lucas ha detto:

      Boh, sei sicuro? Se io faccio prima TD e poi assegno d’accordo, ma nel caso contrario? Ma se ho fatto 9 anni di assegno non mi è così chiaro che poi ne posso fare solo 1 di TD in base ad un limite che è posto nell’articolo che parla degli assegni. E poi come la si mette con il fatto che il contratto è bandito con durata triennale?

      • euroscience ha detto:

        veramente la grande maggioranza fara’ intanto un assegno… poi metti che uno ha fatto 6 anni di assegni e si imbarca in un TD, arrivato a 9 anni non puo’ piu’ rinnovare e deve cominciare a chiedere l’abilitazione da Associato… sara’ un bel casino te lo dico io…

  6. guglielmo ha detto:

    @ tutti

    l’ho detto e lo ripeto. non scervellativi sul ddl. quel testo – ammesso che giunga mai in porto – riguarda il futuro lontano.
    chi è precario ora ha altre priorità: posti mussi 09, rinnovo regole sorteggio.

    fino al 2013 compreso avremo posti ric. ti. dobbiamo ottenere che siano tanti.

    tutto il resto sono chiacchiere al vento perché il ddl verrà cambiato mille volte in parlamento e poi le chiavi del nuovo sistema stanno nei decreti delegati che scriverà il miur DOPO l’approvazione della legge. ci sono anni di tempo prima di preoccuparsi di questa riforma (che non credo arriverà mai alla meta). pensiamo al presente, che i precari non hanno tempo da perdere!

  7. guglielmo ha detto:

    @ fabio
    assegnisti e ric. td. del ddl non sono la stessa cosa degli attuali assegni e ric. td. attuali. dunque è inutile preoccuparsi.

    in ogni caso il ddl non sarà operativo prima di tre anni. per allora tutti o quasi gli attuali precari o avranno trovato un posto o saranno emigrati o avranno cambiato lavoro

  8. ario ha detto:

    CMQ ci sono voci in rete secondo cui anche questa bozza non è attendibile e che nella versione finale l’articolo 15 parrebbe più vicino alla prima stesura che non a questa…. insomma, mi sa che se non esce il testo in Gazzetta molte cose possono ancora avvenire su questo famigerato art.15.

  9. euroscience ha detto:

    Per la serie: cuciniamo il testo anche dopo il CdM…
    Si vede che ci avevano proprio le idee chiare…
    Con tutto ‘sto azzeccagarbugliume che c’e’ li’ dentro…

  10. Elena ha detto:

    Testo cosi’ o testo pomi’, l’idea che ci sta sotto e’ quella di sollevare un gran parlare sulla “riforma”, con tutto il contorno di paroloni del calibro di meritocrazia, svecchiamento, et similia e nel frattempo bloccare da qui al 2013 (cioe’ sempre) i concorsi per ric TI, in modo da far fuori per sfinimento (o per suicidio, ma a loro poco importa) la generazione 70.
    Amen.

  11. ugo ha detto:

    non è un decreto legge, come dice il titolo del post, ma un disegno di legge. La differenza è sostanziale. Correggete!

  12. ario ha detto:

    correttamente corressi le correttissime correzioni correntemente richiestemi…

    in effetti, sui tempi e i percorsi, è veramente tutta un’altra storia. Siamo alla Moratti2?

  13. onanista ha detto:

    Come al solito non avete capito un’h….

  14. insorgere ha detto:

    notizie certe (fonti riservatissime apri):

    il testo del disegno di legge postato qui e altrove NON è l’ultima versione.
    se semplicemente non sia la versione approvata oggi dal cdm o addirittura se ci sia una versione successiva al cdm non so dirlo (sembrerebbe la seconda).

    in ogni caso domani dovremmo avere il testo definitivo in mano e provvedermo a postarlo sul blog http://www.ricercatoriprecari.blogspot.com

    in quel blog potrete trovare già ora una notizia importante per il presente (che il ddl riguarda un futuro remoto): in finanziara è stato inserito un emendamento che sblocca i fondi mussi 09. per il testo dell’emendamento rimando al suddetto blog.

  15. Mattia ha detto:

    Qualcuno sa spiegarmi a oggi, come avviene il reclutamento di un ricercatore ti? Le nuove regole (1 ass. + 2 ord. estratti, etc. etc.) sono gia’ in vigore? L’esame, nel mio settore si trattava di due prove scritte e una prova orale, segue nuove regole?
    Grazie

  16. Albert ha detto:

    Le nuove regole sulla composizione delle commissione sono già in vigore. E pure quelle sullo svolgimento; non ci sono più scritti e orali, ma una valutazione dei soli titoli e pubblicazioni secondo parametri fissati dal ministero.

    • democritus ha detto:

      non ci sono parametri fissati dal ministero, solo indicazioni generali che la commissione recepisce e intepreta a discrezione

      • Mattia ha detto:

        Neanche un colloquio, un’intervista, insomma un incontro tra la commissione e i candidati?

  17. guglielmo ha detto:

    @ mattia

    i concorsi della I sessione 08 hanno commissioni sorggiate (soli ordinari) ma hanno 2 scritti e un orale.
    Quelli della II commissioni sorteggiate e valutazioni di soli titoli e pubblicazioni più un colloquio sui soli titoli che però NON conta ai fini della valutazione

    • unimediapisa ha detto:

      @ Guglielmo
      ???
      ###
      Quelli della II commissioni sorteggiate e valutazioni di soli titoli e pubblicazioni più un colloquio sui soli titoli che però NON conta ai fini della valutazione.
      ###

      Che vuol dire “non conta”?

      Vuoi dire che, anche se la commissione, in sede di colloquio, si dovesse render conto che il candidato non conosce il contenuto dei lavori che portano la sua firma, e’ comunque tenuta -per legge- a far finta di nulla?

      Allora tanto vale che il colloquio verta sul Grande Fratello, decima edizione.

      • guglielmo ha detto:

        unimedia la commissione NON può rendersene conto perchè NON può fare domande sulle pubblicazioni, ma solo sui titoli. può chiederti “com’è stato fare il dottorato alla sapienza?” ma non può chiederti di parlare della tua tesi di dottorato, che la legge equipara a pubblicazione. In sostanza non possono chiederti nulla.

  18. ugo ha detto:

    @ unimediapisa
    sei fazioso… la discussione sui titoli, a meno di clamorose sorprese, non è decisiva nell’individuazione del miglior candidato.

    • euroscience ha detto:

      Ah no?
      E allora il colloquio lo facessero e.g. su “Politiche nazionali e politiche europee: modelli a confronto”.

    • Mattia ha detto:

      Grazie. E’ vero comunque suona strano un colloquio non decisivo. E cosa serve discutere dei titoli? Sarebbe meglio discutere delle pubblicazioni, di quelle passate e soprattutto di quelle future (come mi sembra si faccia in alcuni paesi esteri). E anche la discrezionalita’ della commissione nel recepire le indicazioni generali del ministero per la valutazione di titoli e pubblicazioni, qualche dubbio lo lascia. Eco di Bergamo = Rivista di Oxford.

