prof. Giavazzi? Nun te reggae più!

Il patto Confindustria-RcS-Governo continua a dare buoni frutti. Il Corriere della Sera, costretto a dare spazio al movimento studentesco continua l’opera di disinformazione/demolizione delle sue ragioni. Per farlo chiama uno dei suoi maestri: il professor Francesco Giavazzi, anche noto come docente della Bocconi di Milano.

Nel suo articolo di oggi dedicato alla “La fabbrica dei docenti” usa il suo consueto metodo argomentativo con alcune marginali imprecisioni…

Il metodo è semplice:

  1. Un riferimento ad un fatto del giorno, così da dare l’impressione che dirà cose nuove e proporrà soluzioni mai sentite prima
  2. Una notizia che andrà a confermare la sua tesi
  3. Una serie di dati statistici o economici dalla fonte e criteri di formulazione quasi mai esplicitata
  4. Il paragone con un caso d’eccellenza: guarda caso nove volte su dieci: USA
  5. La soluzione proposta: guarda caso sempre e solo concorrenza/mercato (nel caso della PA declinati in “merito” e “meccanismi di selezione”).

Veniamo proprio al merito delle questioni e troviamo le numerose  “imprecisioni”:

La situazione nelle nostre università è paradossale. Studenti e professori protestano contro una riforma che non esiste;

Infatti, la protesta non è per una fantomatica riforma, che non esiste, ma per la Legge 133/2008 che invece esiste. Chi riesce a spiegarlo al professore? Davvero paradossale.

“L’unica certezza è che nei prossimi mesi si svolgeranno nuovi concorsi […]In tutto 7.000 posti, più del dieci per cento dei docenti oggi di ruolo”.

7.000 sono tanti?  Tanto per fare un confronto: ll documento del MIUR (l’Università in cifre), nella Tavola 1.4.3 (pag. 27, “Immissioni in ruolo per qualifica” Anni 2001/2005) evidenzia come nel solo 2005 vi furono quasi 8000 immissioni in ruolo (7.945) [grazie Marcella]. Per non parlare delle uscite: nello stesso periodo indicato dal professore quanti saranno i pensionamenti?? (vedi sotto)

“I 4.000 posti di professore saranno semplicemente promozioni di persone che sono dentro l’università. Le promozioni avverranno secondo le vecchie regole, cioè con concorsi finti.”

Questo è vero, ma la Moratti o Gelmini hanno fatto norme che favoriscono i reclutamenti rispetto alle “promozioni”? NO, anzi! E visto che ci siamo: sarebbe interessante sapere se l’editorialista Giavazzi, come professore, ha fatto parte di qualcuna della commissioni di questi concorsi finti (che in effetti sono finti). Quante commissioni blindate ha votato (grazie Luca)? A quando un’autodenuncia??

“I 3.000 concorsi per ricercatore assicureranno un posto a vita ad altrettanti dottorandi che lamentano la loro condizione di precari. In tutte le università del mondo ad un certo punto si ottiene un posto a vita, ma ciò avviene solo dopo aver dimostrato ripetutamente di saper conseguire risultati nella ricerca”.

I ricercatori vincono il concorso tra i 35 e 45 di media. Per la cronaca a quell’età spesso si sono passate almeno 4 selezioni tra laurea, dottorato di ricerca, assegno, borse di studio e tutte i bandi per le docenze a contratto. E’ abbastanza “ripetutamente” per lei? Per la cronaca “posto a vita” in italiano si traduce “contratto a tempo indeterminato”, quello che pare essere lo standard nel mondo del lavoro e anche nel mondo del lavoro di Francesco Giavazzi, che infatti ne ha uno.

“Qui invece si chiede la stabilizzazione per decreto senza neppure che sia necessario aver conseguito il dottorato.”

Di grazia: ma chi è che lo chiede o lo ha mai chiesto? I “ricercatori precari” non hanno mai chiesto una stabilizzazione senza concorso e senza dottorato. Abbiamo solo fatto notare che esistono a) precari storici che per curriculum e esperienze maturate sono nella stessa situazione se non “migliore” di quella degli altri precari della PA; e b) che il requisito del dottorato, fino a quando non diventa obbligatorio per legge e parte di un percorso di reclutamento, costituisce una barriera che separa artificiosamente precari dell’università e degli EPR.

“Gli studenti ignorano tutto ciò e sembrano non capire l’importanza di meccanismi di selezione rigorosi”

E’ vero, gli studenti sono degli stupidotti che non capiscono nulla e che vengono manovrati come burattini… (per gli eventuali studenti effettivamente stupidotti che leggono, chiarisco: era sarcasmo!)

“Se questi concorsi andranno in porto ogni discussione sulla riforma dell’università sarà d’ora in poi vana: per dieci anni non ci sarà più posto per nessuno”

Perchè mai?  Tutte le stime parlano di 50/60.000 “ricercatori precari”: i 3000 posti calcolati dal professore sarebbero e sono una goccia nell’oceano! Per non parlare della tabella citata prima: negli anni 2001-2005 ecco quanti concorsi a ricercatore ci sono stati: 3.380, 3.157, 164, 1.812, 3.351.

Inoltre, il professore forse dimentica che ogni tanto ai docenti degli Atenei capita di andare in pensione: secondo i dati MUR al 31/12/2007 dal 2007 al 2010 (anno in cui i nati del 1940 avranno 70 anni e, secondo la L244/07, dal 1 gennaio non godranno più del fuoriruolo) andranno/saranno andati in pensione: 4599 docenti (salvo interpretazione diversa del comma 11, art. 72 della L133/08). [elaborazione di Marcella, ancora grazie]. 4599 è più grande di 3.000o sbaglio?

“e ai nostri studenti migliori non rimarrà altra via che l’emigrazione”.

Non si preoccupi il professore, non servivano questi 3.000 concorsi per farci prendere la via dell’emigrazione… Il blocco del turn-over forse sì.

“La legge finanziaria dispone un taglio ai fondi all’università che è significativo, ma non drammatico: in media il 3% l’anno (1,4 miliardi in 5 anni su una spesa complessiva di circa 10 miliardi l’anno).”

Il professore deve spiegarci: secondo lui il finanziamento per le Università e la ricerca deve crescere o diminuire? Ora siamo all’1.1% del PIL, deve scendere sotto all’uno o raggiungere la media UE?

“Si parte da tagli quasi nulli nel 2009, mentre poi le riduzioni diverranno via via crescenti per raggiungere la media del 3% nell’ arco di un quinquennio. Il taglio non è terribile,”

Dipende dai punti di vista. L’Università di Milano1 calcola che:

Sommando l’inflazione attesa con la riduzione in valori assoluti del Fondo, si disegna uno scenario in cui il finanziamento fondamentale dell’Università si riduce di circa un terzo. Vengono inoltre tagliati i fondi per la programmazione triennale (-28,5 mil. nel 2010), nonché quelli per il diritto allo studio (-43,5 mil. nel 2010, tanto su quel versante stiamo più che bene tra gli ultimi in Europa).

Sul Fondo ordinario visto che le ristrettezze degli ultimi anni hanno trasformato per alcuni Atenei quasi tutto in spesa per il personale (leggi insopprimibile se non si licenziano a casaccio delle persone) può essere consistente. Così calcolano altri due Atenei:

  • La Sapienza di Roma ha calcolato tagli per 9,6 milioni di euro nel 2009 fino ad arrivare a 50,1 nel 2013. Se vi sembran pochi.
  • Ferrara: passa da un taglio del 4,35%, al 12,13% del 2010.

Ma qualcosa non ci torna. Perchè il professore calcola solo il primo anno? L’economia – delle aziende, delle Univ. e degli Stati – non si calcola forse sul medio periodo e sulle tendenze future? Ma potrei sbagliarmi, è lui il luminare di economia politica…

“anche considerando che la stessa Conferenza dei rettori ammette che in Italia la spesa per studente è più alta che in Francia e in Gran Bretagna.”

Sarà, intanto l’OCSE nel suo famoso rapporto 2000 sull’istruzione evidenzia come nel 2005 l’Italia ha speso per studente 8.026 USD, la Francia 10.995 e la GB 13.506 (spese solo all’univeristà) [segnalazione Fri, grazie]. Stiamo ancora cercando la fantomatica “ammissione” della Crui ,ma ancora non l’abbiamo trovata. Vi faremo sapere…

Comunque reperire risorse è sempre possibile: ad esempio, si potrebbero cancellare le regole sull’ età di pensionamento approvate dal governo Prodi

Certo, parliamone… (un dubbio, ma chi le paga le pensioni?)

“Né mi parrebbe osceno far pagare tasse universitarie più elevate alle famiglie ricche e usare il ricavo in parte per compensare i tagli, in parte per finanziare borse di studio per i più poveri.”