    • unimediapisa ha detto:

      @Ugo

      Che io sappia, l’orale può essere un passaggio delicato per i predestinati che abbian curricula gonfiati dal lavoro altrui: ciò è vero non solo nei concorsi da ricercatore ma anche in quelli da associato.

      Il colloquio orale non sarà decisivo per “individuare il miglior candidato” ma è certamente utile a tagliare le gambe a candidati con curricula fittizi.

      Comunque, se l’interpretazione di Guglielmo è corretta, non si capisce a che diamine debba servire questo residuo di colloquio.

      Per lo meno: io non lo capisco.
      Sarà per cagione della mia faziosità?

      • guglielmo ha detto:

        @ unimedia
        la spiegazione è semplice.
        nella vesione originale del dl 180 il colloquio non c’era.
        è stato inserito dopo, nella conversione del decreto, e il risultato è il frutto di una mediazione: si è voluto dare un contentino alle università che volevano vedere in faccia i candidati ma senza che ciò gli garantisse uno strumento attraverso il quale esercitare un arbitrio totale e incontrollato sulle selezioni.
        cmq non ho riferito la mia interpretazione ma quella dell’uffico legale miur

  19. onanista ha detto:

    My two skizzi…
    La discrezionalità della commissione si misura dopo aver valutato i titoli. Se ci sono candidati a pari livello, in base al colloquio può decidere chi prendere. Ma appunto la selezione deve, di fatto, avvenire a priori.
    Se un candidato con poche pubblicazioni passa rispetto ad uno con un curriculum più corposo, A CAUSA del colloquio, allora il ricorso è garantito, in quanto il colloquio non può essere decisivo.

  20. miriam ha detto:

    Bene onanista. Stavolta mi sei piaciuto.

    • guglielmo ha detto:

      mi spiego meglio.
      la legge dice (art. 7):
      “Nelle procedure di valutazione comparativa per il reclutamento dei
      ricercatori bandite successivamente alla data di entrata in vigore del
      presente decreto, la valutazione comparativa è effettuata sulla base
      dei titoli, illustrati e discussi davanti alla commissione, e delle
      pubblicazioni dei candidati, ivi compresa la tesi di dottorato,
      utilizzando parametri, riconosciuti anche in ambito internazionale,
      individuati con apposito decreto del Ministro dell’istruzione ecc.”

      l’uffico legale miur -come del resto la nota firmata dal ministro il 6 ottobre – ha chiarito che il colloquio NON è da intendersi come prova orale. Nella sua nota il ministro parla infatti di “eliminazione di prove scritte e orali” minacciando di cancellare i bandi che non rispettilno appieno le direttive ministeriali.

      Dunque la situazione è questa: il colloquio è stato inserito nella conversione del dl 180, ma è stato limitato alla sola discussione dei titoli. Se la commissione fa domande sulle pubblicazioni si può fare ricorso e si vince di sicuro. Se la commissione da una valutazione sul colloquio si può fare ricorso e si vince di sicuro. Se la commissione fa pesare il collquio nella valutazione dei titoli si può fare ricorso e si vince di sicuro. Questo dice ufficio legale MIUR.

      E’ peraltro evidente che una discussione dei soli titoli NON può alterare il giudizio complessivo su un candidato. Potrebbe farlo una discussione sulle pubblicazioni, ma questa NON è consentita.

      spero di esser stato chiaro.

      • guglielmo ha detto:

        da quanto scritto sopra si deduce che il colloquio non dovrebbe pesare.
        che poi, sottobanco e senza registrarlo nel verbale, lo usino per scegliere tra due candidati con produzione più o meno analoga è probabile.
        Ma se lo scrivono si fa ricorso e si vince.

        In ogni caso ricordate: 1. pretendete sempre che i colloqui siano pubblici 2. NON POSSONO FARVI DOMANDE SULLE PUBBLICAZIONI, SUI PROGETTI DI RICERCA O ALTRO MA SOLO SUI TITOLI (dottorato, assegno, borse, contratti ecc.).

  21. ario ha detto:

    solo per segnalare che il testo che oggi l’unità pubblica come quello discusso dal cdm è diverso da quello che abbiamo pubblicato riprendendo quello della flc…

  22. guglielmo ha detto:

    ario dove si trova il testo del ddl versione unità?

  23. euroscience ha detto:

    Io ho sguinzagliato i Servizi Segreti dell’Unione Europea e mi dicono che il testo dell’Unità è vecchio – gli hanno tirato un pincio al Bersani.

  24. guglielmo ha detto:

    confermo, testo vecchio. è quello che circolava venerdì scorso…

  25. euroscience ha detto:

    La CGIL è sempre er mejo der mejo!!!
    Di quello che circola pubblicamente, è il testo più “recente”.
    Stai a vede’ se ar CdM o soprattutto dopo stanno ancora a cucinà…

  26. guglielmo ha detto:

    stanno a cucinà fino a lunedì (fonte attendibile)

  27. noemi ha detto:

    Cos’è sto limite dei 36 anni portato a 30. Ma che vor dì??

  28. don luca ha detto:

    L’immaginetta è straordinaria… detto da uno che con le immaginette un po’ ci lavora!

    Complimenti per questo spazio!

  29. guglielmo ha detto:

    il limite non vor di una mazza. è una cazzata giornalistica.

    vuol dire solo che a 30 sarà posibile diventare ric. td. ma era possibile anche ora…

  30. Gianluca ha detto:

    In realta’ anche questa e’ una fesseria: il minimo e’ 33 anni…

  31. Interrogazione sulla reintroduzione del fuori ruolo ha detto:

    ALLEGATO 8

    5-01712 Cazzola: Sul pensionamento di circa 6000 docenti universitari nel triennio 2008-2010.
    TESTO DELLA RISPOSTA

    L’evoluzione storica del fuori ruolo ha inizio nel 1947, con il decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato n. 1251; l’ambito di applicabilità ditale istituto ha subito nel tempo diverse modifiche fino ad essere, nel 2007 con l’articolo 2, comma 434 della legge finanziaria 2008, abolito retroattivamente per tutti i professori.
    Come riferito dall’onorevole interrogante, la Corte Costituzionale, con la sentenza della n. 236 del 2009, ha sancito l’inapplicabilità della norma predetta ai soli docenti che, al momento dell’entrata in vigore della legge finanziaria 2008, avevano già iniziato il periodo di collocamento fuori ruolo, previa adozione del relativo provvedimento.
    Ciò premesso resta ferma la riduzione progressiva del predetto istituto fino alla sua abrogazione, prevista nel 2010.
    L’abolizione dell’istituto del fuori ruolo si colloca nell’ambito di un più vasto progetto di generale rinnovamento generazionale della Pubblica amministrazione; in tal senso si collocano altri interventi del legislatore, come l’articolo 72 del decreto legge n. 112 del 2008, convertito con legge n. 133 del 2008, che ha reso discrezionale per le Pubbliche Amministrazioni la concessione dell’ulteriore biennio di trattenimento in servizio tenendo conto di specifiche esigenze funzionali ed organizzative.
    La necessità di tale rinnovamento è ancor più sentita nell’ambito del corpo docente del nostro Paese che, ad oggi, risulta essere, in assoluto, il più anziano rispetto a quello degli altri Paesi europei. Secondo quanto emerge dai dati elaborati dal Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario, infatti, al dicembre 2006, l’età media dei ricercatori era di 44,9 anni, e quella media complessiva di ordinari, associati e ricercatori di circa 52 anni.
    Nella medesima direzione già si collocava l’articolo 1, comma 17 della legge n. 230 del 2005, che aveva disposto che per i professori ordinari e associati, reclutati con le procedure ivi previste, il limite massimo di età per il collocamento a riposo fosse determinato al termine dell’anno accademico nel quale si era compiuto il settantesimo anno di età, ivi compreso il biennio opzionale di permanenza in servizio previsto dall’articolo 16 della legge n. 503 del 1992.
    La reintroduzione dell’istituto del fuori ruolo sarebbe pertanto oggi illogica e del tutto controtendenza rispetto alla generale opera di rinnovamento intrapresa dal Governo, quanto mai necessaria in un settore nevralgico come quello della docenza e della ricerca, al fine di portare il nostro Paese a livelli più prossimi agli standard europei.

  32. marina ha detto:

    Ho chiesto in facoltà sulla questione TI fino al 31/12/2012. Per molti addetti ai lavori è così, ma Mary * non lo ha specificato affatto; rileggendo la riforma parre che le assunzioni di ricercatori col 3+3 partiranno appena il decreto sarà trasformato in lege (a marzo secondo lei).

    Voi avete notizie più precise?

    • corrado ha detto:

      Ma la riforma dice che il TD 3+3 parte da subito appena approvata. Dio mio, la questione è fondamentale. Ma chi ha ragione?
      Chi sa e ha certezze parli. Qual’è la verità?

  33. Giovanni ha detto:

    Scusate se posto qui in merito alla questione degli assegni di ricerca.
    Ho avuto una chiacchierata con il Responsabile dell’Ufficio Post-laurea stamattina, che mi ha confermato che anche la mia Università si allineerà alle disposizioni puntuali del MIUR non permettendo a chi abbia già quattro anni di assegno di prendere nuovi assegni o di rinnovare quelli in corso.

    Per la serie con una mano avanti e l’altra dietro…

  34. noemi ha detto:

    Da 1300 euri a 2000 e rotti anche per TI? Solo per TI?
    Olè!!

  35. guglielmo ha detto:

    ????
    che dici noemi?

  36. guglielmo ha detto:

    circola versione ddl che dicono definitiva su altro blog: http://www.ricercatoriprecari.blogspot.com

  37. Elena ha detto:

    Ma il PD non doveva cambiare con le primarie e l’elezione di Bersani? Non mi sembra che si sia sentita da quella parte alcuna reazione contro una riforma che condanna una intera generazione alla precarieta’. E’ bello avere in Italia una maggioranza priapista ed una opposizione di destra.

    • euroscience ha detto:

      E’ il Sindacato che e’ di destra. Difende le rendite di posizione, non le pari opportunita’, ne’ tantomeno il merito (che puo’ avercelo anche il poverello).
      E’ un Sindacato familista e gerontocratico. E Bersani lo ha eletto il Sindacato, innanzitutto.

      • guglielmo ha detto:

        euroscience stavolta mi sei davvero piaciuto.

      • euroscience ha detto:

        eeeehh basti solo pensare a quanti contratti collettivi di lavoro prevedono ancora la trasmissione del posto di padre in figlio (e anche senza quella forma, la pratica concreta)… se questa non e’ destra allo stato puro…
        e poi magari c’e’ ancora qualcuno che se sveja alla mattina e dice: toh come mai non c’e’ piu’ la sinistra in questo paese?

  38. Paolo ha detto:

    Criticate, criticate il sindacato, e poi vediamo se ci difende la Gelmini.

    • guglielmo ha detto:

      mi ricordi l’ultima volta che un sindacato ha fatto qualcosa di concreto per i precari universitari?

      • Paolo ha detto:

        Probabilmente proprio perche’ non siamo in generale una categoria molto sindacalizzata (o meglio “non eravamo”, le cose stanno cambiando, per forza di cose direi). Tutto sommato gli appoggi bisogna anche cercarseli. Tu guarda le categorie che hanno piu’ iscritti e con piu’ persone che svolgono attivita’ diretta all’interno del sindacato e controlla se il sindacato fa “qualcosa di concreto” per loro. Anche rimanendo all’interno dell’universita’, guarda i tecnico-amministrativi. E questo lo dico da non iscritto al sindacato, quindi il “rimprovero” va in primo luogo contro me stesso (ma porro’ rimedio).

      • improbabie ha detto:

        E proprio guardando i tecnici’amministrativi sindacalizzati mi viene la pelle d’oca! Pur di difendere i peletti dl naso sono disposti a far marcire la barca dove si trovano.

      • Paolo ha detto:

        E’ la logica del “muoia Sansone con tutti i filistei”. E siccome i filistei non vogliono morire, alla fine non muore neanche Sansone. Noi invece, che tutto sommato avremmo ancora piu’ ragioni per non morire, soccombiamo mentre i filistei se la spassano. Come siamo furbi, eh!

    • cane sciolto ha detto:

      Il sindacato difende i tecnici-amministrativi solo fin quando non tentano di uscire dai confini della loro casta. Il sindacato prima accetta che professionalità e competenze siano viste come fumo negli occhi, perché quelle distinguerebbero gli individui e il sindacato ragiona sui numeri. Poi interviene a difesa degli incapaci.

  39. miky ha detto:

    a parte assumersi – da soli – di organizzare scioperi (ai quali per inciso hanno partecipato quasi solo il personale tecnico amministratico – pagando – che tanti di quelli che scrivono in questo blog sembrano trattare come “feccia”). Scendere in piazza contro lo stesso Mussi? spingere (e ottenere) quel reclutamento straordinario di cui tanti parlano? Chiedere e ottenere l’ANVUR (già perché mi ricordate chi l’ha voluta l’ANVUR insieme al precedente governo)? Avviare il discorso sulla riforma del sistema di reclutamento (poi scempiato dallo stesso Mussi). Infine presidiare le università pubbliche contro lo scempio di questo governo e essere, quasi da solo insieme agli studenti (quell’altra categoria che molti sembrano considerare l’altra feccia al pari degli amministrativi), a contrastare i tagli?

    Bravi, fate pure l’avanguardia baronale di domani. Quelli di ieri erano i democratici ora ci becchiamo i meritocratici (pro domo loro ovviamente…

    • Paolo ha detto:

      Concordo. La parola “meritocrazia” andrebbe abolita dal dizionario: in genere la usa sempre chi non sa neanche cosa significhi “merito” e sempre ai danni degli altri (i “non meritevoli”).

    • Paolo ha detto:

      Vorrei comunque ricordare che anche noi precari della ricerca abbiamo preso parte alle proteste, (e’ chiaro che siamo due gatti, rispetto agli studenti).

      Anche i precari che si riempiono la bocca della parola “meritocrazia” (sempre pro domo loro, come giustamente diceva miki) in realta’ sono molti meno di quanti sembrino (e tra questi tra l’altro non mi pare ci sia il buon guglielmo).
      Sono semplicemente molto rumorosi, soprattutto perche’ “entrano in risonanza” col governo, del quale sono sotto sotto grandi estimatori (come dei condannati a morte che guardano con adorazione il loro boia) e dal quale ottengono sempre grandi paginate sui mezzi di informazione.