Ma di quale università sta parlando il professore? Intanto,

  1. è GIA’ COSI! Almeno nell’università dove lavoro, da anni ESISTONO le FASCE DI REDDITO.
  2. Esistono anche borse di studio (15% del totale in media), ma sempre poche e sempre tagliate
  3. poi, se uno volesse staccarsi dalla famiglia per seguire la sua strada?
  4. oppure, se una non avesse così pochi soldi da ricevere la borsa ma non abbastanza per pargare le rette Bocconi-stile?
  5. Infine: dove’ l’aumento delle borse di studio nella L.133? I soldi tagliati tornano al bilancio dello stato?!

E per ora mi pare tutto. Attenzione: questo è un post, provvisorio in attesa di aggiornamenti, nuovi dati e precisazioni. Stay tuned. 😎

PS. Mi viene un dubbio, ma non è che il libro di Perotti, collega e credo amico di Giavazzi, è per caso in promozione in questo periodo?? Perchè in tal caso si tratta di una peculiare coincidenza: è così spesso citato da docenti della Bocconi e dalla Voce.info…

90 Responses to prof. Giavazzi? Nun te reggae più!

  1. pdp ha detto:

    Ho letto l’articolo di Giavazzi e mi trovo totalmente d’accordo con quanto su scritto!

    PS: c’e’ un errore di stampa “ha fatto parte di qualcuna della commissioni” e’ riportato senza “h”.

  2. Bogotà ha detto:

    [< 28 Ottobre 2008 alle 9:39 am; scusate la ripetizione]
    La retorica di Giavazzi è elementare. Prima si scopre l’acqua calda, poi si mescolano un po’ le carte e si dice qualche bugia (il tutto condito da una piccola dose d’ironia), badando soprattutto di non dire mai l’essenziale. E il gioco è fatto!

  3. cattivo.maestro ha detto:

    Giavazzi è impreciso e fazioso, oltre che pericoloso e confuso.

  4. cattivo.maestro ha detto:

    questa affermazione è falsa ed incomprensibile!

    “I 3.000 concorsi per ricercatore assicureranno un posto a vita ad altrettanti dottorandi che lamentano la loro condizione di precari. In tutte le università del mondo ad un certo punto si ottiene un posto a vita, ma ciò avviene solo dopo aver dimostrato ripetutamente di saper conseguire risultati nella ricerca”.

  5. Fri ha detto:

    Non so dove l’emerito prof. Giavazzi abbia preso i suoi dati. In base al rapporto ocse 2008, nel 2005 l’Italia ha speso per studente 8026 USD, la Francia 10995 e la GB 13506 (spese solo all’univeristà).

    inoltre nel rapporto OCSE 2008 si leggono molte cose interessanti. Se volete gli originali li ho scaricati.
    Spending per student in Italy is around the OECD average at the primary and secondary levels but below average at the tertiary level.  To assess their potential impact on the quality of educational services, the resources invested in education need to be seen in relation to the number of students enrolled. On that measure, spending per student across all levels of education (excluding pre-primary education) in Italy is, at USD 7 540 (equivalent), close to the OECD average of USD 7 527 (Table B1.1a).  While spending per student at the primary level (USD 6 835) in Italy is above the OECD average (USD 6 252), at the secondary level spending per student (USD 7 648) is at the OECD average level (USD 7 804). However, at the tertiary level, spending per student, at USD 8 026, is nearly one-quarter below the OECD average of USD 11 512 (Table B1.1a).  Different supply and demand factors have influenced variation in spending per student across countries. In Italy, between 1995 and 2005, enrolments and expenditure at the primary and secondary levels remained fairly stable, resulting in a spending increase per student of less than 5%. Meanwhile, the OECD average spending per student increased by almost 35% at these levels (Table B1.5).

    salut
    Fri

  6. Pasquale Palladino PhD ha detto:

    Leggo che il professor francesco giavazzi è laureato in ingegneria elettronica, ha conseguito il dottorato in economia ed ora insegna economia politica.
    Gli manca solo il lancio del giavellotto e poi la sua formazione sarà completa; potrà commentare anche il campionato di lancio del telefonino.
    Il corriere della serva è pieno di emeriti.

  7. nicknamemadero ha detto:

    Assurdi ed incoerenti. Quello che è evidente a tutti è che la nostra università è un apparato costoso, baronale, irrazionale, ingiusto e, soprattutto, senza reale capacità formativa e di inserimento nel lavoro. Quello che sostiene anche, ma sono pressocché d’accordo tutti, Giavazzi nell’articolo. Voi ricercatori non siete di questo parere? Da quanto ho capito (perché di confusione ne fate parecchia, sembrando quasi che protestiate anche per il decreto Gelmini sulla scuola primaria), la vostra critica essenziale è ai tagli della legge 133: su questo non si può non comprendere le vostre ragioni, anche sensate, di opposizione. Tuttavia, a parte le legittime critiche ai tagli, non appare chiaro il vostro impegno, nell’attuale fase di agitazione, di lotta per riformare l’università (e del sistema della ricerca), per riuscire finalmente a sovvertire lo stato attuale. Cosa sostenuta, anche, dal succitato articolo di Giavazzi (e dal libro di Perotti). Dunque che senso occorre dare alla vostra reazione sconclusionata? Quanto al governo, tagli a parte, uno straccio di riforma universitaria non è stato minimamente presentato. Dunque la vostra è una critica preventiva e cautelare?

  8. nicknamemadero ha detto:

    PS: l’assurdità è data dalla constatazione che voi ricercatori, in questa situazione, vi troviate esattamente al fianco di chi difende lo stato delle cose.

  9. nicknamemadero ha detto:

    PPS: Dal che deriva l’impressione che lottiate solo ed esclusivamente per ‘la pagnotta’ (un posto fisso e sicuro). Cosa legittima anche questa, ma non passatevi per i rivoluzionari, allora.

  10. carlo ha detto:

    x Pasquale Palladino e quelli come lui: [attenzione: non conosco Giavazzi e non mi interessa difenderlo. Ma:] conosco grandi scienziati che hanno iniziato con un diploma di conservatorio, o facendo i pittori, o i periti assicurativi.

    L’attuale presidente della Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences ha iniziato come pittore (alla Gerrit Rietveld Academie), poi ha insegnato per un periodo a Princeton dove e’ diventato famoso per la scoperta di alcuni invarianti che portano il suo nome.

    Con il provincialismo e la chiusura mentale che c’e’ in Italia, probabilmente ora farebbe ritratti a piazza Navona (“un pittore che ottiene una cattedra in fisica? assurdo!”).

  11. Carlo Pisacane ha detto:

    @nickmanadero

    Guarda che sostenere delle ipotesi con dati sbagliati o falsi è una TRUFFA!

    Capisco che da quando c’è Berlusconi gli italiani sono abituati ad essere illusi e truffati.

    Aprite gli occhi please!

  12. nicknamemadero ha detto:

    Carlo, lo vedi che sembra che tu voglia difendere la nostra università, per com’è ora? Da che parte stai? Per conservarla o per riformarla?

  13. arioprecario ha detto:

    per nicknamenadero:

    facci il piacere di andare sul nostro wiki (in alto a sinistra) o di scorrere i nostri post e di leggerti i nostri documenti….

  14. arioprecario ha detto:

    scusa, il wiki è in alto a destra

  15. France ha detto:

    Bah, avete ragione tutti: Pisacane, Giavazzi, Madero etc… E’ un mondaccio…

  16. roberto ha detto:

    Caro Professor Giavazzi,
    cosa spinge uno che conosce i fatti a riportarli in modo distorto e a violentarli per piegarli ai propri fini?
    Mi sembra che bastino conoscenze elementari per capire che 2000 posti di ricercatore costituiscano, su un corpo di oltre 60.000 docenti e una carriera di 30-40 anni il normale turn over annuale (o se vuole, appena un poco di piu’): e sa benissimo che 4000 posti di associato e ordinario non sono posti nuovi ma semplici promozioni per la quasi totalita’.
    Perche’ allora dire che i posti nuovi sono piu’ del 10 % dell’attuale corpo docente? e perche’ paventare che per svariati anni non ci siano piu’ posti di ricercatore?
    Non mi spiego perche’ ogni volta che si parla di universita’ sui giornali si trovino dati sbagliati, frasi a effetto: o e’ cosi’ per ogni argomento?
    Cordiali saluti

  17. Leo ha detto:

    Giavazzi è dello stesso settore disciplinare di Brunetta Economia politica un settore che mi pare non esista all’estero.

  18. Mirko ha detto:

    Anche io ieri sono rimasto sorpreso in negativo da questo editoriale sostanzialmente per due ragioni. Una, piu’ generale, dal ruolo del corriere. L’altra, dall’editoriale in se’ che mi e’ sembrato abbastanza sconclusionato e privo di basi.