    • improbabie ha detto:

      Ma che centra Mussi con il sindacato!!!! AL di là dei danni prodotti da Mussi (ma questa è un’altra storia).

      Il sindacato di fatto difende lo status quo. Punto.

      Non dico che vada eliminato; storicamente ha contribuito notevolmente al miglioramento dello stato dei lavoratori. Ma ora rappresenta la difesa dello stato gerontocratico, del sistema ingessato e impedisce l’ingresso di nuove leve, il nostro ingresso, pur di non retrocedere su tutti i piccoli e grandi privilegi acquisiti.
      Mi si dirà: ma se li togli questi “diritti” poi sarai tu a non averli quando entrerai. Purtroppo si spaccia per diritto qualunque cosa, dallo scatto stipendiale automatico, al buono mensa, SENZA MAI legarli ad una visione del futuro, ad un miglioramento della società.

      E comunque, di fatto, fino ad oggi i sindacati HANNO USATO i PRECARI, per la loro propaganda (come fa anche la cara Mary*), per far avanzare le loro richieste, più finanziamenti, maggiori tutele: per chi? non certo per noi….

      • Paolo ha detto:

        Ognuno ha il diritto di pensarla come gli pare, anche perche’ ognuno ha le sue esperienze diverse dagli altri. Sta di fatto che in questo momento attaccare il sindacato, che e’ l’unico che in realta’ ci puo’ difendere e sta cercando di difenderci, non mi sembra affatto saggio, neanche da parte di chi, per qualsivoglia motivo, l’ha inviso.

  40. Gennaro ha detto:

    @Guglielmo

    “mi ricordi l’ultima volta che un sindacato ha fatto qualcosa di concreto per i precari universitari?”

    NOn so l’ultima ma sicuramente si attivò alla fine degli anni ’70 con la 382/80: assunzioni indiscriminate OPE LEGIS. In quel caso il sindicato fece TROPPO.
    Detto questo anch’io non credo che il nemico dei precari sia il sindacato.

  41. guglielmo ha detto:

    il nemico dei precari….ma i precari sono una categoria?
    sono tutti uguali?

    secondo me no. esistono i produttivi e meritevoli e poi ci sono quelli che son lì semplicemente perché fan fotocopie e portano a spasso il cane del prof.

  42. Improbabile ha detto:

    “NOn so l’ultima ma sicuramente si attivò alla fine degli anni ‘70 con la 382/80: assunzioni indiscriminate OPE LEGIS. In quel caso il sindicato fece TROPPO.”

    Fece troppo???!!!!! E’ stato il DISASTRO! Se ora siamo qui a discutere è colpa, in buona parte (non solo) della L.382/80!!!!
    Ecco quello che dico quando i sindacati guardano al risultato immediato senza occuparsi di quanto succederà nel futuro. I sindacati in particolare.

    E per questo ancora il sindacato plaude alle stabilizzazioni, che sono l’anticamera del disastro futuro.

  43. Paolo ha detto:

    Bah, meglio non commentare.

  44. Paolo ha detto:

    Non vi rendete conto che e’ perche’ ci sono persone che la pensano come voi che nell’universita’ viene attuato in modo spudorato il piu’ bieco precariato che esista in questo paese, senza oltretutto che la gente non direttamente coinvolta se ne renda conto.

    Non capite (“i precari sono una categoria?”) che se si vuole raggiungere qualche risultato le lotte vanno fatte insieme, perche’ da soli possiamo solo a subire; anzi: solo voi siete quelli che lavorano, gli altri sono quelli “che portano a spasso il cane”.

    Non capite che tutti i problemi che stiamo attraversando derivano da una politica di tagli su un settore, quello universitario, che e’ nettamente sottofinanziato rispetto a tutti i paesi di Europa.

    Attribuite tutti i vostri problemi a quanto e’ successo ormai piu’ di 30 anni fa.

    Ma siete veramente sicuri di capire qualcosa e di meritarvi veramente un posto dentro l’universita’?

    Sara’ meglio che continui a lavorare (gia’, perche’ io il fine settimana lavoro), perche’ mi fate solo innervosire.

    Vi auguro di tutto cuore un precariato eterno.

    • ccarminat ha detto:

      “Attribuite tutti i vostri problemi a quanto e’ successo ormai piu’ di 30 anni fa.”

      Bravo, hai centrato il punto.

      Secondo me il problema non e’ l’ope legis di 30 anni fa, quanto piuttosto l’inflazione delle promozioni in seguito ai concorsi ad idoneita’ multipla: questa ha avuto effetti davvero devastanti.

      Per contro l’onda “ope legis” sta arrivando ora all’eta’ della pensione: e’ per questo che c’e’ il blocco del turn-over.

      • Paolo ha detto:

        Questo in effetti e’ vero (a parte il fatto che il problema piu’ grosso di tutti sono i tagli).

  45. guglielmo ha detto:

    caro paolo,
    credo che una nostra azione collettiva per rivendicare diritti acquisiti avrebbe senso se e solo se avessimo ottenuto le nostre posizioni precarie in maniera trasparente e onesta.
    sappiamo bene come sono assegnati assegni, contratti d’insegnamento e quant’altro.
    non dico che non siano assegnati anche a persone in gamba, semplicemente sono assegnati in modo del tutto non trasparente: bandi ad hoc, concorsi truccati ecc.
    e’ per questo che no abbiamo diritti acquisiti, è per questo che – se speriamo nella salvezza del sistema e non solo nella salvezza delle nostre benamate chiappe – bisogna ripartire da zero e dobbiamo rimetterci tutti in gioco in un sistema che faccia entrare quelli che sono davvero più bravi-brillanti-produttivi

  46. Paolo ha detto:

    Intanto mi scuso per lo sfogo: mi sono lasciato prendere troppo la mano.

    A prescindere dall’apetto formale con cui sono stati assegnati assegni e quant’altro, nessuno aveva l’interesse (tanto piu’ con la carenza di fondi degli atenei) a tenere all’interno dell’universita’ una persona che non lavorasse, o che per dirla con termini vostri “portasse a spasso il cane del prof”: almeno per quanto ho avuto modo di constatare, non esiste proprio.

    Siamo ben chiari: se ci aspettiamo una serie di concorsi per ricercatori a TI prima che questo ddl sia tramutato in legge ci illudiamo, data la condizione in cui sono state messe le universita’. E anche se le universita’ avessero qualche soldo da spendere sono sicuro che lo spenderebbero in altro modo.

    Chi e’ precario da diversi anni e’ rimasto fregato dal blocco dei concorsi che di fatto si e’ protratto per anni (in alcuni atenei moltissimi anni). Lo dico esplicitamente: per costoro deve essere trovata una soluzione transitoria, a meno di sacrificare l’intera generazione dei precari ’70.

    Volete una soluzione trasparente? Mettano una soglia di “merito”, in termini di pubblicazioni e titoli, oltre che di anni di attivita’ di ricerca, da superare per poter accedere ad una stabilizzazione.

    Questo avrebbe esattamente lo stesso effetto di una serie di concorsi a TI con le nuove regole, con la differenza che mentre sono sicuro che per le ragioni di cui sopra tali concorsi non ci saranno, in quest’ultimo modo le universita’ sarebbero costrette a assumere chi e’ in possesso di tali requisiti.

    Tra l’altro, vuoi perche’ in realta’ sono riusciti a rimanere nell’universita’ solo coloro che effettivamente erano piu’ produttivi, vuoi perche’ la situazione ha costretto molti a cambiare strada, la cosa avrebbe un impatto di fatto molto limitato.

    Sarebbe semplicemente un atto di giustizia verso chi e’ stato la vittima sacrificale dell’accanimento contro l’universita’ che ha pervaso la politica negli ultimi anni, senza appunto nulla sacrificare ai criteri di trasparenza da voi invocati.

    • Piero ha detto:

      No Paolo, i concorsi devono essere aperti a tutti, e poi che vinca chi lo merita davvero. Le stabilizzazioni non possono essere “meritocratiche”, perché sono corsie preferenziali per chi si è “piegato” al sistema. Le vere vittime sacrificali sono quelli che, per conservare la loro dignità, hanno preferito cambiare lavoro.

      Dici: “Tra l’altro, vuoi perche’ in realta’ sono riusciti a rimanere nell’universita’ solo coloro che effettivamente erano piu’ produttivi”. Ma stiamo scherzando?

      E ancora: “nessuno aveva l’interesse a tenere all’interno dell’universita’ una persona che non lavorasse”. Ma dove vivi? Alcuni ordinari ne fanno un vanto del fatto di riuscir a fare assumere anche le capre!

      • Paola ha detto:

        “Le vere vittime sacrificali sono quelli che, per conservare la loro dignità, hanno preferito cambiare lavoro”? Guarda che, per i poveri cristi che non hanno una rendita integrativa fornita dalla famiglia (né ovviamente alternative professionali “prestigiose” che vengono dalla stessa fonte), l’orgoglio e la dignità c’entrano ormai pochissimo – anche perché nella anticamera della carriera della ricerca italiana c’è notoriamente un grosso cartello con su scritto “lasciate ogni dignità o voi che entrate”. I poveri cristi che cambiano lavoro, infatti, non “preferiscono” lasciare la ricerca per conservare la loro dignità, ma “sono obbligati” a farlo il giorno dopo la scadenza dell’ultimo contratto unicamente per poter continuare a campare e non dover cercare un ponte o per viverci sotto o, più spesso, per buttarvicisi giù da sopra. Quindi, se permetti, io che non ho ancora lasciato perché finora ho sempre avuto borse e contratti non mi sento affatto meno vittima sacrificale (ovvero più sporca e collusa) di chi ha già cambiato lavoro, perché so che dovrò farlo non appena “scadrò”. E come me sono in molti.

      • Piero ha detto:

        Io ho cambiato lavoro per scelta, non per necessità.

        In ogni caso non hai afferrato il nocciolo della questione: avere il contratto in scadenza o esser stati precari per molti anni non sono titoli che danno più punti in un eventuale concorso. Ai fini della selezione è irrilevante. Quello che dovrebbe contare è la produzione scientifica, i titoli di studio, i premi/onorificenze e/o brevetti.

        Servono concorsi (tanti) e aperti a tutti. No alle corsie preferenziali, che sono uno dei motivi per cui l’università italiana si trova nella situazione attuale.

  47. guglielmo ha detto:

    confermo quel che dice piero.

    ci vogliono concorsi, aperti e trasparenti. poi che vinca il migliore e non importa se il migliore è giovanissimo oppure se viene dalla corea del nord.

  48. guglielmo ha detto:

    piccola aggiunta: paolo puoi anche fare manifestazioni con 100000 persone per chiedere le stabilizzazioni. secondo me non è giusto, in ogni caso non le otterresti.

    cerchiamo di combatter battaglie giuste e di lottare per obbiettivi effettivamente raggiungibili.

  49. Paolo ha detto:

    Stai sicuro che raggiungeremo tutti presto un obiettivo effettivamente raggiungibile: quello di andare a finire sotto un ponte.

    • Paola ha detto:

      Paolo, quoto in pieno i tuoi interventi controcorrente rispetto al velleitarismo aristocratico che si respira troppo spesso in questo forum: “There are more things in heaven and earth, Horatio, than are dreamt of in your philosophy”. (Il ponte servirà anche a qualcuno come trampolino, temo.)

      • Improbabile ha detto:

        Che botta di cultura antivelleitaria.
        Mi sembra che la contrapposizione “borghese-proletaria” si continua a vederla anche dove non esiste più.
        Esistono differenze di obiettivi e soprattutto strumenti per raggiungerli.

        Per quanto propone Paolo: NO alle stabilizzazioni. Gli stessi fondi devono essere usati per aumentare il numero di concorsi. Punto.
        Lo dice chi ha 9 anni di contratti post-doc, e 50 pubblicazioni e ad essere stabilizzato, con qualunque soglia, non avrebbe problemi.

        Respingo pertanto al mittente anche le affermazioni “Ma siete veramente sicuri di capire qualcosa e di meritarvi veramente un posto dentro l’universita’?”

      • Paola ha detto:

        Ti sembra male, e sei anche sfortunato perché lo stai dicendo a una sociologa che è specializzata in stratificazione sociale.

      • ImprobabileMente ha detto:

        Hai ragione Paola; scusa per aver offeso la tua competenza sociologica. Intendevo dire contrapposizione “aristocratica-plebea”. Anzi tolgo le virgolette che avevo usato in “borghese-ploretaria”: aristocratica-plebea.

  50. Improbabile ha detto:

    Per quanto riguarda la L382/80: mi sembrava di essere stato chiaro avendo scritto che è in “buona parte (non solo)” la causa di quanto accade. Ma soprattutto quella legge è il paradigma di quanto potrebbe accadere con le stabilizzazioni. Lo sanno anche le pietre (ma non lo dicono 🙂 ) che il sistema della ricerca italiano è sottofinanziato!

  51. Lorenzo ha detto:

    Cito: “I concorsi devono aperti a tutti e che vinca il migliore”.Ecco appunto: chi stabilisce chi è il migliore?In una situazione normale, in cui non si usassero termini (“meritocrazia”) a caso, il “migliore” è colui che serve di più al Dipartimento/Università, così come accade in un colloquio per una azienda privata.Dunque le università dovrebbero esser libere di assumere chi vogliono, e la valutazione dovrebbe avvenire ex post a università/dipartim/gruppi.Secondo me in questo modo nella maggior parte dei casi le università assumerebbero i ‘precari’ con più esperienza.A parte il problema dei finanziamenti (non di poco conto, ovviamente),a me sembra che la proposta del centrodestra vada più in questa direzione di quella (scritta dal barone Modica) del PD.

    • Gio ha detto:

      Concordo su tutto. Il problema pero’ e’ che di valutazione ex post con Valditara e la Gelmini non se ne parla proprio. Tutto viene fatto ricadere su chi deve ancora entrare.
      Comunque e’ ovvio che, a parte i finanziamenti (che come dici tu non sono secondari) Modica e il PD sono molto, molto, molto peggio.