    Pur essendo infatti un editoriale, e in quanto tale un’opinione dell’autore, non capisco come il corriere possa mantenere un ruolo passivo di amplificatore delle notizie (riportando e amplificando dichiarazioni, opinioni ecc), e non possa invece avere un ruolo attivo, facendo inchieste sulle notizie stesse e contestualizzandole il piu’ possibile in base ai dati (in questo caso i dati ci sono e sono scritti nella legge). Un editoriale (come questo) che non si basa su dati oggettivi non dovrebbe essere preso in considerazione all’atto della pubblicazione.

    In merito all’editoriale in se’ vorrei commentare solo la parte finale. Se scrivessi una cosa seguendo lo stile dell’autore verrei bocciato ad un qualsiasi esame di una qualsiasi laurea. In particolare cito

    Come spiega Roberto Perotti in un libro che chiunque si occupa dell’università dovrebbe leggere («L’università truccata», Einaudi, 2008) tasse uguali per tutti sono un modo per trasferire reddito dai poveri ai ricchi.

    questa e’ una tesi che va avvalorata. Ci si aspetta che la frase dopo la spieghi o la corrobori in modo che il lettore capisca. Invece troviamo
    ###
    I dati dell’indagine sulle famiglie della Banca d’Italia, citati da Perotti, mostrano che il 24% degli studenti universitari proviene dal 20% più ricco delle famiglie; solo l’8% proviene dal 20% più povero.
    ###
    e ancora
    +++
    Nel Sud la disparità è ancora più ampia: 28% contro 4%
    +++
    queste due ultime frasi non spiegano il concetto espresso nella prima. Riportano solo dati.
    Poi il discorso cambia
    [[[
    Il ministro Gelmini afferma che il suo modello è Barack Obama: forse il ministro non sa quanto costa a una famiglia americana mandare il figlio in una buona università. In una delle migliori, il Massachusetts Institute of Technology, la frequenza costa 50.100 dollari l’anno (40.000 euro), ma il 64% degli studenti che frequentano il primo livello di laurea riceve una borsa di studio.
    [[[
    ancora una volta l’autore riporta dati ma non se ne capisce il perche’. Qual’e’ l’opinione che viene fuori? L’autore non vuola tasse uguali per tutti (che e’ lo stato attuale delle cose)? Cosa c’entrano quei dati? L’autore vuole un incremento generale delle tasse sul modello del MIT? Io faccio fatica a capirlo.
    Mirko

  19. Mirco Zerbetto ha detto:

    ALLUCINANTE! Io faccio ancora fatica a credere che una persona, con un minimo di buon senso, possa pensare che un articolo del genere abbia una qualche validita’: e’ un pezzo di carta igienica. Questo articolo e’
    – inutile
    – inconcludente
    – inesatto
    E’ incredibile come uno, che si definisce professore (e che ha studiato, udite udite, ingneria):
    – non sappia scrivere un testo con un filo logico: tesi, dimostrazione, conclusione
    – non sappia la matematica (basterebbe saper fare 2+2)
    – abbia una visione cosi’ chiusa e limitata delle cose
    – sputi nel piatto in cui mangia
    – parli senza neppure informarsi delle cose
    Ribadisco: anche un bambino di 6 anni riesce a capire che questo articolo e’ banale e insensato.

  20. insorgere ha detto:

    giavazzi non sa di cosa parla…è grave, gravissimo…ieri su radio24 hanno letto tutto l’articolo dicendo che andrebbe reso lettura obbligatoria nellescuole e nelle università…

    intanto oggi al senato:
    10:29 Cossiga: “Pci applaudì quando feci picchiare studenti”
    “Quando ho fatto picchiare a sangue gli studenti che avevano contestato Lama il gruppo del Pci in piedi in aula mi ha tributato un unanime applauso. ma erano i tempi di Berlinguer, non di Walter Veltroni, di Natta e non di Franco Marini. Erano i tempi del glorioso Partito Comunista”. Lo ha dichiarato, in aula al Senato, il senatore a vita Francesco Cossiga.

    a milano primi scontri con la polizia….

  21. ciccio ha detto:

    REFERENDUM ABROGATIVO.

  22. Mirco Zerbetto ha detto:

    QUESTE SONO TUTTE CAZZATE:

    ————————–
    Assurdi ed incoerenti. Quello che è evidente a tutti è che la nostra università è un apparato costoso, baronale, irrazionale, ingiusto e, soprattutto, senza reale capacità formativa e di inserimento nel lavoro. Quello che sostiene anche, ma sono pressocché d’accordo tutti, Giavazzi nell’articolo. Voi ricercatori non siete di questo parere? Da quanto ho capito (perché di confusione ne fate parecchia, sembrando quasi che protestiate anche per il decreto Gelmini sulla scuola primaria), la vostra critica essenziale è ai tagli della legge 133: su questo non si può non comprendere le vostre ragioni, anche sensate, di opposizione. Tuttavia, a parte le legittime critiche ai tagli, non appare chiaro il vostro impegno, nell’attuale fase di agitazione, di lotta per riformare l’università (e del sistema della ricerca), per riuscire finalmente a sovvertire lo stato attuale. Cosa sostenuta, anche, dal succitato articolo di Giavazzi (e dal libro di Perotti). Dunque che senso occorre dare alla vostra reazione sconclusionata? Quanto al governo, tagli a parte, uno straccio di riforma universitaria non è stato minimamente presentato. Dunque la vostra è una critica preventiva e cautelare?
    ——————————————–

    Qui non si parla del posto di lavoro, ma si parla dellla morte del futuro dell’Italia.

    ITALIANI: SVEGLIATEVI!

  23. Carlo Pisacane ha detto:

    A Zerbetto e agli altri rappresentanti della “società civile”

    Per il momento si protesta sui tagli e si aspettano i piani di riforma…

    Sono passati mesi dall’avvento del Governo Berlusconi e noi abbiamo visto solo tagli niente riforme e niente concertazione.

    Che dobbiamo fare stare buoni e zitti che tanto il Conducator Berlusconi fa il Bene Nostro della Patria e della Famiglia?

  24. insorgere ha detto:

    ma le proposte di mary star? non dovevano uscire oggi?
    qualcuno sa qualcosa?

  25. Giovanni ha detto:

    Non sono un frequentatore regolare del blog.
    Ogni tanto intervengo con qualche pistolotto più o meno lungo. Non sempre sono in accordo con le opinioni prevalenti che vi trovo esposte, ma è certo che i frequentatori più assidui e abituali del blog non fanno altro che interrogarsi e fare proposte su come “riformare l’università (e il sistema della ricerca), per riuscire finalmente a sovvertire lo stato attuale” – cito da nicknamemadero – .
    Ciò che trovo in primo luogo irritante dell’articolo di Giavazzi e di tanti altri tromboni, baroni col culo al caldo, che hanno usufruito per primi dei privilegi della loro casta e navigato in qualla bella melma clientelare (Brunetta non è entrato ope legis?) è il tentativo di riversare su noi sfigatissimi precari, prime vittime insieme a tanti altri dell’immobilismo del mondo della ricerca e dell’università italiano, l’accusa di essere i difensori di questo modello di università, di accesso ai ruoli ecc.
    Utilizzando, per altro, dati fasulli. L’ultima è la panzana che in Italia si spende tantissimo per ricerca scuola e università; “sono solo spesi male, bisogna far pagare 40000 dollari agli studenti per trasformare con un guizzo le nostre scassate facoltà nell’M.I.T.!!” E le borse di studio per gli studenti poveri e meritevoli chi c….. le mette? Non sono soldi anche quelli?
    Ciò che fa incazzare sommamente della legge 133, basta leggerla attentamente come molti di noi hanno fatto, è che il suo unico scopo è quello di togliere altri soldi alla scuola, alla ricerca e all’università. Punto e basta. Si pensa realmente che togliendo soldi gli appetiti baronali si placheranno? Aumenterà solo l’aggressività dei lupi intorno al misero osso!
    Si dice: “ma arriveranno le fondazioni!” Ci sarà tutto un prodigarsi di donazioni generose da parte della nostra classe imprenditoriale così virtuosa e così restia ad accettare gli aiuti statali.
    Cari amici, ricordatevi i cinque anni del ministero Moratti e il proliferare delle università fasulle, nate in un cinema, da parte di qualche faccendiere ex-democristiano che si sono cuccate i loro bei finanziamenti.
    L’ho già detto e lo ripeto. Mi dispiace per qualli che hanno votato per questa destra populista e antiliberista.
    Ma il loro modello di privatizzazione sarà al ribasso, sarà il Cepu e non l’M.I.T.!
    Cari saluti
    Giovanni

  26. insorgere ha detto:

    notizia:
    domani alle 17 mary star sarà ad un convegno alla luiss sulla meritocrazia.

    ke dite, andiamo a farle un salutino affettuoso?