    • cane sciolto ha detto:

      il “migliore” è colui che serve di più al Dipartimento/Università

      Ma poiché Gio ha ragione quando dice che Gelmini e Valditara sanno che se tentassero di introdurre davvero la valutazione ex-post perderebbero il cadreghino, ci vuole un contrappeso tra qualità e adeguatezza. Per esempio le graduatorie, con riduzione dei finanziamenti proporzionale ai posti saltati: ogni ateneo potrebbe chiamare chi gli pare, ma un “più adatto” troppo immeritevole gli costerebbe qualche soldino.

  52. guglielmo ha detto:

    concordo, la proposta del pd è peggio

  53. guglielmo ha detto:

    piccola nota politica:
    il ddl e i seguenti decreti delegati richiederanno tempi lunghi (2-3 anni). nel frattempo il sultano rischia seriamente di essere condannato per il caso mills.

    se questo accadesse la caduto del governo sarebbe molto probabile. e così andrebbe in fumo anche la riforma.

    ergo preoccupiamoci dell’oggi: posti mussi!

    • Gio ha detto:

      Non credo ne’ che verra’ condannato (Ghedini&C sono molto meno pivellini di quanto si creda) ne’ tanto meno che cadra’, in ogni caso. E dopo le elezioni regionali sara’ molto piu’ baldanzoso di prima, e senza scadenze elettorali davanti.
      Io credo che questa riforma passera’, ed anche presto.

      • guglielmo ha detto:

        tanto presto non è possibile. i tempi tecnici sono lunghi. prima di 18 mesi (se son dei fulmini) non chiudono l’iter parlamentare. e poi almeno 6 mesi (ma anche 12) per i millanta decreti attuativi

    • unimediapisa ha detto:

      @Guglielmo

      “nel frattempo il sultano rischia seriamente di essere condannato per il caso mills”

      BUM!
      La prescrizione e’ quasi certa (sempre che Ghedinone non abbia un altro lodo in caldo).

      Comunque nel complesso,hai ragione: la situazione e’ turbolenta, e la riforma dell’Universita’ non sembra essere considerata prioritaria.

  54. paolino ha detto:

    Noto che i concorsi da ricercatore 2008 sessione 2 sono diventati 501 ( hanno bandito Bergamo, Calabria, Napoli, Roma, Verona ecc.)

  55. guglielmo ha detto:

    ne mancano ancora circa 700 (perché alcuni di quelli banditi non sono posti mussi ma posti autofinanziati)

  56. max ha detto:

    domanda: se, come è stato scritto, “il colloquio NON è da intendersi come prova orale”, come sono da intendersi le prove di lingua straniera previste da alcuni bandi II sessione 2008 (cito testualmente: “i candidati dovranno dimostrare la conoscenza della lingua x”)? il bando in questione parla chiaramente di “prova”, nonché di “giudizio” dei commissari anche rispetto alla “illustrazione e discussione da parte del candidato dei propri titoli”. ringrazio chi voglia dare lumi

  57. guglielmo ha detto:

    quei bandi sono illegittimi. in proposito è intervenuta la stessa ministra mary star con una nota inviata a tutti i rettori l’8 ottobre dicendo che se i bandi che contengono riferimenti a prove orali o a valutazione del colloquio non saranno cambiati provvederà a farli cancellare.

    • bartlindon ha detto:

      In verità è intervenuta l’APRI….
      Dopo i diversi articoli di stamp, le lettere inviate da APRI, solo dopo, Mary * ha fatto la circolare….

      Anche da qui ci sarebbe da apprendere che se ci si muove qualcosa si ottiene.

  58. guglielmo ha detto:

    peraltro è palese che la prova di lingua sia illegittima perché non prevista dalla legislazione vigente (che parla solo di valutazione di titoli e pubblicazioni)

  59. max ha detto:

    grazie, guglielmo.
    ho pronto un pacco che butterò nel cassonetto. una vita di pacchi.
    p.s. sai dove si può trovare il testo della nota ai rettori dell’8 ottobre?

    • guglielmo ha detto:

      ecco il testo della nota della gelmini sui bandi illegittimi

      Fai clic per accedere a Lettera_Gelmini_(06-10-2009).pdf

      • guglielmo ha detto:

        @ max non buttare il pacco.
        hai due possibilità:1 fai domanda comunque e speri che nessuno faccia ricorso e che il miur non mantenga la promessa. 2. scrivi una bella letterina alrettore e al ministro dicendogli che pretendi che il bando sia rivisto perchè illegittimo.

      • max ha detto:

        di nuovo grazie, Guglielmo. concordo nella necessità di tempestiva segnalazione ai rettori. i concorsi possono slittare alle calende greche per molte ragioni (sigh..), ma non si può accettare che ciò avvenga perché incappiamo in un bando marcio. indignarsi!esigere serietà! ma in maniera propositiva.

  60. Paolo ha detto:

    @ Paola
    La stragrande maggioranza dei precari del mio dipartimento (tutti grandi lavoratori, che meriterebbero appieno di diventare ricercatori) la pensa come noi. Per assurdo e’ l’unica “capra” che conosco a fare discorsi del tipo di quelli che circolano in questi blog di precari (sara’ un caso?).

    In realta’ appunto si e’ creata una vera dicotomia, separazione, tra quello che e’ il reale pensiero dei precari e quello che viene scritto in questi blog.
    Tutto cio’ ha alcune spiegazioni.

    Una categoria sono quelli che potrei chiamare “dissimulatori”. Mi spiego meglio.
    Alcuni di quelli che scrivono qui, dietro la facciata meritocratica, hanno gia’ un posto in caldo: hai notato l’ansia con cui qualcuno sta aspettando i prossimi posti Mussi e la preoccupazione che l’ha colpito quando ha temuto che questi fossero procrastinati o addirittura aboliti? Eccessiva sicurezza di se’ stesso o qualcos’altro? Per costoro l’importante e’ che esca il loro posto, poi se gli altri restano a spasso e’ addirittura meglio.

    Moltissimi sono gli apristi: usano un nickname qui e uno di la’, ma il loro stesso stile e addirittura espressioni lessicali li tradiscono. Sulle posizioni filo-berlusconiane di tale associazione non ho nulla da aggiungere rispetto a quanto ho gia’ avuto modo di dire. Molti di loro (sicuramente i piu’ influenti) sono ricercatori che trovandosi all’estero (spesso con stipendi tripli rispetto a quelli che guadagnamo noi che di fatto stiamo tirando avanti in tutti i sensi l’attivita’ dei dipartimenti italiani) non hanno alcun interesse al fatto che in Italia siano banditi concorsi, bensi’ a creare una corsia preferenziale per il loro rientro in patria “da vincitori”. Costoro hanno puntato sulla Gelmini, che in cambio del loro appoggio spudorato come vedi con la sua riforma li ha accontentati (poiche’ pero’ non si sa mai cosa riserva il futuro i piu’ scaltri hanno anche puntato su Marino, creando anche comitati di appoggio ad hoc: quel che si dice tenere il piede in due staffe).

    Molto attivi sono poi quelli di http://www.noisefromamerika.org, un gruppo di economisti italo-americani dalle posizioni apertamente di destra e filo-berlusconiane (basta tu bazzichi sul loro sito a ridosso delle elezioni, quando in genere diffondolo illegalmente i sondaggi sotto forma di “corse di cavalli”, per capire le loro posizioni).

    Non mancano poi persone, anche in questo caso ben riconoscibili, che operano su siti notoriamente filo-berlusconiani come quelli del sondaggista Crespi.

    Questo per dirti come ormai questi blog siano frequentati da persone (quasi sempre le stesse) che o dissimulano i loro veri interessi, o non hanno nulla a che fare con il precariato universitario, e in moltissimi casi costituiscono la longa manus berlusconiana che cerca in tal modo di orientare le opinioni dei precari o se non altro di scoraggiarli.

    Ma quello che pensa la maggior parte dei precari e’ (come ti dicevo) ben diverso.

    • Piero ha detto:

      Non hai pensato che la maggior parte dei precari del tuo dipartimento sono dei “portaborse”. Perché non provi a chiedere cosa pensano ai precari costretti ad emigrare, ad esempio. Non è un caso che gran parte degli iscritti di APRI, ad esempio, lavorino all’estero (e in posti eccellenti, dall’Imperial College a U.C. Berkeley). La lista dei soci è sul sito, e puoi cercarti in rete i loro curricula se credi che siano dei dissimulatori.

      Ma che te lo dico a fare. L’Italia non cambierà mai. Siamo sempre qui a fare gli stessi discorsi, e ancora non hai capito che essere grandi lavoratori (leggasi sgobbini portaborse) non vuol dire necessariamente essere bravi ricercatori. Anche gli spazzini sono grandi lavoratori, ma non per questo dobbiamo farli diventare ricercatori TI.

      Qui se chiediamo che bandiscano i posti allora dici che “abbiamo i posti in caldo”, se non lo chiediamo allora “non abbiamo alcun interesse al fatto che in Italia siano banditi concorsi bensì a creare una corsia preferenziale per il nostro rientro in patria”. E’ la tipica dialettica da sindacato, dove il “nemico” ha sempre torto, sia che sostenga una cosa sia che sostenga l’esatto contrario.

    • ugo ha detto:

      @ piero
      davvero puntuale analisi del deviazionismo, o forse preferisci dire frazionismo, dei “sedicenti precari” apristi…

      neanche pekkioli riusciva a scrivere cose così reazionarie per screditare le soggettività più avanzate del movimento.

      lunga vita all’apri!

    • Paolo ha detto:

      Errata corrige: “se stesso”, non “se’ stesso”

  61. bartlindon ha detto:

    rimanete pure nella vostra torre d’avorio fatta di certezze, di cosa che gli altro sono, e ciò che pensano….

  62. mario precario ha detto:

    vorrei anche vedere che non bandissero posti “riservati” per gente che lavora da 10 anni in un dipartimento e che ha sempre pubblicato con ottimi risultati…
    sveglia gente…chi di voi non si incazzarebbe come una bestia dopo aver dato i migliori anni della sua vita a un Dipartimento per poi vedersi scavalcare da un perfetto sconosciuto di 50 anni che viene da Canicattì e che in aula, agli esami e così via non ha mai messo piede?
    ma via, su

  63. E mo' bbasta veramente però... ha detto:

    “longa manus berlusconiana”, “non hanno a che fare con i veri precari”…addirittura un’indagine sullo “stile lessicale” di alcuni post….
    Paolo, un consiglio: non ti conviene politicizzare la battaglia dei cosiddetti precari…rischi di trovarti in compagnia di 2 gatti, invece che di 4….

  64. più che perplesso ha detto:

    Scusate ma a me viene proprio da ridere. Mi riferisco ai cosidetti portaborse che pretendono una corsia preferenziale. Ma dove vivete? Ah, giusto, in Italia, il paese dove si fanno solo ed esclusivamente gli interessi dei privilegiati. Sì, perché coloro che hanno avuto borse di studio sono dei privilegiati. Accanto a qualche bravo studioso, nella mia università vedo tante capre che stanno lì grazie al solito barone (l’amante e il figlio del prof. avviatissimi alla carriera, il mediocre studioso). Se invece mi sbaglio, se sono vittima di allucinazioni, perché i privilegiati vogliono sottrarsi ad una competizione alla pari con coloro che sarebbero stati scartati perché meno bravi?
    Ancora, ma siete sicuri che far parte delle commissioni d’esame oppure fare ricevimento (cosa che faccio da 10 anni e che trovo immensamente noiosa) abbia qualcosa a che fare con la ricerca? Personalmente ritengo che debbano essere premiati quelli che fanno la migliore ricerca, non importa se neoPHD o assegnisti pluriennali.

    • Anna ha detto:

      è grave che la mentalità della coptazione, del l’università concepita come un’agenzia di collocamento sia così radicata anche nei “più giovani”

      • guglielmo ha detto:

        un plauso agli ultimi interventi.

        @ paolo: secondo me con una dozzina di anni di analisi e buoni farmici riuscirari a superare i deliri complottisti. altrimenti puoi sempre andare a lourdes per curarti

      • Paolo ha detto:

        Invece di ironizzare, faresti meglio a andare sui siti che ti ho detto: ci ritroveresti molte nostre vecchie conoscenze. Poi giudica un po’ tu.

    • UnRicercatore ha detto:

      Certo che se trovi “immensamente noioso” fare esami e ricevimento, per te deve essere una tortura la prospettiva di diventare docente ed avere un compito didattico…

      • Piero ha detto:

        I ricercatori dovrebbero fare ricerca, e dedicare solo una minima parte del loro tempo alla didattica. Altrimenti non chiamateli ricercatori ma professori (anche se in Italia mi sembra che non sia chiara questa distinzione).

        Gli esami sono noiosi: lo sono per i ricercatori come per i docenti. Insegnare, trasmettere le proprie conoscenze è bellissimo. Correggere tonnellate di compiti tutti uguali non lo è. Per questo molti docenti delegano i loro sottoposti (ricercatori, assistenti, assegnisti o semplici dottorandi).

  65. corrado ha detto:

    Andiamo con ordine.

    Questa riforma è stata annunciata mesi fa; il governo sapeva di affrontare uno spinoso problema, quello della precarietà, è ha inserito nella riforma i contratti TD facendo poco rumore; in silenzio vorrebbe chiudere a marzo, anche se a me pare molto difficile.
    Dice che prenderà i soldi dal ritorno dei capitali all’estero, quindi per ora i soldi non ci sono. Poi non si capisce questi contratti TD ai ricercatori quando partiranno e in che modalità. Certamente partiranno dopo l’approvazione in legge e non prima, e allora se la legge sarà approvata (e se lo sarà), come credo, tra molto tempo, nel frattempo il governo garantisce il co-finanziamento dei concorsi con nuova modalità per ricercatori a TEMPO INDETERMINATO, con i soldi ottenuti dal ritorno dei capitali dall’estero? Oppure per ricatto finchè non passa la legge non dà un piffero agli atenei?