  27. insorgere ha detto:

    primi segni di cedimento del fronte governativo?
    il sottosegretario pizza prende le distanze dalla gelmini….

    ke pena

  28. France ha detto:

    Quando Bombadillo e Colombo tacciono, e’ segno che c’e’ rimasto poco di sensato da dire.
    Per capire come i media furbacchioni siano in cerca di scoop, invece che di volonta’ di informare, qeusto e’ il profilo del rappresentante dei precari che vorrebbero
    Il profilo che cercano
    è questo: esperienze anche all’estero, e magari
    esperienze di ricerche interrotte per mancanza di
    fondi. Ovviamente meglio se uno ha famiglia e
    figli così possono giocare anche sul lato umano.
    In particolare […] qualcuno che lavorava ad un progetto (magari in
    campo medico, che fa più scena) e che poi, finito
    il progetto è stato costretto ad andare via, e
    così facendo si è interrotto un importante tema
    di ricerca.
    Qualche tempo fa, coglione io, avevo tracciato un profilo simile. Oggi direi che e’ controproducente, per noi, perche’ si va sul caso umano e non sul probelma reale. Bisogna mandare uno sbarbino senza pubblicazioni e magari figlio di un barone sfigato.

  29. insorgere ha detto:

    un altro rinvio

    Gelmini: “Entro una settimana presenterò il piano sull’Università.
    Il ministro Gelmini non si fa spaventare dalla piazza, tira dritto per la sua strada e rilancia annunciando, entro una settimana, il piano per l’Università. “Si torna alla scuola della serietà e del merito”. Questo il suo commento a caldo al via libera dato dal Senato alla riforna della scuola.”Provvedimenti ome il voto in condotta contro il bullismo, l’introduzione dell’educazione civica, dei voti al posto dei giudizi, il contenimento del costo dei libri per le famiglie e l’introduzione del maestro unico sono condivisi dalla gran parte degli italiani”. Il ministro ha poi voluto “ringraziare il governo e la maggioranza parlamentare per il sostegno al provvedimento”. E ora tocca all’Università. “Entro una settimana – annuncia – presenterò il piano sull’Università.

  30. Rino ha detto:

    12:51 Berlusconi: “Correzioni per la scuola privata”

    “Vorrei e sono deciso a mantenere la finanziaria così com’è, ma ciò non vieta che ci siano dei margini” per alcune modifiche “per esempio nella distribuzione delle risorse dei vari ministeri ho colto delle cose nella scuola privata che vanno corrette”. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi durante un incontro a Confcommercio.

  31. Troppe uscite scomposte….

    In tutte le classifiche di qualità che misurano l’efficacia della ricerca NOI RISULTIAMO ULTIMI…

    Per questo motivo SIAMO continuamente A CHIEDERE LE STESSE PERFORMANCE di altri stati europei o internazionali per la nostra università e per la nostra ricerca…

    Oltre a chiedere tali performance, non sarebbe anche il caso di cominciare a CHIEDERE GLI STESSI MODELLI per università e ricerca che hanno prodotto quelle performance?

    Noi ci lamentiamo di non vincere mai un gran premio di formula uno, ma continuiamo a correre con una fiat 500!

  32. Mirco Zerbetto ha detto:

    In un intervento precedente sono stato scurrile e chiedo scusa a tutti. Non e’ il mio solito perdere il controllo. Soprattutto chiedo scusa a nicknamemadero contro il quale ho rivolto il mio sfogo.
    Sono d’accordo con Anna che l’errore di grammatica va corretto, perche’ ovviamente chi non ha argomentazioni valide (il “prof” Giavazzi in questo caso, i politici in genere) tende sempre ad appigliarsi ai particolari (ossia, “arrampicarsi sugli specchi”) per dire cose infondate e illogiche.
    L’impegno dell’Universita’ (TUTTA, dal rettore agli studenti) e’ quello di togliere questi appigli che sono solo fumo che i politici stanno sparando negli occhi degli Italiani e far vedere che l’Universita’ invece e’ in grado di fornire soluzioni solide, logiche ed equilibrate. Non solo: l’Ateneo ha la volonta’ di fare una riforma, ma, prendendo spunto dalle parole del M. Rettore di Padova, usando il bisturi per un intevento chirurgico volto a curare cio’ che c’e’ di malato piuttosto che una mannaia che fa saltare la testa a tutti, indistintamente.
    L’Universita’ e’ la soluzione, non il problema.

  33. necronudist ha detto:

    Totalmente d’accordo col professore.

  34. Michele ha detto:

    x R.I.

    “in tutte le classifiche di qualità che misurano l’efficacia della ricerca noi risultiamo ultimi…”

    Invito tutti (ancora una volta) a leggere D A King “The scientific impact of nations”, Nature, vol 430, 15 July 2004, pp 311-316.

    L’articolo riguarda solo le discipline scientifiche. Potreste avere delle belle sorprese, prestate attenzione particolare alla figura 5.

    Non so voi, ma io ne ho le p***e piene di sentirmi dire che faccio schifo. Quando vado ai congressi (meglio andavo, finiti i PRIN, finiti i soldi) i miei lavori attiravano sempre attenzione. Ho anche ottenuto un “best paper of the year award” da una rivista internazionale ISI, e sono sicuro che non sono un caso isolato. Quanti di noi hanno ottenuto riconoscimenti vari? Evidentemente c’è chi tira la carretta e tiene su il sistema (e non siamo solo noi precari).

    Al prossimo che mi dice che l’università italiana fa tutta, globalmente ed indistintamente pena dico anticipatamente …

    no non dico niente, il qualunquismo non merita considerazione.

    E` straordinario che nello stato disastrato in cui siamo costretti a lavorare si riescano ad ottenere ancora risultati di buon livello

  35. Bombadillo ha detto:

    ..ba, in effetti, mi ero auto-imposto un breve silenzio, in attesa della presentazione del piano di riforma di Stellina, che però è stato di nuovo rinviato di una settimana.

    Ad onor del vero, tuttavia, anche i soldi del reclutamento straordinario non sono stati ancora dati….vuoi vedere che questa sta avendo il buonsenso di aspettare di riformare le regole, con decreto legge, prima di dare i soldi del r.s.?

    …i sogni son desideri…

    In ogni caso, mi auto-impongo nuovamente il silenzio di una settimana, aspettando la nostra stellina.

    Nell’attesa spero che France e Giorgio implementeranno il sito dell’APRI, così, se i nostri sogni diventeranno incubi, almeno avremo uno strumento per reagire.

    Abbiamo il sito, infatti, il manifesto e lo statuto. Ma manca una procedura per iscriversi all’associazione (e non al sito), e poi potremo partire con la pubblicità, e quindi, se raggiungeremo almeno i 9 iscritti, potremo tenere la prima assemblea costitutiva.

    Questo, cioè, almeno per quelli che voglio agire; gli altri possono continuare a parlare.

    p.s.: rinnovo l’invito agli amici della R.N.R.P. (Arioprecario, Pisacane, Sankara) a decidersi per il passo necessario dell’associazoone on-line (la R.N.R.P. così com’è non funziona, mica è colpa mia); rinnovando altresì tutte le aperture già effettuate a suo tempo a Sankara, che però – nonostante sia stato sollecitato anche da mino – non ha mai risposto.
    NON CI DIVIDIAMO!

  36. insorgere ha detto:

    @ bombadillo
    va bene tutto, anche l’apri
    però la realtà è che ora è il momento di stare nelle aule e nelle piazze non sul web…

    di partecipare ai coordinamenti dei precari nelle singole universtà
    a pisa ci stiamo muovendo sempre di più e sempre meglio.

  37. Vincenzo ha detto:

    questo non è vero: a economia e giurisprudenza tutto tace, per non dire di altre facoltà scientifiche….boh
    io sono di economia, e non si muove foglia….forse perchè la gente preferisce lavorare invece di fare 5 riunioni incocnludenti al giorno

  38. @michele

    Quell’articolo è stato smontato già diverse volte… cerchiamo di non ripeterci.

    E’ stato addirittura usato dalla moratti e da mussi per dire che il loro operato nn è stato poi cosi male:

    http://rivoluzioneitalia.blogspot.com/2007/06/finalmente-c-stato.html

  39. insorgere ha detto:

    @ vincenzo, iscriviti alla mailing list dei precari di pisa così avrai tutte le info sulle riunioni ecc.

    ci si sta muovendo come precari organizzati a livello di ateneo e non di facoltà

    trovi tutto su googlegroups, cercando precariunipi

  40. Pasquale Palladino PhD ha detto:

    Pausa sfogo prima di capire come arrivare alla procura della repubblica.

    In Italia, con frasi assurde del tipo “il figli dei professori hanno gli stessi diritti degli altri” si giustificano ammucchiate familiari nelle università ed enti pubblici.
    In Italia i titoli che servono sono quelli dei libri di moccia.
    In Italia, particolari laureati in lettere diventano ricercatori in medicina.
    La mia mente provinciale; effettivamente vivo in provincia di napoli; non mi porta a capire che quel letterato è un medico nato, Ce l’ha nel sangue l’abilitazione, come il padre professore e medico della stessa facoltà.