    Perchè è questo il nodo importante, il resto è poca cosa. Credo che dobbiamo restare ai fatti, a questo punto; lasciamo perdere le ideologie. Se ci mettiamo a discutere sui posti riservati, su chi ha più diritto o meno, su chi naviga nell’ombra, sulla longa manus del premier, facciamo solo una gran confusione e rischiamo di rimanere con un pugno di mosche in mano.
    Noi sappiamo che entro il 2013 ci sarà un pensionamento massiccio negli atenei, che è necessario un ricambio generazionale, le nuove modalità concorsuali sono uscite a fine luglio, quindi ora chiediamo (in modo preciso, ma con forza) che i fondi di Tremonti siano dati sulla finanziaria per i concorsi per ricercatore. Punto e basta. Il resto credo ci serva a poco.

  66. euroscience ha detto:

    Guardate che i primi a voler abolire i Ricercatori a Vita furono D’Alema e Zecchino, nel 1999, con il ddl sullo stato giuridico della docenza
    http://legislature.camera.it/_dati/leg13/lavori/stampati/sk7000/frontesp/6562.htm
    che peraltro nell’anno e mezzo che trascorse in Parlamento non ce la fece ad essere approvato. Poi fini’ la legislatura.
    Ma anche D’alema si era reso conto del bubbone del precarjato che stava ritornando (e in forme anche meno tutelate) e cerco’ di porre un argine, con l’introduzione di contratti c.d. “di tirocinio” (nome infelice, ma nella sostanza dei ric. a TD).

    • corrado ha detto:

      Ripeto. Ma che ce ne frega in questo momento di analizzare chi è stato il primo a volere i ricercatori con TD,s e D’alema con Zecchino, Berlusconi con la Moratti, ecc ?

      Ora il punto è: vogliamo a gran voce chiedere i fondi per i concorsi, senza frarci fregare dal Ministro, e con la certezza che essi saranno effettuati con la massima trasparenza secondo le modalità definite a fine luglio? Vogliamo premere per quei fondi sulla finanziaria?
      Altrimenti, di che parliamo? Di quale fazione politica ha iniziato a volere i TD. E adesso chi se ne frega?

      • Daniel8 ha detto:

        Concordo con Corrado.
        avere le migliori regole senza finanziarle opportunamnte significa solo incacrenire le cose.

        Gli eventuali soldi dallo scudo, essendo una tantum non risolvono il problema ma lo rimandano.

        L’Italia non vuole/può investire nell’Università?
        i fondi sono solo quelli dei pensionamenti? Allora, pensionamento straordinario di tutti gli strutturati a 65 anni magari. Chi è a quel punto ha già preso la parte migliore della storia universitaria (ope legis, pensione retributiva, etc.)

        creaimo la NECESSITA’ di ricercatori e docenti altrimenti,con qualsiasi regola di reclutamento, si creeranno corsi, si bandirà e/o si chiamerà sempre e solo per accontentare l’ordinario di turno.

  67. guglielmo ha detto:

    bravo corrado

  68. guglielmo ha detto:

    UN CONSIGLIO: scrivete a quegli atenei che hanno fatto bandi illegittimi (con prove orali o prove di lingua) e – mandandogli in allegato la nota della gelmini che ho linkato sopra – chiedetegli di corregerli.
    l’ho fatto ora per il bando di pavia. più siamo a chiederlo meglio è.

  69. ImprobabileMente ha detto:

    Bene Corrado e Daniel8. Bisogna creare la necessità di ricercatori, e non pensare che solo perchè siamo stati dietro al carrozzone per anni abbiamo il “diritto” di diventarlo.
    Questo non vuol dire che debbano restare impuniti coloro che ci hanno costretto ad anni di precarietà: mandiamoli in pensione.

    Per questo rispondo ancora alla necessità di stabilizzazioni di Paolo, visto che la mia risposta era rimasta sotto le stratificazioni sociologiche di Paola:
    NO alle stabilizzazioni. Gli stessi fondi devono essere usati per aumentare il numero di concorsi. Punto.
    Lo dice chi ha 9 anni di contratti post-doc, e 50 pubblicazioni e ad essere stabilizzato, con qualunque soglia, non avrebbe problemi.

    Respingo pertanto al mittente anche le affermazioni “Ma siete veramente sicuri di capire qualcosa e di meritarvi veramente un posto dentro l’universita’?”
    Si, lo meritiamo, ma al contrario di te, vogliamo anche dimostrarlo.

    • Paolo ha detto:

      Ho gia’ chiesto scusa per tale affermazione.

      Comunque ti sbagli di brutto: io ho una voglia esagerata di dimostrarlo. Ma me ne devono dare l’occasione, mentre cosi’ finora non e’ stato e, per come si stanno mettendo le cose, cosi’ non sara’ molto a lungo.

      • ImprobabileMente ha detto:

        Hai colto il punto. Devono dare l’occasione per dimostrarlo! Ovvero più concorsi! E per ottenerli bisogna chiederlo! e Bisogna fare in modo che sia necessario che vengano chiesti.
        Per questo bisogna agire a 360.
        Sicuramente chiedere più fondi, ma anche più trasparenza e regole certe. Altrimenti i fondi poi vanno alle consorterie, cooptazioni, cordate o figli di prof. e rettori.

    • corrado ha detto:

      Concordo in pieno.
      Lasciamo perdere il passato.

      Anch’io sono contrattista da un pò e ho molte pubblicazioni. Gridiamo a gran voce che vogliamo più finanziamenti per concorsi trasperenti da questa finanziaria; e la trasparenza sia anche del ministro e dei rettori sugli ffo, sulle modalità concorsuali, sulle modalità di assegnazione dei fondi ai dipartimenti, su tutto.

  70. ImprobabileMente ha detto:

    Ah, a monte di questo, è chiaro, evidente, lapalissiano, scontato, banale, semplicemente vero, che bisogna aumentare i fondi per la ricerca e l’Università!!!!!
    Ma questo, da solo, non basta.

    • euroscience ha detto:

      Se li aumenti cosi’, li stai dando ai prof. settantenni e a tutte le fasce alte di anzianita’ stipendiale.
      Devi tagliare l’erba a costoro.

      • Mattia ha detto:

        A casa a 65 anni! Basta! In pensione! Che ci lasciassero respirare.

      • Mattia ha detto:

        E no alle stabilizzazioni di massa. La 382/80 e’ stata la tragedia dell’universita’… con persone che nel giro di una notte pubblicavano monografie fantasma per essere dentro. E da allora alcuni di loro non hanno piu’ pensato, scritto, prodotto nulla.

  71. Iorek ha detto:

    Ciao, mi scuso se il mio commento e’ estemporaneo o ripetuto (ammetto di non aver letto tutti i 148 commenti che mi precedono). Vi volevo solo portare la mia esperienza da ricercatore all’estero, a Singapore (ora) e tra poco in Europa (Austria – Italia giammai). Alla fine di questo post si diceva: andare all’estero o cambiare lavoro. Per quanto mi riguarda, andare all’estero e’ stata la migliore idea della mia vita (e devo dire che, pur offrendo posizioni a miei ex-studenti, quasi nessuno ha voluto nemmeno provare, il che mi ha dato da pensare). Per il resto, posso dire che il divario tra Europa e Italia e’ imbarazzante, anche solo come stipendi.
    Un saluto, bel blog.

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