    Per la precisione, Robbert Dijkgraaf, presidente della Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences, non è mai stato un pittore, ma ha studiato matematica e fisica all’università dal 1978 al 1982 quindi dopo il bachelor’s degree ha deciso di rifugiarsi brevemente in studi di pittura prima di dedicarsi al master in fisica 1984-1986, al dottorato di ricerca in fisica conclusosi nell’1989 e solo dopo il PhD ha insegnato a Princeton,

    Vice versa, in Italia i fisici fanno gli imbianchini!

  41. Bogotà ha detto:

    Caro Pasquale ecc.,
    di grazia, ci diresti cosa ci vai a fare alla procura della repubblica?
    La cosa sembra interessante…

  42. Paolo ha detto:

    Sono perfettamente d’accordo con le critiche all’articolo di Giavazzi.

  43. insorgere ha detto:

    girava sulla mailing list…

    Una carriera “esemplare”

    Curriculum Gelmini

    Entrata in Forza Italia sin dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi, è stata Presidente del Club

    “azzurro” di Desenzano dal 1994. Nel 1998 è stata prima degli eletti alle amministrative ricoprendo,

    fino al 2002, la carica di Presidente del Consiglio del comune di Desenzano. Tuttavia nel 2000 fu

    sfiduciata da presidente del consiglio comunale per inoperosità. La sfiducia oltre che

    dall’opposizione fu votata anche dai membri del suo stesso partito.

  44. @michele

    Dalle Slides di perotti che smentisce l’articolo di KING:

    Il dibattito Giavazzi-Moratti sui dati di King (2004) era centrato sulle: “Pubblicazioni per ricercatore generico”.
    • Italia ai primi posti; USA penultimi!
    • Un indicatore fuorviante soprattutto per valutare il sistema universitario.
    L’errore sta nel non utilizzare al denominatore i soli “ricercatori accademici”.
    Se consideriamo le “pubblicazioni per ricercatore accademico”:
    • Italia rientra nei ranghi; USA in testa.
    Se consideriamo le “citazioni per pubblicazione standardizzate”, vero test della qualità:
    • Italia nelle ultime posizioni;
    • Risultato confermato dall’indagine di Confindustria (2001), separatamente per disciplina.

    da: http://www.liberiamolaricerca.it/pagine/documenti/pre_gipp_10.pdf

    Se ti interessa sul mio blog trovi anche il link all’articolo e il video del talk.

  45. Sankara ha detto:

    Aggiornamento del post con i dati Ocse sulle spese per studente e quelli MUR sui pensionamenti.
    Sto ancora cercando le ammissioni della CRUI, qualcun* l’ha trovate?

    @Bombar
    La mia tardiva risposta e’ qui da qualche di’:

    Otto e mezzo? 6 meno!


    😛

    PS. scusate per il refuso, ma a scrivere a tarda sera di una giornata di lavoro si rischia di saltare qualche tasto. Questo blog (come quasi tutti) non è una professione, e non abbiamo neppure uno straccio di correttore di bozze (dove sono quando servono). Per fortuna ci sono i commenti, e tanta comprensione (spero). 😀

  46. mirco ha detto:

    Qualcuno ha scritto:

    “Sono perfettamente d’accordo con le critiche all’articolo di Giavazzi.”

    Critiche? Il “prof” (se vogliamo chiamarlo cosi’: a me sembra solo un fesso che non sa quello che dice) Giavazzi non esprime nessuna critica. Non esprime nessuna idea. Non esprime NIENTE. L’articolo è un articolo stupido scritto da una persona stupida:
    – uno dovrebbe imparare l’italiano prima di scrivere un testo
    – uno dovrebbe imparare un po’ di matematica prima di scrivere dei numeri
    – uno dovrebbe informarsi prima di scrivere di un argomento
    Niente di tutto questo c’è nell’articolo di questo uomo (senza offesa per la categoria degli uomini).
    Non si può essere d’accordo con uno che scrive solo fumo. Significa essere d’accordo con il nulla più assoluto. Significa anche non capire cosa si sta leggendo.
    Giavazzi fa parte di quelle persone che non sanno guardare più in là del proprio naso. Che la fanno semplice (quando il problema è invece complesso), che generalizzano (di tutta l’erba un fascio), che non sono in grado di usare il cervello (basterebbero un paio di sinapsi, niente di più).
    Se c’è gente che prende per oro colato le parole di un cretino (che sia Giavazzi in questo caso, o la Gelmini o Berlusconi o Prodi o Verltroni o Brunetta ecc…) allora significa che l’Italia è fatta di persone che non hanno il minimo interesse a salvaguardare il futuro dell’Italia, sia nel senso delle libertà sancite dalla Costituzione (che lo stato ci sta negando una alla volta, partendo dall’istruzione) e nel senso dello sviluppo tecnologico (la ricerca scientifica è condannata a morte).
    Inoltre, io non capisco come si faccia a dare la credibilità ai politici che loro stessi hanno il più alto tasso di assenteismo, gli sprechi sono all’ordine del giorno e perdono tempo a litigare invece che a condurre con intelligenza l’Italia.
    Gli Italiani negli anni hanno perso la capacità di ragionare con il proprio cervello. È ora di riaccenderlo.

    L’Università è la soluzione, non il problema.

  47. Sono i.n.c.a.z.z.a.t.o ha detto:

    @ rivoluzione italia

    Insomma mi hai fatto leggere il delirio statistico di Giavazzi Perotti sul ricercatore accademico e non generico!

    Ma cosa ci bazzichi a fare in questo blog?

    Io sono un ricercatore generico e non accademico (perché non sono uno strutturato)

    si scopre l’acqua calda che le ricerche non le fanno gli accademici infatti gli ordinari e gli associati o insegnano o fanno poco o nulla.

    La ricerca la fanno i ricercatori diversamente abili.

    Suggerisci a Perotti di fare qualche media usando i “ricercatori diversamente abili” magari dimostra qualcosa di diverso!

    Sei un po’ monotono ….co sto’ Giavazzi e co sto’ Perotti.

    Oppure pensa se diventano sottosegretari come lo fu Modica …con le loro idee l’università la uccidono…Modica l’ha bloccata e stordita…loro la uccidono.

    Avete visto Matrix stasera?

    C’è una tale del PdL (con la faccia da maiale) che leggeva i titoli dei Prin e sfotteva i progetti finanziati ….e aveva ragione.

    Siamo in una situazione che ci tagliano le gambe e ci sfottono pure perché non ci siamo abbastanza opposti ai baroni che in questi anni hanno fatto carne di porco con quei pochi soldi dei prin finanziando progetti assurdi e astrusi solo perché avanzati dai baroni potenti…con referaggi compiacenti….

    stendiamo un velo pietoso…come ci hanno ridotto sti baroni…siamo lo zimbello della Gelmini e dei politici della lega (che al massimo sono diplomati) a causa dei baroni che dagli anni 80 si sono fatti solo i c.a.z.z.a.c.c.i loro.

    Hanno fatto avanzare dei semianalfabeti…hanno aumentato a dismisura le sedi senza personale adeguato..hanno preteso finanziamenti in periferia e tolto ai grandi centri di ricerca…hanno scambiato i posti fra centro e periferia, hanno inventato 400 settori disciplinari…Baroni che dio vi fulmini…e ora noi qui a combattere contro questi altri affamatori che tolgono ai poveri (stuenti e precari) e danno ai ricchi (Baroni non fanno un c…. e fino a 75 anni nessuno li caccia via a c…. in c…).

  48. @Pisacane
    Se ti spieghi meglio posso anche interagire.

    @Mirco
    Se hai da proporre modelli innovativi (migliori di quelli di Giavazzi) per riformare università e ricerca. Qui siamo pronti ad ascoltarti e a confrontarsi.

  49. scusa pisacane non volevo riferirmi a te.

    @Sono i.n.c.a.z.z.a.t.o (ma che acronimo è?)
    Se ti spieghi meglio posso anche interagire.

  50. insorgere ha detto:

    da La Stampa:

    Tra pochi giorni il nuovo ddl: stop ai concorsi e divieto di assumere parenti in ateneo

    RAFFAELLO MASCI

    ROMA
    E adesso tocca all’università. Lo ha annunciato ieri lo stesso ministro Mariastella Gelmini, dopo aver commentato il varo definitivo del contestato decreto sulla scuola: «Entro una settimana – ha detto – presenterò il piano». Ed è probabile che, come sta avvenendo per la scuola, anche questo provvedimento possa suscitare polemiche infinite e proteste.

    Si sa, per esempio, che verrebbe – per intanto – bloccato il megaconcorso già in atto che sistemerebbe baroni e baronetti ma metterebbe per anni un tappo sul turn over, a tutto danno dei giovani. Si dovrebbe mettere fine anche alla parentopoli infinita che alligna nei nostri atenei, ai corsi di laurea pletorici frequentati da quattro gatti, alla finanza allegra che governa i bilanci di molti atenei, alla rete delle sedi universitarie piccole, costose e disseminate sotto ogni campanile.

    Tutte queste norme (più altre, ovviamente) saranno contenute in un disegno di legge sul cui testo sta ancora lavorando l’ufficio legislativo di viale Trastevere, ma il cui criterio ispiratore – dicono fonti parlamentari – resta quello che la Gelmini si diede anche per la scuola a suo tempo: «La scuola – disse parlando la prima volta alla Commissione Istruzione della Camera – ha bisogno di cambiamenti, non di riforme». E anche nel caso dell’università, quindi, non si tratterà di una riforma palingenetica, ma di aggiustamenti che dovrebbero sanare alcuni problemi, cui la Gelmini stessa aveva fatto riferimento già il 24 ottobre scorso, parlando a palazzo Chigi, quando disse che avevamo troppe università, troppi corsi di laurea, troppe materie con il risultato finale di avere meno laureati del Cile. A questo ddl il ministro sta lavorando da prima dell’estate, praticamente da quando si è insediata, e il metodo a cui si è affidata non è quello tradizionale della «Commissione» di esperti, ma quello più agile del «Gruppo di lavoro» a cui hanno partecipato, con i tecnici del ministero e con alcuni parlamentari notoriamente esperti del ramo, anche studiosi, giornalisti, intellettuali.

    A questo provvedimento potrebbero seguirne anche altri in materia di ricerca. L’obiettivo, caldeggiato da molti all’interno del Pdl, sarebbe quello di arrivare all’abolizione del valore legale del titolo di studio per favorire una concorrenza tra le università, tutta fondata sulla qualità e sul merito.

  51. Untenured ha detto:

    in quest’articolo de la Stampa alcune anticipazioni sul piano gelmini per l’università:
    http://rassegnastampa.crui.it/minirass/esr_visualizza.asp?chkIm=16

    l’articolo è di qualità scadente, i toni sono da “libero”, ma le anticipazioni sono più o meno queste:
    – blocco dei concorsi in essere;
    – nuova normativa per i concorsi;
    – tetto 90% per spese per il personale;
    – abolizione valore legale della laurea;
    – chiusura alcune sedi distaccate;
    – divieto di assumere parenti nello stesso ateneo;
    – nuovo sistema di valutazione.

  52. Michele ha detto:

    Caro R.I.
    E` evidente che i risultati di King sono discutibili, tutti noi sappiamo di non essere più bravi degli americani, il punto è un altro.

    Perché considerare solo i ricercatori accademici? I ricercatori del NIST, di Los Alamos, dell’IBM Watson Research Center o dei Bell-labs non valgono? Perché non tenere conto del carico didattico? I ricercatori delle research university (so per certo Berkeley) hanno un carico didattico ridotto, e spesso insegnano solo ai post-graduate.

    Possiamo discuterne all’infinito, ma quando si ha libertà di introdurre i parametri che si vogliono, si può dimostrare qualunque tesi. Come disse un mio professore di fisica teorica per denigrare gli sperimentali: “se i dati non si accordano alla distribuzione desiderata, basta riscalare gli assi”.

    Poi scusa se ho messo sullo stesso piano Nature (dati 2004) ed un rapporto di Confindustria (dati 2001), sicuramente quest’ultimo ha un peer-review molto più rigoroso.

    Il punto che sostengo, agganciandomi al discorso un po’ astioso di sono i.n.c.a.z.z.a.t.o (ma l’astio è giustificato dagli attacchi che subiamo quotidianamente), è che nonostante tutte le evidenti schifezze cui assistiamo impotenti e l’evidente disparità di forze, c’è qualcuno che fa ancora dell’ottima ricerca e rimaniamo (per ora) competitivi.

    Invece di premiare quesi meritevoli e di prenderli a modello per gli altri, si fanno tagli indiscriminati, spacciandoli per necessari ed addirittura salutari.

  53. Michele ha detto:

    Altro esempio, in Italia tutti i docenti universitari sono (o almeno dovrebbero) anche ricercatori. Degli oltre 4000 istituti che negli USA danno titoli post diploma, circa 1700, detti juniors college, danno solo un titolo biennale, gran parte dei loro docenti hanno solo un master degree (fonte http://www.osservatorio-ricerca.it/nuovo/documenti_files/universitausa.pdf). Questi devono essere catalogati come ricercatori? Stando alla definizione fornita dall’OCSE direi di no.
    Morale, in statistica, campioni non omogenei non possono essere paragonati.

  54. Pasquale Palladino PhD ha detto:

    Caro Bogotà,
    è la storia di un concorso truccato, come tutti, ma fatto con maggiore spudoratezza. Il problema e far capire al magistrato l’assurdità anche per il sistema corrotto italiano.
    Non si è salvata neppure l’apparenza. Di solito, il candidato interno, il prescelto, viene favorito con tracce più vicine a lui o gli viene espressamente detto, o fatto, il compitino, ma non si stravolgono i settori scientifici disciplinari. Ora anche questo è accaduto.
    Quando la tempesta si sarà calmata, se non si fanno continue azioni penali su tutto ciò che noi conosciamo di marcio, resteranno i baroni ed i baronetti, ancorati come merda antica alle colonne fecali dell’univerità e della ricerca.

  55. chiarap ha detto:

    Trovo sempre ricorrente una confusione creata ad arte ed in mala fede da personaggi come questo Giavazzi su chi è il precario della ricerca. Praticamente è come parlare con qualcuno che si chiama Francesco e chiamarlo continuamente Mario, poi Roberto, Andrea… mi riferisco a frasi come “dottorandi che lamentano la loro condizione di precari” I DOTTORANDI NON SONO PRECARI SONO PERSONALE IN FORMAZIONE CHE COSTITUIRA’ IL PRECARIATO DEL FUTURO PERCHE’ QUESTO PAESE NON OFFRE FUTURO A CHI DETIENE IL PIU’ ALTO GRADO DI ISTRUZIONE.
    I PRECARI SONO STATI DOTTORANDI 4-5-6-7-8-9-10-FINO A 15 ANNI FA E DA 4-5-6-7-8-9-10- 15 ANNI LAVORANO IN ENTI PUBBLICI DI RICERCA E UNIVERSITA’ SVOLGENDO IN PRIMA LINEA LA RICERCA, PUBBLICANDO ARTICOLI, LA DITATTICA, IL TUTORAGGIO DEI LAUREANDI, NON CHE’ LAVORO AMMINISTRATIVO DEL TIPO STENDERE PROGETTI PER RICHIESTE DI FINANZIAMENTO….E’ CHIARO????????????????????????????????????????????????????????????????????????? E’ MAI POSSIBILE CHE DEI PROFESSORI NON CONOSCANO QUESTE DIFFERENZE?

  56. carbonaro ha detto:

    cari amici

    questa mattina mi sono svegliato e mi sono accorto che…stavo pregando…che un raggio di illuminazione divina tocchi miracolosamente la mente di Mary Star, o di chi per lei sta progettando questa riforma (lo so, sono un inguaribile ottimista!)

    abbiamo fatto una petizione
    abbiamo lottato
    abbiamo scioperato
    abbiamo proseguito – ingenuamente – a lavorare e pubblicare

    ora possiamo solo sperare di sopravvivere, questi andranno dritti come treni

    si accettano scommesse sulle probabilità che sia presentato un progetto di una qualche utilità (o per lo meno non troppo catastrofico) per noi: 10%, 20%, 0,1%?

  57. carbonaro ha detto:

    bravo palladino, purtroppo in Italia quando le situazioni di corruzione assurgono a livello di sistema non resta che sperare che la magistratura penale si sostituisca alla politica per risolverle (anche se è un compito che in teoria non le spetterebbe, ma certo non si può “aspettare Godot”, all’infinito)

  58. Paolo ha detto:

    @ mirco
    Forse hai letto male; ho detto: “sono perfettamente d’accordo con le critiche ALL’articolo di Giavazzi” cioe’ “sono d’accordo con le critiche mosse a inizio pagina contro l’articolo di Giavazzi”.

  59. Paolo ha detto:

    Sempre per Mirco:
    in altre parole la pensiamo allo stesso modo.

  60. mirco ha detto:

    @ http://rivoluzioneitalia.blogspot.com/

    Questo non è proprio il luogo per fare proposte. A queste ci pensano i rettori e i docenti che sanno come muoversi, come organizzare al meglio le cose.
    Io comunque, posso proporre questo:
    1. chiedere ad un ente internazionale (come l’OCSE, dove c’è gente che SA fare statistica) di creare degli indici di “bontà” che vanno a valutare, sotto diversi aspetti, la produttività e la qualità del prodotto delle università. In questo modo si creano indici oggettivi, uguali per tutti e obiettivi che tutti devono ugualmente raggiungere. Si devono creare indici specifici per ogni categoria di personale accademico.
    2. dare veramente responsabilità, non solo libertà, alle Università: le Università che non stanno al passo con i tempi degli obiettivi che derivano dall’attuazione del punto 1 verranno chiuse. Non come si fa sempre “all’italiana” che si tende a livellare tutto. Chi sbaglia, paga.
    3. Introdurre (veramente) la meritocrazia spinta, che unita ai confronti con gli indici introdotti con il punto 1, crei un sistema di controllo efficace. Faccio un esempio: se il prof. ordinario Pinco Pallino prende con se un ricercatore chiaramente paraculato perchè non abbastanza meritevole (ossia uno che non sa e/o vuole far niente) allora con i controlli del punto 1, questo ricercatore verrebbe cacciato e anche il gruppo del prof. P. Pallino sarebbe chiuso (si chiama essere responsabili). Dire con chiarezza che chi sbaglia è responsabile in prima persona e le conseguenze sono drastiche, non “all’italiana” come siamo stati abituati negli ultimi tempi (vedi Parmalat, Fiat, Trenitalia, Alitalia, ecc…)
    4. Ridurre gli sprechi educando le persone, di tutte le età anche con leggi severe. Io vedo gente che lascia la luce accesa quando esce dal bagno, vedo gente che butta via un foglio scritto solo da una parte mentre l’altra è ancora pulita e si potrebbe usare per una bruttacopia, vedo gente che butta soldi in acquisti inutili, o per lo meno che hanno la precedenza su interventi più urgenti. Tutto questo va condannato, ma è un problema da risolvere con una azione capillare e che parte dai bambini delle elementari.
    5. Rendere tecnologici gli edifici per ridurre gli sprechi (vetri auto scurenti per ridurre la sensazione di caldo d’estare e quindi usare meno il condizionatore, finestre a tenuta per mantenere di più il caldo d’inverno, celle fotovoltaiche per la produzione di energia, ecc…). Si tratta di investimenti un po’ costosi, ma bisogna vedere un po’ più in là del proprio naso
    6. Sensiblizzare il privato ad investire nella ricerca di base perchè questo fornisce molta spinta a lavorare e le mele marce non hanno spazio
    7. Tornare al vecchio ordinamento e decimare i corsi di laurea.
    È sufficiente o devo andare avanti? Potrei farlo all’infinito.
    Voglio sottolineare che i problemi del marcio nell’Università sono sempre stati fatti presente. Noi accademici li abbiamo sempre contestati, ma li governo (destra o sinistra che fosse) non ha mai ascoltato, Ora, il governo ci prende per il culo (a tutti noi Italiani) perchè, adesso che fa comodo ai politici, usa il marcio che già denunciavamo contro le Università per poterle smentire e derubarle, togliendo il valore all’istruzione. Se l’istruzione è un costo, chiediamoci quanto dovremo pagare salato il conto dell’ignoranza.
    Le soluzioni sono SEMPLICISSIME. E noi dell’Università sappiamo come fare, perchè saper risolvere i problemi è il fulcro del nostro lavoro: le conoscenze e le tecnologie nascono dalla presenza di problemi che devono essere risolti. Siamo addestrati a farlo. Ma se lo stato prima ci tappa le ali quando vogliamo occuparci dei problemi e poi ci denuncia che non abbiamo fatto niente io non posso più tacere. Non voglio essere preso per coglione. E la gente deve smettere di farsi trattare da marionetta.
    Ad ogni modo, ripeto che i tecnicismi si dovranno lasciare a chi ci sa fare. Io sottolineo che l’Università vuole proporre una legge più equa ed equilibrata (e magari anche non ANTICOSTITUZIONALE come è la 133 attualmente) per permettere, da una parte di ridurre gli sprechi causati dalle mele marce, ma dall’altra di salvare l’albero di mele perchè di mele buone ce ne sono una infinità di più di quelle marce.

    L’UNIVERISTÀ È LA SOLUZIONE, NON IL PROBLEMA

  61. Bogotà ha detto:

    PROPOSTA

    1) Gli attuali Dipartimenti si trasformano in Enti di Ricerca (pubblici o Fondazioni private, a seconda delle opportunità).

    2) Alle Università (pubbliche) resta il compito di organizzare la didattica, che sarà svolta, attraverso contratti, dai ricercatori degli Enti di ricerca (pubblici o Fondazioni private).

    Segue
    1° corllario: i finanziamenti sono in relazione ad una valutazione;
    2° corollario: assunzione per chiamata diretta, con responsabilità del Dipartimento;
    3° corollario: le tasse per gli studenti devono essere regolate per legge.

  62. France ha detto:

    @Bogota’: benevnuto in Olanda
    @Mirco:sei sicuro che sia lo Stato a taRpare le ali ai prof che vogliono sanare l’Universita’? Oppure sono i prof stessi che, una volta mantenuto il rpivilegio per il quale sono momentaneamente scesi in campo, rientrano nei ranghi delegando, come alla fine dici di fare tu, “a chi ci sa fare”?

  63. Bogotà ha detto:

    @France,
    dici sul serio? è esattamente questo il modello olandese?
    Spiegati meglio, per favore.

  64. France ha detto:

    L’ho spiegato altrove (ed e’ un modello che condivido non solo perche’ lo conosco): nelle univ PUBBLICHE olandesi, le facolta’ contrattano coi dipartimenti i docenti di cui hanno bisogno per coprire i corsi di laurea. In base agli accordi, i prof (ce ne sono di vario genere, non solo ass e ord) devono fornire un buon livello di insegnamento, che e’ valutato da facolta’, studenti e (credo) un terzo livello che credo sia tipo l’anvur. Se lo score e’ basso, bye bye prof. Se lo score della facolta’ e’ basso, meno soldi e teste che saltano. I dipartimenti fanno ricerca, e funzionano come descrivevo: il direttore e’ responsbile ultimo della performance dipartimentale, reclutamento, brevetti, finanziamenti, insieme ai PI (che sono assunti in base a una specie di pianta organica, credo, sempre su chiamata diretta da parte del dipartimento).e’ interesse di tutti i PI che il dipartimento benga ben valutato, altrimenti cominciano a saltare le teste, il direttore, e infine il dipartimento stesso. Quindi l’autonomia dell Universita’ e’ ampia, ma limitata dalla autonomia di facolta’ e dipartimenti.

  65. @mirco

    Quello che tu proponi è o tenderebbe ad essere il modello europeo…

    La tua forma è un pò rudimentale.. ma se ti confrontassi con l’esistente (i.e. sia con gli altri paesi che con la statistica usata) ti accorgeresti che il tuo testo dice le stesse cose che dice Giavazzi.

  66. Bogotà ha detto:

    @France, grazie, ma permettimi di farti ancora una domanda.
    In Olanda, è possibile per una Facoltà (di una Università pubblica) chiamare docenti da un Istituto di ricerca privato?
    In altre parole, può esserci un “matrimonio felice” tra (didattica) Pubblica e (ricerca) Privata)?

  67. Bogotà ha detto:

    Ok, vado! l’ho detto che sto invecchiando…

  68. mirco ha detto:

    @ http://rivoluzioneitalia.blogspot.com/

    Giavazzi è un PIRLA che non sa neanche di essere al mondo.

    Quello che io propongo è solo LOGICA che si basa però su una cosa: IL DIRITTO ALLO STUDIO a cui lo stato sta facendo lo sgambetto giustificandosi con la storia degli sprechi e quant’altro.

    VOLETE CONTINUARE A CREDERE A BABBO NATALE? FATELO. PERÒ SAPPIATE CHE L’UNIVERSITÀ NON TORNERÀ PIÙ INDIETRO A SALVARVI IL SEDERE. ITALIA, VUOI MORIRE? MUORI!

    L’UNIVERSITÀ È LA SALVEZZA, NON LA CONDANNA

  69. @mirco

    tutti usano la logica, tutti vogliono favorire il diritto allo studio… la questione è COME…

    attualmente l’unico modo credibile è seguire quei paesi, soprattutto europei (stesso mercato e culture + simili alla nostra), che hanno già risolto il problema…

  70. Paolo ha detto:

    “Sensibilizzare il privato ad investire nella ricerca di base”? Cosa e’? Fantascienza? Ma se qui in Italia il privato non investe quasi per nulla nella ricerca (quella di immediata applicazione, intendo, non quella di base che neanche considera)!
    Ma poi guardiamo in faccia la realta’: siete forse dell’idea che il privato sia meno marcio del pubblico? Provate a vedere come si entra nelle aziende private italiane (grandi e piccole): con il curriculum o con la raccomandazione? Per esperienza personale la risposta e’ la seconda: o conosci qualcuno dentro o il curriculum neanche lo guardano! Se poi riuscite a farvi gurdare il curriculum pensate guardino le pubblicazioni che avete fatto, la vstra esperienza di ricerca, ecc? Illusi! Al piu’ vogliono sapere quante lingue conoscete (se avete un titolo di dottorato e’ piu’ un demerito che un merito).
    Meditate gente, meditate.
    Quanto poi all’Olanda, se voi pensate che nel sistema accademico olandese non esistano problemi di nepotismo e cosi’ via, vuol dire che non lo conoscete.

  71. Ric Pre ha detto:

    I punti della Gelmini andrebbero pure bene, ma devono essere accompagnati da un pensionamento una tantum di tutti gli over-60. Come fece la Thatcher (che per tutti il resto non amo).
    Questo è indispensabile per decapitare le mafie ed eliminare il marciume che ha condotto alla situazione attuale. I soldi risparmiati dovrebbero in parte compensare il maggior carico INPS (per ognuno fino ai 70-72 anni del pensionamento canonico), in parte essere indirizzati verso il reclutamento.
    L’Inghilterra così ha trasformato un sistema universitario fatiscente (tranne Oxford e Cambridge) in uno dei migliori d’Europa.

  72. France ha detto:

    @Paolo. Lungi da me fare il paladino dei mangiaringhe! A me, molto umilmente, pare che i ragazzi olandesi frequentino l’Universita’ senza dissanguare i blianci delle famiglie; che accedano paritariamente (uomini e donne, neri, gialli e bianchi) prima agli studi, poi alle professioni; che ci sia cooptazione, ma non scandalo; che i dipartimenti, sebbene risentano della capacita’ o meno del loro direttore di farsi valere a livello nazionale ed internazionale, facciano una ricerca al livello di quella di UK, USA et similia. Avendo conosciuto universita’ e CNR italiani, e un pochino di USA, e l’universita’ olandese, penso che qui l’accesso alla carriera acceademica A partire dal dottorato) sia molto piu’ meritocratico, formativo, selettivo e rispettoso della dignita’ dello studente e del lavoratore che in Italia.
    Ah, dimenticavo: qui, se hai il PhD, trovi lavoro anche fuori dall’Universita’. E il tuo CV se lo leggono (e se lo sanno leggere).
    @Bogota’: mah, qui le figure dei prof sono svariate. Credo che possano andarlo a pescare un po’ dove vogliono (ma non e’ cosi’ anche coi prof a contratto italiani?).

  73. mirco ha detto:

    @ http://rivoluzioneitalia.blogspot.com/

    Certo, sono d’accordissimo. Anzi, è quello che l’UE continua ad imporre all’Italia ossia di normalizzarsi alla strada che hanno / stanno intraprendendo gli stati industrializzati: puntare sulla ricerca scientifica. Ma lo stato, con la legge 133, sta remando contro. Vorrei che si comprendesse che l’Ateneo ha voglia di adeguarsi ai modelli migliori, ma operando diversamente dalla 133 che taglia tutto a tutti indistintamente. L’idea principale è quella di cambiare la 133 in maniera che agisca, anche con tagli di denaro (di personale dico no perchè altrimenti sputerei sul piatto dove devo mangiare), ma prendendo in considerazione un taglio basato SERIAMENTE sulla meritocrazia.

    @ Paolo

    La penso anch’io come te, praticamente su tutto quello che hai scritto nell’ultimo messaggio.
    Non bisogna illudersi. Bisogna meditare (sempre e comunque). Bisogna ragionare. Il marcio messo in evidenza, oggi, è quello dell’istruzione pubblica perchè adesso è l’istruzione ad essere sotto attacco per poterla derubare dei finanziamenti. Domani salterà fuori il marcio della sanità. Dopodomani il marcio delle industrie private che non sono di Berlusconi. E così via. Dove fa comodo, si denigra. Questo è quello che fa lo stato da un bel po’ di anni.
    Però, non bisogna arrendersi. Non bisogna essere indifferenti. È stata la grinta scadente che ha fatto accumulare tutto il marcio (voluto dai politici per poi giocarcelo contro) portando ad una situazione non più sostenibile.
    Un chiodo si ficca nel muro solo continuando a martellare (d’altronde questo è il modo di fare dei nostri politici)

    L’UNIVERSITÀ È LA SALVEZZA, NON LA CONDANNA

  74. antonio ha detto:

    Berlinguer non è riuscito, la Moratti non è riuscita, Mussi non è riuscito, la Gelimini non è riuscita!
    che facciamo?
    ci spariamo sulle palle?
    ci suicidiamo?
    mangiamo la merda?
    per favore, un pò di serietà.
    Aspettiamo la riforma Gelmini vera e propria sull’università (che dovrebbe uscire a breve) e poi la commentiamo, giudichiamo e eventualmente possiamo proporre correttivi!

  75. Bogotà ha detto:

    @France,
    a ripensarci, qualcosa di simile a ciò di cui si parlava [Facoltà che per la loro didattica ingaggiano docenti dai Dipartimenti = i.e. ‘sistema olandese’] avviene già oggi in Italia con le SSIS.

    In quanto “assegnista (scusa la volgarità) di ricerca”, infatti, dipendo dal Dipartimento e non dalla Facoltà; e per poter insegnare nei corsi SSIS devo chiedere l’autorizzazione al Dipartimento.

    Il modello ce lo abbiamo già: non c’è neanche bisogno di andare a scomodare l’Olanda! Sarebbe sufficiente una riforma che passasse la competenza sul personale docente dalle Facoltà ai Dipartimenti. Poi questi si organizzano come meglio credono (anche trasformandosi in Fondazioni private se gli piace cosi!).

    Ma il punto essenziale resta il potenziamento del finanziamento pubblico (e non il suo taglio) in vista del traguardo del 3% fissato nella “Strategia di Lisbona”.

  76. elena ha detto:

    Segnalo, fra i soloni della settimana, anche il seguente passaggio dell’intervento di Gianfelice Rocca (vicepresidente Education di Confindustria) sul Sole24 del 28/10/2008 dal titolo “Universita’: sul ritorno del merito non c’e’ spazio per i conflitti” (prima pagina):

    “E fra i temi prioritari c’e’ quello della progressione di carriera, oggi automatica all’interno di ciascun ruolo” .

    Mi spiegate che cosa vuol dire questo guazzabuglio? Bello anche il titolo con il RITORNO al merito: bei tempi quelli di Rocca, ovviamente Meritevole:)

    Elena

  77. 5annidiassegni..avuoto ha detto:

    Leggendo l’articolo di Giavazzi sono rimasto anche io stupito dalla facilità con cui il suddetto parlava di 7000 nuove assunzioni, perchè di questi concorsi 4000 riguardano passaggi di carriera (in realtà 2000 ma con il trucchetto tutto italiano della doppia idoneità)

    In realtà però ripensandoci meglio credo che il prof. volesse essere più sottile: i bandi per i concorsi da associato o da ordinario non richiedono che i vincitori siano personale precedentemente assunto dal MIUR, quindi potenzialmente potrebbero essere tutte nuove assunzioni. Forse una messaggio subliminale ai cosiddetti “baroni”? Una cosa di questo genere sarebbe effettivamente esplosiva per i bilanci delle università 🙂

    [Premessa: io non sono un difensore del sistema attuale che fa acqua da tutte le parti]
    Per le progressioni di carriera automatiche segnalo che il corpo docente della bocconi è composto da 90 ordinari, circa 82 associati e 90 ricercatori (tempo determinato e indeterminato). Così a occhio sembra che tutti facciano carriera, altrimenti gli ordinari sarebbero meno. Qualcuno a qualche idea più concreta in merito? Sarebbe interessante sapere qual’è la percentuale dei docenti dell’unica università con titolo a disquisire sui giornali in questi giorni che di fatto svolto tutta la sua carriera (da laurea a prof. ordinario) nella medesima università

  78. paolo ha detto:

    Quano un ricercatore diventa associato viene considerato dall’ateneo come un nuovo assunto perchè cambia ruolo(anche se in realtà è un passaggio interno). ecco perchè Giavazzi dice quelle stupidaggini.

  79. 5annidiassegni..avuoto ha detto:

    Si ma se fosse un vero nuovo assunto peserebbe al doppio sui bilanci dell’università, perchè non ci sarebbe la contemporanea uscita di un ricercatore. Per quel che ne so io si bandisce un posto da associato quando si ha a disposizione i fondi necessari ad un incremento di bilancio e non lo stipendio completo

  80. […] non dobbiamo smettere di farci sentire e provare ad ottenere una qualche soddisfazione. Contro il pessimo editoriale del professore bocconiano anche Nora aveva provato a […]

  81. […] volta il nostro professore si occupa delle reazioni alla sua proposta precedente. Una proposta prontamente accolta dal Consiglio dei ministri, tra l’altro. Ottenuto il blocco […]

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